martedì 31 marzo 2020

250 chiodi di Sign

Nell'ospedale di Matiri finora ( da metà luglio ad oggi) abbiamo inserito 250 chiodi endomidollari che abbiamo donato in modo gratuito ad altrettanti pazienti, grazie alla generosità di Sign.
Sono 250 pazienti alettati che ora camminano e sono tornati alle loro attività. Si tratta di femori per il 65 per cento e di tibie per il 30 per cento. La percentuale rimanente è di omeri.
A questi numeri si devono aggiungere le moltissime fratture che necessitavano di placche e viti o di fili di Kirshner, per le quali pure abbiamo donato l'infisso gratuitamente grazie alla generosità del gruppo di Bologna ed il particolare del Dr Prosperi.
Numeri grandi quelli della traumatologia, e liste di attesa infinite!
Questa sera, tra le 17.30 e le 20, abbiamo ricoverato ben 7 fratture che ora cercheremo di operare e tamponare al più presto.
La pandemia mondiale mi rende tutto più difficile anche in questo settore, in quanto non arrivano più gli infissi nè dagli USA nè dall'Italia.
Ma voglio rimanere positivo ed ottimista...qualcosa succederà per non farmi stare senza.
Intanto sul fattore pandemia il Kenya è a 59 positivi testati.

lunedì 30 marzo 2020

Viva l'Albania!

Sono affettivamente legato a questa piccola nazione da quando negli anni 80 e 90 lavoravo con i senza fissa dimora. Ho incontrato tanti Albanesi che dormivano sulle panchine ed a cui portavamo da mangiare. 
Ho tantissime storie nel cuore ma una non me la dimentichero' mai.
Una ragazza albanese, con cui sono ancora amico, aveva partorito in un vagone del treno su un binario morto alla stazione di Porta Nuova. 
L'avevamo trovata intirizzita insieme al marito ed alla nuova creatura. Avevano fame e tutti i giorni temevano di essere mandati fuori dal vagone dalla polizia ferroviaria.
Le abbiamo dato una casa ed un lavoro e pian piano e' riuscita ad inserirsi in Italia, mandando anche soldi alla sua famiglia in Albania.
Tanti allora guardavano agli Albanesi con sospetto e diffidenza. Erano poveri e la loro vista spiacevole.
Ed ora guarda cosa succede: loro vengono "motu proprio" ad aiutare l'Italia in questo momento.

domenica 29 marzo 2020

In prima linea - Intervista Radio Vaticana - Conduce Luca Collodi


Pandemia da Covid: la storia di un medico  missionario italiano in Kenya al servizio dei poveri.


"La mia stella polare, la mia forza, la mia motivazione è credere che nel povero io servo Gesù", afferma Fratel Beppe Gaido, medico esperto di Malattie Infettive italiano e religioso in Kenya. 

"La vita sta cambiando anche qui. 
Nell'ospedale dove lavoro, il Sant'Orsola di Materi, che serve una regione rurale, abbiamo allestito un piccolo reparto di isolamento dove ricoverare i casi sospetti. 

Ma intanto continuiamo a lavorare anche per tutte le altre patologie che affliggono la nostra gente". 
"C'è paura.  Le mascherine non ci sono e non abbiamo in ospedale ventilatori polmonari. Da giorni abbiamo sospeso le visite dei parenti per ridurre la congestione e il rischio contagi. 
Se anche qui arriveremo al lock down, molte persone povere che lavorano a giornata e mangiano quello che guadagnano ogni giorno, non avranno da mangiare". 

Con noi: 
Fr. Beppe Gaido, medico torinese, religioso dei Fratelli di San Giuseppe Cottolengo, da 22 anni in Kenya. Per 21 anni direttore del Cottolengo 'Mission Hospital' di Chaaria. Da alcuni mesi al servizio del 'Sant’Orsola Hospital' di Materi della Diocesi di Meru (Kenya).

