martedì 30 gennaio 2024

IL RAPPORTO MEDICO

 

Molte  volte i farmaci a nostra disposizione non sono molto diversi da quelli che i pazienti trovano nel dispensario del loro villaggio. Se poi leggiamo i loro documenti precedenti, sovente ci rendiamo conto che hanno assunto piu' o meno tutto cio' che e' disponibile sul mercato, ma non sono migliorati.

 

Quando invece vengono da me, dicono che i nostri farmaci sono efficaci e che con le nostre terapie stanno davvero meglio.

 

Perche' questo?

 

Le ragioni possono essere varie, ma la principale penso vada ricercata nel fatto che con me si sentono ascoltati senza fretta, e poi ricevono anche spiegazione dettagliata di quello che abbiamo trovato e delle ragioni per cui abbiamo compiuto una particolare scelta terapeutica.

Spesso i nostri clienti dicono che altri dottori si limitano a dare medicine, senza dedicare neppure un momento al dialogo, con il risultato che alla domanda: "che cosa ti ha detto il medico? Di che malattia ti ha parlato?", la risposta e' sovente: "Non mi ha detto niente".

 

Credo poi moltissimo nel valore taumaturgico delle mani: a Matiri i malati vengono visitati. A loro non neghiamo il contatto fisico: il dottore non e' uno che ascolta una lista di sintomi e risponde con una lista di medicine. Dopo vari anni mi sono reso conto che una mano sulla pancia, uno stetoscopio sul torace, un abbassalinga in bocca, una sonda ecografica sulla pancia sono veramente importanti per far comprendere al paziente che ci siamo davvero occupati di lui.

 

E' poi indubbio il fatto che molta povera gente attribuisce poteri eccezionali alle macchine: sono convinti che, se potranno "essere messi nel computer" (cioe' ricevere una ecografia), tutte le loro malattie saranno scoperte e curate. Per loro la sonda ultrasonografica non e' mai solo diagnostica, ma anche terapeutica: ecco perche' spesso siamo generosi nell' accettare la loro richiesta di eco, anche se sappiamo che sara' quasi certamente normale, in quanto ci rendiamo conto che la guarigione iniziera' nel momento stesso in cui applicheremo il gel sulla parte dolente.

 

Altra componente e' il fatto che loro hanno normalmente un forte bisogno di essere medicalizzati: fare magari 100 chilometri ed arrivare a Matiri per sentirsi dire che l'eco e' negativa e che il dolore addominale e' probabilmente psicosomatico, crea una delusione quasi incolmabile nel paziente che non comprende questo aspetto della medicina, molto sviluppato invece per esempio in Europa. Qui infatti non si va dal medico per essere rassicurati che le medicine non sono necessarie: si va da lui proprio perche' i farmaci li vuoi. Per cui, senza esagerare,  mi pare di poter dire che la rassicurazione da parte del medico, insieme a qualche multivitaminico o analgesico, sia molto piu' efficace che un counseling in cui si nega poi ogni farmaco: se non riceve farmaci, il malato potrebbe quasi pensare che il curante non ha creduto che davvero loro stiano male.

Questo poi assume significati ancora piu' pesanti quando andiamo su aree delicate come l'infertilita': e' sempre meglio dare loro una speranza e magari anche qualche placebo, piuttosto che sparare loro in faccia un "non c'e' niente da fare".

 

Ma soprattutto penso che bisogna dare loro tempo, bisogna visitarli, toccarli, ascoltarli, non essere nervosi, e far loro comprendere che crediamo alla loro sofferenza.

 

Altro elemento che indubbiamente gioca un ruolo decisivo e' il fatto che spesso molti pazienti ricercano il parere del medico "MZUNGU" (cioe' BIANCO):  cio' e' insieme un punto di grossa responsabilita' ed anche un po' una croce, perche' a volte capita che l'ospedale sia tranquillo e non ci siano tanti pazienti, ma la coda del medico "espatriato" e' sempre lunghissima.

