Dopo una giornata pesante con fratture complesse da operare, alle 17 è
arrivato un bambino di 4 mesi con un'ernia inguinale sinistra
irriducibile e dolente.
Il bambino vomita ed ha segni di peritonismo.
Dobbiamo dimenticare la stanchezza, e mettere da parte le paure
suscitate dalla giovane età del paziente: bisogna operarlo subito,
prima che l'intestino incarcerato si perfori.
L'anestesia, come sempre, è molto ansiogena in bimbi così piccoli.
Anche l'operazione è complessa, soprattutto a cause delle dimenzioni
microscopiche degli organi.
Ma pian piano ce la facciamo e l'intervento finisce senza complicazioni.
Strano!
E' il secondo caso di ernia irriducibile a quatto mesi di età nel giro
di quattro settimane!
lunedì 31 luglio 2023
sabato 29 luglio 2023
NKIROTE
Oggi è venuta all'ospedale per un attacco di malaria. Non la vedevo da
molto tempo e mi ha fatto molto piacere incontrarla di nuovo.
"Quanto tempo è passato! Come te la passi?"
Nkirote è sorridente come sempre e mi dice che va tutto bene e che non
ha problemi.
"Come va con la tua famiglia? Tutto bene con tuo marito?"
"Purtroppo sono sola da parecchio tempo. Mio marito se ne è andato e
non so neppure dove sia".
"Come te la passi? Come sopravvivi? Vivi ancora in quella capanna dove
ti avevo riaccompagnata dopo il ricovero in ospedale?"
"Sì, la casa è ancora quella, ma ora ho affittato un piccolo
chioschetto, non lontano dall'ospedale: vendo cibo, bibite e poche
altre cose soprattutto ai tuoi pazienti ambulatoriali ed ai loro
parenti. La gente viene abbastanza e non ho davvero nulla di cui
lamentarmi perchè ho cibo a sufficienza."
Nkirote è vestita abbastanza male e pure questo mi dice che non deve
navigare nell'oro. Certamente per lei mettere qualcosa sul tavolo
tutti i giorni non deve essere per niente facile. Ma quello che mi
commuove è che Nkirote sorride sempre e dice di non aver problemi... è
sempre stata così, sin da quando la conobbi la prima volta.
L'avevo seguita molti anni fa per un problema di infertilità.
Aveva provato per molti anni ad aver un bambino e non ci era mai
riuscita. Poi ad un certo punto, quando ormai non ci sperava più,
aveva scoperto di essere incinta. Era entusiasta con me perchè ero
riuscito a darle quel figlio che tanto agognava. La sua gioia era però
durata pochissimo perchè un paio di mesi più tardi sviluppò dolori
addominali gravissimi e ci accorgemmo che si trattava di una
gravidanza extrauterina.
Era stato un altro colpo terribile per lei che cercava di uscire da
quella situazione di ostracismo sociale che qui la sterilità porta con
sè.
Era stato durissimo per me consigliarle l'intervento chirurgico, ma
lei era una donna fortissima e quasi fu lei ad incoraggiare me in quel
difficile colloquio.
L'avevo poi operata, ma da allora non era mai più riuscita ad avere un bambino.
Ricordo che l'avevo accompagnata a casa alla dimissione: era una
poverissima capanna di paglia e fango, di cui però lei era molto
orgogliosa. Per lei era una reggia, a cui mancava solo lo schiamazzare
dei bambini.
Più ancora che la casa, quel giorno mi aveva sconvolto il marito:
sporco, burbero, stracciato... e soprattutto terribilmente ubriaco
alle 2 del pomeriggio.
Quello che avevo visto in quella magione, povera economicamente ma
forse ancor più povera di affetti,mi aveva convinto che dovevo aiutare
Nkirote quanto più mi fosse stato possibile.
Per un certo periodo le avevo quindi offerto un lavoro nella missione.
Nkirote sembrava contenta di lavorare nel nostro campo e di guadagnare
dei soldini, ma poi il marito ha cominciato a dare problemi perchè lui
a casa non aveva nessuno che si prendesse cura del campicello, delle
galline e della capra... e soprattutto non aveva chi per lui cucinasse
il pranzo.
Nkirote aveva ceduto alle sue pressioni, riuscendo ancora a mantenere
il sorriso sulle labbra, e si era accommiatata da me dicendomi che per
lei era più importante salvare il suo matrimonio che avere un lavoro
da divorziata.
Era tornata a casa, e da allora avevo perso i contatti.
Solo oggi sono venuto a sapere che poi quell'uomo, che le aveva fatto
perdere il lavoro, aveva poi anche trovato il coraggio di ripudiarla
per il semplice fatto che lei non poteva dagli un figlio... ma quello
che rende Nkirote una donna davvero speciale è che lei non è caduta
nella disperazione. Non si è arresa. Ha deciso di non disturbarmi
nuovamente ed ha fatto piccoli lavori qua e là per riuscire a
continuare la sua vita, mangiando il pane guadagnato con il sudore
della sua fronte.
Adesso ha un negozietto che lei tiene aperto dal mattino alle 6 alla
sera alle 21, per poter catturare il numero massimo di clienti e
raccimolare qualche scellino in più.
La cosa più impressionante è comunque il suo sorriso, il fatto che
nella sua disgrazia e nella sua povertà, lei è serena e sempre
contenta.
E' per me un esempio di coraggio e di forza, una donna forte che ha
accettato la sua condizione e vuole andare avanti a testa alta, senza
accusare nessuno di quello che le è capitato, senza prendersela con
Dio e senza cadere nella depressione.
Fr Beppe
molto tempo e mi ha fatto molto piacere incontrarla di nuovo.
"Quanto tempo è passato! Come te la passi?"
Nkirote è sorridente come sempre e mi dice che va tutto bene e che non
ha problemi.
"Come va con la tua famiglia? Tutto bene con tuo marito?"
"Purtroppo sono sola da parecchio tempo. Mio marito se ne è andato e
non so neppure dove sia".
"Come te la passi? Come sopravvivi? Vivi ancora in quella capanna dove
ti avevo riaccompagnata dopo il ricovero in ospedale?"
"Sì, la casa è ancora quella, ma ora ho affittato un piccolo
chioschetto, non lontano dall'ospedale: vendo cibo, bibite e poche
altre cose soprattutto ai tuoi pazienti ambulatoriali ed ai loro
parenti. La gente viene abbastanza e non ho davvero nulla di cui
lamentarmi perchè ho cibo a sufficienza."
Nkirote è vestita abbastanza male e pure questo mi dice che non deve
navigare nell'oro. Certamente per lei mettere qualcosa sul tavolo
tutti i giorni non deve essere per niente facile. Ma quello che mi
commuove è che Nkirote sorride sempre e dice di non aver problemi... è
sempre stata così, sin da quando la conobbi la prima volta.
L'avevo seguita molti anni fa per un problema di infertilità.
Aveva provato per molti anni ad aver un bambino e non ci era mai
riuscita. Poi ad un certo punto, quando ormai non ci sperava più,
aveva scoperto di essere incinta. Era entusiasta con me perchè ero
riuscito a darle quel figlio che tanto agognava. La sua gioia era però
durata pochissimo perchè un paio di mesi più tardi sviluppò dolori
addominali gravissimi e ci accorgemmo che si trattava di una
gravidanza extrauterina.
Era stato un altro colpo terribile per lei che cercava di uscire da
quella situazione di ostracismo sociale che qui la sterilità porta con
sè.
Era stato durissimo per me consigliarle l'intervento chirurgico, ma
lei era una donna fortissima e quasi fu lei ad incoraggiare me in quel
difficile colloquio.
L'avevo poi operata, ma da allora non era mai più riuscita ad avere un bambino.
Ricordo che l'avevo accompagnata a casa alla dimissione: era una
poverissima capanna di paglia e fango, di cui però lei era molto
orgogliosa. Per lei era una reggia, a cui mancava solo lo schiamazzare
dei bambini.
Più ancora che la casa, quel giorno mi aveva sconvolto il marito:
sporco, burbero, stracciato... e soprattutto terribilmente ubriaco
alle 2 del pomeriggio.
Quello che avevo visto in quella magione, povera economicamente ma
forse ancor più povera di affetti,mi aveva convinto che dovevo aiutare
Nkirote quanto più mi fosse stato possibile.
Per un certo periodo le avevo quindi offerto un lavoro nella missione.
Nkirote sembrava contenta di lavorare nel nostro campo e di guadagnare
dei soldini, ma poi il marito ha cominciato a dare problemi perchè lui
a casa non aveva nessuno che si prendesse cura del campicello, delle
galline e della capra... e soprattutto non aveva chi per lui cucinasse
il pranzo.
Nkirote aveva ceduto alle sue pressioni, riuscendo ancora a mantenere
il sorriso sulle labbra, e si era accommiatata da me dicendomi che per
lei era più importante salvare il suo matrimonio che avere un lavoro
da divorziata.
Era tornata a casa, e da allora avevo perso i contatti.
Solo oggi sono venuto a sapere che poi quell'uomo, che le aveva fatto
perdere il lavoro, aveva poi anche trovato il coraggio di ripudiarla
per il semplice fatto che lei non poteva dagli un figlio... ma quello
che rende Nkirote una donna davvero speciale è che lei non è caduta
nella disperazione. Non si è arresa. Ha deciso di non disturbarmi
nuovamente ed ha fatto piccoli lavori qua e là per riuscire a
continuare la sua vita, mangiando il pane guadagnato con il sudore
della sua fronte.