Conduce: Luca Collodi 


Clicca qui per ascoltare l'intervista integrale a Fr. Beppe Gaido 
(la specifica partirà dal sesto minuto in poi)




Cosa impareremo?

Nessuno poteva aspettarsi una situazione tale in Italia e nel mondo intero.
Anche nel campo della medicina ci focalizzavamo molto di più sui nuovi successi, sulle nuove scoperte terapeutiche. Sembrava che pian piano avremmo trovato la soluzione a quasi tutti i problemi di salute.
Ora il COVID 19 ha messo in ginocchio il mondo intero. Anche le Nazioni con i migliori sistemi sanitari sono allo stremo.
Ci sentiamo confusi, non sappiamo quando finirà, non sappiamo se ci ammaleremo o meno...ed in questo caso, se ce la faremo o meno.
Tutti i giorni ascoltiamo le notizie con la speranza che i contagi ed i morti diminuiscano, ma finora non sembra che abbiamo raggiunto il trend discendente. 
Ci illudiamo per due o tre giorni, ma poi piombiamo nella disperazione quando i numeri risalgono.
La pandemia ci ha certo insegnato che siamo fragili, che non siamo in controllo totale della nostra vita e del nostro futuro. Ci ha fatto conoscere che la medicina può ancora essere sconfitta dalla malattia.
Come cristiano a me insegna a pregare di più, a chiedere aiuto a Dio perchè mi sembra che da soli non ce la possiamo fare.

venerdì 27 marzo 2020

Conosco l'impotenza

In 23 anni di Africa questa sensazione l'ho provata così spesso!
Ricordo le frotte di bambini portati sulle spalle dalle mamme.
Venivano quasi tutti quando era troppo tardi ed il nemico subdolo ed invisibile che li stava portando via era la malaria. 
Non potevamo trasfondere allora. I bimbi avevano 4 grammi di emoglobina e noi potevano solo dare loro del ferro per bocca, che comunque vomitavano a
causa della malaria. Quanti ne ho visti morire davanti ai miei occhi, quanti poi ho anche sepolto, senza avere gli strumenti per salvarli.
Senso di impotenza e di inutilità che spesso provo ancora oggi.
Quante persone ho visto morire nelle due epidemie di colera. Non avevamo fluidi endovena a sufficienza e sovente li vedevamo spegnersi sulle nostre brandine da campo. Normalmente erano giovani e forti, ma soccombevano in meno di 24 ore, spesso ancora prima che riuscissimo ad incannulare le loro vene collassate.
Poi ci sono stati gli anni della grande lotta contro l'HIV. All'inizio non avevamo neppure i test e dovevamo solo sospettarlo clinicamente.

giovedì 26 marzo 2020

31 casi

Anche qui il COVID 19 aumenta ed oggi ci sono 3 nuovi casi confermati.
Siamo ora a 31 casi in Kenya.
Da ieri in Kenya gli aeroporti sono chiusi.
Da domani coprifuoco notturno.
La vita cambia anche qui.
Oggi abbiamo allestito un piccolo reparto di isolamento dove ricoverare i casi sospetti.
Per ora non abbiamo notizie chiare su come fare per accedere ai tamponi.
C'e' panico, anche se i casi sono pochissimi rispetto all'Italia.
Anche qui la vita e' cambiata e ci aspettiamo che peggiori.
Noi intanto continuiamo a lavorare anche per tutte le altre patologie che affliggono la nostra gente. La sala operatoria continua il suo servizio ininterrotto.
Preghiamo gli uni per gli altri.