lunedì 29 gennaio 2024

A VOLTE E' DURA

La maternità è certamente una delle esperienze più  belle per un medico a tuttocampo come il sottoscritto.
Ti senti collaboratore dell'opera creatrice di Dio che si rinnova ogni giorno; hai la sensazione di essere anche un po' padre della creatura appena venuta al mondo.
Gioisci con la mamma che è in genere raggiante dopo il dolore del travaglio.
La saluti volentieri quando va a casa con il suo piccolo e con il pacco dono che offriamo alle nuove madri.
Però, non sempre le cose vanno per il verso giusto. La maternità può essere anche un'esperienza devastante, soprattutto quando, nonostante gli sforzi fatti, il bimbo non ce la fa, e se ne va in Paradiso subito dopo la nascita.
 In coscienza sai di aver fatto del tuo meglio, ma le lacrime di quella donna, la disperazione incredula del marito, ti tagliano le gambe e ti lasciano senza parole.
E' successo anche oggi: abbiamo perso un bimbo stamattina alle 6. Era nato con parto difficile durante la notte; non aveva pianto subito. Lo abbiamo rianimato immediatamente; abbiamo usato i farmaci a nostra disposizione. Lo abbiamo messo in ossigeno.
Non il piccolo non è mai migliorato ed è morto sotto gli occhi sgomenti della giovane mamma.
Il suo immenso dolore non ha paragone con il mio sgomento...ma anche io mi sento molto male.

sabato 27 gennaio 2024

RISPETTO...E TANTA ANSIA


Credo che sia importante rispettare la fede ed i valori di tutti, ovviamente però nel limite del possibile.

Rispetto chi va in chiesa e chi non ci va.

Rispetto cattolici, protestanti, musulmani e membri di qualunque altra religione.

Come medico però a volte mi trovo davanti a situazioni stressanti, quando devo rispettare il "credo" di alcuni miei pazienti.

Una delle situazioni più complesse è quella in cui mi trovo a dover operare in emergenza un Testimone di Geova o un membro di una chiesa tradizionale locale chiamata "Kabonokia": essi rifiutano in modo categorico di essere trasfusi.

Essendo un'emergenza, non puoi dilazionare l'operazione. Il paziente però ti mette davvero tra l'incudine ed il martello: non vuole essere trasfuso, e tu sai che sanguinerà durante l'intervento.

Spesso i parenti addirittura firmano che il loro congiunto sia lasciato morire, piuttosto che essere trasfuso.

Pure oggi sono stato in una situazione simile: una donna con grossi fibromi uterini; anemia e sanguinamento genitale importante. Testimone di Geova convinta, e totalmente contraria alla trasfusione.

Ho fatto l'operazione con tantissima ansia. La paziente era in anestesia generale, e tra me pensavo che, se le cose si fossero messe molto male, avrei comunque trasfuso prendendomene la responsabilità.

Fortunatamente però siamo riusciti a fare l'intervento senza troppo sanguinamento. La paziente si è svegliata bene e non l'ho trasfusa.

Sono comunque situazioni molto ansiogene, ogni volta che si ripresentano.

mercoledì 24 gennaio 2024

LUCYLINE


La conosco da pochi mesi e sembrava nel fiore della salute.

Alta e forte, grande lavoratrice. Trentacinquenne e madre di una bambina ancor piccola, aveva richiesto di lavorare con noi per arrontondare le entrate della famiglia che faceva fatica ad andare avanti.

Le avevamo proposto una sostituzione di vari mesi per una nostra dipendente che avrebbe dovuto passare l'intera gravidanza a letto.

Verso lo scadere del suo periodo di lavoro, Lucyline ha cominciato ad accusare vaghi dolori e bruciori alla parte superiore dell'addome, insieme a sensazione di ripienezza anche a digiuno.

Le abbiamo fatto una ecografia, per escludere una pancreatite o una patologia delle vie biliari: era tutto negativo. Anche gli esami epatici erano nella norma, ed il parassitologico delle feci negativo.

Ho quindi praticato una gastroscopia e ho diagnosticato un'ulcera peptica cronicizzata, con segni di gastrite associata.

Lucyline ha iniziato la terapia, ma con poco giovamento.

Con grande sorpresa poi, me la sono trovata in ospedale due settimane dopo, verso mezzanotte, con un addome cosi' disteso da sembrare una gravidanza a termine, con gionfiore alle gambe e con segni evidenti di difficolta' respiratoria.

Visitandola, mi sono accorto che quella pancia doveva essere piena di fluido. Ho rifatto un'eco.

"Magari ha una cirrosi epatica, o una insufficienza renale", penso tra me.

Ma lo "scan" mi confonde ancora di piu': fegato e reni sono normali, e tutti gli organi esaminati mi paiono nella norma, incluse le ovaie. L'unica differenza dall'esame ultrasonografico precedente e' la massiccia presenza di acqua (chiamata in medicina ascite): ce n'e' cosi' tanta da provocare una compressione sul diaframma e non permettere a Lucyline di respirare bene.

Lei ha anche febbre alta.

