sabato 30 novembre 2019

Il dr. Nyaga

Per me è un grande amico, un sincero alleato, un sostenitore della mia missione di servo dei poveri, un protettore ed un mentore.
E' uno dei migliori chirurghi che io conosca.
Da lui ho imparato ad inserire i tubi di Celestin.
Lui mi ha insegnato la tecnica della trapanazione cranica e della craniotomia per gli ematomi subdurali ed epidurali.
A lui devo moltissimo nella tecnica della tiroidectomia e della chirurgia gastrointestinale.
In questo periodo di transizione a Matiri è insieme mentore ed anche fornitore di impianti nella tecnica dell'endoprotesi di anca, che sta diventando routinaria in questo ospedale.
Anche oggi il Dr Nyaga era con me a Matiri, dove ha operato un piccolo bambino idrocefalo di Laisamis.
Ogni volta che ho bisogno di lui e lo chiamo, lui corre ad aiutarmi: mi aiuta e mi insegna, con il fine di rendermi autonomo il più presto possibile.
Il bimbo idrocefalo ora sta bene dopo l'inserzione della valvola di scarico ventricolo-peritoneale.

venerdì 29 novembre 2019

Giulia

Oggi ho salutato Giulia che per due settimane ha lavorato con me a Matiri ed ha condiviso momenti belli di fraternità con il sottoscritto.

Giulia è una volontaria da molti anni e ci conosciamo bene.
E' stato bello stare con lei sia in reparto che in sala operatoria; è stato bello poter condividere anche i pasti e qualche momento di svago.

Giulia ha fatto molto per i malati. Ha contribuito fortemente al giro medico in corsia. 

E' stata un valido sostegno in ambulatorio ed è stata anche il mio braccio destro in sala operatoria.

La ringrazio di cuore e spero di vederla ancora a Matiri in futuro.

Fr Beppe


giovedì 28 novembre 2019

Le complicazioni

E’ inutile farsi illusioni! Nella vita di un medico missionario impegnato 24 ore sul campo le complicazioni sono inevitabili: può essere una frattura della tibia in cui la placca ha fatto decubito ed ha causato l’esposizione dell’osso; oppure può essere un paziente operato di perforazione intestinale che sviluppa una deiscenza.
Queste complicazioni ti entrano nella testa e ti fanno sentire uno straccio; hanno il potere di toglierti tutta la soddisfazione che umanamente potresti provare per i molti malati guariti, e ti sprofondano nella depressione e nell’angoscia su cosa poter fare per fronteggiarle e sconfiggerle.
E questa una delle croci del medico: non ricordare i successi, le persone guarite; ma essere perseguitato emotivamente dai fallimenti e cose andate male.
E’ vero poi anche che più si fa e più c’è la possibilità di sbagliare; più ci si impegna in situazioni complesse e difficili, e più anche le complicazioni possono essere drammatiche e non facilmente gestibili.
Solo chi non fa nulla non ha complicanze!
Diceva un famoso chirurgo di cui non ricordo il nome: “nella mia vita professionale le complicanze le ho sperimentate tutte, e, modesti a parte, ne ho pure inventate di nuove”.
E’ una cosa che sappiamo, ma non possiamo fare a meno di sentire profondo scoramento quando le cose non vanno bene: nascono allora tante domande: avrò fatto tutto quello che dovevo? Dove ho sbagliato?

mercoledì 27 novembre 2019

Formazione permanente

Oggi e domani a Matiri si tiene un corso di formazione sul "customer care", ovvero sul modo migliore di rapportarsi con i pazienti che vengono in ospedale, al fine di offrire loro un servizio che sia il migliore possibile e all'altezza delle loro aspettative.

