giovedì 30 maggio 2024

TRAUMATOLOGIA

Nelle ultime due settimane ci siamo confrontati in maniera veramente pesante con la traumatologia: la ragione principale sono stati gli incidenti della strada, per lo più causati da matatu e mototaxi. Non sono però mancati altri tipi di eventi, come cadute da alberi e atti di violenza.

Tra gli altri, abbiamo ricevuto un uomo sulla quarantina caduto da un albero.

Aveva la coscia destra semi-distrutta da una orrenda ferita lacero-contusa da cui protrudeva estesamente il moncone prossimale del femore. Con una punta di disagio poi, visitando il paziente, mi sono accorto di una seconda ferita posteriore nel cavo popliteo del ginocchio, da cui fuoriusciva il moncone distale del femore: si trattava di una orribile frattura esposta del femore; il rischio di osteomielite era altissimo, per cui abbiamo deciso per una immediata riduzione chirurgica della frattura con fissazione esterna, accompagnata da toeletta chirurgica ed irrigazione della ferita. La sutura della cute è stata estremamente difficile in quanto la lacerazione dei tessuti era gravissima...parte della ferita è rimasta aperta, e penseremo in futuro ad innesti cutanei! 

lunedì 27 maggio 2024

SERVIRE O POVERI ED I BISOGNOSI


Questo rimane il mio ideale quotidiano, la mia passione, il mio chiodo fisso, la ragione per cui mi sveglio ogni mattina alle sei e vado a letto tardi, senza avere un minuto per me, spesso neppure per mangiare.

Servire i malati, cercando di vedere in essi il volto di Gesù crocifisso e sofferente, servirli con dedizione e con rispetto, sapendo che "qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me" costituisce la stella polare della mia spiritualità.

Sapere che "anche un solo bicchiere d'acqua dato per amore non sarà dimenticato" è la mia speranza, anche quando mi sento un peccatore ed un fallito.

Nella mia povera preghiera di questa sera rinnovo il mio impegno di servire gli altri, in nome di Dio; anzi, mi sforzo a donare il mio tempo, i miei talenti, le mie forze e tutta la mia vita nel servizio, perchè so che ogni giorno, nei miei malati, posso contemplare Gesù: posso trattarlo bene o male, posso dargli o mancargli di rispetto. Questa è la grande responsabilità di chi serve!

So che il servizio del prossimo è la quotidiana verifica della mia preghiera: solo se so trattare bene gli altri dopo essere uscito di chiesa, ho la certezza di aver pregato. I giorni in cui sono andato in cappella, e poi all'uscita ho trattato male qualche paziente, sono quelli in cui non ho pregato, ho forse fatto un monologo, ma non ho dialogato con Dio...ed il senso di colpa è profondo!

Non credo che sia così automatico come qualcuno afferma: "chi lavora, prega". Infatti il lavoro è lavoro, e la preghiera è preghiera.

Ritengo però che il servizio sia la quotidiana verifica della mia fede.

Lo so che la fede senza le opere è morta.

Ecco perchè credo così ostinatamente nel servizio incondizionato e senza orari.

sabato 25 maggio 2024

NEUROCHIRURGIA

Oggi a Matiri abbiamo operato un bimbo di tre mesi, affetto da gravissima forma di idrocefalo.

Ringrazio di cuore l'amico Dr Muthoka (neurochirurgo), che in passato ha lavorato con me a Chaaria, ed oggi ha accettato di venire a Matiri per l'intervento a titolo di volontariato.

Grazie ai donatori, ho potuto pagare io per l'acquisto della derivazione.

Si tratta infatti di una famiglia molto povera che ha potuto pagare le spese di base per il ricovero solo grazie ad una raccolta fondi.

La prima settimana dopo l'intervento sarà critica e ci auguriamo che tutto vada bene nel post-operatorio.