Faccio un piccolo prelievo con siringa per essere sicuro che non si tratti di sangue... nel qual caso penseremmo ad una gravidanza extrauterina, e dovremmo correre in sala operatoria. Il materiale che recupero e' giallo citrino, con vaghe sfumature al verdastro: non e' sangue, e quindi non mi trovo di fronte a quello che temevo. Non pare neppure fecale, e percio' non ritengo possa trattarsi di una perforazione intestinale. E' comunque cosi' giallo da farmi pensare che possa trattarsi di una forma infettiva: peritonite non credo, in quanto ci sono sia i movimenti che i suoni intestinali, e la pancia non ha la resistenza lignea di quella patologia.

Sveglio il laboratorista e faccio partire qualche esame urgente: la VES impressiona in quanto e' di 85, ma i globuli bianchi all'emocromo sono sostanzialmente inalterati. "Bianchi" normali, insieme all'assenza di segni clinici, distolgono il mio pensiero per esempio da una appendicite che si sia gia' perforata.

Nei meandri della mente penso che potrebbe trattarsi di tubercolosi intestinale; ma prima di sottoporre la malata a sei mesi di pesante terapia antibiotica, ne voglio essere sicuro.

Per ora la "copro" con del Rocefin, e le do dei diuretici. Gli elettroliti infatti sono nella norma, e me lo permettono!

Trattandosi di una persona che noi conosciamo, decido di fare tutti gli esami possibili. So che a volte anche i tumori maligni esordiscono in questo modo bizzarro.

Il mattino seguente, prima di orientarci eventualmente ad una TAC, preleviamo circa due litri di materiale ascitico, e lo inviamo per eseme batteriologico (ricercando soprattutto il bacillo della TBC) e citologico (sospettando qualche forma maligna di cui non conosciamo l'origine).

Il colleghi patologi capiscono che si tratta di un caso molto urgente, e ci danno la risposta in quattro giorni: non c'e' crescita di micobatteri della tubercolosi, ma purtroppo nel liquido vengono trovate cellule tomorali maligne, di partenza quasi certamente gastrica.

Si tratta dunque di una carcinosi peritoneale (cioe' di estese metastasi alla cavita' addominale), ed ormail il tumore e' totalmente fuori controllo.

Che disfatta per noi... e che sfortuna per Lucyline.

Non ha avuto mal di stomaco per piu' di due settimane, ed ora il cancro ha gia' dato metastasi generalizzate.

Purtroppo poi, sappiamo che, pur volendo fare della chemioterapia, i risultati su tale tipo di neoplasia sono assolutamente deludenti.

Che mistero la sofferenza?

E' inutile chiedersi "perche'", in quanto non si troverebbero risposte.

Oggi Lucyline sta meglio, grazie soprattutto ai diuretici... e vuole andare a casa.E' contenta perche' l'acqua nella pancia si e' ridotta moltissimo. Le do il foglio di dimissione con un nodo alla gola, mentre le raccomando di salutarmi la sua bambina. Comincerà presto la chemio. Sono sicuro che la rivedro' prestissimo, magari emaciata e nuovamente con il pancione.

La sua storia mi ha depresso profondamente, e di nuovo mi ha posto brutalmente di fronte all'ineluttabile.

Domande del tipo: "come fa Dio a permettere certe cose?", fanno capolino nel mio subconscio... ma mi sforzo di non imbucare questa strada che non mi porterebbe da nessuna parte, se non ad un maggior disagio emotivo. Nella fede tento di ripetere a me stesso che "le Sue vie, non sono le nostre vie", e che "Dio non turba mai la gioia dei Suoi figli, se non per darne loro una piu' grande e piu' certa".

 

martedì 23 gennaio 2024

I VOLONTARI

Grazie di cuore ai tanti volontari che in questo momento sono con me a Matiri

lunedì 22 gennaio 2024

CHE STRANA IDEA DEL TEMPO!

CHE STRANA IDEA DEL TEMPO!

Dice Fede: "Ho dato appuntamento ad un sacco di persone per venerdi' scorso, ed ho chiaramente detto loro di non saltare la data prescritta perche' sabato sarebbe stato il mio ultimo giorno lavorativo a Matiri... ma venerdi' e sabato non ho visto alcuno dei pazientio a cui avevo dato appuntamento.

Sono venuti tutti oggi, quando devo partire per Nairobi alle ore 14!

E' veramente strano che si comportino cosi'... glielo avevo detto che partivo! Oggi poi ci sono cosi' tanti clienti come non ne ho mai avuti nei giorni scorsi!"

