mercoledì 30 settembre 2020

Il cartellone stradale

Uno dei tanti problemi dell'ospedale di Matiri è quello di essere collocato in una zona estremamente rurale e distante da tutto.
Siamo equidistanti da Meru o Embu. Anche Chuka e Nkubu sono lontane.
L'altro grosso problema è l'assenza pressochè totale di mezzi pubblici con cui i pazienti possono raggiungere l'ospedale.
Per arrivarci si deve ricorrere al mototaxi, costoso e pericoloso: molte gravide comunque vengono a partorire usando questo mezzo, per non parlare delle tantissime fratture che in qualche modo ci giungono in motocicletta.
Altra possibilità di trasporto pubblico sono alcuni matatu che però non fanno la tratta completa: bisogna prenderne almeno tre o quattro, e, come i lettori sanno, qui il matatu parte solo quando è completamente pieno. Per cui si tratta di ore di viaggio anche per distanze non lunghe.

martedì 29 settembre 2020

L'ambulatorio

Assolutamente deserto un anno fa, anche l'ambulatorio ha visto crescere il numero degli utenti in modo costante, anche se non esponenziale.
Ora è praticamente molto impegnativo dal mattino alla sera, e ci sono giorni come oggi in cui il flusso di pazienti è impressionante.
L'ambulatorio è in genere molto impegnativo perchè il personale è poco e quindi di conseguenza il lavoro è tanto.
L'attività ambulatoriale è per me la parte più difficile della giornata. E' una lotta continua per essere gentile ed anche competente per pazienti che il più delle volte hanno sintomatologie sfumate, con dolori intrattabili che durano da anni, e che soprattutto si lamentano ogni volta che li fai aspettare.

Pediatria

La pediatria pullula in questo momento di bambini con vari problemi di salute, i quali, appena stanno un po' meglio, ci rallegrano con la loro vivacità e la loro innocenza.
Sono tantissimi i bambini con problematiche chirurgiche ed ortopediche: vuoi fratture,
vuoi malformazioni ossee e tendinee congenite, vuoi anche contratture ed altri esiti di ustione.
Subito dopo l'intervento, quando il gesso o il chiodo endomidollare hanno immobilizzato la parte lesa ed hanno eliminato il dolore, questi bimbi ritornano
normali...ritornano bimbi come tutti gli altri: scoppiano di vita, di voglia di giocare, di tenerezza, di simpatia.
Ci sono momenti in cui questi bimbi già operati creano un ambiente in pediatria che sa più di asilo infantile che non di ospedale: schiamazzano, si inseguono giocando a guardia e ladri, spingono alla velocità della luce i loro amici costretti in carrozzina dall'intervento. 

domenica 27 settembre 2020

Domenica piena

Oggi in sala fino alle 14. Poi incidente stradale alle 15 con paziente plurifratturato.
Giornata difficile che non sembra neppure domenica, se non per la messa di stamattina.
Il servizio senza orario e senza barriere...un ideale duro in cui credo comunque.
Dopo le 16,30 ho lasciato l'ospedale alla dottoressa Apophie ed ho staccato. 
Stanotte le emergenze saranno sue...la ringrazio di cuore perche' mi permette un po' di riposo ogni domenica pomeriggio.

Fr Beppe

sabato 26 settembre 2020

La medicina tradizionale

C’è un bambino con un fagiolo infilato in una narice.
Sempre mi chiedo perchè i bambini amano infilarsi delle cose nel naso e nelle orecchie.
In questo caso il fagiolo è molto su ed io non riesco ad arpionarlo con il solito strumento a cucchiaio che impieghiamo a questo scopo.
Dico alla nonna che è opportuno addormentare il bambino, intubarlo per proteggergli le vie aeree e poi spingere il fagiolo nello stomaco usando un sondino nasogastrico: può sembrare una misura eccessiva, ma senza intubare il bambino il rischio di spingere il legume in trachea
è tutt’altro che remoto (onestamente mi è già successo in passato).
Lei però ha paura dell’anestesia e mi chiede di poter provare a modo suo: naturalmente non ho obiezioni anche se in cuor mio penso che certo non ce l’avrebbe mai fatta, visto che io, il dottore, avevo fallito.
Come molte vecchiette della zona, l’anziana signora sniffa tabacco che gelosamente tiene in una tabacchiera fatta di foglie secche di banana.