Il seminario è offerto dal MEDS, organizzazione affiliata alla Conferenza Episcopale del Kenya, e dedita al reperimento di farmaci a basso prezzo per gli ospedali missionari.
Il personale è stato diviso in due gruppi. 
Lo stesso seminario viene offerto oggi e domani, al fine di dare a tutti la possibilità di parteciparvi.
Oggi io ero uno dei discenti, anche se, prima e subito dopo la formazione, ho avuto due cesarei.
E' stata una esperienza positiva che ha avuto un grande impatto sul morale di tutto il personale e che spero possa portare frutti per migliorare il nostro servizio ai malati a cui siamo mandati dalla nostra vocazione di ospedale missionario.

martedì 26 novembre 2019

Il bimbo emaciato che mi ha tolto l'appetito

Me lo ha portato in studio suo papà.

Sulla richiesta di ecografia addominale c'era scritto che aveva sei anni, ed onestamente mi aspettavo un bambino molto più grandicello ed in grado di camminare da solo.
Invece mi sono trovato davanti un genitore che portava in braccio un bimbo scheletrico, che, occhio e croce, peserà sei o sette chili.
"Sei sicuro che il bimbo abbia sei anni?"
"Sicurissimo", mi ha risposto prontamente quell'uomo affranto ed un po' scoraggiato.
Gli arti scheletrici e la faccia scavata di quel bambino dal volto anziano facevano da contrasto tremendo con l'enorme distensione addominale. Era in braccio al babbo perchè certamente quelle gambine non lo avrebbero retto in piedi!
La prima cosa che mi viene in mente di controllare in cartella è il risultato del test HIV.
E' negativo: ci avrei quasi messo una mano sul fuoco che invece fosse positivo.
Il bimbo mi era stato mandato per ecografia addominale, e quindi questo è quanto ho fatto.
Ho chiesto al papà di depositarlo sulla barella: era flaccido e senza forze; non aveva neppure l'energia per piangere quando gli spalmavo il gel sull'addome.

lunedì 25 novembre 2019

Settimana odontoiatrica a Matiri

Di cuore ringraziamo Marek e Jadlyne Krauss per aver voluto regalarci una settimana di screening odontoiatrico tramite un gruppo di dentisti italiani della Associazione "Furaha", da loro fondata e diretta.
Insieme ai dentisti abbiamo accolto anche un anestesista che sta dando una mano a Peter.
Abbiamo sparso la voce per i villaggi ed oggi avevamo tantissimi pazienti odontoiatrici per il primo giorno della maratona dentistica.
Sono venuti per lo screening e per le cure gratuite da parte del team di specialisti dall'Italia.
Una bella soddisfazione per i volontari ed un grande aiuto per la popolazione di questa zona.
Grazie di vero cuore a Marek, Jadlyne ed ai volontari.

Fr Beppe

domenica 24 novembre 2019

L'altra faccia della medaglia

Ieri riflettevo sul nostro quotidiano impegno per la vita e sul fatto che l'ostetricia è in sè entusiasmante, gratificante ed anche un'esperienza spirituale di partecipazione all'opera creatrice di Dio.
Quante volte però il nostro sforzo per promuovere la vita incontra quell'insuccesso e quel fallimento estremo che è la morte!
Visitare un bambino con febbre altissima e convulsioni; impostare tutte le terapie che conosci e che hai a disposizione; vedere la faccia della mamma che certamente spera da te la guarigione, anche se a stento trattiene le lacrime, mentre ti esprime i sintomi e la situazione clinica del figlioletto...e poi venire a sapere da altri membri dello staff che quel bimbo è andato in Paradiso e che la mamma disperata ha deciso di non rimanere un minuto in più in ospedale e si è fatta dimettere all'istante...eppure hai fatto tutto quello che potevi per quella creatura; gli hai dato le medicine che ritenevi efficaci, in scienza e coscienza, e lo sai che in tante altre occasioni la stessa terapia aveva fatto il miracolo ed il bambino era guarito.