Io mi stringo nelle spalle e sorrido: "purtroppo e' una cosa ricorrente ed a cui chi lavora qui si deve davvero abituare. Il loro modo di concepire il tempo e' troppo differente dal nostro, e per noi spesso e' del tutto incomprensibile... non dico che sia giusto quello che fanno; dico solamente che, o li accetti cosi' come sono, o qui diventi matto!

Sono certo che per un'altra settimana continuero' a visitare i pazienti a cui hai dato appuntamento tu e che han deciso di venire quando a loro avrebbe fatto piu' comodo. Faro' quello che posso. Chiamalo fatalismo, o chiamala incoscienza del tempo... fatto sta che e' cosi'.

Anche per i chirurghi e' la stessa cosa. Quando essi sono qui, dico sempre loro di ricoverare tutti gli operabili...e poi di fare gli interventi pian piano per chi e' gia' in reparto, perche' se si costruisce una lista operatoria su gente che dovrebbe presentarsi nel giorno prefissato, si rischia di stare con le mani in mano perche' nessuno e' puntuale all'appuntamento. E poi anche per i chirurghi succede la stessa cosa che e' capitata a te oggi: nelle settimane successive alla loro partenza per l'Italia, continuano ad arrivare frotte di malati messi in lista nei giorni prefissati dai chirurghi, per interventi che io non so fare... con il risultato che devo dire loro di andare a cercare aiuto in un altro ospedale.

Qui la gente e' fatta cosi'. Dobbiamo amarli cosi' come sono, ed accettare le loro strane abitudini sul tempo. Chissa' quante cose del nostro comportamento europeo daranno loro altrettanto fastidio... e noi non ne siamo coscienti".

sabato 20 gennaio 2024

L'ACQUA

L'ACQUA

L'approvvigionamento idrico è sempre stato un grosso problema per l'ospedale.

L'acqua viene infatti pompata dal torrente Mutonga: spesso si tratta di acqua molto inquinata, marrone di fango nella stagione delle piogge, e torbida nella stagione secca in cui il corso d'acqua è ridotto ai minimi. L'acqua del fiume viene usata da tutta la popolazione per lavare la biancheria, per abbeverare il bestiame ed irrigare... ed anche per lavarci le autovetture. Non è infrequente che in esso ci siano anche animali selvatici morti. L'acqua marrone del Mutonga fa sì che pure i gabinetti e le docce dell'ospedale siano di color ruggine, così come le lenzuola e la biancheria.

A volte poi ci sono problemi con il sistema di pompaggio, che non gestito dall'ospedale ma da un comitato della parrocchia di Matiri, con il risultato che non è infrequente rimanere completamente senz'acqua magari per 24 ore ed oltre, con il risultato di non poter operare, non poter lavare la biancheria dei pazienti ed in ultimo non permettere neppure ai malati di lavarsi.

Da tempo si sta cercando un piano alternativo per l'approvvigionamento idrico.

Ora questo progetto è in avanzata fase di realizzazione.

Grazie ai donatori italiani sono stati comprati dei tank per la raccolta dell'acqua. Essi sono collegati pure alle grondaie per raccogliere l'acqua piovana.

Altri benefattori trovati dal Direttore Padre Emilio ci hanno permesso di scavare un pozzo e di comprare una pompa ad immersione.

Il pozzo è ora completo; l'acqua trovata è molta e limpida; gli esami biochimici e batteriologici eseguiti a Nairobi la definiscono potabile senza necessità di ulteriori filtri.

Ieri è stato completato il collegamento tra la pompa ed i tank che ora sono pieni.

In ospedale non avremo più acqua rossa dai nostri rubinetti, ma acqua limpida che potremo persino bere (fino ad oggi l'acqua da bene a Matiri la dovevamo comprare).

Un grandissimo traguardo raggiunto, ancora una volta grazie alla generosità dei benefattori.

mercoledì 17 gennaio 2024

CASA, DOLCE CASA


La casa non è certamente l'unico indice della povertà di una famiglia, ma è forse uno dei più appariscenti ed impressionanti.

Oggi non scrivo molto perchè ho avuto un martedì tremendo e non ho davvero la testa per elaborare discorsi compiuti.

Semplicemente vi offro alcune foto che si riferiscono a due famiglie che ho visitato brevemente ieri pomeriggio in una piccola pausa dal lavoro. 

Si tratta di due famiglie che vivono a poca distanza dall'ospedale: quindici minuti di sterrato con la macchina, e per loro, un'oretta di cammino usando delle scorciatoie.