E' la seconda  volta che eseguiamo questo intervento a Matiri; il primo lo avevamo fatto con il Dr Nyaga. Siamo molto grati al Dr Muthoka che ha deciso di aiutare questo bambino.

Ora non ci rimane che pregare per la sua  ripresa e per un continuo miglioramento delle sue facoltà mentali e fisiche.

martedì 21 maggio 2024

DI GUARDIA


Come al solito sono solo e quindi di guardia da vari giorni.

Il collega ha chiesto vari giorni liberi per motivi familiari

Oggi le emergenze sono tante, soprattutto in maternità.

Ricevo l'ennesima chiamata notturna dalla sala parto. Sono davvero stanco, ma cosa farci? Non posso delegare.

Mi vesto in fretta e furia senza neppure lavarmi la faccia, e mi precipito in ospedale. Corro in sala parto, nuovamente il punto nevralgico... ed infatti vedo Eunice tutta sudata che si affatica intorno alla testa di un neonato che non ne vuol sapere di "uscire".

Metto i guanti e sostituisco l'infermiera in questa manovra difficile e colma di tensione: il bimbo ha la spalla superiore "inchiodata" dietro il pube della mamma.

Sono gia' passati minuti preziosi.

Mi tremano le gambe e sudo come un cavallo, non perché faccia caldo, ma per la tensione estrema. Goccioloni mi calano negli occhi e me li fanno bruciare rabbiosamente, ma ho i guanti insanguinati e non mi posso asciugare... Altri rivoli di sudorazione piovono da entrambi i miei gomiti.

Le gambe mi tremano e faccio fatica a stare in piedi.

Passano attimi lunghissimi...non so quanto tempo sia trascorso in realta'... a me e' parsa un'eternita'!

Alla fine il feto viene partorito, ma e' flaccido e cianotico. Non dà segni di vita.

Le gambe continuano a tremarmi  e le ginocchia sbattono l'una contro l'altra, mentre mi dirigo verso il lettino termico: iniziamo la rianimazione e pian piano questo bimbo si riprende. Dapprima qualche gasping, poi un respiro più regolare ed alla fine un pianto vigoroso.

Mi siedo un attimo e cerco di calmarmi: è stata dura, ma ha vinto la vita. Anche la mamma sta bene.

Prima di andarmene dalla maternità, Eunice mi chiede un'ecografia per una nuova paziente, appena arrivata ed ancora in abiti civili.

"Per evitare di chiamarti di nuovo tra poco", dice la mia infermiera.

La donna spinge furiosamente ed in un attimo vediamo i piedini del feto spuntare dal canale del parto.

Ovviamente attiviamo il piano B: non c'è più tempo per un'ecografia.

Cerchiamo il battito cardiaco fetale con il cardiotocografo, e questo fortunatamente è ottimo.

Ci sinceriamo che la donna sia a termine e che non sia una primipara.

Quindi ci prepariamo per l'assistenza ad un parto podalico.

La mamma, che ha due figli maschi a casa, ha contrazioni fortissime ed in un attimo anche il podice è fuori: già posso vedere che si tratta di una femminuccia.

Eseguo quindi meticolosamente tutti i passaggi per il parto podalico ed in pochi secondi mi trovo tra le mani una bimba rosea che piange con forza.

"Wow! Un altro bambino vivo! Speriamo che continui così fino alla fine della guardia!"

lunedì 20 maggio 2024

TANTI


Anche oggi  sono affluiti a noi in tanti, sicuri di trovare

risposte ai loro bisogni: credo che la costanza delle prestazioni e la

fedeltà nell'essere disponibili ventiquattr'ore al giorno per sette

giorni alla settimana sia da sempre la forza del servizio ed anche un

po' la sua "maledizione".

"Forza": perchè ci rende punto di riferimento sicuro a cui la gente

guarda con fiducia.

"Maledizione" (per modo di dire): perchè ormai non ci sono più riposi,

nè giorni festivi; la gente viene sempre e comunque, di giorno e di

notte; nei giorni feriali e festivi.

