lunedì 9 marzo 2020

COVID-19 in Italia

Seguo giornalmente e con preoccupazione l’evolversi dell’epidemia da coronavirus in Italia.
Sono personalmente solidale con tutti i medici ed infermieri che fronteggiano questa emergenza gravissima e potenzialmente capace di mettere in ginocchio il sistema sanitario italiano. 
Apprezzo e plaudo alla loro dedizione ed al loro coraggio, oltre che alla versatilità che porta urologi o endoscopisti a trasformarsi in internisti, al fine di fronteggiare l’emergenza.
Penso alle loro ansie, alle loro preoccupazioni.
Sono vicino a tutti i colleghi che sono risultati positivi lottando in prima linea per contenere l’infezione, ed ora sono quarantenati.
Esprimo la mia solidarietà a coloro che sono in quarantena, e prego che questa emergenza passi in tempi non troppo lunghi...anche se i numeri mi fanno pensare che ci vorrà ancora un po’.
Condividendo al cento per cento le raccomandazioni a stare a casa, a non spostarsi, per non espandere l’infezione, abbiamo sospeso il volontariato a Matiri.
Tutto questo aumento un po’ il senso di lontananza e di isolamento che questa epidemia causa nel mio cuore. Ma certo sono sacrifici necessari per interrompere il ciclo di trasmissione virale, sono sacrifici fatti per la salute collettiva.


Noi abbiamo le nostre guerre, diverse dalle vostre per il momento: lottiamo contro la malaria che uccide i bambini, contro la tubercolosi che da noi è così comune e difficile da trattare, contro l’HIV.
Tremiamo con voi per il coronavirus perchè sappiamo che, se arrivasse qui, il nostro sistema sanitario collasserebbe certamente ed in tempi brevi.
Sappiamo che il coronavirus ucciderebbe molto di più qui...anche bambini denutriti e giovani immunosoprressi per esempio.
Tremiamo con voi, ma anche per noi perchè qui sarebbe un disastro ancora peggiore, data la situazione sanitaria di cui disponiamo.
Prego per l’Italia e per tutti i Paesi colpiti.
Prego per i medici e gli infermieri che sono in prima linea, e che sono stremati più di me.
Prego per i pazienti, affinchè guariscano dal virus e per i morti che non ce l’hanno fatta.
E’ un momento difficilissimo, un momento buio, e voglio solo esprimere la mia solidarietà ed il mio affetto sincero ai miei connazionali ed a tutti i Paesi affetti dal COVID 19.
Ora siamo noi i non voluti in altri Paesi...che strana la storia!
Vorrei essere lì in Italia a dare una mano in una rianimazione, ma so che devo essere qui perchè qui è la mia missione e per molti sono l’unico medico e l’unica speranza.
Le foto vogliono essere una condivisione delle problematiche diverse che fronteggiamo, ed anche una spiegazione visiva della nostra situazione sanitaria e della assoluta necessità che il coronavirus non entri in questo Paese, per evitare il disastro: le foto documentano una delle nostre operazioni nei tantissimi momenti in cui non abbiamo l’elettricità e non parte il generatore. 
Si opera allora nel caldo torrido, senza aria condizionata, senza elettrobisturi o aspiratore, e
senza naturalmente la luce scialitica. Ci aggiustiamo con le lampade frontali. Ecco la nostra situazione ed ecco perchè preghiamo che qui il coronavirus non arrivi.

Fr Beppe


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