Due notti di fila

E’ davvero pesantissimo quando le chiamate notturne arrivano a raffica ed il giorno seguente non riesci a riposare.
Nella notte tra martedì e mercoledì l’emergenza è arrivata all’una.
Non mi hanno detto che si trattasse di un cesareo. Hanno semplicemente chiamato per una visita di controllo in maternità.
Arrivato in sala parto ho incontrato una delle pochissime partorienti veramente obese: era enorme, non solo a causa del pancione ma anche per il carico adiposo che la appesantiva. 103 chili di peso corporeo.
“La cervice è completamente aperta dalle 23 ma il feto non scende.
Abbiamo rotto le membrane e c’è meconio”.
Sono rimasto molto stupito che un’infermiera dell’esperienza di Jackline mi abbia chiamato per una visita e non direttamente per il cesareo: è strano e brutto nello stesso tempo, perchè adesso sono già sveglio e la paziente non è pronta per la sala.

venerdì 25 settembre 2020

I nostri problemi ed i nostri sforzi

Le giornate scorrono veloci, quasi non sai piu' in che giorno vivi. Lunedi', sabato o domenica sono piu' o meno la stessa cosa.
La stanchezza e' tanta, ma e' forte il desiderio di donare il massimo, possibilmente con il sorriso sulle labbra e senza lasciar trapelare il tuo sfinimento: il paziente infatti non sa che non ce la fai piu'. Lui ha i suoi problemi e pensa che tu li possa risolvere. Non sarebbe giusto far pagare a lui il fatto che sei stremato.
L'ascesi del sorriso, come Chiara Lubich la chiama, e' a volte cosi' difficile ed esigente. Non e' un gioco sentire la morte dentro e donare agli altri un servizio empatico e pieno di amore.
Pero' io ci credo ed e' quello che mi sforzo di fare ogni giorno.
Non sempre ci riesco, ma, dopo ogni caduta, rinnovo mio impegno, e continuo a provarci. 

giovedì 24 settembre 2020

Passi avanti in laboratorio

Il laboratorio analisi è stato per anni uno degli anelli deboli di questo ospedale.
Poche macchine, spesso rotte e riparate dopo molto tempo; reagenti finiti e non ricomprati; pazienti a cui non possiamo fare certe analisi e che devono essere mandati in altri ospedali per le stesse.
Ma anche in questo campo le cose stanno cambiando e da tempo sto cercando di lavorare e di fare pressione per un miglioramento.
Mi sono impegnato tanto nel campo delle biopsie: prima non c'era un protocollo e spesso gli esami bioptici venivano persi, con grave danno per i pazienti. inoltre costavano un sacco, troppo per molti pazienti.
Ora siamo parte di un sistema che ci permette di mandare le biopsie ad un centro specializzato e di ricevere il risultato online direttamente sul computer...ed i prezzi sono scesi del 50%.

martedì 22 settembre 2020

Se il Signore non costruisce la casa

Questo salmo mi sta aiutando molto in un momento duro di stanchezza e di solitudine.
Da solo sento di non potercela fare con i ritmi odierni, ma so che con l'aiuto di Dio, posso andare avanti, posso avere forze e lucidità, posso superare le difficoltà e la solitudine.
Senza il Signore so che lavorerei invano, ed ecco perchè, con la mia povertà e la mia aridità interiore, cerco di mantenere fermo l'impegno della preghiera, della Messa e del dialogo quotidiano con Lui.
Quando mi sento sopraffatto, la mia preghiera non trova parole, perchè il mio cervello è troppo stanco. Allora ripeto solo una frase che mi ridona pace: "Dio sa e con Lui nulla è impossibile".
Pensatemi stremato, ma anche contento...non ha prezzo per me quello che provo quando vedo l'ospedale pieno ed i pazienti soddisfatti.
Molti mi dicono che è una droga, e forse hanno ragione.