Adesso ha un negozietto che lei tiene aperto dal mattino alle 6 alla
sera alle 21, per poter catturare il numero massimo di clienti e
raccimolare qualche scellino in più.
La cosa più impressionante è comunque il suo sorriso, il fatto che
nella sua disgrazia e nella sua povertà, lei è serena e sempre
contenta.
E' per me un esempio di coraggio e di forza, una donna forte che ha
accettato la sua condizione e vuole andare avanti a testa alta, senza
accusare nessuno di quello che le è capitato, senza prendersela con
Dio e senza cadere nella depressione.
Fr Beppe
PROLASSO DI CORDONE
Mi chiamano alle 6, quando sono già sveglio.
Dalla maternità dicono "prolasso di cordone".
Sentire queste parole mi mette una fretta incredibile. Non c'è tempo
neppure per la doccia; si deve correre.
Siamo in sala in pochissimo tempo, e ci metto non più di 3 minuti dal
taglio della cute all'estrazione del neonato.
E' una bambina enorme di 4400 grammi. Fortunatamente piange subito e
le sue condizioni non destano preoccupazione.
Finiamo il cesareo con calma, felici di aver salvato questa neonata.
Il prolasso del cordone ha infatti un indice altissimo di mortalità neonatale.
Oggi però ha vinto la vita
Dalla maternità dicono "prolasso di cordone".
Sentire queste parole mi mette una fretta incredibile. Non c'è tempo
neppure per la doccia; si deve correre.
Siamo in sala in pochissimo tempo, e ci metto non più di 3 minuti dal
taglio della cute all'estrazione del neonato.
E' una bambina enorme di 4400 grammi. Fortunatamente piange subito e
le sue condizioni non destano preoccupazione.
Finiamo il cesareo con calma, felici di aver salvato questa neonata.
Il prolasso del cordone ha infatti un indice altissimo di mortalità neonatale.
Oggi però ha vinto la vita
mercoledì 26 luglio 2023
ACQUA: UN DIRITTO FONDAMENTALE DELL'UMANITA'...ANCORA LARGAMENTE DISATTESO
Circa un miliardo di persone nel mondo non ha accesso all'acqua
potabile, ed il doppio rispetto a questa cifra gia' spaventosa non ha
la possibilita' di servizi igienici adeguati.
Circa 3 miliardi di esseri umani devono camminare piu' di un
chilometro per accedere ad un pozzo o ad un fiume.
La situazione e' terribile soprattutto negli slum e nelle bidonville
dove per esempio l'acqua deve essere comprata a prezzi esorbitanti,
perche' i torrenti ed i rigagnoli di quelle aree sono troppo
contaminati da fogne e sporcizia. In molte baraccopoli la popolazione
deve comunque usare quell'acqua sporchissima per lavarsi, perche' non
ha abbastanza soldi per comprare acqua pulita sia per bere che per
l'igiene personale.
Sappiamo che molta gente nel mondo non ha a disposizione in un giorno
intero tanta acqua quanta quella che svuotiamo nel water ogni volta
che tiriamo la catenella dello sciacquone.
Anche nella nostra zona la quasi totalita' della popolazione non ha
acqua corrente in casa o nelle vicinanze.
Quasi tutti devono andare al fiume per raccogliere il prezioso liquido
fonte di vita: normalmente questo e' un lavoro delle donne e dei
bambini, che poi tornano a casa con pesanti fardelli sulla schiena o
sulla testa.
Ora, l'acqua dei torrenti dimostra un livello di inquinamento molto
elevato. Ci sono in essa insetti, fango e contaminanti del terreno:
soprattutto durante la stagione delle piogge l'acqua e' di color
marrone a causa del terreno ad essa frammisto.
Ci sono batteri e parassiti in quantita' 'industriali': i germi che
piu' frequentemente inquinano le nostre acque sono costituiti da
entameba istolitica e giardia lamblia. Non mancano comunque anche
ancilostoma duodenale, necator americanus, bilharzia (del tipo
mansoni) e vari altri.
Secondo analisi da noi eseguite qua e la' e secondo l'epidemiologia
infettiva nei nostri pazienti, credo di poter affermare che nei corsi
d'acqua del circondario ci sia anche una pesante contaminazione da
salmonelle e da escherichia coli, oltre che una considerevole presenza
di criptosporidium parvum particolarmente patogeno per i soggetti HIV
positivi.
Missionari nostri amici nel Nord del Kenya, in zone cioe' molto piu'
aride e povere d'acqua, hanno trivellato pozzi profondissimi, con
spese enormi, ed hanno rinvenuto soltanto acqua salata.
Ritornando a parlare dell'acqua del fiume, dobbiamo tener conto che
molta vita sociale avviene sulle sue sponde: ad esso si abbeverano gli
animali; gli abitanti ci fanno il bagno ed il bucato; in esso vengono
lavate le autovetture ed i camion, e purtroppo si buttano tutte le
porcherie a mo' di discarica (dobbiamo ammettere che la nostra gente
ha poca coscienza ecologica).
Tutto cio' da' un'idea della pericolosita' dell'acqua dei torrenti,
dal punto di vista sanitario.
Noi poi continuiamo la nostra campagna di educazione sanitaria
sull'importanza di bollire sempre l'acqua prima di berla, al fine di
ridurre l'impatto devastante che le patologie a trasmissione
fecale-orale continuano ad avere sulla notra popolazione.
Ma il messaggio passa con difficolta', vuoi per motivi culturali, vuoi
anche per la difficolta' intrinseca nella bollitura: bisogna andare a
raccogliere il legname magari molto lontano da casa; inoltre un
semplice fuoco impiega moltissimo tempo a far raggiungere la
temperatura di ebollizione all'acqua stessa.
Bisogna comunque insistere su questo semplice mezzo di prevenzione,
cosi' basilare e cosi' disatteso.
Fr Beppe Gaido
potabile, ed il doppio rispetto a questa cifra gia' spaventosa non ha
la possibilita' di servizi igienici adeguati.
Circa 3 miliardi di esseri umani devono camminare piu' di un
chilometro per accedere ad un pozzo o ad un fiume.
La situazione e' terribile soprattutto negli slum e nelle bidonville
dove per esempio l'acqua deve essere comprata a prezzi esorbitanti,
perche' i torrenti ed i rigagnoli di quelle aree sono troppo
contaminati da fogne e sporcizia. In molte baraccopoli la popolazione
deve comunque usare quell'acqua sporchissima per lavarsi, perche' non
ha abbastanza soldi per comprare acqua pulita sia per bere che per
l'igiene personale.
Sappiamo che molta gente nel mondo non ha a disposizione in un giorno
intero tanta acqua quanta quella che svuotiamo nel water ogni volta
che tiriamo la catenella dello sciacquone.
Anche nella nostra zona la quasi totalita' della popolazione non ha
acqua corrente in casa o nelle vicinanze.
Quasi tutti devono andare al fiume per raccogliere il prezioso liquido
fonte di vita: normalmente questo e' un lavoro delle donne e dei
bambini, che poi tornano a casa con pesanti fardelli sulla schiena o
sulla testa.
Ora, l'acqua dei torrenti dimostra un livello di inquinamento molto
elevato. Ci sono in essa insetti, fango e contaminanti del terreno:
soprattutto durante la stagione delle piogge l'acqua e' di color
marrone a causa del terreno ad essa frammisto.
Ci sono batteri e parassiti in quantita' 'industriali': i germi che
piu' frequentemente inquinano le nostre acque sono costituiti da
entameba istolitica e giardia lamblia. Non mancano comunque anche
ancilostoma duodenale, necator americanus, bilharzia (del tipo
mansoni) e vari altri.
Secondo analisi da noi eseguite qua e la' e secondo l'epidemiologia
infettiva nei nostri pazienti, credo di poter affermare che nei corsi
d'acqua del circondario ci sia anche una pesante contaminazione da
salmonelle e da escherichia coli, oltre che una considerevole presenza
di criptosporidium parvum particolarmente patogeno per i soggetti HIV
positivi.
Missionari nostri amici nel Nord del Kenya, in zone cioe' molto piu'
aride e povere d'acqua, hanno trivellato pozzi profondissimi, con
spese enormi, ed hanno rinvenuto soltanto acqua salata.
Ritornando a parlare dell'acqua del fiume, dobbiamo tener conto che
molta vita sociale avviene sulle sue sponde: ad esso si abbeverano gli
animali; gli abitanti ci fanno il bagno ed il bucato; in esso vengono
lavate le autovetture ed i camion, e purtroppo si buttano tutte le
porcherie a mo' di discarica (dobbiamo ammettere che la nostra gente
ha poca coscienza ecologica).
Tutto cio' da' un'idea della pericolosita' dell'acqua dei torrenti,
dal punto di vista sanitario.
Noi poi continuiamo la nostra campagna di educazione sanitaria
sull'importanza di bollire sempre l'acqua prima di berla, al fine di
ridurre l'impatto devastante che le patologie a trasmissione
fecale-orale continuano ad avere sulla notra popolazione.
