venerdì 30 giugno 2023

LE FRATTURE PELVICHE

Sono in genere molto complesse e difficili da operare. Sovente il
paziente è molto anemico ed in condizioni generali precarie.
Per la persona nella foto abbiamo dovuto trasfondere 4 sacche prima
dell'intervento; l 'abbiamo messa in trazione per due settimane e poi
ieri abbiamo operato.
Da solo certo non sarei in grado di affrontare casi del genere, ma con
il Dr Wekesa è diventato possibile rispondere anche a questo grande
problema ortopedico qui a Matiri.
Pochissimi operano la pelvi, e quindi il bisogno è grande.

L'intervento di ieri è durato 8 ore. Era una bruttissima frattura
dell'acetabolo che coinvolgeva sia le colonna anteriore che quella
posteriore. La colonna anteriore, con paziente supino, ci ha impegnati
per 4 ore. Quella posteriore, a paziente prono, per altre 4 ore.
Chirurgia estenuante che ha drenato le nostre forze.
Abbiamo trasfuso altre 4 sacche intraoperatoriamente, ed un'altra
sacca durante la notte.
Il paziente oggi sta bene ed è in condizioni stabili.
Ringraziamo davvero il Signore!
Inoltre: "Chapeau" al Dr Wekesa per la grandissima operazione, ed
anche al nostro anestesista Peter che ha tenuto il paziente in
anestesia generale per 8 ore, e poi non ha avuto problemi a
svegliarlo.

martedì 27 giugno 2023

HARAMBEE: UNA FORMA BELLISSIMA DI SOLIDARIETA'

Oggi pomeriggio sono stato a casa di Kaimenyi. C'era la Harambee, o
Maketha in Kimeru, perche' sua sorella ha ricevuto la possibilta' di
iscriversi alla scuola per tecnici di laboratorio, ma a casa non ci
sono soldi.
Perdere l'occasione del college sarebbe stato un peccato perche' e'
cosi' difficile entrarvi, ma anche iscriversi costituisce un peso che
le povere finanze della famiglia non riescono a sostenere.
Ecco perche' hanno organizzato la HARAMBEE.
Si tratta di una festa popolare, in cui ci sono musiche e canti.
Quando arrivi, qualcuno ti accoglie con una brocca di acqua calda per
farti lavare le mani; poi ti viene offerto il pranzo, e quindi ti
siedi tranquillamente nel cortile della famiglia che ha organizzato la
funzione, parlando con gli altri membri del villaggio che sono
intervenuti numerosissimi.
Dopo un po' di tempo il coordinatore della festa (master of ceremony),
usando un microfono collegato a dei grossi amplificatori presi a
prestito, comincia la Maketha vera e propria: ci sono beni in natura
che vengono venduti all'asta. Ogni singolo prodotto (puo' essere una
gallina, una canna da zucchero, frutta o uova) e' presentato
all'assemblea con un prezzo di base simbolico. A questo punto inizia
la gara di solidarieta. I presenti cominciano ad alzare il prezzo fino
a quando non si trova un nuovo acquirente: a questo punto, con
solennita' il master of ceremony conta fino a 3 e poi aggiudica
l'oggetto in questione a chi ha offerto di piu'.
La cosa continua per molte ore: la gente si diverte e sorride.
Partecipano in tanti; si scherza insieme. E' davvero una festa di
villaggio. Anche i poverissimi, riconoscibili dai miseri vestiti e a
volte dalla assenza di calzature, vogliono contribuire con i pochi
scellini a loro disposizione. I bambini poi sono i signori della
festa: si rincorrono qua e la', ridono e danzano; mangiano frutta e si
divertono a ripetere le azioni dei grandi.
Alla fine della festa, prima della preghiera conclusiva, ognuno si
presenta personalmente alle persone che hanno organizzato l'Harambee,
e consegna, in busta chiusa, quanto aveva deciso di dare.
Il pomeriggio odierno e' stato molto positivo per Kaimenyi. La gente
e' stata assai generosa, e la cifra raccolta supera l'ammanco ancora
necessario per poter pagare la scuola. Lo vedo molto felice, e mentre
ritorno a piedi verso l'ospedale, rifletto su questa idea solidale che
ho visto solo in Kenya.
L'Harambee e' un concetto molto profondo, ed anche semplice nello
stesso tempo: si parte dalla considerazione che tutti, prima o poi,
possono essere nel bisogno. Oggi sono io ad avere un problema: puo'
essere un ricovero ospedaliero, un intervento chirurgico o un corso di
studi da pagare come nel caso di oggi. Domani sara' il mio vicino ad
essere nelle stesse condizioni. E' quindi naturale che io aiuti i miei
compaesani nella necessita', perche' se oggi lo faccio io, posso
essere sicuro che domani loro faranno altrettanto quando le
difficolta' arriveranno a casa mia. Questo e' davvero un bel concetto
di solidarieta' tra poveri, e noi Europei dobbiamo imparare molto da
loro. Io per esempio non l'ho mai visto fare in Italia!
L'Harambee si basa poi su un'altra idea forza che a me piace
moltissimo e che potremmo sintetizzare come: "l'unita' fa la forza!".
Infatti, anche se ognuno puo' contribuire solo pochi scellini, ma
tutti partecipano generosamente e massivamente, alla fine della
giornata si raccolgono cifre impensate di denaro. E' come una
circolazione di ricchezza che la popolazione mette collettivamente a
disposizione di un membro in un momento particolare della sua vita,
sicura che poi il favore verra' restituito a tempo debito.
Che bella questa idea, che dovremmo esportare anche in Italia.
Grazie Kenya; grazie gente povera che sapete insegnare ai ricchi.

