Ieri sono andato a letto euforico, dopo una giornata tremenda in cui i pazienti avevano messo a dura prova la nostra resistenza fisica.
La ragione della mia gioia era stata che nell'ultimo cesareo della estenuante giornata avevo visto quasi un miracolo avvenire davanti ai miei occhi: erano infatti le 22 quando era arrivata quella mamma con il prolasso del cordone ombelicale.
Noi lo sappiamo che si tratta di una complicazione tremenda, che porta ad una mortalita' neonatale molto vicina al 100%.
Ma il fetoscopio ci aveva confermato la presenza di battito cardiaco.
Ecco quindi che abbiamo iniziato la nostra corsa contro il destino: volevamo farcela e salvare quella creatura.
Il tempo intercorso tra la rasatura, il reperimento della vena e la preparazione preoperatoria non ha superato i cinque minuti. Abbiamo fatto la spinale con la paziente sul fianco per evitare pressioni sul cordone, e la Provvidenza ci ha aiutato e la spinale è venuta al primo colpo. Aprire i vari strati sotto la cute non ha richiesto piu' di due minuti, ed ecco che abbiamo estratto una bella bambina che si e' messa a strillare forte gia' sul lettino operatorio.
Che bello! E' forse il terzo caso in dieci anni che riusciamo a salvare dalla morte.
Ora ci possiamo rilassare e continuare l'operazione con i tempi e la calma necessari, anche se la stanchezza ci impedisce persino di parlare. La nostra gioia e' grande, ma siamo cosi' stremati che non riusciamo ad esprimerla.
Usciamo dalla sala madidi di sudore ed imbrattati di sangue; poi ci scambiamo occhiate compiaciute e pacche sulle spalle: "anche questa e' fatta! Andiamo a letto subito prima che ci chiamino nuovamente!"
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