sabato 23 novembre 2019

Health4Community International



Il vero volontario

...si mette a disposizione completa della struttura che lo accoglie e cerca di dare sempre il meglio di sè.
E' disponibile a fare quello che la missione gli chiede perchè lui è venuto per aiutare e non per fare delle esperienze particolari, esotiche o professionalmente esaltanti.
Sa che durante il volontariato imparerà moltissimo, sia dal punto di vista umano che professionale, ma non mette l'apprendimento come scopo supremo della sua esperienza (altrimenti la chiameremmo tirocinio e non volontariato): la ragione prima per cui è venuto è quella di mettersi in gioco e di servire. L'apprendimento ci sarà senza dubbio, ma lui è venuto per servire!
Dà tutto se stesso senza risparmiarsi, perchè la donazione non ha limiti, così come illimitati sono i bisogni della povera gente: ecco perchè per lui l'orario di servizio è importante, ma allo stesso tempo solo indicativo, perchè, se ci sono dei bisogni importanti e delle emergenze, allora non si guarda all'orario e si continua a servire sia di giorno che di notte...finchè le forze reggono.

venerdì 22 novembre 2019

Oggi scrivo in nota positivo

Ieri ero decisamente depresso.
Son fatto così: mi deprimo molto facilmete ed in quei momenti mi sembra di vedere tutto nero.
Poi però basta poco a tirarmi su: è sufficiente una notte di sonno senza chiamate nelle ore più difficili. Basta un intervento andato bene.
Oggi quindi tutto mi è sembrato più roseo: forse perchè avevo dormito tutta la notte!!!
Oggi per esempio mi ha colpito quella frattura di tibia e femore che aveva reso il ginocchio completamente staccato dalle altre ossa, e mi ha rallegrato il fatto che siamo riusciti a fare un bell’intervento placche e viti, ridando a quell’uomo la speranza di camminare.
Con una punta di orgoglio ho ripensato anche a quel femore ridotto in
poltiglia che siamo stati in grado di ricostruire con chiodo endomidollare, placche e viti compressive. Anche quest’uomo tornerà a casa camminando; magari riprenderà a lavorare ed a guadagnare qualcosa per la sua famiglia.
Riflettevo tra me e me sull’addome acuto di stamattina: un uomo che mi conosceva benissimo e che sosteneva di essere stato operato da me nel 2017 a Chaaria per un altro problema. 

mercoledì 20 novembre 2019

Salutare Pietro

...è sempre molto difficile!
Una lascrimuccia mi sale agli occhi quando Pietro sale in macchina per andare all'aeroporto di Nairobi, da dove tornerà in Italia.
Pietro è un amico fedele, un mentore in chirurgia, uno stupendo volontario, un lavoratore instancabile, un grande servitore dei poveri, dei malati e dell'umanità.
Le due settimane con lui sono volate. E' stato bellissimo.
Sono stati giorni di intenso lavoro, ma anche di condivisione, di amicizia, di tempo passato insieme, di sostegno amicale.
Pietro mi mancherà moltissimo, ma so che tornerà, e questo sarà un dono per me, e per i tanti malati che, senza di lui, non sarei in grado di aiutare: cito solo la giornata di oggi in cui un tumore del colon ed una varice non avrebbero potuto essere operati se Pietro non fosse stato qui.
Grazie di cuore, Pietro!
Torna presto.
Grazie che mi vuoi sostenere nella transizione non facile che sto vivendo.
Che Dio ti ricompensi per il bene che fai a me ed a tantissimi ammalati chirurgici.

Fr Beppe

martedì 19 novembre 2019

Difficile dare una risposta...

Oggi una persona mi ha chiesto a bruciapelo che cos'è la cosa che mi piace di più fare in ospedale.
E' stato difficile per me rispondere rapidamente perchè l'ospedale è la mia vita ed onestamente in esso mi piace un po' tutto.
Certamente in questo momento la chirurgia mi attrae molto di più che la medicina interna: sarà perchè in sala ho rapporti con meno persone; sarà perchè lo staff della sala è stupendo; sarà perchè ad operare sai bene cosa devi fare, hai delle manualità da applicare e degli schemi di azione precisi.
Forse sarà anche perchè spesso hai la percezione palpabile di aver fatto qualcosa di importante: facciamo l'esempio di un cesareo urgente per un distress fetale. 
Ricevi in sala una mamma esausta ed in preda al dolore e la riporti fuori dalla sala rilassata e sorridente, dopo aver accolto la nuova vita che si era portata in grembo per nove mesi.
Metti anche un addome acuto: il paziente entra con rischio di morte imminente, e poi va a casa guarito dopo una settimana dall'intervento.

lunedì 18 novembre 2019

La panga e i suoi disastri

La chiamata notturna di ieri è stata nuovamente diversa.