sabato 24 giugno 2023

SETTIMANA MESTA

Abbiamo fatto del nostro meglio, come sempre, ma negli ultimi sette
giorni abbiamo avuto alcuni momenti davvero difficili.
Prima un neonato che non ce l'ha fatta dopo parto naturale. La mamma
chiedeva il cesareo, ma a noi pareva che tutto procedesse bene. Poi
alla nascita il piccolo non ha pianto; aveva difficoltà respiratorie
importanti ed è deceduto nonostante i nostri sforzi. Che senso di
colpa, pensando che avrei potuto cesarizzare quella giovane primipara
quando me lo chiedeva!
Poi abbiamo ricevuto in abulatorio un tentato suicidio con veleno non
meglio identificato. Arrivata in ambulatorio, la giovane paziente
parlava e pareva stabile, ma in pochi minuti ha smesso di respirare ed
ha avuto un arresto cardiaco. L'abbiamo massaggiata con successo,
l'abbiamo intubata e ventilata per 4 ore, ma non ha ripreso alcuna
repirazione spontanea. Fortunatamente abbiamo trovato posto in una
terapia intensiva e l'abbiamo trasferita. Adesso però non abbiamo più
notizie e non sappiamo se è ancora viva.
Ma la settimana negativa è continuata sulla stessa lunghezza d'onda:
abbiamo infatti avuto un inspiegabile decesso in sala due giorni fa.
La cosa ci ha sconvolti, disorientati e rattristati. Non sappiamo cosa
sia successo! Non avevamo neppure iniziato l'intervento. E' stata
molto dura parlare con i parenti, così come lo era stato nel caso del
neonato morto.
Ieri abbiamo operato una frattuta di 6 mesi prima. C'era tantissimo
callo osseo ed il paziente ha sanguinato tanto durante l'operazione.
Era stabile all'inizio, ma poi le condizioni generali sono deteriorate
rapidamente a causa dello shock emorragico. In sala è ricominciato il
delirio: massaggio cardiaco, intubazione del paziente precedentemente
in anestesia spinale, ventilazione, trasfusione di 3 sacche di sangue
(e meno male che ce le avevamo!). Il paziente è sopravvissuto ma fino
a stamattina mi ha tenuto occupato perchè rimaneva debole ed ipoteso:
questa settimana ho dormito pochissimo con tutte queste emergenze!
Oggi invece abbiamo fatto 5 grossi interventi, e tutto è andato liscio.
E' stata una giornata intensa e positiva che ha ridonato coraggio a tutti noi.

giovedì 22 giugno 2023

UNA STANCHEZZA CHE NON E' SOLO FISICA

Credo che a volte la stanchezza che mi sento addosso sia piu'
esistenziale che biologica.

Ieri notte per esempio ho dormito e non ci sono state emergenze
notturne, ma stamattina alle 6 alzarsi e' stata una lotta immane.
Ho aperto gli occhi con una fatica indicibile ed e' come se il corpo
non volesse rispondere al comando della mente, che indicava che era
tempo di levarsi dal letto.

Quando mi sento cosi', mi rimane un cerchio alla testa per molte ore,
mi sento gli occhi gonfi, e mi trascino fin quasi alle 11 di mattina:
vado a pregare, faccio colazione, inizio tutti i lavori in ospedale,
ma sono un po' uno zombi.
Purtroppo anche il mio umore non e' dei migliori in un giorno come quello.

Poi, verso fine mattinata, qualcosa inizia a cambiare nel mio
metablismo e mi sento meglio: sono quindi in grado di lavorare
ininterrottamente (e spesso con una pausa pranzo di cinque minuti
soltanto) fino a sera tardissimo.

E' cose se, nei giorni di "bassa" psico-fisica, io carburassi a
diesel. Mi ci vuole del tempo per scaldare il motore e farlo girare a
pieno ritmo, anche se poi tengo bene per moltissime ore.

Qualcuno mi dice che si tratta di depressione!
Io non lo so se sono depresso.
Onestamente non mi sento tale, anche se ci sono dei momenti in cui
rasenti la disperazione, quando tutto sembra crollarti addosso.
Poi basta un raggio di luce nella mia giornata e la speranza ritorna a
fiorire, mentre il cuore si rinvigorisce nuovamente.