Fr Beppe


mercoledì 25 marzo 2020

Coronavirus

I casi sono ora 18 provati in Kenya.
Io credo che ce ne siano molti di più ma che non riusciamo a testarli.
Da due giorni abbiamo sospeso le visite dei parenti in ospedale per ridurre la congestione.
Le mascherine in ospedale sono finite e non se ne trovano più in Kenya. Le stiamo preparando noi in sartoria ed ogni membro dello staff alla sera dovrà lavarsi la sua a casa. Le facciamo in doppio strato di tessuto sperando che serva a qualcosa.
Per ora non abbiamo casi sospetti in ospedale. io lavoro tranquillo, come sempre.
Stasera a mezzanotte chiuderanno gli aeroporti in Kenya e da venerdì ci sarà il coprifuoco. Non si potrà uscire dalle 19 alle 5 del mattino. La polizia sarà incaricata di controllare l'attuazione del coprifuoco.
Se anche qui arriveremo al lock down, molte persone che lavorano a giornata e mangiano quello che guadagnano ogni giorno, non avranno da mangiare.
Comunque per ora non ci sono morti ed il primo paziente positivo è stato dimesso.

martedì 24 marzo 2020

Accoltellamento serale

Sono le 18.30 ed avrei davvero bosogno di staccare un attimo.

E' da stamattina alle 8 che corriamo, ed anche la pausa pranzo è stata di 5 minuti.
Mentre già penso di potermi rilassare un attimo prima di andare a pregare, vengo chiamato in ambulatorio; chi richiede la mia presenza ha la faccia tesa e l'espressione del viso alquanto scossa: "Beppe, vieni che ci sono emergenze!"
Naturalmente non mi faccio attendere. Nello studio dei clinical officers mi ritrovo davanti due persone insanguinate che giacevano in barella in preda ad un forte dolore. Sono entrambi ubriachi, e, sotto i fumi dell'alcool, si sono accoltellati a vicenda.
Il vecchio è quello che se l'è vista più brutta: ha una pugnalata nel bel mezzo dell'addome, proprio in regione ombelicale, e dalla ferita fuoriescono abbondantemente le anse intestinali.
Il giovane piange dal male, ma onestamente è meno grave: si è preso una coltellata sulla coscia che obiettivamente ha leso solo il muscolo e non ha interessato vasi sanguini, ed una ferita da taglio sul braccio, che comunque lui riesce a muovere bene.

lunedì 23 marzo 2020

Coronavirus anche qui

Siamo ormai a 16 casi positivi in Kenya.
Gli ospedali sono in allerta, ma la situazione è molto problematica.
Non abbiamo neppure mascherine a sufficienza.
Ventilatori credo solo 4 in tutta la Contea.
Medici anestesisti nessuno, solo infermieri specializzati in anestesia (e anche pochi) .
Io continuo a lavorare come al solito, con l’ospedale pieno e tanti malati, con sala operatoria in overbooking e stanze di degenza affollate.
Abbiamo posto punti di lavaggio delle mani prima di entrare in ospedale.
Abbiamo ridotto al minimo il numero delle persone ammesse nell’orario di visita.
Ma resta il fatto che non possiamo fare i test, che non abbiamo ambienti di isolamento.
Oggi per esempio ho fatto due lastre del torace che mi sembravano proprio suggestive di tubercolosi ed ho messo i pazienti in terapia.
Certo, mi rimane sempre la paura che non sia solo TBC, perchè i sintomi del coronavirus sono molto simili.
Ho visto stasera un servizio di Sky Tv, girato all’ospedale di Bergamo. Impressionante e molto duro da guardare anche per me!

domenica 22 marzo 2020

Lavoro duro

In comunione ideale con i colleghi che in Italia lottano senza tregua per contrastare l'emergenza, anche noi ieri e stamattina abbiamo avuto una maratona ospedaliera davvero dura, impegnativa e logorante.
Ieri in ospedale dalle 8 di mattina alle 10 di sera per far fronte ad un numero crescente di pazienti con fratture e di emergenze varie.
Ieri anche appendicite acuta in una bambina e due cesarei davvero urgenti.
Di guardia di notte, come sempre
Anche stamattina la sala è aperta ed abbiamo vari casi pediatrici che non possiamo posticipare, perchè urgenti.
Poi c'è la visita in reparto che alla domenica docca a me.
Anche qui affrontiamo lo stesso problema di stanchezza e logorio, con orari di lavoro infiniti, con pause pranzo di 5 minuti, con una assoluta carenza di personale. 
Ormai i malati ricoverati sono in media un centinaio...ed a Matiri siamo solo in due medici.
Gli interventi chirurgici dall'inizio del mese sono già 91, e normalmente sono il solo ad operare, con l'eccezione del sabato in cui abbiamo la dottoressa Apophie.