Oggi per esempio abbiamo operato al femore una bimba di sei anni che

era caduta da un albero ed aveva riportato una brutta frattura. Al

pomeriggio invece è arrivata una ragazza con una peritonite da

appendicite perforata. In entrambi i casi ci hanno detto candidamente:

"veniamo qui perchè operate subito!".

Questa è anche la mia spiritualità: pregare come riesco e per quanto le emergenze me lo consentono, e poi impegnarmi a fondo per i malati che hanno bisogno del mio aiuto.

A volte vorrei essere in chiesa e non in ospedale; poi, come oggi, capita che un bimbo pretermine muoia prima che io riesca a visitarlo... ed allora mi sento in crisi e dico a me che in ospedale ci dovrei stare anche di più.

Ma queste sono le tensioni ed i patemi d'animo della mia vita.

domenica 19 maggio 2024

DOLORE

 

Sono le 22 e sono stanchissimo.

Vorrei andare a letto perchè non ce la faccio proprio più, ma la mia

attenzione è attirata da un lamento angosciante che proviene dalla

pediatria.

Non posso andare in camera senza passare a vedere come mai quella

mamma piange disperata... se lo facessi, i sensi di colpa mi

impedirebbero di prendere sonno! Nello stanzone dei bambini trovo già

Mercy ed Erah che si prendono cura di un paziente pediatrico di circa

8 anni di età: Mercy ha il fonendo sul torace del paziente e mi guarda

con occhio espressivo e triste.

Poi dice alla mamma di prendere il figlio in braccio e di portarlo in

ambulatorio: la ragione per cui facciamo questo è in genere di cercare

un posto un po' isolato dove poter dare alla mamma la notizia che

forse lei già immagina, e cioè che Mercy con il fonendo non ha sentito

alcun battito cardiaco.

Quella donna prende in braccio il suo bimbo mentre continua ad urlare

disperata, ed a camminare verso il dispensario... all'improvviso però

fa una cosa che nessuno di noi si sarebbe immaginato: afferra il

figlioletto per le spalle e tenta di farlo stare in piedi.

Lo implora disperata di reggersi sulle gambe, ma queste sono flaccide

ed inerti, mentre la testa è riversa all'indietro.

Sono così stanco ed ora anche sconvolto che mi manca la capacità di

abbozzare una reazione ad una scena tanto grottesca e inquietante: è

stata Erah a prendere l'iniziativa e ad afferrare il paziente,

prendendolo lei in braccio ed avviandosi verso l'ambulatorio.

Dare la notizia alla mamma è stato tremendo: lei si disperava ed

urlava; gesticolava e sbatteva la testa sul muro, senza prestare la

minima attenzione ai nostri tentativi di consolarla.

Il bambino è stato ucciso da una diarrea irrefrenabile che non siamo

riusciti a dominare nè con la terapia antibiotica, nè con i fluidi di

reidratazione e neppure con lo zinco solfato: la diarrea, questa

tremenda malattia!

Anche oggi purtroppo la giornata si conclude con un decesso, per di

più di un bambino: è vero che tanti sono guariti e sono andati a casa;

è vero che la lista operatoria era lunga e tutti gli interventi

sono andati bene... ma queste morti sono come un macigno sul nostro

cuore, un peso che tende a farci dimenticare tutti i successi ottenuti

durante una giornata piena e faticosa.

venerdì 17 maggio 2024

PROLASSO DI CORDONE


 

Ieri sono andato a letto euforico, dopo una giornata tremenda in cui i pazienti avevano messo a dura prova la nostra resistenza fisica.

La ragione della mia gioia era stata che nell'ultimo cesareo della estenuante giornata avevo visto quasi un miracolo avvenire davanti ai miei occhi: erano infatti le 22 quando era arrivata quella mamma con il prolasso del cordone ombelicale.