Forse e' il ritmo di lavoro continuativo, che logora non solo le
membra , ma anche la mente: certamente e' durissima essere sotto
torchio da domenica a domenica ed andare a letto senza aver mai la
certezza di non essere chiamato.

Sicuramente il peso che mi sento sugli occhi e sul cuore in parte
deriva anche dalle responsabilita' e dalle continue tensioni. Un
paziente muore dopo l'intervento: avro' fatto tutto giusto? E' stato
giusto intervenire?
Un altro malato e' cosi' grave che decido di non operare, ma poi lui
muore. E se avessi tentato di agire?

Altre volte e' il senso di solitudine e di abbandono; il non sapere
dove chiedere aiuto in situazioni che ti stanno soverchiando.

Eppure ho sempre sperimentato che la Provvidenza alla fine arriva
immancabilmente, e ti lancia un salvagente appena prima che tu
anneghi. Un mio confessore un giorno mi diceva che la Provvidenza ti
lascia prima arrivare allo stremo, ti lascia toccare il fondo, ma poi
aiuta e ti soccorre.
Questa e' davvero la mia esperienza quotidiana: posso anche arrivare
al momento in cui mi sento disperato, in cui mi pare che tutto crolli
e non ci siano piu' speranze, ma poi qualcosa succede, un raggio di
sole appare e con esso quel briciolo di speranza che ti riscalda il
cuore e ti ridona forza per andare avanti.
Ogni volta che arrivo sull'orlo del precipizio e poi avverto l'aiuto
di Dio che mi tende la mano, mi sento il cuore pieno di commozione: mi
viene allora una gran voglia di impegnarmi ancora di piu', di servire
i malati con maggior dedizione, proprio per dire al Signore che gli
sono molto riconoscente.
Nonostante tutto, sento in me che non sono solo, che il Signore ha
aspettato fino al momento in cui le mie batterie fossero completamente
scariche, ma poi e' intervenuto: ho in cuore una gran voglia di
lavorare e di donarmi.
Il mio fisico purtroppo oggi non mi segue tanto: mi sento un rottame;
trascino i piedi e lavoro con le marce ridotte.
Forse e' la tensione che sta mollando e mi lascia prostrato.
Faro' quello che posso ed al ritmo che le mie forze mi concederanno.

Fr Beppe

martedì 20 giugno 2023

SERVIZIO RIPARTITO

Negli ultimi quindici giorni siamo stati privi del servizio di
endoscopia digestiva, a motivo di un grave danno allo strumentario
causato dai continui sbalzi di corrente e dalle frequenti interruzioni
dell'elettricità anche durante l'esame endoscopico.
Ed è proprio nei giorni in cui lo strumento è rimasto a Nairobi per la
riparazione che abbiamo toccato con mano l'importanza dell'endoscopia.
Quante persone hanno affrontato il viaggio verso Matiri, e noi abbiamo
dovuto dire di no!
Per una di loro mi è davvero pianto il cuore: aveva una enorme massa
epigastrica che l'ecografia indicava come non epatica. La signora
vomitava tutto e la massa sembrava gastrica: non ho potuto farle la
gastroscopia, ed ho quindi ripiegato sull'agobiopsia ecoguidata,
sperando che il risultato sia egualmente significativo.
A maggio abbiamo fatto 32 endoscopie.
A giugno abbiamo fatto quasi niente, e ne sono molto dispiaciuto.
Oggi però lo strumento è tornato, completamente riparato e direi anche
un po' migliorato, soprattutto per la parte relativa alla stampa delle
immagini a colori.
So che avrò molto da fare a partire da oggi, perchè molti mi
telefonano chiedendomi dello strumento. Ora verranno in massa,
soprattutto per le colonscopie che altrove costano molto di più.
Grazie di cuore ai donatori che mi hanno mandato i soldi per questa
riparazione davvero significativa e costosa.

sabato 17 giugno 2023

VOLONTARIATO E “VOGLIANTARIATO”

Ho trovato questo scritto in una mia vecchia cartella. E' del 2010, ma
lo ripropongo perchè mi sembra ancora valido ed attuale.