sabato 21 marzo 2020

Momento buio per l'Italia

So benissimo che per i miei lettori è difficile continuare a leggere le mie storie su pazienti africani in un momento in cui la gente in Italia continua a morire e ad ammalarsi.
Mi rendo conto che la vera emergenza ora sia in Italia, con rianimazioni al collasso, con ospedali che non ce la fanno più; con medici, infermieri e laboratoristi stremati e sempre in pericolo.
Ho visto anche io su internet le colonne dei camion militari che portavano via le salme da Bergamo.
Ho ascoltato le testimonianze di pazienti isolati, soli fino alla morte, con il disperato ed inutile desiderio di vedere i loro parenti.
Immagino l’angoscia di questi figli che non potranno neppure accompagnare i loro genitori al cimitero.
Anche io temo per la mia famiglia che è in Italia, ed in qualche modo vivo e soffro questo “lock down” che non mi permette di tornare in Italia: anche io quindi temo, prego, mi deprimo, con la certezza che vivo in una realtà separata ed ora in qualche modo ancora più lontana ed isolata.

giovedì 19 marzo 2020

Le nostre lotte

Per ora il nostro impegno per le fratture continua ininterrotto. 

E' una vera e propria ecatombe, soprattutto a causa dei mitocicli.
Ma noi ci siamo sempre.

Fr Beppe


mercoledì 18 marzo 2020

Le morti che non riusciamo ad evitare

"Come si chiama il paziente appena arrivato in reparto e deceduto subito dopo?".

"Onestamente ero in sala e non so neppure di cosa tu stia parlando", ho risposto.
"E' arrivato gravissimo. I parenti lo hanno abbandonato su una barella e se ne sono andati, e lui è morto prima ancora che gli prendessero una vena; non sappiamo neppure come si chiama".
"Non so come aiutarti, se non chiedendo agli infermieri in ambulatorio chi abbia da poco ricoverato un maschio adulto in condizioni gravissime".
Non è stato così difficile accertare.
La cartella era ancora in accettazione...ecco perchè non la trovavamo.
Il clinical Officer ha sia riconosciuto il cadavere che abbinato a lui la cartella clinica.
Sono così venuto a sapere che si trattava di un coma iperglicemico in un individuo che non era al corrente di essere diabetico.
Gli era stata fatta la prima somministrazione di insulina in ambulatorio, con l'idea di continuare in reparto con esami e terapie del caso.
Non so se avremmo potuto fare di meglio!
Sono passati pochi minuti dal ricovero al decesso.
Riposa in pace mio sfortunato paziente!