Noi lo sappiamo che si tratta di una complicazione tremenda, che porta ad una mortalita' neonatale molto vicina al 100%.

Ma il fetoscopio ci aveva confermato la presenza di battito cardiaco.

Ecco quindi che abbiamo iniziato la nostra corsa contro il destino: volevamo farcela e salvare quella creatura.

Il tempo intercorso tra la rasatura, il reperimento della vena e la preparazione preoperatoria non ha superato i cinque minuti. Abbiamo fatto la spinale con la paziente sul fianco per evitare pressioni sul cordone, e la Provvidenza ci ha aiutato e la spinale è venuta  al primo colpo. Aprire i vari strati sotto la cute non ha richiesto piu' di due minuti, ed ecco che abbiamo estratto una bella bambina che si e' messa a strillare forte gia' sul lettino operatorio.

Che bello! E' forse il terzo caso in dieci anni che riusciamo a salvare dalla morte.

 Ora ci possiamo rilassare e continuare l'operazione con i tempi e la calma necessari, anche se la stanchezza ci impedisce persino di parlare. La nostra gioia e' grande, ma siamo cosi' stremati che non riusciamo ad esprimerla.

Usciamo dalla sala madidi di sudore ed imbrattati di sangue; poi ci scambiamo occhiate compiaciute e pacche sulle spalle: "anche questa e' fatta! Andiamo a letto subito prima che ci chiamino nuovamente!"

 

martedì 14 maggio 2024

I GOZZI

Fare una tiroidectomia è tuttora molto ansiogeno per me, nonostante il fatto che la eseguo ormai da anni.

Sarà perchè ne faccio relativamente poche, e quindi per me non è mai diventato un intervento di routine.

Quando mi capita, normalmente provo a chiedere al paziente se vuole farsi operare altrove...ma quasi sempre lui rifiuta, e quindi mi devo piegare alla sua volontà ed alla sua incrollabile fiducia nei miei confronti.

Quando poi il giorno dell'operazione arriva, inizio ad essere ansioso la sera prima: prego sempre tanto prima di ogni tiroidectomia, e normalmente dormo poco la notte precedente.

Prego anche durante l'intervento: chiedo al Signore di aiutarmi a non causare emorragie: quanto temo i sanguinamenti incontrollabili durante tiroidectomia! Gli chiedo anche di darmi occhi aperti nel vedere e calma nell'agire, in modo da evitare danni al nervo ricorrente, sempre troppo vicino al campo operatorio.

L'ansia e la tensione in genere continua anche dopo aver messo l'ultimo punto; continuo quindi a pregare mentre aspetto con ansia che il paziente venga estubato: "respirerà da solo o avrà una paralisi laringea? Avrò danneggiati i ricorrenti?"

Quando infine il malato respira da solo dopo l'estubazione,la preghiera contina silenziosa mentre aspetto con trepidazione il risveglio completo, quando finalmente posso chiedergli: "Come ti chiami?"

La gioia è grandissima quando l'operato mi risponde a voce piena e non con un sussurro. Allora gli chiedo di urlarmi il suo nome.

Quando lo sentiamo forte e chiaro, tutti in sala ci diamo una pacca sulle spalle e ci rilassiamo completamente.

Ho finito poco fa una tiroidectomia totale.

La paziente mi ha appena urlato che si chiama Kiende, e quindi siamo tutti contenti, anche se la lista operatoria non è ancora finita.

Il gozzo di oggi era molto grande e bilaterale.

Sono stato molto in dubbio se operare o meno.

Ancora una volta ho ceduto alla persistenza della paziente e di sua figlia.

L'operazione è stata delicata a motivo delle dimensioni del gozzo, ma la donna non ha sanguinato affatto.

Kiende è quasi svegli e parla.

Anche oggi il Signore ha ascoltato la mia preghera e mi ha tenuto una mano sulla testa.