Ma il messaggio passa con difficolta', vuoi per motivi culturali, vuoi
anche per la difficolta' intrinseca nella bollitura: bisogna andare a
raccogliere il legname magari molto lontano da casa; inoltre un
semplice fuoco impiega moltissimo tempo a far raggiungere la
temperatura di ebollizione all'acqua stessa.
Bisogna comunque insistere su questo semplice mezzo di prevenzione,
cosi' basilare e cosi' disatteso.
Fr Beppe Gaido
martedì 25 luglio 2023
GUIDA PER I VOLONTARI A MATIRI
Caro volontario,
grazie per esserti interessato alla nostra missione, siamo entusiasti
che tu voglia dedicare le tue competenze e il tuo prezioso tempo al
servizio del nostro ospedale e dei nostri pazienti.
Per la prima esperienza a Matiri, il tempo massimo di permanenza è di
3 settimane.
Per aiutarti a svolgere il tuo servizio in modo sicuro ed efficace,
vorremmo condividere con te informazioni utili alla pianificazione
della tua permanenza nella missione con noi.
Siamo un ospedale missionario della Diocesi di Meru, crediamo in Dio e
desideriamo vivere la missione dell'ospedale conformemente alla
chiamata di Gesù di servire i poveri.
Il responsabile dell'ospedale è Padre Emilio. Padre Giovanni Tortalla
è anche membro della nostra comunità in cui vive anche il
sottoscritto.
Preghiera e lavoro scandiscono le nostre giornate con qualche momento
di vita comunitaria. Se vuoi, puoi condividere con noi alcuni momenti
di preghiera: abbiamo la messa per tutto lo staff il mercoledì mattina
e la domenica alle 7.30.La messa quotidiana viene, comunque, celebrata
tutti i giorni alle 7.
A seguire, ti elenchiamo alcune importanti regole e comportamenti da
tenere durante la permanenza a Matiri.
1. Gli orari del servizio in ospedale sono indicativamente i seguenti:
dalle 8:45 alle 13:30 e dalle 15:00 alle 18:00. I pasti sono offerti
dalla missione, ma è anche possibile cucinare autonomamente.
Normalmente io ceno con i volontari come momento di condivisione. Dal
sabato pomeriggio alle 14 al lunedì mattina alle 8:45 il volontario è
libero; è in questi momenti che potrai organizzare gite ai parchi
nazionali.
2. Dopo la fine del servizio giornaliero, potrai uscire per fare
passeggiate nei dintorni. Non tornare tardi...può essere pericoloso.
Non invitare estranei alla casa del Tamarindo senza informarmi.
3. Alloggerai nella casa del Tamarindo,situata a pochi passi
dall'ospedale,dove potrai trovare bevande calde e fare uno spuntino
durante il giorno. E' presente il wifi per le tue comunicazioni.
4. Le camere sono composte da 3 letti cadauna e hanno tutte il bagno
interno. In base al numero dei volontari presenti nella missione, si
deciderà la suddivisione dei posti letto. Qualora ci sia possibilità,
si alloggerà in camere singole.
5. Per lavarti la biancheria serviti pure della lavatrice del
Tamarindo. Puoi ovviamente lavare la biancheria a mano e stenderla.
Per l'occorrente ti riferirai alle cuoche Ireen e Margaret, presenti
nella casa.
6. Collabora strettamente con il personale dell'ospedale. Segui
attentamente le istruzioni e le direttive impartite dal personale
medico e infermieristico, poiché sono esperti nel loro campo e ti
aiuteranno a svolgere il tuo lavoro in modo efficiente.
7. I volontari che non svolgono professioni sanitarie (chirurghi,
infermieri, medici, ostetriche, etc) possono svolgere altre mansioni
di aiuto, previa condivisione con il sottoscritto. A titolo
esemplificativo e non esaustivo, queste possono essere: supporto al
personale in reparto, affiancamento agli infermieri per l'igiene dei
malati e rifacimento dei letti, aiuto in sterilizzazione in sala
operatoria (piegare garze, sterilizzare teli per gli interventi,
lavare gli strumenti, etc.). Coloro che lo desiderano, possono aiutare
in fisioterapia facendo deambulare con il girello i pazienti operati.
8. Se vuoi fare foto o riprese ai pazienti in ospendale parlane prima
con me. Non prendere tu l'iniziativa di fotografarli o filmarli. Qui
la gente è molto suscettibile da questo punto di vista e si sente lesa
nella propria privacy se vengono fatte fotografie o filmati a cui non
hanno direttamente acconsentito. Assolutamente non fare riprese
foto/video in sala parto: non è bello filmare momenti delicati, con il
rischio di umiliare o turbare la mamma che sta partorendo e
l'infermiera che sta lavorando.
9. Non dare soldi, vestiario o altri regali al personale, agli ospiti
o ai ricoverati prima di avermi consultato. Il rischio è che i soldi
vengano dati sempre e solo alle stesse persone. Se vuoi lasciare
offerte per l'ospedale, le puoi lasciare a me. Accanto all'ospedale, è
presente un orfanotrofio fondato da Rita, una cara amica con cui
collaboro in armonia e supporto reciproco. Se vuoi puoi portare
vestiti o regali per i bimbi (colori, libri per disegnare, etc) o
lasciarle donazioni.
10. Rispetta la cultura locale: Sii rispettoso delle diverse
tradizioni, usanze e credenze della comunità locale. Abbi pazienza nel
comprendere la cultura locale e sii aperto alle differenze. Ricordati
sempre che sei un ospite in questa terra.
A seguire, ti fornisco utili informazioni logistiche per preparare al
meglio il tuo viaggio:
1. L'aeroporto di arrivo è Nairobi (dove è presente connessione wifi
gratuita per comunicare l'arrivo). Qui a prenderti ci sarà Murugi, mio
amico e collaboratore, che parla anche italiano. Il suo numero è
+254708527585 e puoi contattarlo su whatsap prima della partenza. Il
trasporto dall'aeroporto all'ospedale dura circa 4 ore. Il costo è di
150 euro, da pagare in euro contanti, direttamente a Murugi.
2. Per entrare in Kenya è obbligatorio ottenere il visto turistico
online. Il sito ufficiale è evisa.gov.ke e ha un costo di circa 50$.
L'indirizzo da inserire è: Sant'Orsola Hospital Chiakariga Tharaka
Tharaka Nithi, numero di telefono 0703983686. Contatta Luna al
seguente indirizzo email info@forkenya.org e ti fornirà la lettera di
invito da caricare per la richiesta del visto.
3. Nel tragitto verso l'ospedale, vi fermerete in un supermercato
molto grande (Naivas) dove potrete acquistare tutto ciò che può
servirvi durante la vostra permanenza. A Matiri sono presenti
solamente piccoli chioschi locali dove troverete esclusivamente lo
stretto necessario (acqua, pane, frutta, bibite analcoliche, carta
igienica, latte, etc). Un supermercato minore è presente a un'ora di
strada dall'ospedale.
4. All'aeroporto cambia i soldi che ti servono e valuta se fare una
scheda SIM africana. La compagnia consigliata è Safaricom. Murugi ti
aiuterà a installarla e acquistare eventuali piani dati internet.
5. L'acqua dei rubinetti della missione non è potabile, per cui ti
chiediamo di servirti dei bottiglioni che trovi nel distributore o di
acquistarla nei chioschi.
6. L'ospedale fornisce le divise che indosserai durante il servizio.
7.Consiglio di portare con te: a) asciugamani e prodotti per l'igiene;
b)le lenzuola possiamo anche fornirle noi, ma ti consigliamo di
portare le tue (letto singolo); c) antizanzare tropicale e "Biokill"
per ambienti e indumenti; d) porta con te le medicine di uso più
comune quali antidolorifico, antipiretico, antibiotico ad alto
spettro, etc.
8. Come abbigliamento, la temperatura varia in base ai mesi, ma
comunque sempre abbastanza calda. Consiglio tuttavia di portare sempre
qualcosa di lungo per eventuali escursioni termiche della notte e del
mattino.
9. Le prese elettriche alla casa del Tamarindo sono italiane. Al di
fuori, ci sono le prese inglesi e pertanto è consigliato l'adattatore.
10. Non ci sono vaccinazioni obbligatorie, ma è importante riferirsi
sempre alle indicazioni ufficiali del ministero della sanità e degli
esteri che potrai trovare su www.viaggiaresicuri.it, e al centro
vaccinazioni della tua città.
Se hai domande o dubbi, non esitare a rivolgerti a Luna (+393289046350).
Ti ringraziamo caldamente per la tua volontà di supportare la comunità
di Matiri. Il tuo lavoro è estremamente prezioso e farà una differenza
significativa nella vita delle persone.
Ti aspettiamo e ti auguriamo una fruttuosa esperienza umana,
professionale e spirituale.
Fr Beppe
grazie per esserti interessato alla nostra missione, siamo entusiasti
che tu voglia dedicare le tue competenze e il tuo prezioso tempo al
servizio del nostro ospedale e dei nostri pazienti.
Per la prima esperienza a Matiri, il tempo massimo di permanenza è di
3 settimane.
Per aiutarti a svolgere il tuo servizio in modo sicuro ed efficace,
vorremmo condividere con te informazioni utili alla pianificazione
della tua permanenza nella missione con noi.
Siamo un ospedale missionario della Diocesi di Meru, crediamo in Dio e
desideriamo vivere la missione dell'ospedale conformemente alla
chiamata di Gesù di servire i poveri.