Fr Beppe


martedì 17 marzo 2020

Spero che non arrivi il coronavirus

A Matiri sarebbe un vero disastro.
Sovente manca l'acqua, anche in ospedale.
Non e' raro che il sapone sia una merce rara...anche se da alcuni giorni abbiamo sapone in tutti i dipartimenti.
Abbiamo solo pochissime bombole di ossigeno che normalmente servono per il ventilatore in sala operatoria...anche oggi due anestesie generali ed altrettante domani. 
In reparto quello che abbiamo sono due concentratori di ossigeno...e niente piu'. 
Se gia' 3 pazienti avesse bisogno di ossigenoterapia, non ce la faremmo.
Letti di isolamento nessuno, anche se potremmo chiudere una parte del reparto ed adibirlo a tale.
Abbiamo due monitor per la sala risveglio ma solo un anestesista che saprebbe intubare.
I posti in rianimazione sono lontani e non piu' di 4 o 5 in tutta la contea.
Spesso ci mancano le mascherine anche in sala e dobbiamo usare i telini verdi a triangolo...come i banditi dei film western.
Soffriamo poi di una cronica penuria di farmaci per la rianimazione...adrenalina ed atropina per esempio.
Il sangue da trafondere lo abbiamo rarissimamente e da due settimane non ne abbiamo neppure una goccia.
A tutto questo si aggiunga la fobia che da qualche giorno si e' impadronita del Paese e che sicuramente non e' minore tra il personale sanitario...non so se gli infermieri ed i clinical officer non scapperebbero!

lunedì 16 marzo 2020

Grazie di cuore all'associazione AVI Montebelluna

Auguriamo un buon rientro a casa a Sandro, Lucia e Giancarlo e di cuore esprimiamo la nostra sentita riconoscenza per quanto hanno fatto per noi in queste ultime 6 settimane di grande impegno edilizio e di manutenzione, per il bene di Matiri.

Il Signore ricompensi i nostri benefattori che hanno reso l'ospedale un luogo piu' vivibile.
Grazie ad AVI MONTEBELLUNA per il grande impegno profuso per l'ospedale.

Fr. Beppe


domenica 15 marzo 2020

Il parto a casa

E’ ancora molto frequente nei villaggi attorno a Matiri.
Le complicazioni di questa pratica sono moltissime, ma oggi condivido con i lettori quella che più frequentemente osserviamo nel nostro ospedale.
Si tratta della placenta ritenuta.
E’ abbastanza frequente ricevere una donna che ha partorito a casa con successo, ma che non è riuscita a secondare la placenta. 
Si tratta di una complicazione molto rischiosa per la vita della partoriente, in quanto una placenta ritenuta può causare perdite ingenti di sangue in pochi minuti: ciò significa che una donna che magari è già relativamente anemica a causa di una splenomegalia o di una malaria ricorrente, può raggiungere livelli di emoglobina pericolosi per la vita in pochissime ore.
L’arrivo in ospedale è spesso ritardato da vari fattori, come per esempio le condizioni delle strade, o la diponibilità di un matatu che possa trasportare fin qui la donna. In genere passa parecchio tempo dal parto al ricovero.
Sempre quindi la placenta ritenuta post-partum è un’emergenza: si tratta di reperire immediatamente un accesso venoso per infondere liquidi e farmaci di rianimazione, al fine di contrastare lo shock emorragico; celermente bisogna poi sedare la paziente per poter procedere alla rimozione manuale della placenta ed alla revisione della cavità uterina, al fine di bloccare la perdita di sangue. 

sabato 14 marzo 2020

Il sabato di Matiri

Non e' una mezza giornata lavorativa, ma un giorno molto intenso soprattutto dal punto di vista chirurgico.
Ogni sabato viene ad aiutarmi la dottoressa Apophie e quindi cerchiamo di lavorare in due sale contemporaneamente, per smaltire il carico degli interventi.
A volte poi si comincia la giornata alle quattro del mattino con un cesareo, e tutto diventa piu' pesante.
Ci sono interventi di grosso impegno emotivo, come per esempio le prostatectomie. 
Ci sono le solite tantissime fratture. 
Ci sono anche gli innesti cutanei che a me non piace fare e che posticipo al sabato per scaricarli ad Apophie che e' invece bravissima.
Oggi siamo stanchi ma coscienti di aver aiutato molta gente.
Oggi abbiamo anche preparato un piccolo isolamento in ospedale, per ora vuoto, al fine di tenerci pronti in caso di casi sospetti per coronavirus. 
Dopo il caso di Nairobi ed alcuni in attesa di risultato del tampone, anche qui si sono innescati fobia e panico.