lunedì 21 settembre 2020

Situazione pesante

Oggi abbiamo ricevuto molti pazienti da Meru, dove c’è un nuovo sciopero. Ho amici che mi mandano le fratture direttamente, sapendo che qui li aiuteremo: in questi giorni abbiamo ricevuto fratture di tutti i tipi, spesso complicatissime e comminute, a volte esposte. 
Le fratture erano per lo più di vecchia data (a volte sei mesi), mai operate per motivi economici. Oggi già abbiamo operato tre fratture, oltre a quattro casi chirurgici e tre cesarei.
La maternità è davvero pienissima, anche se in Tharaka non c’è lo sciopero.
Per mancanza di posti letto in maternità, stiamo ora ricoverando le gravide anche nel reparto chirurgico.
Abbiamo avuto 16 cesarei negli ultimi tre giorni, cosa che a Matiri non succedeva da anni.
I parti naturali sono tantissimi, ed il personale troppo poco.

domenica 20 settembre 2020

Soffocamento?

Sento il vociare disperato di una donna provenire dalla sala di attesa. Chiedeva aiuto e piangeva.
Ormai so riconoscere le urla dei miei malati, e mi è quindi chiarissimo che non si tratta delle doglie di una partoriente. Mi sembrano piuttosto lamentazioni che sanno di morte.
Corro fuori dal mio studio e trovo Lillian, la nostra clinical officer, che già si è presa cura di un bimbo di circa un anno di età.
La sua mamma le sta dietro le spalle, e continua ad urlare disperata.
Lillian ha l’occhio depresso quando mi guarda supplichevole, subito dopo aver ascoltato il torace del bambino.
Con un cenno impercettibile della testa mi fa un segno di negazione.
Capisco al volo il suo messaggio subliminale e comprendo anche che devo essere io a dare la notizia alla genitrice.

Gozzo e ansie correlate

Inizio la mia tiroidectomia. Sono sereno ed anche abbastanza tranquillo...
I tempi operatori procedono abbastanza regolarmente e celermente, e soprattutto la paziente non sanguina.
All’eco lo avevo pensato un gozzo del lobo sinistro. Inoltre non mi sembrava molto grande all’esame sonografico. 
Invece quel lobo sinistro si è rivelato molto più difficile da lussare a motivo di un lungo processo superiore che arrivava quasi fin sotto la mandibola...chissà perchè non lo avevo visto! Forse è stata la fretta.
Mi sono comunque detto che l’assioma generale dei chirurghi sostiene che la tiroide, più è grossa e più è semplice da togliere...ed in effetti anche questa grande propaggine superiore del lobo sinistro è venuta fuori abbastanza rapidamente. Ho potuto isolare i vasi senza grosse difficoltà, ed ero obiettivamente molto soddisfatto di me stesso. Speravo che mancasse solo più l’istmo per completare la mia emitiroidectomia.

venerdì 18 settembre 2020

Miscuglio di sentimenti

Nelle stanza dove normalmente giacciono le donne cesarizzate il primo giorno dopo l’intervento, la nostra Eunice sta offrendo alla mamma il suo primogenito: un maschione di 4 chilogrammi che abbiamo fatto fatica ad estrarre dalla breccia operatoria, tanto era enorme.
Facendo due passi, entro in sala parto, dove il clima e’ mesto perche’ una paziente ha appena partorito un feto morto: era una morte annunciata, in quanto l’ecografia lo aveva sentenziato poche ore prima. 
Il travaglio che ne era seguito era stato un tempo tremendo, in cui la mamma aveva pianto disperata, non tanto per le doglie del parto, quanto per la “mortale angoscia” di aver portato in grembo un bimbo per nove mesi, solo per poi vederlo ormai cadavere.
Sono impatti duri per la nostra psicologia. A volte ci si vorrebbe estraniare da un tale concentrato di umano.
Ma la pediatria, a pochi passi dalla sala parto, non mi risparmia sentimenti analoghi; e’ vero che tanti piccoli si riprendono e vanno a casa, ma il mio cuore viene attratto da chi non ce la fa... sempre per la vecchia storia che “fa piu’ rumore un albero che cade di una foresta che cresce”.