Il responsabile dell'ospedale è Padre Emilio. Padre Giovanni Tortalla
è anche membro della nostra comunità in cui vive anche il
sottoscritto.
Preghiera e lavoro scandiscono le nostre giornate con qualche momento
di vita comunitaria. Se vuoi, puoi condividere con noi alcuni momenti
di preghiera: abbiamo la messa per tutto lo staff il mercoledì mattina
e la domenica alle 7.30.La messa quotidiana viene, comunque, celebrata
tutti i giorni alle 7.
A seguire, ti elenchiamo alcune importanti regole e comportamenti da
tenere durante la permanenza a Matiri.
1. Gli orari del servizio in ospedale sono indicativamente i seguenti:
dalle 8:45 alle 13:30 e dalle 15:00 alle 18:00. I pasti sono offerti
dalla missione, ma è anche possibile cucinare autonomamente.
Normalmente io ceno con i volontari come momento di condivisione. Dal
sabato pomeriggio alle 14 al lunedì mattina alle 8:45 il volontario è
libero; è in questi momenti che potrai organizzare gite ai parchi
nazionali.
2. Dopo la fine del servizio giornaliero, potrai uscire per fare
passeggiate nei dintorni. Non tornare tardi...può essere pericoloso.
Non invitare estranei alla casa del Tamarindo senza informarmi.
3. Alloggerai nella casa del Tamarindo,situata a pochi passi
dall'ospedale,dove potrai trovare bevande calde e fare uno spuntino
durante il giorno. E' presente il wifi per le tue comunicazioni.
4. Le camere sono composte da 3 letti cadauna e hanno tutte il bagno
interno. In base al numero dei volontari presenti nella missione, si
deciderà la suddivisione dei posti letto. Qualora ci sia possibilità,
si alloggerà in camere singole.
5. Per lavarti la biancheria serviti pure della lavatrice del
Tamarindo. Puoi ovviamente lavare la biancheria a mano e stenderla.
Per l'occorrente ti riferirai alle cuoche Ireen e Margaret, presenti
nella casa.
6. Collabora strettamente con il personale dell'ospedale. Segui
attentamente le istruzioni e le direttive impartite dal personale
medico e infermieristico, poiché sono esperti nel loro campo e ti
aiuteranno a svolgere il tuo lavoro in modo efficiente.
7. I volontari che non svolgono professioni sanitarie (chirurghi,
infermieri, medici, ostetriche, etc) possono svolgere altre mansioni
di aiuto, previa condivisione con il sottoscritto. A titolo
esemplificativo e non esaustivo, queste possono essere: supporto al
personale in reparto, affiancamento agli infermieri per l'igiene dei
malati e rifacimento dei letti, aiuto in sterilizzazione in sala
operatoria (piegare garze, sterilizzare teli per gli interventi,
lavare gli strumenti, etc.). Coloro che lo desiderano, possono aiutare
in fisioterapia facendo deambulare con il girello i pazienti operati.
8. Se vuoi fare foto o riprese ai pazienti in ospendale parlane prima
con me. Non prendere tu l'iniziativa di fotografarli o filmarli. Qui
la gente è molto suscettibile da questo punto di vista e si sente lesa
nella propria privacy se vengono fatte fotografie o filmati a cui non
hanno direttamente acconsentito. Assolutamente non fare riprese
foto/video in sala parto: non è bello filmare momenti delicati, con il
rischio di umiliare o turbare la mamma che sta partorendo e
l'infermiera che sta lavorando.
9. Non dare soldi, vestiario o altri regali al personale, agli ospiti
o ai ricoverati prima di avermi consultato. Il rischio è che i soldi
vengano dati sempre e solo alle stesse persone. Se vuoi lasciare
offerte per l'ospedale, le puoi lasciare a me. Accanto all'ospedale, è
presente un orfanotrofio fondato da Rita, una cara amica con cui
collaboro in armonia e supporto reciproco. Se vuoi puoi portare
vestiti o regali per i bimbi (colori, libri per disegnare, etc) o
lasciarle donazioni.
10. Rispetta la cultura locale: Sii rispettoso delle diverse
tradizioni, usanze e credenze della comunità locale. Abbi pazienza nel
comprendere la cultura locale e sii aperto alle differenze. Ricordati
sempre che sei un ospite in questa terra.
A seguire, ti fornisco utili informazioni logistiche per preparare al
meglio il tuo viaggio:
1. L'aeroporto di arrivo è Nairobi (dove è presente connessione wifi
gratuita per comunicare l'arrivo). Qui a prenderti ci sarà Murugi, mio
amico e collaboratore, che parla anche italiano. Il suo numero è
+254708527585 e puoi contattarlo su whatsap prima della partenza. Il
trasporto dall'aeroporto all'ospedale dura circa 4 ore. Il costo è di
150 euro, da pagare in euro contanti, direttamente a Murugi.
2. Per entrare in Kenya è obbligatorio ottenere il visto turistico
online. Il sito ufficiale è evisa.gov.ke e ha un costo di circa 50$.
L'indirizzo da inserire è: Sant'Orsola Hospital Chiakariga Tharaka
Tharaka Nithi, numero di telefono 0703983686. Contatta Luna al
seguente indirizzo email info@forkenya.org e ti fornirà la lettera di
invito da caricare per la richiesta del visto.
3. Nel tragitto verso l'ospedale, vi fermerete in un supermercato
molto grande (Naivas) dove potrete acquistare tutto ciò che può
servirvi durante la vostra permanenza. A Matiri sono presenti
solamente piccoli chioschi locali dove troverete esclusivamente lo
stretto necessario (acqua, pane, frutta, bibite analcoliche, carta
igienica, latte, etc). Un supermercato minore è presente a un'ora di
strada dall'ospedale.
4. All'aeroporto cambia i soldi che ti servono e valuta se fare una
scheda SIM africana. La compagnia consigliata è Safaricom. Murugi ti
aiuterà a installarla e acquistare eventuali piani dati internet.
5. L'acqua dei rubinetti della missione non è potabile, per cui ti
chiediamo di servirti dei bottiglioni che trovi nel distributore o di
acquistarla nei chioschi.
6. L'ospedale fornisce le divise che indosserai durante il servizio.
7.Consiglio di portare con te: a) asciugamani e prodotti per l'igiene;
b)le lenzuola possiamo anche fornirle noi, ma ti consigliamo di
portare le tue (letto singolo); c) antizanzare tropicale e "Biokill"
per ambienti e indumenti; d) porta con te le medicine di uso più
comune quali antidolorifico, antipiretico, antibiotico ad alto
spettro, etc.
8. Come abbigliamento, la temperatura varia in base ai mesi, ma
comunque sempre abbastanza calda. Consiglio tuttavia di portare sempre
qualcosa di lungo per eventuali escursioni termiche della notte e del
mattino.
9. Le prese elettriche alla casa del Tamarindo sono italiane. Al di
fuori, ci sono le prese inglesi e pertanto è consigliato l'adattatore.
10. Non ci sono vaccinazioni obbligatorie, ma è importante riferirsi
sempre alle indicazioni ufficiali del ministero della sanità e degli
esteri che potrai trovare su www.viaggiaresicuri.it, e al centro
vaccinazioni della tua città.
Se hai domande o dubbi, non esitare a rivolgerti a Luna (+393289046350).
Ti ringraziamo caldamente per la tua volontà di supportare la comunità
di Matiri. Il tuo lavoro è estremamente prezioso e farà una differenza
significativa nella vita delle persone.
Ti aspettiamo e ti auguriamo una fruttuosa esperienza umana,
professionale e spirituale.
Fr Beppe
lunedì 24 luglio 2023
FRATTURA E DISLOCAZIONE ESPOSTE
L'incidente automobilistico è successo ieri sera alle 10.
Il paziente è arrivato a Matiri alle 4 di questa mattina.
A vedere la situazione c'era da mettersi le mani nei capelli.
Le ossa erano fuori come da frattura esposta ed il piede era in
posizione abnorme con una evidente deformità.
Il piede era già un po' freddo come da sindrome compartimentale.
E' come se il paziente abbia tentato di frenare prima dell'impatto tremendo.
La lastra era altrettando spaventosa.
Non potevamo attendere.
Questa era una vera emergenza ortopedica, ed ogni momento di ritardo
esponeva il paziente al rischio di amputazione.
Ci siamo attivati in fretta, ed in tempi brevissimi siamo entrati in sala.
Abbiamo lavato molto la ferita e le ossa esposte, per tentare di
arginare il pericolo di osteomielite.
La riduzione della dislocazione è stata tutt'altro che semplice, ma ci
siamo riusciti, lentamente e con fatica.
Abbiamo fatto quindi del nostro meglio per ricostruire i legamenti
lacerati della caviglia.
Da ultimo abbiamo messo un fissatore esterno.
Ora ci affidiamo agli antibiotici per prevenire l'osteomielite.
Il paziente sta bene dopo la sala: non ha male ed è stabile. Anche il
piede è ora caldo.
Starà in fissatore esterno per 45 giorni e poi valuteremo se avrà
bisogno di fissazione interna, che oggi non avremmo potuto eseguire a
causa del rischio di infezione.
Fr Beppe
Il paziente è arrivato a Matiri alle 4 di questa mattina.
A vedere la situazione c'era da mettersi le mani nei capelli.
