Conosco M.K. da molti anni, è una delle migliori strumentiste dell’ospedale kenyota dove ho lavorato per molti anni fino all’anno scorso.
Ora, per seguire Fratel Beppe sono al Matiri Mission Hospital che si trova ad una cinquantina di kilometri dall’ospedale precedente.
Questa sera, sabato, dopo una normale giornata di lavoro, Beppe ed io siamo andati a concederci una birra sull’asfalto, cioè in un locale che si trova lungo una strada asfaltata ad una mezz’ora di sterrato dall’ospedale, dove si può bere una birra da frigo al posto della “cervogia tiepida” (che non è il massimo) di Asterixiana memoria.
Mentre tornavamo verso l’Ospedale sul predetto sterrato, nonostante il buio pesto, abbiamo notato un PikiPiki (cioè un mototaxi) che aveva come passeggero una giovane donna che aveva chiesto di fermarsi perchè non ne poteva più per il dolore causato dai continui sobbalzi.
Beppe ha capito immediatamente che si trattava di M.K., ha constatato che soffriva a causa di un trauma alla caviglia e che in quelle condizioni aveva affrontato due ore di mototaxi.
L’ha presa di peso e l’ha caricata in macchina risparmiandole almeno l’ultimo tratto impervio.
Una volta arrivati in Ospedale una radiografia ha dimostrato che si trattava di una frattura, abbastanza composta, della porzione distale del perone.
E’ stato confezionato un apparecchio gessato e, mentre glielo facevano, le ho chiesto, come fosse uno scherzo, se intendeva tornare a casa (altre due ore), col mototaxi (unico mezzo disponibile da queste parti) ed ad un’ora tarda nel buio pesto. Senza un attimo di esitazione mi ha risposto che DOVEVA tornare da suo figlio.
So che M.K. è arrivata a casa alle 22.30, con tanto dolore, nonostante il gesso.
Mi spiace non esser capace di tradurre sulla carta la commozione che ho provato, ma, giuro, mi son venute le lacrime agli occhi. Questa è la vera Africa, queste sono quel monumento vivente che sono le donne africane.
Dr Pietro Rolandi
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