Ora continuerò a pregare per renderGli grazie, anche continuando con le altre operazioni di oggi (fratture e cesarei)

lunedì 13 maggio 2024

L'ABBIAMO SALVATA

 

La giornata è iniziata prestissimo. Erano le 5 quando Concetta mi ha chiamato al telefono. Non riuscivo a svegliarmi, visto che il precedente cesareo era finito a mezzanotte. Ho vinto la stanchezza ed ho risposto. Lei mi ha detto di correre perchè c'era un caso di maternità con la mamma in coma. Mi ha detto che le condizioni generali erano così scadenti che la paziente avrebbe potuto morire in pochissimo tempo. Mi sono vestito in 3 minuti e sono corso, dimenticandomi persino gli occhiali. Non era quello che mi aspettavo. Credevo fosse un caso di gestosi, e pensavo di dover fare un altro cesareo. Invece mi sono trovato davanti una giovane donna in stato di agonia. Repirava appena: noi medici diciamo che aveva "gasping", che in parole semplici significa quel modo di respirare degli ultimi minuti.

Aveva una placenta ritenuta ed aveva sanguinato tutta la notte. Infatti aveva partorito per strada mentre cercava di raggiungere l'ospedale. Donne di buona volontà l'avevano aiutata nel parto, ma erano forse inesperte e non avevano legato bene il cordone ombelicale. Il parto era avvenuto verso mezzanotte, e la mamma era giunta a Matiri alle 5 di mattina, quasi completamente esangue. Ci siamo attivati. Abbiamo trovato la vena femorale, e l'abbiamo trasfusa velocemente. Abbiamo rimosso la placenta e pian piano la mamma si è ripresa, ha cominciato a parlare e sembrava completamente fuori pericolo. Ha chiesto della sua bambina, ed è stata felice di sapere che la bimba era in perfette condizioni. Ha iniziato a mangiare qualcosa e non la finiva più di raccontare di come era stata trasportata prima in bicicletta, poi su una carriola e quindi su un "matatu" preso in affitto dal coniuge.

Ero pieno di gioia. Gli occhi si chiudevano per la brevissima notte di sonno, ma il mio cuore era pieno di umana soddisfazione.

venerdì 10 maggio 2024

SPERIAMO PIAN PIANO LA SITUAZIONE MIGLIORI

Non abbiamo ancora sentito l'effetto del ritorno al lavoro dei medici negli ospedali pubblici.

Credo ci vorrà almeno un'altra settimana per stabilizzare la situazione.

Siamo ancora pienissimi, sia nell'ambito della maternità che in quello dell'ortopedia e chirurgia generale.

Le notti sono ancora pesanti e disturbate, ma speriamo in un miglioramento

E' difficile ed a volte fisicamente estenuante essere a disposizione ventiquattr'ore al giorno per sette giorni alla settimana, ma devo dire che riempie il cuore e da' ancor piu' significato alla nostra presenza qui in Africa.

La cosa che mi e' parsa piu' stressante e' stata di ricevere tante emergenze nello stesso momento, e di dover decidere chi aiutare per primo, con il rischio di sbagliare: sono arrivati insieme una perforazione appendicolare con peritonite ed un cesareo per distress fetale; un'altra volta avevo tre cesarei da fare, tutti urgenti allo stesso modo. In un'altra occasione mi sono trovato all'una di notte, senza energie di riserva, a dover decidere tra attesa o cesareo urgente in un caso di abruptio placentae. Questi sono stati i reali drammi ed i momenti di panico: quelle circostanze in cui senti che dalla tua scelta dipende la vita di un'altra persona, ed in cui devi stare attento a non decidere soprattutto in risposta al tuo sfinimento.

Ma credo che abbiamo veramente dato il massimo, e che la gente in genere abbia molto apprezzato i nostri servizi.

 

martedì 7 maggio 2024

TRA L'INCUDINE ED IL MARTELLO

TRA L'INCUDINE ED IL MARTELLO

A volte la scelta di cosa fare per aiutare un paziente è dura davvero.