Le ossa erano fuori come da frattura esposta ed il piede era in
posizione abnorme con una evidente deformità.
Il piede era già un po' freddo come da sindrome compartimentale.
E' come se il paziente abbia tentato di frenare prima dell'impatto tremendo.
La lastra era altrettando spaventosa.
Non potevamo attendere.
Questa era una vera emergenza ortopedica, ed ogni momento di ritardo
esponeva il paziente al rischio di amputazione.
Ci siamo attivati in fretta, ed in tempi brevissimi siamo entrati in sala.
Abbiamo lavato molto la ferita e le ossa esposte, per tentare di
arginare il pericolo di osteomielite.
La riduzione della dislocazione è stata tutt'altro che semplice, ma ci
siamo riusciti, lentamente e con fatica.
Abbiamo fatto quindi del nostro meglio per ricostruire i legamenti
lacerati della caviglia.
Da ultimo abbiamo messo un fissatore esterno.
Ora ci affidiamo agli antibiotici per prevenire l'osteomielite.
Il paziente sta bene dopo la sala: non ha male ed è stabile. Anche il
piede è ora caldo.
Starà in fissatore esterno per 45 giorni e poi valuteremo se avrà
bisogno di fissazione interna, che oggi non avremmo potuto eseguire a
causa del rischio di infezione.
Fr Beppe
venerdì 21 luglio 2023
CHIRURGIA AFRICANA
La paziente di cui vedete la lastra era andata al fiume Tana a
raccogliere l'acqua per la sua casa.
Non sapeva che lì vicino ci fosse una femmina di coccodrillo con i piccoli.
In un attimo l'animale l'ha assaltata ed è davvero in miracolo che la
donna abbia riportato solo poche ferite del braccio sinistro, senza
neppure una frattura.
Il coccodrillo si è però spezzato un dente che è rimasto conficcato
nel braccio della paziente.
Oggi in sala operatoria, non è stato difficile trovarlo e rimuoverlo.
Abbiamo quindi fatto una generosa toeletta chirurgica e coperto la
donna con antibiotici ed antitetanica.
Questa donna l'ha davvero scampata bella!
Fr Beppe
raccogliere l'acqua per la sua casa.
Non sapeva che lì vicino ci fosse una femmina di coccodrillo con i piccoli.
In un attimo l'animale l'ha assaltata ed è davvero in miracolo che la
donna abbia riportato solo poche ferite del braccio sinistro, senza
neppure una frattura.
Il coccodrillo si è però spezzato un dente che è rimasto conficcato
nel braccio della paziente.
Oggi in sala operatoria, non è stato difficile trovarlo e rimuoverlo.
Abbiamo quindi fatto una generosa toeletta chirurgica e coperto la
donna con antibiotici ed antitetanica.
Questa donna l'ha davvero scampata bella!
Fr Beppe
mercoledì 19 luglio 2023
IL NOSTRO ANGOLO VISUALE
Spesso qualcuno mi chiede di scrivere delle cose piu' positive sul
nostro servizio, quasi che in noi ci sia un interesse morboso per cio'
che e' patologico o estremamente negativo.
In realta' penso che il nostro raccontare storie tristi non sia una
insistenza eccessiva su cio' che non va, ne' tantomeno una forzatura
della realta'.
Piuttosto e' l'angolo visuale da cui un medico missionario scruta la
vita. E' chiaro che un ospedale e' un ottimo osservatorio, ma in se'
porta ad un modo di vedere un po' particolare.
Chi e' sano infatti, non viene da noi, e siccome all'ospedale ci sto
dal mattino alla sera, sara' difficile per noi avere rapporti
particolari con gente spensierata e senza problemi di salute. Noi
spendiamo davvero tutta la nostra giornata con ammalati e feriti.
All'inizio anche io ho fatto lo sbaglio di pensare che nei dintorni di
Chaaria dove ho operato per 22 anni fossero tutti troppo malati...
oggi mi rendo conto che mi sbagliavo. Tantissima gente sta bene. Solo
che io ho un incontro quotidiano sempre e solo con chi la salute l'ha
perduta. Gli altri non li conosco neppure.
Lo stesso discorso si puo' applicare al fattore economico: e' evidente
che anche qui c'e' gente che puo' permettersi un intervento
cardiochirurgico o una dialisi per insufficienza renale...ma e'
altrettanto chiaro che chi e' cosi' stabile economicamente, cerchera'
un ospedale migliore di Matiri dove non si mangia bene e dove non
abbiamo reparti privati con camere singole. Ecco quindi che saranno le
persone con difficolta' finanziarie ad afferire a noi... ed ecco
spiegato il fatto che quasi sempre vi racconto di persone che non
hanno soldi per curarsi, o che sono stati in gesso per mesi prima di
potersi operare di una frattura.
Certamente, se noi avessimo come vocazione quella di occuparci dei
giovani, o di creare offerte di lavoro, incontreremmo gente in salute,
con tanta voglia di costruirsi un futuro migliore, con speranze e
sogni uguali a quelli che abbiamo in Europa. Invece, come anche oggi
e' successo, ci vengono portati dei disperati che si sono azzuffati e
si sono scambiati coltellate; ci cercano coloro che hanno un tumore e
non sanno dove sbattere la testa; si rivolgono a noi quelli che hanno
bisogno di un intervento che non possono permettersi in un altro
ospedale perche piu' costoso del nostro.
Credo che si tratti semplicemente di un particolare punto di
osservazione che necessariamente si focalizza su una fascia di
popolazione particolarmente disagiata o sfortunata.
Fr Beppe
nostro servizio, quasi che in noi ci sia un interesse morboso per cio'
che e' patologico o estremamente negativo.
In realta' penso che il nostro raccontare storie tristi non sia una
insistenza eccessiva su cio' che non va, ne' tantomeno una forzatura
della realta'.
Piuttosto e' l'angolo visuale da cui un medico missionario scruta la
vita. E' chiaro che un ospedale e' un ottimo osservatorio, ma in se'
porta ad un modo di vedere un po' particolare.
Chi e' sano infatti, non viene da noi, e siccome all'ospedale ci sto
dal mattino alla sera, sara' difficile per noi avere rapporti
particolari con gente spensierata e senza problemi di salute. Noi
spendiamo davvero tutta la nostra giornata con ammalati e feriti.
All'inizio anche io ho fatto lo sbaglio di pensare che nei dintorni di
Chaaria dove ho operato per 22 anni fossero tutti troppo malati...
oggi mi rendo conto che mi sbagliavo. Tantissima gente sta bene. Solo
che io ho un incontro quotidiano sempre e solo con chi la salute l'ha
perduta. Gli altri non li conosco neppure.
Lo stesso discorso si puo' applicare al fattore economico: e' evidente
che anche qui c'e' gente che puo' permettersi un intervento
cardiochirurgico o una dialisi per insufficienza renale...ma e'
altrettanto chiaro che chi e' cosi' stabile economicamente, cerchera'
un ospedale migliore di Matiri dove non si mangia bene e dove non
abbiamo reparti privati con camere singole. Ecco quindi che saranno le
persone con difficolta' finanziarie ad afferire a noi... ed ecco
spiegato il fatto che quasi sempre vi racconto di persone che non
hanno soldi per curarsi, o che sono stati in gesso per mesi prima di
potersi operare di una frattura.
Certamente, se noi avessimo come vocazione quella di occuparci dei
giovani, o di creare offerte di lavoro, incontreremmo gente in salute,
con tanta voglia di costruirsi un futuro migliore, con speranze e
sogni uguali a quelli che abbiamo in Europa. Invece, come anche oggi
e' successo, ci vengono portati dei disperati che si sono azzuffati e
si sono scambiati coltellate; ci cercano coloro che hanno un tumore e
non sanno dove sbattere la testa; si rivolgono a noi quelli che hanno
bisogno di un intervento che non possono permettersi in un altro
ospedale perche piu' costoso del nostro.
Credo che si tratti semplicemente di un particolare punto di
osservazione che necessariamente si focalizza su una fascia di
popolazione particolarmente disagiata o sfortunata.
Fr Beppe
martedì 18 luglio 2023
POCHISSIMI RIESCONO A CAPIRE
Ci sono giorni tremendi in cui inizi al mattino presto alle 5.30 per
una chiamata notturna in maternità. Quando finisci con l'emergenza è
ormai tempo di andare a pregare: ti rechi quindi in cappella per le
lodi mattutine e per la messa.
Immediatamente dopo la celebrazione eucaristica trangugi un po' di
caffelatte alla velocità della luce perchè devi preparare la lezione
delle 8 per gli infermieri. Ti precipiti quindi in ospedale,
allestisci la stanza con il proiettore ed il computer, e ti metti a
rileggere la tua presentazione prima che arrivi il personale.
Esponi l'argomento che ti sei preparato mettendoci l'anima; quando
finisci però, ti trovi immediatamente sommerso da infinite richieste:
bisogna preparare le richieste delle biopsie per mandarle a Meru;
occorre fare ora il prelievo per il citologico prima che parta la
macchina per le spese.
Nel frattempo iniziano le operazioni, e la tua vita scorre rapida,
mentre ti senti come un grillo affannato che deve continuamente
saltare dalla sala operatoria, all'ambulatorio, al punto nascita.