"Traggo queste poche riflessioni dall'articolo di Nunzia De Capite,
apparso su Italia Caritas numero 4, 2010.
Mi trovo assolutamente d'accordo con l'autrice nell'affermare che " il
volontariato è attraversato da correnti di cambiamento diverse: il
venir meno di alcuni tratti distintivi, per esempio la gratuità, o
l'incremento delle organizzazioni…".
In effetti moltissimi sono oggi gli organismi che propongono
volontariato in diversissimi ambiti della vita civile, ma allo stesso
tempo la sensazione generale è che il numero dei volontari stia in
qualche modo scemando.
Parlando con i responsabili dell'A.P.A. per esempio, ho compreso che
fanno sempre più fatica a trovare dentisti per l'Africa.
Questa sensazione viene poi confermata dai numeri.
Infatti una indagine ISTAT relativa alla partecipazione sociale delle
persone che hanno più di 14 anni nel decennio 1996-2006, ha mostrato
come si sia ridotta notevolmente la percentuale di coloro che svolgono
attività di volontariato.
Nel 2008 solo il 7% dei ragazzi nella fascia d'età 14-17 anni ha
svolto, almeno una volta nell'anno, un'attività gratuita per
associazioni di volontariato. Questa percentuale cresce al 10% se si
considera la fascia 18-19 anni, con un lieve maggior coinvolgimento
delle femmine..
La Caritas italiana ha inoltre condotto un interessante studio
motivazionale sulle ragioni che spingono un giovane a scegliere il
volontariato. Da tale studio sono emersi dati in qualche modo
inaspettati ma certo interessanti.
Mi preme qui ripetere che le analisi della Caritas si focalizzano
soprattutto sui giovani, e vogliono sottolineare come il sodalizio tra
gioventù e volontariato si stia in qualche modo incrinando.
Per esempio dai dati raccolti emerge che, sempre più frequentemente,
alla base dell'esperienza di volontariato i giovani pongono
motivazioni funzionali e strumentali.
"Non più adesioni disinteressate e spinte motivazionali forti, ma un
orientamento a volte "opportunistico" dettato dalla necessità di
ampliare il proprio bagaglio di esperienze, sperimentandosi in
attività nuove e spingendosi su terreni inesplorati, al fine di
arricchire la propria dotazione di competenze, spendibile in ambito
professionale".
Altro dato emerso è quanto alcuni direttori Caritas hanno definito
"vogliantariato", cioè un tipo di impegno intermittente, libero da
vincoli altruistici e di responsabilità sociale, e quasi distaccato.
A questo elemento si collega per esempio una crescente difficoltà a
trovare volontari disposti ad un impegno continuativo, magari a
livello associativo, con la collaborazione a progetti in Italia per il
sostegno delle opere all'estero. Si può anche ricondurre a tale dato
statistico il fatto che per lo più il volontariato oggi si
caratterizza per esperienze "una tantum", da ripetere in posti sempre
nuovi di anno in anno, allo scopo di allargare il proprio patrimonio
di esperienze: un volontariato quindi che talvolta ha al centro il
volontario stesso più che la realtà a cui si dovrebbe rivolgere il suo
aiuto.
I dati che ho citato naturalmente riguardano soprattutto i volontari
della Caritas italiana, e non sono uno spaccato di quanto avviene a
Matiri… ma ci possono comunque far riflettere.
Inoltre le ricerche statistiche a cui mi riferisco si sono focalizzate
sui giovani, e bisogna ammettere che spesso i volontari più attempati
hanno conservato maggiormente un atteggiamento motivazionale serio,
con altruismo forte e con l'intenzione di un impegno continuativo nel
tempo".

Fr Beppe Gaido

venerdì 16 giugno 2023

OPERARE UN BIMBO DI QUATTRO MESI

E' arrivato in ospedale ieri mattina, sofferente e con distensione addominale.
Non andava di corpo da 24 ore e da un giorno vomitava materiale biliare.
Alla visita, il bambino non era disidratato e non era febbrile. Si
palpava una massa irriducibile in fossa iliaca destra.
L'eco ha dimostrato che si trattava di un'ernia congenita incarcerata.
Le anse intestinali erano distese in tutto l'addome, e non mostravano
alcuna progressione peristaltica.
Era certo un'emergenza, ma la decisione non è stata semplice:
"Operiamo qui o riferiamo ad altra struttura dove ci sia la
possibilità di rianimazione nel post-operatorio?", ci siamo chiesti.
La soluzione è venuta dalla mamma che non avrebbe avuto i soldi per
l'ospedale più attrezzato.
Altra complicazione è stata quella di dover aspettare il padre per il
consenso: la madre è stata irremovibile: "io non firmo senza che suo
papà sia presente!"
Il genitore sarebbe arrivato a minuti, a detta della mamma, ma poi
sono passate quattro lunghe ore.
Io ero sempre più teso, in quanto temevo che le anse si potessero
perforare, rendendo sia l'intervento che il decorso post-operatorio
molto più complesso.
Alla fine il babbo è arrivato davvero.
Mi aspettavo un atteggiamento oppositivo, ed invece è stato umile e
bravissimo. Ha capito al volo la gravità della situazione ed ha
firmato il consenso immediatamente.
Con lui abbiamo pregato prima di addormentare il bambino e poi gli
abbiamo detto di attendere fuori.
E' bello pregare con e per i nostri pazienti prima degli interventi!
Oggi poi, per un bimbo di quattro mesi, la preghiera era ancor più necessaria.
Il Signore ci ha poi davvero aiutati .
L'induzione dell'anestesia è stata ansiogena ma non ha dato problemi.
Abbiamo scelto l'accesso da erniorrafia, riservandoci la possibilità
di estendere l'incisione in caso di perforazione intestinale.
Mi impressionava il fatto che la mia mano era grande quanto tutto
l'addome del bimbo.
Ho comunque cercato di restare concentrato, e soprattutto calmo, per
non trasmettere tensione allo staff.
Aperto il sacco erniario, abbiamo trovato anse intestinali un po'
congeste, ma vitali. Abbiamo allargato la porta erniara che strozzava,
abbiamo fatto impacchi con soluzione fisiologica sterile...e le anse
si sono riprese completamente. Non c'era perforazione.
A questo punto ci siamo davvero rilassati, e velocemente abbiamo
concluso l'intervento.
Anche il risveglio è avvenuto senza problemi, seppure lentamente.
Oggi il bimbo sta bene ed in pediatria ha iniziato nuovamente ad allattarsi.