venerdì 13 marzo 2020

Pensieri

Per me è importante cercare di sorridere alla gente, anche quando non ne ho voglia, anche quando dentro sento ribellione o tristezza.
Credo che il sorriso sia parte del mio servizio e del mio apostolato: vorrei che il mio sorriso gentile ed affettuoso trasmettesse serenità e pace a chi sta male e da noi ci viene perchè disperato, povero ed ammalato.
Non sempre ci riesco: a volte la gente mi chiama “burbero” e mi dice che ho un caratteraccio scontroso; lo so di essere a volte incoerente, ma ciò non toglie che nel sorriso  io ci creda e che per esso mi impegni molto ogni giorno, pur con le mie debolezze. 
Chiara Lubich la chiamava l’ascesi del sorriso, un’ascesi difficile ma importante da perseguire.
Questo sorriso in cui credo, la serenità di fondo che permane anche nelle burrasche che  spesso si agitano dentro e fuori di me, affondano le loro radici profonde in quella poca fede che spero di aver conservato ancora, nonostante tutte le batoste che la vita mi ha dato: una fede che non passa attraverso ragionamenti teologici di cui non sono neppur capace, ma che si alimenta di un quotidiano in cui cerco di dedicarmi a quegli ultimi in cui mi sforzo di riconoscere il volto di Cristo.

giovedì 12 marzo 2020

Uniti nella preghiera

Non era mai successo prima. L'Italia e' praticamente chiusa. Il fine e' di contenere la diffusione del COVID 19.

Anche io sono certo che l'Italia ce la fara', con il contributo di tutti.

Ora e' pandemia. E' un problema che coinvolge tutte le nazioni.

Prego per tutti voi in Italia e spero che qui non arrivi, perche' non siamo assolutamente pronti.

Un abbraccio ed una preghiera.

Fr Beppe


mercoledì 11 marzo 2020

Monitor

Di cuore ringraziamo i generosi benefattori che dalla Germania ci hanno donato due nuovi monitor da usare nella sala di emergenza dell'ambulatorio e nella sala risveglio dopo gli interventi.
I monitor ci aiuteranno sia in ambulatorio dove a volte riceviamo pazienti gravissimi, spesso polifratturati e con trauma cranico, e sia nel reparto chirurgico dove ora possiamo iniziare con una vera e propria area di risveglio dopo anestesia generale.
Un grazie sincero a chi anche in questo periodo duro e buio per l'Italia e per l"Europa ancora continua a sostenerci con generosissime offerte.

Fr Beppe


martedì 10 marzo 2020

Amore di padre

Non è così frequente vederli, ma direi che ultimamente non è più neppure tanto raro.
Vengono in ospedale con un bambino piccolo affetto da malaria cerebrale o da polmonite.
A volte il figlio ha un problema chirurgico e deve essere operato: in questi casi di solito la mamma non viene in ospedale con il figlio ammalato perchè è a casa con un bambino più piccolo da allattare, o magari perchè è malata lei stessa; raramente capita di incontrare un marito abbandonato dalla moglie e non ancora risposato: un vero "single father".
In questi casi non possiamo ricoverare i bambini ed il genitore in pediatria, perchè questo è un ambiente rigorosamente femminile.
Ricoveriamo papà e bimbo nel reparto uomini: i bimbi accompagnati in ospedale dal papà dormono quindi con gli adulti.
Questi papà sono in genere molto buoni ed affettuosi, e direi che fanno concorrenza alle tante mamme che abbiamo in pediatria.
Mi sorprendo a volte ad osservarli mentre contemplano con occhi pieni d'amore il loro figlioletto ammalato, mentre vigilano con attenzione sul flusso delle gocce di chinino che fluisce nelle vene dei loro piccoli, mentre coccolano il figlio in preda a qualche dolore dopo un intervento chirurgico.