Una ferita causata da una forte pangata (o colpo di machete) sulla fronte di un adolescente di 16 anni.
Erano le 23.
Il paziente sanguinava tremendamente: sangue arterioso che zampillava lontanissimo.
Io ero molto stanco ed ho deciso di dedicarmi soprattutto all’arresto dell’emorragia.
Stamattina poi in sala, insieme a Pietro, ho suturato la ferita in strati e con attenzione estetica, in modo da non lasciare una brutta cicatrice.
Quando passo ore ed ore in sala a riparare i danni della panga, sempre mi viene in mente il Rwanda... e mi chiedo che cosa deve essere stato lavorare in ospedale nei cento giorni di pazzia collettiva del famigerato genocidio.
Offendere, assalire, ferire e fratturare è davvero molto facile e richiede solo un momento di furia e di insanità mentale.
Riparare i danni della panga in sala richiede molte ore di paziente lavoro, e spessissimo comunque non si riesce a riportare il paziente alla "restitutio ad integrum"
E' il mistero della malvagità umana di cui un medico fa frequentemente esperienza diretta.

Fr Beppe


domenica 17 novembre 2019

Di nuovo alle 4

Stanotte il telefono è squillato alla stessa ora di ieri.
Nel cuore della notte una chiamata telefonica ti sveglia di soprassalto e ti fa venire il batticuore.
Si tratta di una donna gravida arrivata da fuori con dilatazione di 7 cm e con un meconio molto pronunciato.
L'hanno già preparata per il cesareo ed io non mi oppongo perchè il meconio è sempre un segno di pericolo per il feto.
Passano pochi minuti in cui chiamo l'anestesista Peter, l'infermiere di sala e Giulia, la dottoressa volontaria venuta a darci una mano.
Prepariamo la sala, ma quando Peter sta per fare la spinale, la donna comincia ad avere contrazioni fortissime, spinge e partorisce il bimbo sul lettino operatorio.
Dobbiamo cambiare i nostri piani e dedicarci all'assistenza post-partum.
Va tutto bene. Il bambino piage forte. La donna smette di sanguinare e per le cinque sono di nuovo a letto.
Purtroppo poi il gallo del nostro pollaio ha deciso di tenermi sveglio con i suoi canti fin verso le 6 del mattino, mezz'ora prima della sveglia.

Fr Beppe

sabato 16 novembre 2019

Senso di fallimento

Ieri mattina la giornata in sala è stata "agitata" da una grossa emergenza: un addome acuto in un bambino di 5 mesi e mezzo.
L'addome era disteso; la lastra dell'addome diretto dimostrava anse dilatate; l'esplorazione rettale una massa che arrivava al sigma.
Il bimbo era stato ricoverato poche ore prima e quindi possiamo con fiducia dire che non abbiamo causato alcun ritardo.
Il problema è che questo paziente aveva accusato gli stessi sintomi da una settimana e purtroppo in vari dispensari tutti avevano sempre e solo pensato ad una infezione intestinale da ameba. Era quindi molto tardi quando abbiamo deciso di operare, anche se non per colpa nostra.
Abbiamo addormentato il bambino, usando solo l'ambu e ventilando a mano perchè il nostro ventilatore anestetico non funziona da mesi.
Peter, il nostro anestesista, è stato davvero bravissimo e coraggioso.
Si trattava di una lunga invaginazione intestinale, dalla valvola ileo-cecale al sigma.