Se agisci, puoi causare la morte del malato.

Se ti astieni, il malato può morire comunque.

E' successo anche oggi.

Avevamo una donna con piede diabetico e l'avevamo amputata sotto il ginocchio.

A causa della glicemia sempre fuori controllo, il sito operatorio è diventato settico e la donna stava andando in setticemia.

Volevamo rioperarla con una seconda amputazione al di sopra del ginocchio, ma la paziente era decisamente anemica e le piastrine erano basse. Abbiamo avuto paura!

Volevamo trasfonderla prima dell'intervento, ma al momento non si trova sangue da nessuna parte, in parte a causa dello sciopero ed in parte a motivo delle scuole chiuse: la maggior parte delle donazioni avviene infatti nelle scuole superiori.

E' trascorsa una settimana da quando abbiamo diagnosticato la sepsi, ma il sangue ancora non si era trovato.

Oggi mi sono deciso ad operare anche con paziente anemica e senza sangue da trasfondere...ma stamattina la donna è andata in Paradiso prima di entrare in sala.

Che sensi di colpa!

Certo, il sangue mi avrebbe dato una sicurezza in più durante l'intervento!

Ma se avessi operato subito, senza farmi prendere dalla paura che forse avrebbe sanguinato e sarebbe morta in sala, magari le avrei dato una possibilità di sopravvivere.

Ho un altro caso simile in maternità, e di nuovo mi sento tra l'incudine ed il martello.

lunedì 6 maggio 2024

COLLABORARE ALL'OPERA CREATRICE DI DIO


Sono le due di mattina e sfortunatamente il cicalino si rifa' sentire. Dormivo da un'ora soltanto a causa di un aborto arrivato in tarda serata.

E' Mary che con voce brillante mi annuncia che c'e' un altro cesareo. Gia', lei e' tutta pimpante perche' lei fa la notte e domattina dormira'... penso sconsolato.

Raccolgo le idee ed inizio a chiamare al telefono Anastasia, che si sveglia di soprassalto ma risponde prontamente all'appello. Poi chiamo Peter ed anche lui non si fa chiamare due volte.

La spinale riesce al primo colpo ed il nostro lavoro inizia a procedere abbastanza liscio... purtroppo si tratta di una donna che ha gia' avuto altri due precedenti cesarei, e questo crea qualche difficolta' nella tecnica chirurgica, ma ce la caviamo, e pian pian arriviamo alla fine.

Ci abbiamo messo quasi un'ora e mezza, cioe' circa trenta minuti in piu' del previsto... e quindi un'altra mezz'ora e' stata rubata alle nostre notti sempre così battagliate.

E' sempre dura essere chiamato di notte per un cesareo, soprattutto  ora che sono quasi sempre io di guardia, dopo le dimissioni della dottoressa.

Pero', il momento in cui si tira fuori dal ventre materno una creatura vivace e scalpitante, che urla a squarciagola e ti fa la pipi' addosso mentre la passi all'assistente di sala, e' davvero esaltante e commovente. Ti senti un po' partecipe della gioia di quella donna; ti pare di aver fatto veramente qualcosa per lei e per il figlioletto... onestamente, un po' ti senti anche papa'!

In questo periodo ho spesso delle sensazioni interiori confuse che non ho ancora elaborato appieno ma che in qualche modo mi portano ad intuire una specie di dimensione contemplativa del nostro lavoro nel campo della maternita'.

Sempre la Chiesa si schiera a favore della vita; sempre vuole difendere la vita dal primo istante del suo concepimento...

E non e' quello che facciamo noi per ventiquattr'ore al giorno?

Siamo sempre pronti ad intervenire, dimenticando stanchezza e sonno, perche' vogliamo che le mamme che si affidano a noi, possano andare a casa con un bel bambino sano e robusto.