giovedì 17 settembre 2020

Piove sempre sul bagnato

Due giorni fa un caro amico si è rivolto a me quando stava malissimo.Lo conosco da una vita e so che è emofilico.
L'ho trovato anemicissimo ed in condizioni pessime. Secondo me aveva un'ulcera peptica sanguinante.
Sapevo di aver bisogno di fattore ottavo da infondere. Mi sono davvero impegnato per procurarlo da Nairobi, ma il mio amico non ce l'ha fatta ad aspettarlo e se ne è andato prima che potessimo infondere quell'antidoto alla sua emorragia interna.
Sono stato con lui, la moglie e la figlia maggiore fino all'ultimo minuto.
Le ultime parole di Andrea sono state un ringraziamento che sento di non meritare, visto che non sono riuscito a salvarlo. Ha tentato un sorriso e mi ha detto DEO GRATIAS, il tipico ringraziamento dei figli di San Giuseppe Cottolengo.
Oggi poi non è una giornata migliore. In sala abbiamo avuto una rara complicazione anestesiologica, l'ipertermia maligna. Abbiamo trascorso quasi tutta la notte cercando di salvare quella persona che aveva febbre a 42, ma di nuovo non ce l'abbiamo fatta.
E' un periodo duro, in cui la morte mi tormenta e mi fa sentire piccolo, inutile ed incapace.
Pregate per me.
Sono stanco più nella testa e nel cuore che nel fisico.

Fr Beppe

martedì 15 settembre 2020

Si riprende

La foto e' precedente al COVID e si riferisce alle lezioni del giovedi' che abbiamo ora sospeso da mesi a motivo del distanziamento sociale.
Mi e' mancato molto il momento della lezione, della condivisione delle conoscenze con lo staff.
Ma ora abbiamo deciso di ripartire.
Anche questa stanza con i murales non ci sara' piu'...trasformata in fretta e furia ad inizio pandemia in un isolamento COVID, per fortuna mai usato.
Useremo una stanza grande, ancora in costruzione, una stanza che ci permettera' il distanziamento sociale...ma ricominciamo, e continueremo ogni giovedi'.
La mia prima presentazione sara' sull'emorragia antepartum...per ora saro'  io a presentare, ma so che altri dello staff collaboreranno.
Sono emozionato e contento, quasi come i giovani appena tornati a scuola in Italia.
Ho partecipato a webinar formativi di Sign, ma onestamente sono un nostalgico e la lezione con i discenti in sala e' un'altra cosa.

Fr Beppe

lunedì 14 settembre 2020

Grazie di cuore

L'Associazione Volontari Sardi Karibu Africa aveva sponsorizzato due trapani ortopedici per la nostra attivita' in sala.
Uno era passato senza problemi alla dogana, mentre il secondo ci e' rimasto bloccato per oltre un mese e fino ad oggi per ragioni che mi sfuggono.
Ora pero' lo abbiamo finalmente ricevuto e ne siamo felicissimi e grati.
I trapani che avevo trovato a Matiri al mio arrivo sono arrivati tutti al capolinea. Rimangono il trapano di Sign che avevo portato con me ed il trapano da falegname donato da Aiutando nel Mondo.
Ora con questi due nuovi trapani cannulati ed autoclavabili siamo di nuovo abbastanza tranquilli anche in giornate come oggi in cui abbiamo cinque fratture da operare.