venerdì 15 novembre 2019

Solo l'amore resta

Mi tocca il cuore vedere gente che viene da molto lontano sia per cure mediche che chirurgiche, dicendo che di noi si fida ciecamente e che le nostre terapie sono le migliori perchè le pratichiamo con scienza, coscienza e tanto amore per il prossimo.
In Africa puoi davvero donare te stesso fino all'ultima goccia delle tue energie, e "fino al sacrificio della vita".
Questa possibilità di donarsi in maniera direi totale ed assolutamente illimitata dovrebbe di per sè essere per tutti noi una ragione sufficiente per tantissima gioia: quanti nel mondo possono dire di aver la possibilità di fare quello a cui davvero aspirano con tutto il cuore? Quanti medici hanno la possibilità di esprimere la propria professionalità a 360 gradi come qui in Africa? 
Quanti alla sera possono andare a letto dicendo a se stessi: "oggi non ho rimpianti perchè ho dato tutto quello che potevo e più di così non posso fare"?
La nostra felicità sta nella donazione e nella possibilità di mettere in pratica questo ideale.

giovedì 14 novembre 2019

Padre e figlio

Visito un signore piuttosto anziano a cui ho fatto un intervento per frattura di femore circa 6 settimane orsono.
Non va male. Le ferite chirurgiche sono guarite e lui riesce a camminare, pur avendo bisogno delle stampelle.
Potrebbe anche stare meglio, avere un callo osseo più solido, piegare le ginocchia maggiormente, ma la paura di aver male lo ha portato a camminare senza caricare e fidandosi troppo dei sostegni.
Gli ho consigliato di buttare le stampelle e di provare a caricare da solo, promettendogli che in tal modo il dolore pian piano migliorerà.
Mentre sto scrivendo la documentazione in cui richiedo un altro controllo a due mesi, la moglie entra con il prossimo paziente.
Le chiedo di aspettare, ma lei mi ricorda che il prossimo paziente è il loro figlio.
Guardo la lastra del ragazzo e rimango stupito dal fatto che anche lui è un mio paziente ortopedico, operato per frattura di femore e tibia.
Lui sta decisamente meglio del padre. Cammina senza stampelle e piega il ginocchio senza problemi. Non ha praticamente dolore.
A questo punto mi viene spontanea la domanda: "Eravate sullo stesso veicolo che ha avuto l'incidente?"
Il padre ride e mi ricorda la loro storia un po' rocambolesca: il figlio ha avuto un incidente di mototaxi e si è fratturato femore e tibia. Io l'ho operato con successo. 

mercoledì 13 novembre 2019

Grazie Pietro!!

Ho avuto qualche piccola difficolta' per il rinnovamento annuale della mia licenza con l'ordine dei medici. Regole che cambiano e nuovi documenti da presentare!
Le difficolta' sono ora superate ma tutto questo ha comportato per me uno stress non da poco e per Pietro la mia assenza da Matiri per due giorni e mezzo...avevo previsto di essere via solo per 24 ore ma poi i miei documenti non erano in ordine. 
Questo ha prolungato la mia assenza.
Fortunatamente ora le cose sono a posto.
Ringrazio di cuore Pietro per aver portato avanti la sala operatoria in mia assenza, per aver continuato con gastroscopie e colonscopie, per essere stata quella presenza di medico "senior" di cui Matiri ha assolutamente bisogno.
Non vorrei mai assentarmi da Matiri. Sento che l'ospedale ha bisogno della mia presenza, soprattutto per dare sicurezza ai molti giovani che ci lavorano...ma a volte devo assentarmi per documenti, convegni o formazione. 
Il fatto di poter avere il Dr Rolandi in ospedale mi ha dato molta sicurezza.
So che Matiri per adesso ha la sua dose di solitudine che bisogna trangugiare ogni giorno e per questo mi spiace di aver lasciato solo Pietro. 