Si tratta delle famiglie di pazienti che sono in ospedale con esiti di ictus e gravissime piaghe da decubito. 

Ho voluto visitare brevemente le loro abitazioni per rendermi conto se un giorno sarà possibile un reinserimento in famiglia ed una assistenza domiciliare da parte dei familiari.

Naturalmente mi sono reso conto che tale reinserimento non è assolutamente possibile a motivo di quello che ho visto. 

I malati rimarranno in ospedale, ed anche per il pagamento delle spese ospedaliere, ci penserà la Provvidenza.

Ieri ci sono andato brevemente e con l'agitazione in cuore perchè all'ospedale mancava la luce ed io ero preoccupato per il superlavoro dei generatori. Poi, arrivato in quelle famiglie (dove per altro mi hanno accolto benissimo ed hanno insistito a tutti i costi che io

accettassi il loro cibo) ho capito che è un lusso essere preoccupato per la mancanza di energia elettrica perchè tantissima gente dei dintorni non sa neppure che cosa sia.

In quelle famiglie ho visto bambini sporchi e trasandati, i quali giocavano, dopo la scuola, con un ramo ed un pezzo di nylon sdruscito, nell'illusione che quello fosse un aquilone.

Nessuno ha parlato di grandi discorsi filosofici; i familiari erano contenti ed anche un po' imbarazzati dalla presenza del dottore bianco nelle loro abitazioni; ma ieri in quell'ora in capanna ho imparato tantissime cose.

Alla scuola dei poveri mi sono sentito ancora una volta umiliato dalle loro lezioni silenziose, ed ancora una volta ho capito che la povertà vera la vivono altri.

Mi sono quasi imposto di non lamentarmi più, perchè questo è un insulto per i poveri veri, ma lo so che poi ci ricadrò nuovamente e forse già domani avrò un sacco di recriminazioni su questo o quel problema. 

I poveri sono davvero i nostri maestri, se li sappiamo ascoltare con umiltà: loro non si sono lamentati di niente con me.

Certo che è importante qualche volta uscire dall'ospedale per rendersi conto delle reali condizioni di vita della gente!

lunedì 15 gennaio 2024

UNA DOMENICA QUALUNQUE


Mi rimane solo una ecografia dal reparto donne. Il clinical officer dice di sospettare una cisti ovarica. Preferisco vederla oggi, dato che il lunedi' e' sempre complicato, con o senza pioggia.

La malata e' pallidissima, e la cosa non mi piace.

Appena le metto la sonda sulla pancia mi rendo conto che la situazione e' complessa... forse drammatica. Ci sono delle masse irregolari nel bacino. Non riesco a capire bene di cosa si tratti. Pare che siano grossi ematomi consolidati. Non individuo una chiara immagine dell'utero. Il test di gravidanza e' negativo. Ma all'eco scopro una enorme quantita' di fluido nell'addome. Non mi sembra acqua perche' e' troppo densa: "pare pus o sangue".

Le pratico una paracentesi esplorativa, cioe' la buco con ago e siringa ed aspiro: e' veramente sangue... il peggior scenario che potessi aspettarmi alle 13 di una domenica.

Penso immediatamente ad una gravidanza ectopica, non dando troppo peso al test di gravidanza, che e' sovente negativo in questa complicazione.

La donna mi dice che non e' possibile, perche', dopo tre cesarei in altri ospedali, le era stata fatta la legatura delle tube. Tale dato mi turba ulteriormente, ma dico a me stesso che a volte le salpingi si ricanalizzano, che ci possono essere degli errori tecnici del chirurgo, e che, comunque sia, bisogna ad ogni modo aprire quella pancia, perche' l'emorragia interna va fermata. Trasportarla altrove e' fuori discussione, considerate le condizioni delle strade.

Attiviamo quindi la procedura d'urgenza: prove crociate per due sacche di sangue. Per fortuna la donna e' di gruppo A positivo e siamo provvisti di sangue compatibile.

Siamo in sala dopo meno di dieci minuti. Appena aperto l'addome veniamo investiti da una doccia di sangue... litri e litri che si riversano sul campo operatorio, in quanto l'aspiratore non ce la fa... e poi sui nostri camici e sui nostri piedi.

Mettendo le mani in quella pancia, mi rendo conto che non si tratta di una gravidanza extra, ma di un orribile tumore (forse un coriocarcinoma dell'utero), che ha eroso varie arterie ed sta causando una emorragia interna massiva.