Dr Beppe Gaido

mercoledì 14 giugno 2023

LA RICONOSCENZA UMANA

Com'è difficile a volte aiutare gli altri! La filantropia da sola non
basta. Ci vogliono forti motivazioni che ti aiutino a sopportare anche
il fatto che spesso la natura umana è completamente incapace di
riconoscenza. Mi è successo pochi giorni fa, quando ho deciso di dare
un passaggio ad un paziente ricoverato da noi che veniva dimesso.
Si è seduto nella parte posteriore dell'auto ed ha sempre parlato
gentilmente con me e con Francis, che si trovava vicino a me sul
sedile anteriore. Giunti in una zona collinare a metà strada tra
Matiri e Meru, il nostro passeggero ha detto di essere arrivato. Ci
siamo quindi fermati per farlo scendere e lo abbiamo salutato con
simpatia prima di ripartire.
Arrivati a Meru però ci attendeva una grande sorpresa: ci aveva rubato
uno scatolone con 3000 compresse di antibiotici e gli scarponi che
spesso tengo di riserva in macchina in caso di pioggia e fango.
E' stato un duro colpo, non solo per il valore economico delle
medicine, ma soprattutto per l'idea di essere stati così tanto
ingannati da una persona che poche ore prima era in coma nel nostro
ospedale a causa di una meningite.
Dopo un attimo di rabbia stizzita ho riflettuto sul fatto che bisogna
sempre lavorare per il Signore. Egli vede il nostro cuore, e sarà Lui
la nostra ricompensa. La gratitudine umana è un dono raro, e spesso un
lusso che non possiamo permetterci. Ho detto a me stesso che i
ringraziamenti sono certamente graditi se vengono, ma bisogna anche
accettare che nessuno si ricordi di esprimere un sentimento di
riconoscenza.
Francis, vicino a me, mi ha ripetuto un proverbio swahili che ben
conosco: "shukrani ya punda ni teke" (il ringraziamento dell'asino è
un calcio). Eppure bisogna andare avanti e credere nel valore
intrinseco che un atto di carità ha in se stesso: noi lavoriamo a
fondo perduto; lo facciamo per amore del prossimo, per amore del
Signore che ce ne ha dato l'esempio e anche per coerenza con noi
stessi.

venerdì 9 giugno 2023

ALL'ALBA DOPO UNA EMERGENZA

Cammino lento verso la mia stanza dopo un difficile cesareo notturno.
Sono ormai le 5.30 e vengo attirato dal cielo, che ha iniziato a
schiarire. Ha un colore strano, ancora tendente al nero verso ponente,
mentre a oriente si vede una fascia debolmente rosea al di sopra
dell'orizzonte che poi sfuma in un grigio chiaro verso le zenit. Il
sole non e' ancora sorto, e le stelle ormai si sono fatte invisibili a
causa della soffusa luminosita' che permette gia' di intravvedere il
contorno delle cose. Gli uccelli tessitori fanno un baccano della
miseria e si affannano a centinaia per riparare i loro nidi dopo
l'acquazzone notturno, mentre in lontananza i galli si danno
l'appuntamento e cantano a squarciagola, uno dopo l'altro, per
ricordarci che non c'e' piu' speranza per noi di tornare a dormire.
Sotto il lampione dell'ospedale osservo migliaia di ali di insetto. E'
come un tappeto semitrasparente, che ogni giorno spazziamo via ed ogni
giorno si riforma. Che strana la creazione, soprattutto durante la
stagione delle piogge: ci sono miriadi di animaletti volanti, che alla
sera popolano l'aria e volteggiano senza stancarsi attorno alla luce
elettrica; poi al mattino sono gia' tutti morti. La vita e' veramente
un mistero: ci sono creature nate solo per morire; ci sono insetti che
non hanno sopravvivenze superiori alle 12 ore. Qualcuno mi dice: "sono
esseri svantaggiati nella scala evolutiva", ma a me piace pensare in
un altro modo: non e' il tempo che conta, ma l'intensita' con cui
vivi. Anche queste creature sono state pensate da Dio, e la loro
esistenza non e' inutile, come non lo e' quella del fiore del campo
che "al mattino fiorisce, e alla sera e' falciato e dissecca".
Guardo ancora il cielo e mi riempio gli occhi per un attimo, prima di
ritirarmi in camera per qualche istante: non posso infatti riprendere
le battaglie quotidiane senza distendermi un attimo sul letto.
Rischerei di fare tutto malamente e di trattare con insofferenza
quegli stessi pazienti che sono la mia "stella polare", la mia vera
"ragion di vivere" qui in Kenya