domenica 10 novembre 2019

Storie africane

Conosco M.K. da molti anni, è una delle migliori strumentiste dell’ospedale kenyota dove ho lavorato per molti anni fino all’anno scorso.
Ora, per seguire Fratel Beppe sono al Matiri Mission Hospital che si trova ad una cinquantina di kilometri dall’ospedale precedente.
Questa sera, sabato, dopo una normale giornata di lavoro, Beppe ed io siamo andati a concederci una birra sull’asfalto, cioè in un locale che si trova lungo una strada asfaltata ad una mezz’ora di sterrato dall’ospedale, dove si può bere una birra da frigo al posto della “cervogia tiepida” (che non è il massimo) di Asterixiana memoria.
Mentre tornavamo verso l’Ospedale sul predetto sterrato, nonostante il buio pesto, abbiamo notato un PikiPiki (cioè un mototaxi) che aveva come passeggero una giovane donna che aveva chiesto di fermarsi perchè non ne poteva più per il dolore causato dai continui sobbalzi.
Beppe ha capito immediatamente che si trattava di M.K., ha constatato che soffriva a causa di un trauma alla caviglia e che in quelle condizioni aveva affrontato due ore di mototaxi.
L’ha presa di peso e l’ha caricata in macchina risparmiandole almeno l’ultimo tratto impervio.
Una volta arrivati in Ospedale una radiografia ha dimostrato che si trattava di una frattura, abbastanza composta, della porzione distale del perone.
E’ stato confezionato un apparecchio gessato e, mentre glielo facevano, le ho chiesto, come fosse uno scherzo, se intendeva tornare a casa (altre due ore), col mototaxi (unico mezzo disponibile da queste parti) ed ad un’ora tarda nel buio pesto. Senza un attimo di esitazione mi ha risposto che DOVEVA tornare da suo figlio.
So che M.K. è arrivata a casa alle 22.30, con tanto dolore, nonostante il gesso.
Mi spiace non esser capace di tradurre sulla carta la commozione che ho provato, ma, giuro, mi son venute le lacrime agli occhi. Questa è la vera Africa, queste sono quel monumento vivente che sono le donne africane.

Dr Pietro Rolandi



sabato 9 novembre 2019

Grazie di cuore alla Banca BCC Credito Cooperativo Casalgrasso e Sant'Albano Stura

La banca di Casalgrasso ha stanziato una importante cifra di denaro per aiutarmi in questa fase non facile della mia vita. 
Con la loro generosa offerta alla Associazione Aiutando nel Mondo mi hanno permesso di ricevere ferri chirurgici che mi aiuteranno moltissimo in sala operatoria. Sono strumenti essenziali per interventi come prostatectomie o tiroidectomie.
Lo strumentario chirurgico e' molto carente a Matiri.
Sono molto riconoscente per il continuo sostegno da parte della banca di Casalgrasso. Ringrazio la direzione e tutto il consiglio direttivo che ha voluto aiutarmi ancora una volta, come sovente hanno fatto in passato. 
Grazie alla Associazione Aiutando nel Mondo, sempre attenta alle esigenze dei miei pazienti. 
Grazie ad una fedele benefattrice che ha significativamente arrotondato la cifra necessaria per lo strumentario e che per umilta' desidera rimanere nell'anonimato.
La mia povera preghiera per gli amici della banca e per tutti i benefattori.

venerdì 8 novembre 2019

Dono completo

Con cuore pieno di gioia e di riconoscenza, desidero esprimere il mio grazie al GRUPPO VOLONTARI SARDI KARIBU AFRICA ONLUS.

Ieri mi è giunto il colonscopio, a completare il gastroscopio già acquistato dopo la raccolta fondi a Villa Devoto (Cagliari).
Il colonscopio mi permette ora di essere completo nella diagnostica dei problemi dell'apparato digerente (gastroscopia, colonscopia e biopsie).
Insieme al colonscopio sono arrivati anche il computer collegato all'endoscopio, la stampante a colori per le foto ed i referti, ed uno schermo piatto ad alta definizione.
Un regalo bellissimo che mi permette ora di vedere molto bene e di offrire ai pazienti una diagnosi onesta e documentata anche iconograficamente.
Come sempre, sono commosso dal sostegno del GRUPPO, di tutti i benefattori id esso collegati ed in particolare del Dr Cara e del Consiglio Direttivo dell'Associazione.
La generosità del gruppo di Cagliari è sempre stata davvero grandissima.
Sono onorato che essi ancora credono in me, nella mia onestà e nel mio incondizionato impegno a favore di quelli che soffrono.


mercoledì 6 novembre 2019

Grazie di cuore, Pietro

Da oggi a Matiri abbiamo l'amico chirurgo Dr Pietro Rolandi che ci aiuterà moltissimo nella attività chirurgica dell'ospedale e continuerà a formarmi nel perenne cammino di apprendimento che è la chirurgia.