Ed ecco quello che intendo in qualche modo farvi percepire: l'ostetricia vissuta gratuitamente e come servizio senza scopo di lucro puo' diventare un forte messaggio che noi diamo alla societa': noi lottiamo per la vita, la difendiamo, la vogliamo far prevalere ad ogni costo, perche' la vita e' dono di Dio.

Andiamo quindi in sala parto o nel reparto operatorio di giorno e di notte sempre con questa idea fissa: dobbiamo difendere la vita!

Si puo' quindi dire che un cesareo fatto alle 2 di notte, con la disponibilita' ad essere chiamato ancora ed ancora per altre necessita' di salvare una vita nascente, possa essere considerato un atto di collaborazione con l'eterna opera creativa di Dio che dona la vita?

Io penso di si', anche se non so se i teologi mi darebbero ragione.

A me pare che il sacrificio quotidiano di lottare sempre per la vita nascente (pur con le inevitabili sconfitte) possa essere considerato quasi come una preghiera: se fossi stato pigro e non mi fossi alzato stanotte, certamente un bimbo sarebbe morto ed ora una madre giacerebbe disperata nella sua angoscia.

Con questi pensieri in testa, saluto ed auguro "buona notte" ai miei collaboratori.

 

PS: il reparto maternità è pienissimo, ma oggi abbiamo dimesso 16 pazienti per far posto ai nuovi arrivi.

16 pacchi dono sono sono stati donati ad altrettante nuove mamme.

Grazie alla Associazione Karibu Kenya di Cagliari che sponsorizza questo bel dono 

sabato 4 maggio 2024

SCENDE LA PIOGGIA


Carissimi amici,

la stagione delle piogge quest'anno è particolarmente abbondante. Piove tutta la notte e spesso anche durante il giorno.

Da una parte questo è certamente un dono di Dio, perché acqua è sinonimo di buoni raccolti e di qualcosa da mettere sulla tavola anche per i più poveri.

Un buon raccolto assicurerà il pagamento delle rette scolastiche a tutti quei genitori sempre angosciati dal fatto che i loro figli possono essere mandati a casa dalla "Secondary School" se il denaro non arriva in tempo.

Però quest'anno il fenomeno "El Nino" sta causando disastri e inondazioni.

Più di 170 persone sono già morte in alluvioni e smottamenti on varie parti del Paese. Ci sono terribili inondazioni negli slum di Nairobi ed anche nel centro della Capitale.

Anche le strade sterrate sono spesso impraticabili. Si aprono voragini enormi che pian piano le trasformano in un torrente in piena. Spesso i ponticelli crollano sotto il peso della corrente. Automobili ed anche camion sono stati portati via dalla furia delle acque.

La pioggia in qualche modo aumenta il senso di isolamento e di impotenza: siamo qui a disposizione, con tutto il personale pronto, ma la gente spesso non riesce a raggiungerci.

La stagione delle piogge è anche molto più ricca di insetti di ogni tipo: dalla mantide religiosa alle libellule, dagli scarafaggi agli scarabei, dai mosconi alle anofeline.

La cosa strana è che noi siamo sott'acqua, mentre lo stesso fenomeno "El Nino" sta causando siccità mai viste in Zambia, Malawi e Zimbabwe.

I cambiamenti climatici ci stanno davvero colpendo fortemente.

venerdì 3 maggio 2024

AMORE DI BABBO


Non è così frequente vederli, ma direi che ultimamente non è più neppure tanto raro.

Vengono in ospedale con un bambino piccolo ammalato.

A volte il figlio ha un problema chirurgico e deve essere operato: in questi casi di solito la mamma non viene in ospedale con il figlio perchè è a casa con un bambino più piccolo da allattare, o magari perchè è malata lei stessa; raramente capita di incontrare un marito abbandonato dalla moglie e non ancora risposato: un vero "single father".

In questi casi non possiamo ricoverare i bambini ed il genitore in pediatria, perchè questo è un ambiente rigorosamente femminile.