Beppe

mercoledì 7 giugno 2023

AGNES

E' disperata e continua a chiedersi: "Why, God? What will be of my
life?" (Perchè Dio? Cosa ne sarà della mia vita?).
E' gravida all'ottavo mese, ed è venuta per l'ecografia. A me è
toccato l'ingrato compito di vedere per primo il disastro.
Ho preso il discorso alla larga e le ho chiesto: "quando hai sentito
il bimbo scalciare per l'ultima volta?"
"Stamattina... ne sono assolutamente sicura. Perchè?! C'è qualche problema?"
A questo punto avrei voluto essere lontano 100 chilometri, ma c'ero
solo io nella stanza con lei. Ho dovuto raccogliere tutto il mio
coraggio e le ho detto, tutto di un fiato e senza guardarla negli
occhi: "Il battito cardiaco è cessato, il tuo bimbo purtroppo è andato
in Paradiso di nuovo".
A questo punto mi sono chiuso come un pugile nell'angolo del ring,
pronto a ricevere una scarica di violente reazioni a catena. In
effetti Agnes è scoppiata in un pianto dirotto e senza parole.
Riusciva solo a ripetere: "Dio, dimmi perchè?".
Sono passati attimi eterni, a cui è subentrata la sua ricerca
affannosa di spiegazioni: "Doctor, dimmi perchè perdo tutti i miei
figli quando la gravidanza è a termine. Mi avevi detto che mi avresti
aiutato. Avevi chiesto ai tuoi amici con internet. Ti avevano
consigliato di darmi delle medicine, ed io le ho prese tutte. Perchè
allora? E' la quarta volta che mi capita. Non ho figli viventi, e temo
di essere mandata via da mia marito. Che cosa ho fatto di male perchè
Dio mi punisca così?".
"Non hai fatto nulla – le ho detto accarezzandole la guancia e
mettendole l'altra mano sulla spalla – ed io non ho parole. Mi
dispiace tantissimo, ma non lo so che cosa ti stia succedendo.
Scriverò ancora. Parlerò anche con altri medici a Nairobi, ma tu ora
devi farti forza. Dobbiamo rimuovere quel feto morto dalla tua pancia,
perchè ora sei a rischio anche tu."
"Non voglio che tu me lo tolga. Voglio morire anche io con questo
figlio. Non ne voglio altri. Ho sofferto abbastanza. Lasciami morire.
Non ho la forza di sopportare i dolori di un altro travaglio, sapendo
che poi tutta quella sofferenza non porterà allo sbocciare di alcuna
nuova vita".
A che pro devo sopportare le doglie?
"Dio lo sa – le ho detto timidamente – io non ho spiegazioni e non
voglio parlare perchè staresti peggio. Ti voglio solo dire che la
settimana scorsa abbiamo avuto la gioia di dare un figlio primogenito
ad una donna che aveva abortito per 6 volte. Non abbatterti. La
disperazione non ti aiuterà. Io pregherò per te. Intanto vieni.
Andiamo in reparto e iniziamo la flebo di ossitocina. Poi quando tutto
sarà finito, penseremo a cosa fare per il futuro. Per ora pensa a
vivere".
Ora Agnes è più serena. E' sotto infusione e comincia a sentire le
doglie. Ha degli occhi profondi in cui intravedo un abisso di dolore,
ma non piange più. "Fatti forza" ,le ripeto e poi non trovo il
coraggio di dirle altro e mi allontano.
Vado a letto con questa domanda che mi ritorna in mente: "Perchè?"

Fr Beppe Gaido

martedì 6 giugno 2023

CA STOMACH

A 35 year old patient has been admitted in our hospital for epigastric
pains and vomiting.
I had seen him before as out patient and I had done an OGD on him
diagnosing a prepylori ulcer.
I had given him treatment with PPI and I had advised him to come back
in case of no improvement. I would have liked to perform a biopsy on
that ulcer but I did not because of financial problems of the patient.
Unfortunately, in spite of my advice, I have not seen him again before
the above admission, when I have repeated OGD and I have found a
completely different situation. The ulcer had now become a huge,
ulcerated mass around the pylorus. The mass was heavily covered with
fibrin and easily bleeding at the touch of the gastroscope.
I have this time taken multiple biopsies and sent them for
histopathology. The problem is that my biopsy is very late: in fact I
believe the ulcer I had seen previously was already a cancer and may
be it would have been easier to treat this patient in an early stage
of the disease. The biopsy report will take about 2 weeks to come
back.
Probably our surgery will be late, and even chemotherapy will not be
effective for a patient with advanced disease.

