So benissimo che per i miei lettori è difficile continuare a leggere le mie storie su pazienti africani in un momento in cui la gente in Italia continua a morire e ad ammalarsi.
Mi rendo conto che la vera emergenza ora sia in Italia, con rianimazioni al collasso, con ospedali che non ce la fanno più; con medici, infermieri e laboratoristi stremati e sempre in pericolo.
Ho visto anche io su internet le colonne dei camion militari che portavano via le salme da Bergamo.
Ho ascoltato le testimonianze di pazienti isolati, soli fino alla morte, con il disperato ed inutile desiderio di vedere i loro parenti.
Immagino l’angoscia di questi figli che non potranno neppure accompagnare i loro genitori al cimitero.
Anche io temo per la mia famiglia che è in Italia, ed in qualche modo vivo e soffro questo “lock down” che non mi permette di tornare in Italia: anche io quindi temo, prego, mi deprimo, con la certezza che vivo in una realtà separata ed ora in qualche modo ancora più lontana ed isolata.
Volevo solo ripetere a tutti i lettori, ai medici ed infermieri, ai laboratoristi e fisioterapisti, ai farmacisti ed agli OSS, che vi stimo molto e che vi sono vicino con con la preghiera e con l’affetto.
Agli amministratori pubblici ripeto che ammiro il coraggio del “lock down” che speriamo porti frutti pian piano...anche se per ora il trend è ancora in crescita.
Prego per i ricercatori, perchè si possa trovare presto un vaccino ed un farmaco.
Sono vicino a tutti i pazienti che vorrei aiutare ma per cui ora posso solo pregare.
Qui per adesso i casi sono ancora solo 7. Speriamo non aumentino.
La cosa più brutta in questo momento è la caccia all’untore: essere italiano o cinese a volte ti mette a rischio di essere linciato per strada, anche se in Italia o in Cina non ci vai da un anno.
Oggi il Kenya ha dichiarato una giornata nazionale di preghiera per la pandemia. Ovviamente siete tutti nelle mie preghiere.
Quando scrivo dei miei pazienti non è mai nel disrispetto di quanto avviene in Italia. So che le mie crisi e le mie stanchezze ora non sono nulla rispetto a quanto avviene in Italia.
E’ comunque un modo per sentirsi in comunione, una comunione e collaborazione che spero possa continuare anche dopo questa tremenda pandemia.
Fr Beppe
La ringraziamo per le sue preghiere, anche noi dall'Italia pregheremo per voi.
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