lunedì 9 marzo 2020

COVID-19 in Italia

Seguo giornalmente e con preoccupazione l’evolversi dell’epidemia da coronavirus in Italia.
Sono personalmente solidale con tutti i medici ed infermieri che fronteggiano questa emergenza gravissima e potenzialmente capace di mettere in ginocchio il sistema sanitario italiano. 
Apprezzo e plaudo alla loro dedizione ed al loro coraggio, oltre che alla versatilità che porta urologi o endoscopisti a trasformarsi in internisti, al fine di fronteggiare l’emergenza.
Penso alle loro ansie, alle loro preoccupazioni.
Sono vicino a tutti i colleghi che sono risultati positivi lottando in prima linea per contenere l’infezione, ed ora sono quarantenati.
Esprimo la mia solidarietà a coloro che sono in quarantena, e prego che questa emergenza passi in tempi non troppo lunghi...anche se i numeri mi fanno pensare che ci vorrà ancora un po’.
Condividendo al cento per cento le raccomandazioni a stare a casa, a non spostarsi, per non espandere l’infezione, abbiamo sospeso il volontariato a Matiri.
Tutto questo aumento un po’ il senso di lontananza e di isolamento che questa epidemia causa nel mio cuore. Ma certo sono sacrifici necessari per interrompere il ciclo di trasmissione virale, sono sacrifici fatti per la salute collettiva.

domenica 8 marzo 2020

Festa della donna

In tono sobrio, come la situazione da Coronavirus ha imposto, voglio comunque fare i miei migliori auguri a tutte le donne, rinnovando ad ognuna la mia grande stima per quello che sono, per la forza, la sensibilità e la dedizione che contraddistinguono la loro personalità.

Le donne sono la colonna della società africana ed a loro tutti dobbiamo moltissimo.

Auguri a tutte.

Fr Beppe


sabato 7 marzo 2020

Makena

“Che cosa fai qui stasera? Sei già tornata in ospedale con il bimbo?
Sei stata dimessa ieri mattina! C’è di nuovo qualcosa che non va?”
Nei suoi occhioni bellissimi spuntano due lacrimoni (lo so che Makena è molto fragile e che la malattia di suo figlio la sta distruggendo).
“Siamo arrivati stamattina alle undici, ma tu eri sempre in sala. Ora il bimbo non c’è più...”
A questo punto Makena scoppia a piangere ed io mi ritrovo paralizzato e senza parole.
Avevo ricoverato suo figlio di nove mesi in condizioni disperate.
Aveva un pancione enorme a causa dell’ascite e gli occhi giallissimi a motivo dell’ittero.
Avevamo disperatamente cercato la causa di questa situazione, ma ci eravamo arenati a causa della scarsità dei nostri mezzi diagnostici.
In qualche modo eravamo riusciti ad escludere una patologia tumorale, perchè il citologico sull’ascite era negativo. Troppo pericoloso sarebbe stato fare una biospia epatica: avremmo potuto uccidere il bambino con una emorragia interna.

venerdì 6 marzo 2020

Emergenze strutturali

Ce ne sono a centinaia a Matiri, ma oggi vorrei soffermarmi sull'aspetto del generatore.
La corrente manca tantissimo in questa zona... basti pensare che da mercoledi' mattina ad oggi abbiamo avuto solamente 4 ore di erogazione di elettricita'.
Certo ci sono aree dell'ospedale dove gli operatori si accorgono di meno se manca la luce.
Noi oggi abbiamo lavorato a lungo con la luce frontale, senza aspiratore e senza elettrobisturi perche' mancava la luce e l'unico in grado di far partire la vecchia unita' aitogena era assente.
Difficile operare in tali condizioni, ma ce l'abbiamo fatta...stanchi e fradici di sudore.
In futuro dovremo pensare ad un nuovo generatore che parta automaticamente quando manca la luce.

