domenica 29 marzo 2020

Cosa impareremo?

Nessuno poteva aspettarsi una situazione tale in Italia e nel mondo intero.
Anche nel campo della medicina ci focalizzavamo molto di più sui nuovi successi, sulle nuove scoperte terapeutiche. Sembrava che pian piano avremmo trovato la soluzione a quasi tutti i problemi di salute.
Ora il COVID 19 ha messo in ginocchio il mondo intero. Anche le Nazioni con i migliori sistemi sanitari sono allo stremo.
Ci sentiamo confusi, non sappiamo quando finirà, non sappiamo se ci ammaleremo o meno...ed in questo caso, se ce la faremo o meno.
Tutti i giorni ascoltiamo le notizie con la speranza che i contagi ed i morti diminuiscano, ma finora non sembra che abbiamo raggiunto il trend discendente. 
Ci illudiamo per due o tre giorni, ma poi piombiamo nella disperazione quando i numeri risalgono.
La pandemia ci ha certo insegnato che siamo fragili, che non siamo in controllo totale della nostra vita e del nostro futuro. Ci ha fatto conoscere che la medicina può ancora essere sconfitta dalla malattia.
Come cristiano a me insegna a pregare di più, a chiedere aiuto a Dio perchè mi sembra che da soli non ce la possiamo fare.


L’altra cosa su cui rifletto ogni giorno è che dobbiamo volerci bene, dobbiamo sentirci parte della stessa umanità che soffre: le lotte tra di noi non servono a niente, la competizione, le gomitate per il potere, il parlar male degli altri, il distruggere i nostri piccoli o grandi nemici sono un totale controsenso perchè oggi pensiamo di essere invincibili e domani possiamo essere malati, isolati, quarantenati a causa di un nemico che pensavamo non potesse esistere.
Questa pandemia mi fa sentire ancora di più che non sono invincibile, che sono fragile e vulnerabile.
Ciò che conta davvero è amare perchè la vita in se stessa è effimera: oggi ci sentiamo forti ed in controllo, domani ci sentiamo persi, disorientati e vulnerabili.
La pandemia ci insegna ancora una volta che l’umanità è una grande famiglia, in cui ognuno dipende dall’altro: anche se una nazione ha meno casi, l’impatto economico è comunque globale: no turismo, no voli, fabbriche chiuse, posti di lavoro persi, povertà in aumento. 
La pandemia ci insegna che dipendiamo gli uni dagli altri sempre, anche quando non ce ne rendiamo conto.
Penso poi ai colleghi medici deceduti nell’esercizio della professione: sono triste con le loro famiglie, ma sono così orgoglioso di colleghi che si sacrificano fino alla fine per il bene dei pazienti. 
Voglio essere capace della stessa coerenza! La medicina (ed ovviamente includo qui tutti gli operatori sanitari) è una vocazione al servizio fino alle estreme conseguenze. 
Questa pandemia sta portando fuori anche il meglio di noi.
Spero che queste lezioni di vita rimangano anche dopo che saremo tornati alla normalità. Sognamo una umanità più umana e certamente migliore dopo che questa tremenda tempesta sarà passata.
Spero che non dimenticheremo.

Fr Beppe


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