domenica 13 settembre 2020

Silenzio di tomba

Sono le 21 e mi chiamano in maternità.Non sentono il battito cardiaco fetale, nè con la trombetta e neppure con il sonycade.
Ci provo pure io, ma non sento assolutamente niente.
Faccio un'ecografia direttamente in sala parto e vedo quello che non vorrei.
Camere cardiache fetali fassolutamente ferme.
Bisogna dirlo alla mamma che il suo bimbo è morto in utero, ed è per me molto difficile. In questi giorni sono provato emotivamente dalla presenza pesante della morte nel nostro quotidiano operare.
Ma lo so che tocca sempre e solo a me.
Decido per la via diretta, e dico alla mamma che il cuore del bambino si è fermato.
Faccio un goffo tentativo di consolarla, ma mi è molto difficile.
Lei piange in silenzio e non dice niente.
Decido allora di parlare con la sua mamma, che è ancora in ospedale: sono infatti state appena ricoverate!

Guardiamo al positivo

Sono ancora molto frastornato dopo l'incontro con i parenti del
paziente deceduto.
La giornata è stata piena, ma soprattutto è stata triste: non riesco a non rivivere i loro pianti disperati.
Ecco perchè oggi, quasi per voler voltare pagina, voglio condividere solo due momenti positivi.
Uno è stato il cesareo di Priscilla: due pregressi cesarei, dolori addominali forti da ore, rischio di rottura d'utero.
Entriamo in sala entro 15 minuti, e tutto va per il meglio. Bambina di 3400 grammi che piange energicamente subito dopo l'estrazione, utero ai limiti della tenuta, ma non 'c'è rottura. Finiamo in fretta. Mamma e bambina sono tranquille ed in ottime condizioni.
L'altro momento positivo è stata l'induzione del travaglio per Pauline, post termine alla seconda gravidanza.

venerdì 11 settembre 2020

Devastato

Sono entrato in sala a cuor leggero.
Una frattura come tante, pur essendo complicata dal fatto che era stata causata da un colpo di machete (panga), e quindi era stata a lungo infetta.
Ho operato tranquillo.
Si trattava di una frattura di radio e ulna.
Non ci ho messo piu' di un'ora.
Ma...arrivato all'ultimo punto sulla cute, quando ormai ero contento d lavoro fatto, ho sentito brusio tra gli anestesisti. Non capivo il problema perche' nessuno durante l'operazione mi aveva detto che ce ne fossero.
L'anestesista mi era parso sempre tranquillo.
Con mia sorpresa ho sentito parole del tipo: non c'e' pressione...la saturazione dell'ossigeno sembra zero...non c'e' attivita' cardiaca.
A nulla e' valsa la rianimazione.

giovedì 10 settembre 2020

Anche oggi abbiamo lottato

Sono stato generalmente molto impegnato da mattino a sera, anche se ieri ho dormito senza cesarei.
La maternità va benino, pur non avendo i ritmi che conoscevo a Chaaria.
Anche oggi ci sono stati parti ma non abbiamo avuto cesarei, cosa che mi ha permesso di finire la lista operatoria...per l’80% ortopedica.
La pediatria ha un discreto numero di pazienti, pur non registrando il pienone.
Siamo invece ragionevolmente pieni sia dagli uomini che dalle donne.
Oggi abbiamo perso un paziente a causa di un ictus...è sempre brutto incontrare la morte, soprattutto quando non hai potuto fare niente per aiutare quella persona.
Non ho atti strepitosi da raccontarvi oggi, se non la mia dedizione ed il mio sforzo di essere disponibile con tutti.

