Ieri sera il cesareo e' finito alle 23.30, e meno male che poi non mi hanno piu' chiamato di notte.
Mi sono comunque alzato stanco, piu' stanco di quando ero andato a letto.
Oggi sono entrato in sala alle 8 e ne sono uscito alle 18.30...non stop... neppure per il pranzo.
Un intervento in particolare ha segnato la mia giornata: una persona con tre fratture che ho deciso di affrontare tutte insieme. Anestesia generale perche' anche gli arti superiori erano coinvolti...e poi ore di lavoro.
Inutile dire che alla fine di questo intervento mi sono sentito svuotato ma anche molto felice e soddisfatto per il risultato.
Il problema e' stato ritornare in ambulatorio dopo ore di lavoro estenuante in sala.
I pazienti in attesa erano almeno dieci.
Ovviamente ognuno pensa di essere il centro del modo e crede che tutti debbano essere al suo servizio immediatamente quando il bisogno insorge.
Nessuno mai si mette bei panni del povero medico stanchissimo.
Io ero a pezzi fisicamente e psicologicamente, ed erano passate le 18.30 del pomeriggio.
Mi sono fatto forza e sono andato in ambulatorio. Un paziente, vedendomi arrivare trafelato e sudato dalla sala, mi ha detto senza preamboli e senza eccessiva cortesia: "ti abbiamo aspettato a lungo e veniamo da lontano".
Avrei voluto urlare e mandare via quel paziente. Ero stanco e non mi aspettavo quelle parole ingrate: nessuno mi obbliga a continuare a visitare a quelle ore.
Avrei voluto lasciare tutti li' ed andare a farmi una doccia: invece ho contato fino a tre senza parlare, e poi ho cercato di continuare la lista ambulatoriale che poi e' finita dopo le 19,30.
Il mistero dell'ingratitudine umana ancora mi sconvolge!
Fr Beppe
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