Proviamo a clampare una arteria, i friabili tessuti neoplastici si lacerano, e l'emorragia e' peggio di prima.

E' sempre difficile quando parti per un tipo di operazione, e devi cambiare i tuoi piani nel bel mezzo di una emergenza: spesso non sei preparato psicologicamente; non hai gli strumenti adatti; a volte non hai mai fatto prima un intervento del genere e ti devi improvvisare. Poi e' una lotta contro il tempo, perche' le condizioni del malato peggiorano minuto per minuto, fintantoche' le arterie non vengono chiuse.

Bisogna procedere ad una isterectomia d'urgenza. Lavoriamo con fatica, perche' l'anatomia e' tutta alterata dal tumore. Qualunque cosa sfioriamo, sanguina.

Dopo alcuni minuti di pausa, in cui l'anestesista ha comunque dato segni di insofferenza per la nostra inattivita', sono riuscito ad assestare il colpo vincente: un punto da materassaio che ha imprigionato l'arteria.

Ci abbiamo messo tre ore, di domenica pomeriggio. Abbiamo infuso tre sacche di sangue. Ho poi dovuto star vicino alla donna fin verso le ore 20, per monitorare il post-operatorio... ma chiaramente abbiamo avuto la percezione di averle salvato la vita.

Non sappiamo ancora di che cosa si tratti: aspettiamo l'istologico. Speriamo che non ci siano metastasi. Ma una cosa e' certa: Purity sarebbe morta durante la notte se non avessimo avuto il coraggio di aprirla.

E' stato temerario? Il fatto e' che non avevamo alternative: condizioni generali che si deterioravano rapidamente e strade impraticabili.

sabato 13 gennaio 2024

GIORNATA DURISSIMA


Come sempre, al sabato sono l'unico medico in ospedale.

Oggi poi è stata una giornata davvero impegnativa, con emergenze in reparto ed una attività frenetica in sala operatoria.

Abbiamo operato sei pazienti con fratture varie: è stato molto faticoso per me, che sono l'unico chirurgo per tutti gli interventi, ma lo è stato altrettanto per i pochi membri dello staff presenti: infatti hanno sostenuto ritmi davvero incalzanti sia per le operazioni come anche per la sterilizzazione.

A completare una giornata durissima è anche arrivato un cesareo urgente alle 18.30: avevamo appena finito la lista operatoria, e siamo dovuti rientrare subito per questa emergenza. Fortunatamente oggi tutti gli interventi sono andati bene, incluso il cesareo che ha donato a quella mamma un bel maschietto di tre chili e mezzo.

Sono così stanco, che non riesco quasi a camminare.

Oggi sono saltato da una sala all'altra sin dal mattino; ho mangiato pranzo in circa tre minuti, ed ora spero solo che la notte sia clemente.

mercoledì 10 gennaio 2024

PRENDERE LA VENA AI BIMBI

Vorrei andare a pranzo, ma vengo fermato dalle nuove infermiere che mi chiedono aiuto per alcuni bambini ancora senza vena: hanno lavorato per ore, senza successo. E' strano... questo era un problema che vivevamo nei primissimi anni di Chaaria, quando molte delle mie chiamate anche notturne erano legate al reperimento di un accesso venoso in un paziente pediatrico. Poi la situazione era migliorata tantissimo, soprattutto grazie alla grande esperienza ottenuta dalle nostre infermiere.

Ora pero' qui a Matiri il problema si ripropone prepotentemente perche' lo staff e' quasi tutto cambiato negli ultimi mesi: molti se ne sono andati ed hanno scelto di lavorare in strutture governative, altri hanno deciso di occuparsi di cliniche private da loro stessi aperte nel circondario... e noi ci ritroviamo con un turn over velocissimo del personale, che ci sta creando non poche difficolta'. Quasi tutte le nuove infermiere infatti sono fresche di scuola, e questo fa si' che manchi tutto quel bagaglio di esperienza che spesso conta piu' della scienza teorica.

Quesi sempre in questo campo delle vene vengo soccorso dall'anestesista...ma al momento è occupatissimo con un paziente da svegliare dopo anestesia generale.

Mi impegno a fondo e ci provo. Cercare una vena ad un bambino grave e' a volte molto frustrante, perche' ci vogliono ore, il piccolo sta malissimo, e la madre che te lo tiene fermo e' chiaramente sempre piu' disperata. Non e' infrequente dover mandare fuori le mamme, e chiedere ad un membro dello staff di sostenere il piccolo, perche' la donna non ce la fa piu' e rischia il collasso o la crisi isterica.