Sono felice ed onorato di avere Pietro al mio fianco a Matiri.

Lo ringrazio per la sua amicizia e per il suo fedele volontariato.

E' bellissimo per me lavorare con lui e condividere fatiche e sogni in questa nuova missione che la vita mi propone.

Fr Beppe


martedì 5 novembre 2019

Aria condizionata

Dopo una prima riparazione fatta nel mese di settembre, da giorni eravamo nuovamente in un bagno di sudore a causa di un nuovo problema con l'impianto dell'aria condizionata in sala operatoria.
Grazie alle offerte, dapprima della Associazione "Amici di Matiri" e "Un ospedale per Tharaka", e della Associazione "Amici di Mujwa" poi, siamo oggi riusciti ad avere tutti i compressori riparati e l'aria condizionata presente e funzionante in entrambe le sale operatorie.
Antony ha comprato nuovi pezzi di ricambio a Nairobi ed oggi ha speso qui gran parte della giornata.
Ringraziamo di cuore i generosi benefattori.
Da domani suderemo certamente di meno: è una grande notizia all'inizi  della maratona chirurgica del Dr Pietro Rolandi, arrivato questa sera a Matiri.

Fr. Beppe

domenica 3 novembre 2019

Sabato notte

E’ la prima volta che mi trovo una scena del genere.

Vengo chiamato in ambulatorio alle 20.30 per una ferita addominale da arco e frecce.
Visito il primo paziente e concludo che bisogna andare in sala.
Mentre ancora sono alle prese con lui, mi portano dentro una secondo caso, speculare al primo: freccia piantata nella parte alta dell’addome e malato che in modo impressionante entra in ospedale camminando.
Devo decidere con chi iniziare.
Difficile sciegliere perchè le ferite sembrano simili.
Scelgo il criterio cronologico ed inizio con l’operare il primo arrivato.
Lo staff per la notte è scarso. Ho un solo assistente lavato ed uno che aiuta circolando ed assistendo l’anestesista.
Tra l’altro anche da questo punto di vista siamo tirati al massimo, in quanto da tempo il ventilatore non funzione ed il nostro anestesista deve usare l’ambu e ventilare a mano. Ovviamente questo provoca ansia a lui ed anche qualche problema in più a me, visto che non riesce a paralizzare completamente il paziente che sempre spinge un po’.

venerdì 1 novembre 2019

Casi difficili

Ieri ho speso gran parte della giornata operatoria con un singolo paziente.
Si trattava di una bruttissima frattura del femore distale e della tibia prossimale.
La frattura era vecchia di sei mesi ed era in fissatore esterno per il fatto che all'inizio si trattava di una frattura esposta.
A complicare ulteriormente le cose si aggiunge il fatto che il paziente è diabetico e ci abbiamo messo giorni a stabilizzarlo.
Tolto il fissatore esterno ci siamo accorti che il ginocchio era totalmente rigido..
Le forti aderenze ed il fatto che la frattura di femore fosse anche percondiloidea ha reso tutto molto difficile.
Mi sono disperato più di una volta e mi sono dato dello scemo per averci provato.
Ma poi alla fine ci siamo riusciti e mi sono guadagnato anche i complimenti del Dr Zirkle che ha apprezzato il risultato finale in un caso così complesso.
Questa doppia frattura ha anche chiuso i casi operatori del mese di ottobre, e, nonostante le piogge ed i lavori nei campi, abbiamo nuovamente superato i cento interventi chirurgici mensili.

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