Fr Beppe

mercoledì 9 settembre 2020

Una moneta in gola

Il piccolino ha solo un anno ed è arrivato alle 21 di oggi. Giocando, ha ingoiato una moneta che gli è rimasta in gola.
Non riesce a deglutire nulla, ma non ha problemi a respirare. Ci sembra che la moneta sia in esofago e che le vie aeree siano libere.
La lastra del torace, fatta in mergenza, è chiarissima.
Non ci sono alternative.
Sediamo il paziente in sala operatoria, infiliamo un laringoscopio, cerchiamo il corpo estraneo con la pinza di Magyll.
Il primo tentativo va a vuoto, ma al secondo tentativo la pinza afferra qualcosa di duro, ed ecco che la moneta appare in gola.
Si tratta di una moneta da 1 scellino, nessun valore economico, ma certamente la più grande tra le monete.
Ora il bimbo dorme e sta smaltendo la ketamina.

martedì 8 settembre 2020

Come sarebbe bello

Ho sentito molto spesso parlare di "medical fraternity". Si parladella nostra professione come di una grande famiglia.
Mi sento spesso molto confuso, quando ascolto questa frase, perchè, almeno nella mia situazione di vita, mi pare davvero irrealistica,
utopica, e sovente anche non veritiera.
E' vero che non posso generalizzare e che ho persone che davvero mi vogliono bene anche nel mondo medico della nazione in cui vivo (tra tutti cito solo il Dr Nyaga, la Dottoressa Makandi, la dottoressa Apophie...ma so che ce ne sono molti altri).
Purtroppo però, nei rapporti quotidiani, spesso prevalgono l'ostilità, l'invidia e la competizione: mi vien da pensare che più che di "fraternity", dovremmo parlare di "competition"...si compete per la fama di chi è il migliore, e soprattutto si compete per guadagnare più soldi.
San Giuseppe Cottolengo diceva che dobbiamo temere quando tutti parlano bene di noi, perchè questo sarebbe un segno che il Signore non è contento di noi. Quando invece molti parlano male di noi, allora questo significa che siamo sulla strada giusta.

lunedì 7 settembre 2020

Giornata dura

Ieri sera il cesareo e' finito alle 23.30, e meno male che poi non mi hanno piu' chiamato di notte.
Mi sono comunque alzato stanco, piu' stanco di quando ero andato a letto.
Oggi sono entrato in sala alle 8 e ne sono uscito alle 18.30...non stop... neppure per il pranzo.
Un intervento in particolare ha segnato la mia giornata: una persona con tre fratture che ho deciso di affrontare tutte insieme. Anestesia generale perche' anche gli arti superiori erano coinvolti...e poi ore di lavoro.
Inutile dire che alla fine di questo intervento mi sono sentito svuotato ma anche molto felice e soddisfatto per il risultato.
Il problema e' stato ritornare in ambulatorio dopo ore di lavoro estenuante in  sala.
I pazienti in attesa erano almeno dieci. 
Ovviamente ognuno pensa di essere il centro del modo e crede che tutti debbano essere al suo servizio immediatamente quando il bisogno insorge.

sabato 5 settembre 2020

Madre Teresa

Oggi è la memoria liturgica di Santa Madre Teresa di Calcutta, un gigante della carità come San Giuseppe Benedetto Cottolengo.
L'ho pregata molto oggi Madre Teresa, chiedendole luce sul mio cammino.
Con lei mi sento in comunione nel contemplare la presenza di Gesù nel povero, nel sofferente, nel morente.
Con lei credo che qualunque cosa facciamo per il più piccolo dei nostri fratelli, lo facciamo a Gesù.
La mia contemplazione passa attraverso il servizio, la mia santificazione attraverso il dono di me stesso ai poveri.
Gesù contemplato, toccato, servito nei poveri e nei sofferenti costituisce la mia spiritualità, la mia stella polare, il mio chiodo fisso ed anche la mia gioia e la mia gratificazione.
Chiedo a Madre Teresa ed a San Giuseppe Cottolengo di aiutarmi in tale faticoso cammino.

