martedì 8 settembre 2020

Come sarebbe bello

Ho sentito molto spesso parlare di "medical fraternity". Si parladella nostra professione come di una grande famiglia.
Mi sento spesso molto confuso, quando ascolto questa frase, perchè, almeno nella mia situazione di vita, mi pare davvero irrealistica,
utopica, e sovente anche non veritiera.
E' vero che non posso generalizzare e che ho persone che davvero mi vogliono bene anche nel mondo medico della nazione in cui vivo (tra tutti cito solo il Dr Nyaga, la Dottoressa Makandi, la dottoressa Apophie...ma so che ce ne sono molti altri).
Purtroppo però, nei rapporti quotidiani, spesso prevalgono l'ostilità, l'invidia e la competizione: mi vien da pensare che più che di "fraternity", dovremmo parlare di "competition"...si compete per la fama di chi è il migliore, e soprattutto si compete per guadagnare più soldi.
San Giuseppe Cottolengo diceva che dobbiamo temere quando tutti parlano bene di noi, perchè questo sarebbe un segno che il Signore non è contento di noi. Quando invece molti parlano male di noi, allora questo significa che siamo sulla strada giusta.


Beh, diciamo che, da questo punto di vista, mi sento in una botte di ferro: infatti non passa giorno senza qualche giudizio negativo, azione diffamatoria, o atteggiamento ostile.
Negli ultimi giorni mi è successo ancora e onestamente mi sento un po' depresso, perchè proprio le persone che dovrebbero essere i miei fratelli nella professione, a volte diventano quelli che parlano male e che fanno soffrire me ed indirettamente i miei pazienti.
Riflettevo oggi, dopo l'ennesima esperienza poco amichevole, che sovente cerchi di aiutare i malati dando il meglio di te, e poi ti accorgi che quell'aiuto che hai dato (forse non completamente accettato o compreso) diventa fonte di maggiori problemi e di sofferenza personale per il sottoscritto.
Ormai mi sono convinto che devo dare il massimo, devo fare del mio meglio sempre, e poi lasciare che tutti parlino e dicano quello che vogliono: qualcuno che parla male non mancherà mai (e normalmente lo farà dietro le spalle, in incognito, scagliando la pietra e poi nascondendo la mano), ma alla fin della fiera poi dobbiamo abbandonarci al Signore, che conosce le nostre intenzioni e ci sa comunque sempre difendere.
Come sarebbe bello che, come professionisti impegnati insieme nella lotta contro le malattie, ci aiutassimo di più e non ci detestassimo a vicenda sempre e solo in nome di quel nemico della fraternità che è il denaro.
Succederà mai?
Non lo so...ma non voglio essere troppo pessimista, perchè a Dio nulla è impossibile.

fr Beppe



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