Dr Beppe Gaido

lunedì 5 giugno 2023

LE ESCURSIONI DOMENICALI

Per chi lo desidera, organizziamo escursioni ad uno dei Parchi
Nazionali, o in altre aree con speciale bellezza naturale.
Soprattutto per i volontari che stanno solo 3 settimane, preferiamo
che le escursioni siano alla domenica.
Il sabato è un giorno pesante in ospedale, con poco personale, ed
apprezziamo molto se i volontari sono presenti e ci aiutano.
Ovviamente lavorare il sabato non è obbligatorio. Questo è solo quello
che desidero di più; ma se i volontari dediderano pernottare al parco,
possiamo organizzare escursioni che coprano sabato e domenica.
Se la gita al parco è alla domenica, i volontari devono svegliarsi
alle 3.30 del mattino per arrivare prima dell'alba alla riserva
naturale e sperare di vedere i leoni.
Il viaggio in se stesso e' sempre affascinante per tutti i volontari:
strade di terra rossa, piene di buche e di sassi. Si viaggia comunque
attraverso una natura incontaminata, contemplando paesaggi
incantevoli. Con queste uscite si ha veramente l'impressione di
entrare sempre di più nel cuore dell'Africa ed anche nel cuore di noi
stessi, tanto da dimenticare la strada del ritorno. Con queste gite si
ha la possibilita' di vedere la gente per quello che e': non la si
vede piu' con il vestito bello, tenuto in serbo per andare
all'ospedale a farsi visitare dal dottore. Si vedono abiti consunti,
logori, non molto puliti. Si scorgono persone scalze o con un vecchio
infradito nei piedi impolverati. Ci si imbatte in gruppi di donne che
lavano la biancheria al fiume e la stendono sulle rocce o sui rovi
circostanti. Ci sono poi bambini piu' o meno vestiti che in un campo
inseguono una palla fatta di un mucchio di giornali conficcati in una
consunta borsa di nylon. Ci sono donne anziane che si inerpicano per
le salite con la schiena curva sotto il peso di un enorme carico di
legname che alla sera servira' per accendere il fuoco. Ci sono
maschietti dall'eta' forse di 5 o 6 anni che gia' devono custodire una
piccola mandria di mucche o capre, e ci sono femminucce della stessa
eta' che portano sulla schiena un fratellino neonato. Sempre si
incontrano esperienze di grande umanità. Puo' capitare lungo la strada
di assistere alle danze, ai canti, ai suoni, alle preghiere di varie
liturgie, magari di denominazioni cristiane diverse, ma tutte
egualmente dense di speranza e cariche di serenità. Uscendo fuori
dall'ospedale si vede la gente nel loro contesto di vita: si puo'
osservare la festa e la gioia dei colori; la semplicità dei poveri, e
la loro grande forza interiore. Una differenza sostanziale con l'
Europa e' l'eta' media dell' umanita' che incontri per strada: la
popolazione e' giovane e ci sono frotte di bambini. Spesso circondano
la macchina festosi e ci cantano una canzone. Guardandoli, sembrano
tutti della stessa età. Portano addosso pochi stracci, ma sono
scoppiettanti di gioia.
Si incontrano i baobab. Essi sono alberi millenari e sembrano giganti
solitari sotto la forte luce del sole. Nei periodi di siccità paiono
morti, ma appena comincia a piovere si coprono di foglioline verdi.
Questo albero nel mio cuore e' come un'immagine della gente d'Africa,
forte e capace di sopravvivere anche in condizioni estreme.

Da queste escursioni si rientra quando ormai e' buio fitto e si
contempla la luna, pallida e fumosa, sulle colline. Di notte, sul
letto, ai volontari sembra che il corpo continui ad essere cullato e
sballottato qua e la' dalla jeep, ma la mente e' rilassata e
l'indomani si rientra in ospedale soddisfatti e felici.

Fr Beppe

sabato 3 giugno 2023

IL SABATO

Chirurgicamente parlando è la giornata più pesante di tutta la
settimana, a motivo dei vari chirurghi che vengono ai aiutarci.
Si lavora tanto, si fanno interventi difficili...ed ovviamente in
mezzo arrivano un sacco di emergenze, perchè al sabato sono anche di
guardia.
Oggi ho avuto la fortuna di avere il dr winters ed il Dr Kinyua che
sono venuti entrambi.
Sono stanco, ma mi consola il pensiero delle persone che abbiamo aiutato

fr Beppe

venerdì 2 giugno 2023

TIROIDECTOMIE

Questa settimana abbiamo fatto due tiroidectomie totali.
Si tratta di interventi per me assolutamente stressanti, soprattutto
per il fatto che non ne facciamo tanti.
Il primo caso era un grosso gozzo ipertiroideo che abbiamo trattato
con farmaci per oltre sei mesi, al fine di ottenere un livello normale
degli esami di funzionalità tiroidea. La paura era tanta per questo
stato degli esami, ma poi è andato tutto bene, e non abbiamo avuto
complicazioni.
Il caso di oggi era invece un gozzo cistico bilaterale.
Le pazienti operate sono entrambe in buone condizioni e... parlano,
cosa che sempre mi fa tirare un sospiro di sollievo riguardo allo
stato dei nervi laringei ricorrenti.