Fr Beppe

Panga

All'una del pomeriggio abbiamo ricevuto un giovane di 22 anni a cui era stato malamente amputato l'avambraccio destro.
Il ragazzo era schockato e le arterie recise buttavano sangue fino al soffitto. Mentre lo operavo e purtroppo semplicemente perfezionavo la rudimentale amputazione da machete, mi sono reso conto che sul radio e sull'ulna c'erano vari segni di colpi di panga. 
Mi sono sentito rizzare i capelli pensando che l'atto di violenza sulla mano destra è stato volontario, premeditato e perpetrato ripetutamente finchè le ossa si sono alla fine spezzate.
Quel ragazzino è stato sorpreso nel campo di miraa di qualcun altro. A lui è stata fatta giustizia popolare: non potrà più rubare (se mai fosse stato un ladro) ora che non ha più la mano destra. 
Ma che giustizia è? E' crudeltà pura! Il ragazzo mi ha detto che l'assalitore gli ha chiesto se voleva una amputazione "con le maniche lunghe o con le maniche corte".

giovedì 3 settembre 2020

Rimasto solo

Il Dr Prosper non lavora più qui da una settimana.
La Dottoressa Apophie che per un mese lo sostituirà ha un impegno a Nairobi fino a lunedì.
Mi sono ritrovato da solo, con un carico di appuntamenti, di ecografie e gastroscopie davvero impressionante.
Non mi sembra di esagerare se dico che è una attività che toglie il respiro: si inizia prestissimo e si finisce veramente tardi.
Difficilissimo è bilanciare tra attività chirurgica, ambulatorio e problematiche di reparto.
Mi viene sempre in mente il paragone della cavalletta; sì, mi sento proprio come una cavalletta. La giornata è un continuo saltare dal tavolo operatorio, al gastroscopio, al reparto, all'ascolto di un malato che ti espone i suoi mali, alla sala parto dove qualche mamma ha problemi a partorire. 
Salti e cerchi di dare sempre il meglio di te, anche quando sei sfinito.
Le pause pranzo sono brevissime, praticamente assenti e sostituite da uno snack in sala operatoria... e poi si deve ritornare nella bolgia, per tentare di finire la coda dei malati entro sera.

mercoledì 2 settembre 2020

Incontri...

Oggi ho incontrato il padre del bimbo del post di ieri.
La mamma fortunatamente sta meglio. E' cosciente, non ha convulsioni e la pressione scende.
Gli ho spiegato quello che era successo.
con mia sorpresa, lui è stato stoico e fortissimo: ha accettato l'accaduto dalle mani di Dio; non ha imprecato e non si è ribellato.
Per noi ha avuto solo parole di elogio per tutte le cure che abbiamo offerto al suo piccolo: "si vede che la volontà di Dio è questa. Non c'è niente da fare. Dobbiamo accettarla. Ora ti affido mia moglie; prenditi cura di lei finchè si sarà completamente ristabilita".
Davanti ad un padre così (ho saputo più tardi che è un pastore protestante), e ad una mamma sospesa tra la vita e la morte, io mi sono sentito annientato e completamente senza parole...quasi era quel papà a consolare me. 

martedì 1 settembre 2020

Gestosi gravidica

Sono le 3 di notte quando il cercapersone mi sveglia. Inutile deprimersi: questa è la mia vita e non ci sono altri che possano essere chiamati al posto mio.
“Vieni a vedere una donna che ha convulsioni!”
Penso ad una emergenza medica e spero di tornare a letto velocemente.
Invece trovo una donna gravida a termine, in preda a continue convulsioni ed in stato di agitazione psicomotoria grave. La sua pressione è estremamente elevata a 240/150, ed il suo corpo è generalmente tutto gonfio.
Cerchiamo di inserirle un catetere e di prepararla per la sala: vorremmo fare un’esame dell’urina per poter diagnosticare se ci sono proteine, ma ne ricaviamo solo sangue.
Chiamiamo Peter all’istante perchè il cesareo di emergenza è l’unica possibilità di salvare quella donna e forse anche il suo bambino. 

POST IN EVIDENZA

LEZIONI DI VITA

Certo, lavorare a Matiri insegna molte cose, soprattutto ci rende consapevoli dei nostri limiti, di quello che non sappiamo, e di quello c...