Termini un intervento pesante e te ne vieni fuori svuotato e stanco;
non c'è tempo però per riposare e chiami il primo paziente esterno per
l'ecografia, e lui, invece di spiegarti i suoi problemi di salute, si
mette a sciorinare un sacco di recriminazioni perchè viene da
lontanissimo ed ha aspettato troppo. Al che, siccome sei stanco ed un
po' nervoso, ti scappa una parola di troppo e gli dici: "già, tu eri
qui ad aspettare ed io invece ho dormito tutta la mattina!"
Immediatamente dopo questa frase, il senso di colpa ti chiude lo
stomaco come una morsa.
E la vita continua così, saltando dalla sala all'attività clinica e
riesci a ritagliarti sì e no 10 minuti per il pranzo.
Alla sera finisci l'ambulatorio, il reparto e gli interventi appena in
tempo per andare a pregare; poi, mentre ancora stai lavando i piatti
dopo cena, ti chiamano in ospedale.
Sono passate le 22 quando auguri la buona notte agli infermieri in
turno e dici loro: "speriamo di non rivederci stanotte per
un'emergenza!"
Sei già sulla porta per lasciare il reparto quando ti approccia una
donna poco cortese che con toni un po' arroganti ti dice che lei è
stufa di aspettare e che è stata in ospedale 3 giorni senza essere
operata.
Tenti di stare calmo e le fai presente che stiamo facendo del nostro
meglio e che anche oggi gli interventi sono stati tanti.
Lei non ne vuol sapere e continua ad infierire; non c'è null'altro da
fare che capitolare: "va bene, vedremo di metterti nella lista di
domani, anche se gli operandi sono molti e non si sa mai cosa
succederà con le emergenze".
Vai a letto triste. Ti sei alzato alle 5 per non lasciar morire una
donna in sala parto, e poi non hai più avuto un singolo momento per
te. Hai servito decine e decine di persone: alla fine della giornata
però non ricevi un grazie, ma ancora lamentazioni e recriminazioni.
Nessuno (o quasi) capisce il tuo ritmo di lavoro e lo sforzo di
dedizione che ci metti sette giorni alla settimana, di giorno e di
notte. Tutti (o quasi) sono concentrati sul loro piccolo punto di
vista e sul loro angusto angolo visuale.
Normalmente la gente non ha il quadro generale della situazione e poco
le interessa della tua stanchezza.
Fortunatamente comunque la fede ti dice che Dio vede e che "neppure un
bicchiere d'acqua dato per amore sarà dimenticato".
Fr Beppe
una chiamata notturna in maternità. Quando finisci con l'emergenza è
ormai tempo di andare a pregare: ti rechi quindi in cappella per le
lodi mattutine e per la messa.
Immediatamente dopo la celebrazione eucaristica trangugi un po' di
caffelatte alla velocità della luce perchè devi preparare la lezione
delle 8 per gli infermieri. Ti precipiti quindi in ospedale,
allestisci la stanza con il proiettore ed il computer, e ti metti a
rileggere la tua presentazione prima che arrivi il personale.
Esponi l'argomento che ti sei preparato mettendoci l'anima; quando
finisci però, ti trovi immediatamente sommerso da infinite richieste:
bisogna preparare le richieste delle biopsie per mandarle a Meru;
occorre fare ora il prelievo per il citologico prima che parta la
macchina per le spese.
Nel frattempo iniziano le operazioni, e la tua vita scorre rapida,
mentre ti senti come un grillo affannato che deve continuamente
saltare dalla sala operatoria, all'ambulatorio, al punto nascita.
Termini un intervento pesante e te ne vieni fuori svuotato e stanco;
non c'è tempo però per riposare e chiami il primo paziente esterno per
l'ecografia, e lui, invece di spiegarti i suoi problemi di salute, si
mette a sciorinare un sacco di recriminazioni perchè viene da
lontanissimo ed ha aspettato troppo. Al che, siccome sei stanco ed un
po' nervoso, ti scappa una parola di troppo e gli dici: "già, tu eri
qui ad aspettare ed io invece ho dormito tutta la mattina!"
Immediatamente dopo questa frase, il senso di colpa ti chiude lo
stomaco come una morsa.
E la vita continua così, saltando dalla sala all'attività clinica e
riesci a ritagliarti sì e no 10 minuti per il pranzo.
Alla sera finisci l'ambulatorio, il reparto e gli interventi appena in
tempo per andare a pregare; poi, mentre ancora stai lavando i piatti
dopo cena, ti chiamano in ospedale.
Sono passate le 22 quando auguri la buona notte agli infermieri in
turno e dici loro: "speriamo di non rivederci stanotte per
un'emergenza!"
Sei già sulla porta per lasciare il reparto quando ti approccia una
donna poco cortese che con toni un po' arroganti ti dice che lei è
stufa di aspettare e che è stata in ospedale 3 giorni senza essere
operata.
Tenti di stare calmo e le fai presente che stiamo facendo del nostro
meglio e che anche oggi gli interventi sono stati tanti.
Lei non ne vuol sapere e continua ad infierire; non c'è null'altro da
fare che capitolare: "va bene, vedremo di metterti nella lista di
domani, anche se gli operandi sono molti e non si sa mai cosa
succederà con le emergenze".
Vai a letto triste. Ti sei alzato alle 5 per non lasciar morire una
donna in sala parto, e poi non hai più avuto un singolo momento per
te. Hai servito decine e decine di persone: alla fine della giornata
però non ricevi un grazie, ma ancora lamentazioni e recriminazioni.
Nessuno (o quasi) capisce il tuo ritmo di lavoro e lo sforzo di
dedizione che ci metti sette giorni alla settimana, di giorno e di
notte. Tutti (o quasi) sono concentrati sul loro piccolo punto di
vista e sul loro angusto angolo visuale.
Normalmente la gente non ha il quadro generale della situazione e poco
le interessa della tua stanchezza.
Fortunatamente comunque la fede ti dice che Dio vede e che "neppure un
bicchiere d'acqua dato per amore sarà dimenticato".
Fr Beppe
domenica 16 luglio 2023
L'AFRICA DAI COLORI FORTI
Cammino lentamente lungo il sentiero. Cio' che mi colpisce, mentre
cammino con passo veloce, sono gli odori che si susseguono nell'aria
che respiro: dapprima sono passato vicino a un glicine che mi ha
riempito le narici di profumo soave, e mi ha fatto tornare in mente il
carino episodio biblico in cui Giona se la prende con Dio che ha
mandato il verme a corrodere quella deliziosa pianticella sotto la cui
ombra lui trovava ristoro. Un po' piu' avanti vedo, sul ciglio del
sentierino, una fila di jacarande in fiore: anche loro profumano, ma
la cosa piu' bella sono le loro chiome di color violetto, che spiccano
prepotentemente tra il verdolino dei bananeti. Saluto un gruppo di
donne che stanno facendo una riunione all'ombra rinfrescante di un
grande albero di mango, che con le sue foglie di color verdone, non
solo offre refrigerio ai passanti, ma anche una casa a migliaia di
uccelli tessitori, sgargianti nelle loro piume gialle e nere, e tutti
intenti nel chiassoso compito di preparare i loro nidi prima della
stagione delle piogge.
Arrivo finalmente sulla strada principale. Il rosso della terra si
staglia sullo sfondo azzurrissimo di un cielo equatoriale terso. In
Africa la terra e' rossa ovunque: la gente pensa che sia cosi' perche'
mischiata al sangue di tutti quelli che nei secoli sono morti a causa
della tratta degli schiavi, delle violenze coloniali, e delle
moltissime guerre fratricide. Guardo la terra, e per un attimo ritorno
con la mente al non lontano genocidio in Rwanda, al Nord Etiopia, al
Congo, al Sudan e alla Somalia: quanto sangue anche oggi si mescola a
questi granelli finissimi, rendendoli ancora più rubicondi.
Il cielo invece, soprattutto se spingo lo sguardo fino all'orizzonte,
e' di un blu impossibile da vedere alle nostre latitudini. Le nuvole
bianche che si rincorrono veloci sospinte dalle correnti di alta
quota, non fanno che aumentare il contrasto: ricordo di aver visto
qualcosa di simile solo quando stavo scalando il Monviso, insieme ad
alcuni Fratelli molti anni fa.
Mi si avvicina velocemente un matatu: e' un vecchissimo Peugeot,
simile al Fiorino della Fiat. E' stipato di gente, non solo
all'interno ma anche sulla bagagliera. Procede velocissimo verso di
me. Gli uomini sul tettuccio mi urlano dietro, e ripetono
continuamente: " Mzungu, mzungu... dove hai lasciato l'automobile?".
Ci rimango un po' male pensando che, dopo molti anni di servizio e di
sacrificio per questa gente di giorno e di notte, sette giorni alla
settimana, ancora sono considerato semplicemente un bianco, che per
definizione non sa camminare, e quindi si muove sempre e solo in auto,
dal momento che tutti i bianchi sono molto ricchi.
Non voglio pero' rattristarmi con questi pensieri. Il matatu sfreccia
rapido a due centimetri dal mio braccio destro. Ora vengo investito da
un nuvolone di polvere che mi impedisce sia di vedere che di
respirare. Mi fermo un attimo per permettere al pulviscolo di
depositarsi: e' una nebbia rossa, così fitta che potrei finire sotto
un'altra macchina senza neppure vederla. Dopo alcuni minuti, quando
l'orizzonte ritorna limpido, scorgo davanti a me una fila di persone
in abiti da festa, che camminano rapidi in direzione opposta alla mia:
oggi e' domenica e si dirigono verso la Chiesa cattolica per la Messa.