Fr Beppe

giovedì 5 marzo 2020

Temporanea sospensione del volontariato

A causa della situazione sanitaria venutasi a creare in Italia a motivo del Coronavirus; a motivo delle restrizioni sui voli dall'Italia, con dispiacere ci siamo sentiti in dovere di sconsigliare a tutti i volontari programmati per questo periodo di venire in Kenya.
Aspettiamo che la situazione migliori per poi riprendere il volontariato in serenita'.
Mi spiace per tutti coloro che gia' avevano comprato il biglietto aereo.
Insieme preghiamo che questa emergenza globale possa essere presto contenuta.

Fr Beppe


mercoledì 4 marzo 2020

Luke

Sono le 10 di mattina e vedo arrivare un carretto trainato da una mucca. Ci sono uomini che si danno da fare insieme al nostro watchman, e dopo pochi minuti mi trovo davanti un giovane molto edematoso, sudato freddo e vagamente confuso. 
Giace sulla barella e fatica a respirare: e’ come se i suoi polmoni fossero due pentole a pressione.

“E’ in edema polmonare, e bisogna fargli diuretici”, mi dice Leonard.
Ma Kim interrompe: “la pressione non si sente. Il paziente sembra gia’ collassato e non mi pare una buona idea”.
Io chiedo ai parenti se qualcuno ci puo’ dire qualcosa della sua storia:
“E’ stato malato per lungo tempo?... Quali medicine sta assumendo? Qual e’ la sua malattia di base?”
Ovviamente nessuno sa niente. Luke ansima, ma e’ cosciente: lui mi dice che non e’ mai stato malato prima, e i sintomi sono iniziati quasi improvvisamente.
Dopo un ECG fatto direttamente sulla barella in OPD, ci rendiamo conto che non si tratta di una malattia cardiaca, anche se il cuore e’ in sovraccarico.

lunedì 2 marzo 2020

Una poveretta con ri-frattura

Anjelina era caduta da un mototaxi a ottobre scorso. Era poi rimasta a lungo in un ospedale dove non le avevano fatto niente, perchè per la sua frattura di femore ci sarebbe voluto in intervento molto costoso per cui lei non aveva soldi.
Aveva languito in quella struttura a lungo, con una trazione alla gamba. Naturalmente tale procedura non aveva portato a nessun consolidamento della frattura.
Soldi!!! Sempre soldi!!!
Chi ce li ha può farsi operare, mente chi non li ha rimane senza intervento e magari diventa storpio tutta la vita.
All’inizio di gennaio i parenti l'avevano trasferita a Matiri perchè tanto in quell'ospedale non l'avrebbero operata a motivo della situazione finanziaria.
Noi avevamo accolto subito la giovane paziente, ed eravamo intervenuti entro ventiquattr'ore.
Nonostante le difficoltà tecniche derivanti dal fatto che si trattava di una frattura inveterata, avevamo inserito un chiodo endomidollare e poi l'avevamo dimessa che camminava con le sue gambe, pur con carico parziale e stampelle.

domenica 1 marzo 2020

Si può sempre aiutare!

Molti mi dicono che vorrebbero tanto fare qualcosa in ospedale e venire a Matiri ma non hanno una specializzazione o un diploma in campo medico.
Ma qui si puo' sempre aiutare e fare tante cose utilissime.
Nelle foto i nostri volontari stanno preparando le garze per l'ospedale ed aiutando nella sterilizzazione.
Anche chi non e' infermiere ci puo' aiutare in questo. 
Ci puo' sostenere nei lavori di pulizia dentro e fuori della sala operatoria. Puo' imparare a lavare lo strumentario.
Al momento Lucia sta lavorando con la sarta dell'ospedale, Giancarlo sta lavorando come elettricista e Sandro come muratore.
Emma e' arrivata oggi e ci aiutera' in sala con queste attivita' di sostegno.
I bisogni sono davvero tanti e sicuramente non sono importanti solo i medici o gli infermieri.
Certo, il volontariato non sanitario va programmato bene...ma ripeto che e' utilissimo.

Fr Beppe

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