Fr Beppe

giovedì 1 giugno 2023

AI VOLONTARI ORTOPEDICI

Carissimi amici ortopedici,
Matiri è al momento un grosso centro traumatologico ed ortopedico.
La gente ci cerca prima di tutto per fratture.
Questo significa che per un volontario ortopedico c'è sicuramente
sempre molto da fare. La nostra media è di operare 25-30 fratture alla
settimana,con sala ordinariamente dal lunedì al sabato.
Spesso sono fratture recenti, ma non mancano quelle inveterate, quasi
sempre trattate in modo inadeguato con gessi o trazione: in questi
casi dobbiamo affrontare interventi difficili, con molto callo abnorme
da rimuovere, con necessità di innesti ossei e sovente con
sanguinamento importante.
La settimana scorsa abbiamo operato una frattura di tibia-fibula che
era stata in gesso per due anni, con allineamento anomalo e con
"non-union".
L'altro grande problema che di solito ci troviamo ad affrontare è
quello delle fratture esposte: normalmente i pazienti afferiscono a
noi in ritardo e questo aumenta il rischio di osteoemieliti.
Le fratture esposte sono insieme un'emergenza ed una causa di ricoveri
lunghissimi con molti interventi ripetuti: in emergenza, anche di
notte, eseguiamo toelette chirurgiche e cerchiamo sempre di chiudere
la cute e di coprire l'osso. La fissazione in un primo momento è
normalmente esterna: il fissatore esterno rimane in media per 45
giorni, ma possono essere necessari anche tre mesi prima che i tessuti
molli siano buoni abbastanza da poter supportare una fissazione
interna. Raramente il fissatore esterno ottiene allineamento e callo
adeguati, ed in questi casi non procediamo alla fissazione interna.
Normalmente facciamo terapia antibiotica ad ampio spettro, senza
coltura...per motivi di costi.
In rari casi la frattura è così brutta e la vascolarizzazione così
compromessa che dobbiamo scegliere l'amputazione.
Le fratture più frequenti sono quelle degli arti inferiori (femore,
tibia, bimalleolari, rotula, collo femore e pertrocanteriche).
Frequenti anche le fratture degli arti superiori (omero, radio, ulna,
falangi).
Per queste fratture abbiamo impianti adeguati: chiodi endomidollari di
SIGN, placche e viti. Possiamo anche fare DHS ed endoprotesi di anca.
La protesi totali di anca o ginocchio le eseguiamo in collaborazione
con l'ospedale di Chogoria.
Abbiamo a disposizione il fluoroscopio.
Quello che per ora non possiamo fare è il bacino (acetabolo, branche
pubiche) e la chirurgia spinale.
Abbiamo anche parecchia chirurgia della mano (soprattutto tenorrafie),
e chirurgia plastica (innesti cutanei e lembi cutaneo-muscolari).
Non sono bravo con l'ortopedia più complessa, ma siamo felici di
essere aiutati per esempio nel campo del piede torto, della correzioni
di valgo o varo, ecc. Credo infatti di poter ancora imparare.
Offriamo gli infissi ortopedici gratuitamente, sia grazie a Sign che
ai donatori italiani (Associazione Aiutando nel Mondo ed Associazione
Volontari Sardi Karibu Africa) .
Il nostro sogno è di poter operare tutte le fratture endro 24 ore dal
ricovero, a meno che si siano altre complicazioni che possono
ritardare la terapia chirurgica (anemia, trauma cranico, condizioni
generali critiche).
A conclusione dico che gli specialisti in ortopedia sono sempre i
benevenuti e che abbiamo un grandissimo bisogno di loro.
Ma a loro chiedo anche comprensione: il nostro personale è giovane e
sta imparando.
Non disponiamo di tante basi complete e nemmeno di molto strumentario,
disponiamo di set generali per grandi e piccoli frammenti, e con
questi strumenti facciamo tutto.
I nostri set sono un po' vecchi e qualche strumento antiquato o
rovinato: le pinze da osso e le pinze ossivore lasciano a volte a
desiderare.
I trapani sono vecchi e di fabbricazione cinese, a parte un bello Striker
Per cui siamo molto contenti di accogliere quegli ortopedici che
saranno comprensivi e capiranno la situazione.

Fr Beppe

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