Soprattutto le donne vestono colori vivacissimi. Hanno abiti dagli
accostamenti arditi. Rosso porpora associato al giallo canarino… Verde
scuro, blu e arancione si rincorrono sulle gonne, sulle camicette e
sui foulard. Molti sono gli uomini in kitenge, ed anch'essi amano
tinte assai evidenti. Penso che anche questo esprima un carattere
propriamente africano. Infatti sembra che all'equatore i contrasti
siano molto piu' forti, in ogni aspetto della vita. Quando di notte
non c'è la luna, si sperimenta davvero il buio assoluto, e se ci si
trova per strada non si riesce proprio a camminare. Però poi all'alba
si passa dalle tenebre alla forte luminosità solare in pochissimi
minuti. Lo stesso avviene al tramonto, quando il sole si tuffa
all'orizzonte, e la notte ti avvolge completamente in meno di un
quarto d'ora.
Anche l'ospedale vive ogni giorno di questi contrasti fortissimi, per
esempio tra la vita e la morte: oggi ho ricevuto una mamma con una
malaria in gravidanza. Era confusa ed agitata. Stava complicando con
una forma cerebrale. Mi è parso che la cosa migliore fosse quella di
curare prima la malaria e poi di pensare al parto, magari domani, se
le condizioni del feto fossero deteriorate. Ho iniziato l'artesunato
in vena questa mattina, ma purtroppo sono stato chiamato in serata
dall'infermiera che mi ha comunicato: "il battito cardiaco fetale è
scomparso e la donna contrae fortemente".
Che crisi! Se magari decidevo per un cesareo in mattinata, potevo
salvare quella creatura. Invece ho optato per la terapia medica. Un
altro di quegli errori che costano la vita a qualcuno. Come è
difficile essere l'unico a decidere per tutte le emergenze!! Che
margine enorme di errore!
Però non mi posso permettere di continuare in questo stato d'animo. Mi
dicono che hanno bisogno di me in sala parto perché ci sono due donne
che non riescono a spingere e necessitano di "fundal pressure", quella
che io so applicare con forza e discrezione. Seguo Judith con la testa
ancora tra le nuvole: in meno di mezz'ora Dio ci regala due creature
bellissime: piangono forte e non hanno problemi.
Poco dopo, la nostra "malarica cerebrale" partorisce nel letto,
assistita da Wambeti. Il bambino è un maschio e già presenta i primi
segni di macerazione post mortem. Lo guardo a lungo e lo deposito sul
fasciatoio, dove pochi minuti prima erano stati assistiti i due pupi
nati senza problemi. Anche qui il contrasto lo sento in modo
tagliente! Quasi una lotta continua tra gli estremi della vita e della
morte.
L'Africa è così. Non permette le mezze misure. Anche chi ci viene,
magari come volontario o come turista, o si innamora e si becca il
famoso "mal d'Africa", oppure la odia con tutte le forze e la rifiuta.
Io, dopo 26 anni, ancora sento la forza di questi opposti che si
confrontano ogni giorno, ne vengo scalfito quotidianamente, e mi porto
le cicatrici nel cuore, sia nel bene che nel male, sia nel brutto che
nel bello.
Beppe
cammino con passo veloce, sono gli odori che si susseguono nell'aria
che respiro: dapprima sono passato vicino a un glicine che mi ha
riempito le narici di profumo soave, e mi ha fatto tornare in mente il
carino episodio biblico in cui Giona se la prende con Dio che ha
mandato il verme a corrodere quella deliziosa pianticella sotto la cui
ombra lui trovava ristoro. Un po' piu' avanti vedo, sul ciglio del
sentierino, una fila di jacarande in fiore: anche loro profumano, ma
la cosa piu' bella sono le loro chiome di color violetto, che spiccano
prepotentemente tra il verdolino dei bananeti. Saluto un gruppo di
donne che stanno facendo una riunione all'ombra rinfrescante di un
grande albero di mango, che con le sue foglie di color verdone, non
solo offre refrigerio ai passanti, ma anche una casa a migliaia di
uccelli tessitori, sgargianti nelle loro piume gialle e nere, e tutti
intenti nel chiassoso compito di preparare i loro nidi prima della
stagione delle piogge.
Arrivo finalmente sulla strada principale. Il rosso della terra si
staglia sullo sfondo azzurrissimo di un cielo equatoriale terso. In
Africa la terra e' rossa ovunque: la gente pensa che sia cosi' perche'
mischiata al sangue di tutti quelli che nei secoli sono morti a causa
della tratta degli schiavi, delle violenze coloniali, e delle
moltissime guerre fratricide. Guardo la terra, e per un attimo ritorno
con la mente al non lontano genocidio in Rwanda, al Nord Etiopia, al
Congo, al Sudan e alla Somalia: quanto sangue anche oggi si mescola a
questi granelli finissimi, rendendoli ancora più rubicondi.
Il cielo invece, soprattutto se spingo lo sguardo fino all'orizzonte,
e' di un blu impossibile da vedere alle nostre latitudini. Le nuvole
bianche che si rincorrono veloci sospinte dalle correnti di alta
quota, non fanno che aumentare il contrasto: ricordo di aver visto
qualcosa di simile solo quando stavo scalando il Monviso, insieme ad
alcuni Fratelli molti anni fa.
Mi si avvicina velocemente un matatu: e' un vecchissimo Peugeot,
simile al Fiorino della Fiat. E' stipato di gente, non solo
all'interno ma anche sulla bagagliera. Procede velocissimo verso di
me. Gli uomini sul tettuccio mi urlano dietro, e ripetono
continuamente: " Mzungu, mzungu... dove hai lasciato l'automobile?".
Ci rimango un po' male pensando che, dopo molti anni di servizio e di
sacrificio per questa gente di giorno e di notte, sette giorni alla
settimana, ancora sono considerato semplicemente un bianco, che per
definizione non sa camminare, e quindi si muove sempre e solo in auto,
dal momento che tutti i bianchi sono molto ricchi.
Non voglio pero' rattristarmi con questi pensieri. Il matatu sfreccia
rapido a due centimetri dal mio braccio destro. Ora vengo investito da
un nuvolone di polvere che mi impedisce sia di vedere che di
respirare. Mi fermo un attimo per permettere al pulviscolo di
depositarsi: e' una nebbia rossa, così fitta che potrei finire sotto
un'altra macchina senza neppure vederla. Dopo alcuni minuti, quando
l'orizzonte ritorna limpido, scorgo davanti a me una fila di persone
in abiti da festa, che camminano rapidi in direzione opposta alla mia:
oggi e' domenica e si dirigono verso la Chiesa cattolica per la Messa.
Soprattutto le donne vestono colori vivacissimi. Hanno abiti dagli
accostamenti arditi. Rosso porpora associato al giallo canarino… Verde
scuro, blu e arancione si rincorrono sulle gonne, sulle camicette e
sui foulard. Molti sono gli uomini in kitenge, ed anch'essi amano
tinte assai evidenti. Penso che anche questo esprima un carattere
propriamente africano. Infatti sembra che all'equatore i contrasti
siano molto piu' forti, in ogni aspetto della vita. Quando di notte
non c'è la luna, si sperimenta davvero il buio assoluto, e se ci si
trova per strada non si riesce proprio a camminare. Però poi all'alba
si passa dalle tenebre alla forte luminosità solare in pochissimi
minuti. Lo stesso avviene al tramonto, quando il sole si tuffa
all'orizzonte, e la notte ti avvolge completamente in meno di un
quarto d'ora.
Anche l'ospedale vive ogni giorno di questi contrasti fortissimi, per
esempio tra la vita e la morte: oggi ho ricevuto una mamma con una
malaria in gravidanza. Era confusa ed agitata. Stava complicando con
una forma cerebrale. Mi è parso che la cosa migliore fosse quella di
curare prima la malaria e poi di pensare al parto, magari domani, se
le condizioni del feto fossero deteriorate. Ho iniziato l'artesunato
in vena questa mattina, ma purtroppo sono stato chiamato in serata
dall'infermiera che mi ha comunicato: "il battito cardiaco fetale è
scomparso e la donna contrae fortemente".
Che crisi! Se magari decidevo per un cesareo in mattinata, potevo
salvare quella creatura. Invece ho optato per la terapia medica. Un
altro di quegli errori che costano la vita a qualcuno. Come è
difficile essere l'unico a decidere per tutte le emergenze!! Che
margine enorme di errore!
Però non mi posso permettere di continuare in questo stato d'animo. Mi
dicono che hanno bisogno di me in sala parto perché ci sono due donne
che non riescono a spingere e necessitano di "fundal pressure", quella
che io so applicare con forza e discrezione. Seguo Judith con la testa
ancora tra le nuvole: in meno di mezz'ora Dio ci regala due creature
bellissime: piangono forte e non hanno problemi.
Poco dopo, la nostra "malarica cerebrale" partorisce nel letto,
assistita da Wambeti. Il bambino è un maschio e già presenta i primi
segni di macerazione post mortem. Lo guardo a lungo e lo deposito sul
fasciatoio, dove pochi minuti prima erano stati assistiti i due pupi
nati senza problemi. Anche qui il contrasto lo sento in modo
tagliente! Quasi una lotta continua tra gli estremi della vita e della
morte.