Ricoveriamo papà e bimbo nel reparto uomini: i bimbi accompagnati in ospedale dal papà dormono quindi nelle camere degli adulti.

Questi papà sono in genere molto buoni ed affettuosi, e direi che fanno concorrenza alle tante mamme che abbiamo in pediatria.

Mi sorprendo a volte ad osservarli mentre contemplano con occhi pieni d'amore il loro figlioletto ammalato, mentre vigilano con attenzione sul flusso delle gocce della flebo che fluisce nelle vene dei loro piccoli, mentre coccolano il figlio in preda a qualche dolore dopo un intervento chirurgico.

Trovarsi di fronte ad un papà atterrito per la gravità delle condizioni di salute del figlio, oppure alle prese con il cambio del ciripà, o ancora intento ad imboccare la sua creatura con piccole cucchiaiate di porridge, è un'esperienza molto commovente che fa pure giustizia al sesso maschile: non tutti i padri sono infatti degli assenti, degli irresponsabili o dei menefreghisti. Sovente l'ospedale ce ne fa conoscere molti che nel silenzio testimoniano il puro amore paterno.

ps La foto è di circa 20 anni fa. Ho in braccio Stella, la prima ad avermi chiamato babbo

giovedì 2 maggio 2024

LA MATERNITA'

A motivo dello sciopero, il reparto maternità è davvero impegnativo.
Quello che rende tutto più difficile è l'alto numero di emergenze notturne: per lo più si tratta di cesarei, ma anche di emorragie post-partum. A volte vieni chiamato anche tre volte per cesareo, a distanza di 2 o 3 ore. Poi riprendere sonno tra un intervento e l'altro è molto difficile.
Il fatto è che si dorme pochissimo, perchè durante il giorno la pressione dei pazienti è sempre alta. Il numero delle fratture è grandissimo, per cui si fanno in media 5 interventi ogni giorno...dopo una notte quasi insonne
Siamo davvero stanchi, ma cerchiamo di fare del nostro meglio, perchè non possiamo mandare via i pazienti.

mercoledì 1 maggio 2024

LA FESTA DEL LAVORO

Quando e' festa, per noi e' sempre peggio degli altri giorni. Bisogna dare i dovuti riposi ai nostri collaboratori, e alla fin fine il lavoro e' molto piu' pesante che in un giorno feriale qualsiasi.

E' successo anche oggi.

Sono l'unico medico in servizio. Mi rendo conto che oggi bisognerà correre.

Mi occupo della coda dei pazienti ambulatoriali.

Pazienza: ci vuole solo calma e sangue freddo. Uno dopo l'altro finirò anche tutti questi malati che hanno deciso di venire in giorno festivo, con la "chimera" che durante le "public holidays" ci sia meno gente.

Oggi abbiamo comunque una lista operatoria con tre fratture, ma il ritmo degli interventi viene interrotto da due tagli cesarei d'emergenza.

Adesso comunque ho finito l'ultimo paziente. Osservo l'ambulatorio, ora così silenzioso e vuoto.. Trascino i piedi. Sono davvero stanco in questo lungo periodo di sciopero in cui si lavora tantissimo, di giorno e di notte, ma offro tutto al Signore.

Oggi poi è San Giuseppe, ed è la festa dei lavoratori. Penso quindi che io abbia vissuto la giornata odierna nel modo migliore, in unità con tanta gente sfruttata e stremata da condizioni di lavoro che in molte parti del mondo non sono certo così rosee.

Pregherò per tutti coloro che hanno la schiena spezzata e che per tanti sforzi magari ricevono uno stipendio da fame. Sono felice davanti a Dio di essere uno di loro.

POST IN EVIDENZA

EMERGENZA

EMERGENZA IN MATERNITA' E'arrivata al mattino con una cicatrice da pregresso cesareo ed una emorragia antepartum. Era anche in trava...