E' stato difficile per me rispondere rapidamente perchè l'ospedale è la mia vita ed onestamente in esso mi piace un po' tutto.
Certamente in questo momento la chirurgia mi attrae molto di più che la medicina interna: sarà perchè in sala ho rapporti con meno persone; sarà perchè lo staff della sala è stupendo; sarà perchè ad operare sai bene cosa devi fare, hai delle manualità da applicare e degli schemi di azione precisi.
Forse sarà anche perchè spesso hai la percezione palpabile di aver fatto qualcosa di importante: facciamo l'esempio di un cesareo urgente per un distress fetale.
Ricevi in sala una mamma esausta ed in preda al dolore e la riporti fuori dalla sala rilassata e sorridente, dopo aver accolto la nuova vita che si era portata in grembo per nove mesi.
Metti anche un addome acuto: il paziente entra con rischio di morte imminente, e poi va a casa guarito dopo una settimana dall'intervento.
La Medicina Interna è molto più complessa: spesso ci mancano gli strumenti diagnostici per capire bene cosa stia succedendo al paziente; sovente poi abbiamo di fronte situazioni complesse, con problemi multipli e talvolta insolubili.
A differenza di quelli chirurgici spesso i pazienti medici non migliorano: le malattie infettive forse sono un'eccezione a questa regola, perchè anche in questo caso si vedono risultati eclatanti, paragonabili a quelli della chirurgia: penso ai miracoli del chinino in vena che risveglia un paziente dal coma da malaria cerebrale, alla terapia antitubercolare o anche agli antiretrovirali per l'HIV.
Ma immaginate un cardiopatico scompensato, od un diabetico con problemi di vasculopatia periferica, o un malato con un ictus. Sei lì con le tue poche medicine e con i tuoi quattro esami mai risolutivi: vedi che le terapie non aiutano, ma non hai null'altro da fare; il paziente vuole che tu lo visiti ogni giorno, ma in cuor tuo sai di aver già sparato tutte le tue cartucce.
Onestamente la medicina interna è molto più frustrante della chirurgia...almeno a Matiri!
Non posso poi negare che tutta la parte che riguarda la maternità mi piace da morire, anche se spesso mi porta anche a gravi crisi e problemi di coscienza, ed anche se il 90% delle chiamate notturne sono legate alla maternità.
La pediatria e la neonatologia non mi dispiacciono, ma devo essere onesto ad ammettere che sono aree che temo moltissimo: i bambini mi fanno paura perchè non si sanno esprimere, perchè non ti possono spiegare i sintomi, perchè possono cambiare le condizioni generali in modo assolutamente repentino.
Ho visto bimbi con malaria cerebrale riprendersi in maniera miracolosa con il chinino; ma ne ho visti altri che, invece di migliorare con lo stesso farmaco, hanno sviluppato complicanze mortali in poche ore: frequente è il caso di un bambino con malaria cerebrale e diarrea, che in terza giornata di ricovero sviluppa una distensione addominale ingravescente e poi rapidamente muore.
Se poi disperatamente tenti di aprirgli la pancia, ti rendi conto che non è operabile, che non era in effetti una occlusione, ma una necrosi intestinale estesa (setticemia da gram negativi?).
Per non parlare delle polmoniti in pediatria: vedi dei bambini che, nonostante febbre e torace congesto, ti paiono stabili: metti loro le terapie del caso... e poi sono morti dopo due ore, e non sai perchè.
I neonati poi sono un mistero ancora più fitto e difficile da penetrare per me: faccio quello che posso, ma li temo. Sono fragili, esposti a tutte le complicazioni; le dosi dei farmaci e delle infusioni sono difficili da calcolare (non ci vuole nulla a causare un'overdose anche mortale); la nutrizione è complessa da gestire quando non riescono ad allattarsi. Poi sono così deboli dal punto di vista immunitario, che ti possono scappare da un momento all'altro per una sovrainfezione batterica.
E la parte più stressante della mia giornata in ospedale?
Senza dubbio l'ambulatorio in cui per ore devi ascoltare persone che ti elencano i loro sintomi e che spesso vogliono più tempo di quello che tu obiettivamente puoi dare loro.
Ma, alla fin della fiera, l'ospedale e la vita condivisa con i malati sono per me sempre un dono che mi riempie l'anima, anche quando è difficile e poco gratificante.
Fr Beppe
La cosa più bella di lavorare in ospedale è la soddisfazione che si ha nel vedere un sorriso di gratitudine da parte del paziente... Non ho mai provato niente di più bello...
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