Ho successo su due bimbi ed incannulo la giugulare esterna. Per uno proprio non riesco a fare altro che attendere l'anestesista.

Sono cosi' stanco che penso di non avere la lucidita' sufficiente per continuare.

Quando finalmente tutti e tre i bimbi hanno un accesso venoso, immediatamente iniziamo la trasfusione di cui hanno assolutamente bisogno. L'ultimo caso, quello da me fallito, ha una emoglobina di 3 grammi, e la sua respirazione e' ormai molto superficiale. Anche lui e' vittima di una malaria grave che in questi giorni riprende a falcidiare grandi e piccoli senza pieta', dopo le piogge abbondanti.

Vado a mangiare un boccone, mentre aspetto che Judith nuovamente pulisca la sala operatoria: oggi abbiamo ancora un' isterectomia (cioe' dobbiamo togliere l'utero ad una donna che ha gravi emorragie). Ho bisogno di un po' di calorie prima di imbarcarmi in questa nuova "impresa chirurgica, anche considerando che i pazienti ambulatoriali sono ancora tanti.

martedì 9 gennaio 2024

NOTTE E GIORNO


Sono le 3 di mattina ed il cercapersone squilla senza pieta'... mi giro tra le coperte; spero che non sia vero, ed invece riprende a suonare e Kathure dice di correre presto: stavolta pero' non e' un cesareo. Si tratta di una donna che era caduta a terra la sera precedente alle ore 19, riportando una ferita profonda sulla fronte e sulla palpebra destra, probabilmente a causa di un grosso sasso.

La paziente e' arrivata cosi' tardi nel cuore della notte, perche' i suoi familiari non hanno trovato un matatu ed hanno dovuto camminare. Nonostante le condizioni precarie, la donna ha percoso circa 14 chilometri a piedi. Ora e' fredda e non ha pressione. La suturo velocemente per fermare il sangue che ancora scorre abbondante. Fortunatamente non vedo fratture ossee attravero la profonda lacerazione dei tessuti. Il problema e' che la donna sta peggiorando ed abbiamo bisogno di infondere liquidi. Insieme alle infermiere diamo del nostro meglio per trovare una vena, ma sono tutte collassate. La mamma sta andando in shock, e noi la stiamo a guardare impotenti. Provo la giugulare, ma anche questa sembra scomparsa a causa del polso sempre piu' flebile... non c'e' verso; non riesco a incannularla. Sto per gettare la spugna, ma voglio ancora provare la femorale. Senza troppa convinzione (sono anche molto assonnato) ci tento alcune volte, e, quando ormai avevo deciso di aver fallito anche quest'ultima possibilita', vedo del sangue che fuoriesce dalla cannula: Claudia mi dice esultante: "you are in = sei dentro". Corre a prendere una flebo e infondiamo velocemente un litro e mezzo di soluzione elettrolitica. Attraverso quella via pratichiamo anche gli antibiotici. Ora sono solo le quattro di mattina ma non si puo' aspettare. Facciamo i gruppi sanguigni e le prove crociate. Prima delle 9, la paziente e' gia' stata trasfusa, e'stabile e cosciente, anche se il suo volto e' gonfio come quello di un pugile alla quindicesima ripresa. Ringraziamo il Signore.

Sara' pero' molto dura continuare tutta la giornata visto che la notte e' stata veramente troppo breve.

lunedì 8 gennaio 2024

COLLABORAZIONE

COLLABORAZIONE

Oggi stiamo operando in simbiosi con l'ospedale diocesano di Nkubu

I colleghi di quell'ospedale sono al momento sprovvisti di fluoroscopio, e quindi si rivolgono a Matiri ogni volta che un'operazione deve essere fatta con l'ausilio di questo strumento.

Il paziente viene portato a Matiri in ambulanza, e dopo l'intervento viene nuovamente trasferito a Nkubu.

Noi offriamo la sala operatoria, l'amplificatore di brillanza, l'anestesista e gli infermieri di sala. L'ospedale di Nkubu offre invece il chirurgo ed il primo assistente. Io collaboro se necessario.

L'intervento più grosso di oggi è una placca angolare di femore (DHS) per frattura pertrocanterica; l'altro intervento da fare con amplificatore di brillanza è una frattura bimalleolare.

E' sempre bello collaborare con gli altri ospedale e condividere le risorse a nostra disposizione.

sabato 6 gennaio 2024

CI SONO DEI MOMENTI MOLTO DIFFICILI!


