Ricordo le frotte di bambini portati sulle spalle dalle mamme.
Venivano quasi tutti quando era troppo tardi ed il nemico subdolo ed invisibile che li stava portando via era la malaria.
Non potevamo trasfondere allora. I bimbi avevano 4 grammi di emoglobina e noi potevano solo dare loro del ferro per bocca, che comunque vomitavano a
causa della malaria. Quanti ne ho visti morire davanti ai miei occhi, quanti poi ho anche sepolto, senza avere gli strumenti per salvarli.
Senso di impotenza e di inutilità che spesso provo ancora oggi.
Quante persone ho visto morire nelle due epidemie di colera. Non avevamo fluidi endovena a sufficienza e sovente li vedevamo spegnersi sulle nostre brandine da campo. Normalmente erano giovani e forti, ma soccombevano in meno di 24 ore, spesso ancora prima che riuscissimo ad incannulare le loro vene collassate.
Poi ci sono stati gli anni della grande lotta contro l'HIV. All'inizio non avevamo neppure i test e dovevamo solo sospettarlo clinicamente.
Poi i testi sono arrivati, ma per almeno 5 anni non sono stato in grado di dare alcuna terapia antiretrovirale. Quanta impotenza provavo nel rivelare la diagnosi infausta a dei pazienti spaventati, per poi continuare a dire che non c'erano terapie e che pian piano sarebbero
morti di AIDS. Ora è diverso, ma quanti ne ho visti morire, senza poter fare altro che controllare le infezioni opportunistiche!
Con queste poche memorie che potrei applicare a così tanti altri settori (i tumori per esempio, per i quali moltissimi non possono pagare chemio o radioterapia), voglio semplicemente unirmi idealmente a tutti i colleghi italiani che si sentono sopraffatti da questo nemico subdolo ed invisibile che continua ad uccidere.
Voglio abbracciare ognuno di loro e dire loro che io (in situazioni logistiche diverse) mi sento spesso esattamente come loro.
Anche io lotto con orari estremi (anche oggi più di 12 ore in ospedale), ed anche io spesso vengo sconfitto: nonostante i miei sforzi, i pazienti muoiono e sovente non so perchè: non ho esami o non ho farmaci.
Mi unisco al dolore italiano, alle bandiere a mezz'asta, e vi offro il ricordo di un bimbo che oggi mi è scappato di mano. Non è successo in una rianimazione, perchè non ce l'abbiamo, ma nella nostra piccola stanza di emergenza, che ha solo il saturimetro e poco ossigeno. Aveva pochi mesi il piccolino.
Febbre altissima e resistente agli antipiretici. Convulsioni che non sono mai riuscito a controllare.
Torace congesto e saturazione a 70 senza ossigeno...a 90 con il concentratore di ossigeno. Test della malaria positivo. Puntura lombare negativa. Lastra del torace da broncopolmonite. Il bimbo non ha risposto nè all'antimalarico, nè all'antibiotico, ed è morto sotto gli occhi miei e della madre.
Esperienze troppo frequenti per me ed alle quali non mi abituo mai, ma che vi racconto in comunione di cuore e di preghiera in questa pandemia che ci fa sentire tutti così piccoli, vulnerabili ed impotenti, tutti parte della stessa umanità che soffre e che lotta per aiutare chi sta male.
Fr Beppe
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