 

Ho sempre pensato che l'aspetto più difficile nella mia vita siano i

rapporti umani con le persone su cui sfortunatamente hai qualche

posizione di autorità.

Sovente è difficile farsi capire e non essere frainteso.

A volte vuoi mandare un messaggio e dall'altra parte se ne percepisce

uno completamente diverso.

Talvolta mi ritrovo depresso e confuso e non so più cosa fare: da una

parte la tentazione sarebbe quella di dedicarmi soltanto ai pazienti e

di lasciare che tutti in ospedale facciano sempre quello che vogliono

(arrivare in ritardo, prolungare a dismisura le pause caffè o pranzo,

dormire di notte quando in servizio, ecc).

Mi rendo però conto che questo sarebbe un atteggiamento egoistico e

miope, egoistico perché spinto dalla ricerca di quello che mi è più

congeniale, e miope perchè rischierebbe di lasciare l'ospedale alla

deriva, portandolo velocemente al tracollo.

Altre volte mi dico  che bisogna avere il coraggio di parlare e di

richiamare le persone che non si comportano bene e che bisogna farlo

per il bene dell'ospedale; ma la reazione dall'altra parte è spesso

così negativa e violenta che ti penti di aver aperto bocca: diventi

automaticamente il cattivo ed il prepotente, mentre la controparte si

sente gratuitamente offesa, innocente e senza peccato.

Era meglio se fossi stato zitto?

Ma è anche vero che stare zitti può facilmente diventare connivenza:

tempo fa ho deciso di chiudere un occhio e perdonare un piccolo furto

di farmaci, ma è stato un grave sbaglio, perchè le ruberie poi sono

aumentate a vista d'occhio anche da parte di coloro che avevo

perdonato.

I rapporti umani sono davvero complicati ed a volte non so proprio che

pesce pigliare quando, oltre a servire i malati come medico, devo

anche pensare a questi aspetti...questo è sicuramente molto più pesante del lavoro in

corsia o in sala operatoria.

Pensatemi oggi molto stanco interiormente, non per le molte ore che ho

trascorso in sala operatoria, ma per quei minuti in cui sono stato

travisato e non compreso nei messaggi che volevo dare a chi lavora con

me.

mercoledì 3 gennaio 2024

LA "MANGO SYNDROME"


 

Cosi' chiamiamo l'epidemia di fratture spesso molto brutte, a cui assistiamo tutti gli anni a dicembre e gennaio.

La sindrome per forza di cose colpisce di piu' bambini e adolescenti che si avventurano sugli alberi di mango alla ricerca dei loro frutti prelibati e si scordano che i grossi rami sono in realta' molto fragili. Si tratta quindi quasi sempre di fratture da caduta da un albero.

Moltissimi pazienti sono stati operati nei giorni attorno a Natale, e tutti finora con esito positivo.

Il lavoro ortopedico e' stato complicato dal fatto che questo mese non sembra affetto solo dalla "mango syndrome", ma pure da un sacco di incidenti della strada e da un certo aumento di violenza da "panga": le pangate sono costate ore ed ore di tenorrafie e di riduzioni ossee (dita e braccia fratturate, rotule spezzate in due, ecc).

Siamo comunque molto contenti dei risultati ottenuti, e soprattutto delle molte persone che stiamo aiutando.

Ho coperto tutte le vacanze natalizie, ma ho il sorriso sulle labbra ed una grande pace interiore che deriva dalla consapevolezza di aver donato quanto potevo.

 

lunedì 1 gennaio 2024

BENVENUTO, PICCOLINO


Il primo nato del 2024 è stato un maschio di 3300 grammi.

E' nato con taglio cesareo alle 5.45 di stamattina.

La mamma aveva resistito a lungo all'idea dell'operazione e ci ha tenuti in ballo da ieri mattina, ma alla fine ha capitolato ed ha firmato il consenso informato: si trattava di una primipara con disproporzione cefalo-pelvica, e mai sarebbe riuscita a partorire per via naturale.

L'operazione è stata abbastanza complicata, ma alla fine sia mamma che bambino stanno benissimo.

"Se tua mamma avesse accettato il cesareo ieri sera, saresti un anno più vecchio!"

"Va comunque bene così".

"Benvenuto in questo nostro mondo!"

PS: nella foto il bimbo è vestito con quanto offriamo nel pacco dono per le mamme.

Grazie al gruppo "Volontari Sardi. Karibu Africa", che da due anni sponsorizza questa bella iniziativa.

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