L'Africa è così. Non permette le mezze misure. Anche chi ci viene,
magari come volontario o come turista, o si innamora e si becca il
famoso "mal d'Africa", oppure la odia con tutte le forze e la rifiuta.
Io, dopo 26 anni, ancora sento la forza di questi opposti che si
confrontano ogni giorno, ne vengo scalfito quotidianamente, e mi porto
le cicatrici nel cuore, sia nel bene che nel male, sia nel brutto che
nel bello.
Beppe
sabato 15 luglio 2023
ERA PODALICO
Erano quasi le 20 quando una partoriente è arrivata con forti contrazioni.
C'è stato appena il tempo di darle la divisa dell'ospedale che già
iniziava ad accusare spinte violente.
Non era il primo figlio per lei, e quindi ci aspettavamo un parto molto veloce.
In un attimo la donna era sul lettino da parto, e pochi secondi dopo è
apparsa la parte presentata.
"Accipicchia! E' un podalico"...nessuno lo sapeva nè lo sospettava in
quanto la paziente era appena arrivata!
Joyce e lo staff della notte decidono di condurre questo parto, in
quanto non c'è tempo da perdere: esce il podice, vengono liberati i
piedini. Anche il tronco fuoriesce pian piano con le manovre
ostetriche che il nostro staff conosce molto bene.
Ma qui arriva il problema: le spalle non si disimpegnano ed il bimbo
rimane inchiodato al corpo della mamma con la testolina ancora dentro.
Angelica corre a chiamarmi in sala. Mi ha beccato per un pelo perchè
stavo per andare.
"Corri subito in sala parto perchè Joyce ha bisogno di te".
Non aggiunge altro ed io non chiedo nulla. Mi limito a correre...ora
posso di nuovo dopo la frattura
Entrato in sala parto mi rendo conto della situazione e so che il
tempo è il fattore centrale per la sopravvivenza del nascituro. Mi
infilo velocemente un paio di guanti e ci provo io.
La mamma urla ma ora non posso darle molta attenzione: bisogna fare in fretta.
Rapida manovra per verticalizzare le spalle del bimbo.
Arpionamento della spalla inferiore e liberazione del braccio.
Movimento speculare per liberare spalla e braccio superiore.
Quindi muovo i piedi del neonato verso la testa della mamma, e faccio
uscire la testa senza problemi.
Tutto questo credo che sia avvenuto in circa 30 secondi.
Lo staff rimane impalato per un attimo, quasi come se non si
aspettassero di vedere il bimbo nascere così celermente: ma io non
sapevo con esattezza quanto il feto fosse rimasto in quella posizione
anomala con la testa imprigionata dentro la mamma ed ho agito
rapidamente!
Li risveglio dal momentaneo torpore e chiedo le pinze per clampare il cordone.
Nel frattempo faccio massaggio cardiaco al piccolo che è flaccido e
pare non respirare affatto.
Anche in questa occasione saranno passati solo dei secondi, ma a me
sono parsi eterni.
Quando poi finalmente sono riuscito ad arrivare alla culla termica, mi
sono accorto che già il bimbo piangeva...un bel successo, anche se
condito con un po' di cardiopalmo.
Il problema è che questa mamma è arrivata a dilatazione completa e con
la parte presentata ormai al perineo.
In condizioni normali avremmo fatto un'eco ed avremmo certamente
programmato con calma un cesareo.
Oggi invece neppure sapevamo che fosse un podalico!
Fr Beppe
C'è stato appena il tempo di darle la divisa dell'ospedale che già
iniziava ad accusare spinte violente.
Non era il primo figlio per lei, e quindi ci aspettavamo un parto molto veloce.
In un attimo la donna era sul lettino da parto, e pochi secondi dopo è
apparsa la parte presentata.
"Accipicchia! E' un podalico"...nessuno lo sapeva nè lo sospettava in
quanto la paziente era appena arrivata!
Joyce e lo staff della notte decidono di condurre questo parto, in
quanto non c'è tempo da perdere: esce il podice, vengono liberati i
piedini. Anche il tronco fuoriesce pian piano con le manovre
ostetriche che il nostro staff conosce molto bene.
Ma qui arriva il problema: le spalle non si disimpegnano ed il bimbo
rimane inchiodato al corpo della mamma con la testolina ancora dentro.
Angelica corre a chiamarmi in sala. Mi ha beccato per un pelo perchè
stavo per andare.
"Corri subito in sala parto perchè Joyce ha bisogno di te".
Non aggiunge altro ed io non chiedo nulla. Mi limito a correre...ora
posso di nuovo dopo la frattura
Entrato in sala parto mi rendo conto della situazione e so che il
tempo è il fattore centrale per la sopravvivenza del nascituro. Mi
infilo velocemente un paio di guanti e ci provo io.
La mamma urla ma ora non posso darle molta attenzione: bisogna fare in fretta.
Rapida manovra per verticalizzare le spalle del bimbo.
Arpionamento della spalla inferiore e liberazione del braccio.
Movimento speculare per liberare spalla e braccio superiore.
Quindi muovo i piedi del neonato verso la testa della mamma, e faccio
uscire la testa senza problemi.
Tutto questo credo che sia avvenuto in circa 30 secondi.
Lo staff rimane impalato per un attimo, quasi come se non si
aspettassero di vedere il bimbo nascere così celermente: ma io non
sapevo con esattezza quanto il feto fosse rimasto in quella posizione
anomala con la testa imprigionata dentro la mamma ed ho agito
rapidamente!
Li risveglio dal momentaneo torpore e chiedo le pinze per clampare il cordone.
Nel frattempo faccio massaggio cardiaco al piccolo che è flaccido e
pare non respirare affatto.
Anche in questa occasione saranno passati solo dei secondi, ma a me
sono parsi eterni.
Quando poi finalmente sono riuscito ad arrivare alla culla termica, mi
sono accorto che già il bimbo piangeva...un bel successo, anche se
condito con un po' di cardiopalmo.
Il problema è che questa mamma è arrivata a dilatazione completa e con
la parte presentata ormai al perineo.
In condizioni normali avremmo fatto un'eco ed avremmo certamente
programmato con calma un cesareo.
Oggi invece neppure sapevamo che fosse un podalico!
Fr Beppe
giovedì 13 luglio 2023
GIOVEDI' ORTOPEDICO
Oggi è stata una giornata estremamente impegnativa dal punto di vista
ortopedico.
L'ambulatorio era affollato sin dal mattino, e la lista operatoria lunga.
Fortunatamente non ci sono stati cesarei ad interrompere il corso
degli interventi.
Con il Dr Wekesa abbiamo fatto grossi interventi che ci hanno tenuti
impegnati fino a molto tardi.
Anche oggi abbiamo aiutato tante persone, con fratture inveterate e complesse.
E' stata una giornata dura anche in ambulatorio ortopedico, con
tantissimi pazienti che sono venuti per le visite di controllo
post-operatorio e per gli appuntamenti per un nuovo intervento.
Tantissimo lavoro, ma anche tanta soddisfazione nel considerare che la
gente si fida di noi e viene a cercare i nostri servizi, anche se
siamo lontani e piuttosto sperduti.
Fr Beppe
ortopedico.
L'ambulatorio era affollato sin dal mattino, e la lista operatoria lunga.
Fortunatamente non ci sono stati cesarei ad interrompere il corso
degli interventi.
Con il Dr Wekesa abbiamo fatto grossi interventi che ci hanno tenuti
impegnati fino a molto tardi.
Anche oggi abbiamo aiutato tante persone, con fratture inveterate e complesse.
E' stata una giornata dura anche in ambulatorio ortopedico, con
tantissimi pazienti che sono venuti per le visite di controllo
post-operatorio e per gli appuntamenti per un nuovo intervento.
Tantissimo lavoro, ma anche tanta soddisfazione nel considerare che la
gente si fida di noi e viene a cercare i nostri servizi, anche se
siamo lontani e piuttosto sperduti.
Fr Beppe
martedì 11 luglio 2023
L'ANATOMIA PATOLOGICA
Le biopsie erano un servizio quasi assente a Matiri prima del mio arrivo.
Ora è invece un servizio molto efficiente.
Sin dal 2019 ho ripreso contatti con una rete di anatomo-patologi che
hanno formato un gruppo di lavoro chiamato "Pathology Network". La
loro sede è a Meru.
Essi mi offrono servizi di anatomia patologica, sia per istologico
che per citologico, in tempi eccezionalmente brevi (8 giorni tra la
ricezione del campione e l'esito). Inoltre hanno i prezzi più bassi
tra tutti i laboratori che si trovano a Meru.
Io mi occupo sia di fare la biopsia o il PAP test, che di trasportare
i campioni da Matiri a Meru.
In genere le biopsie sono gratuite, in modo che i pazienti possano
avere i 3000 scellini per l'esame istologico. Anche i PAP test sono
gratuiti, mentre per il citologico ai pazienti vengono richiesti 1000
scellini.
L'esito poi mi arriva sul computer. A questo punto posso contattare la
persona che nel frattempo è già stata dimessa.
Al momento abbiamo una media di 4 biopsie alla settimana.
Molte biopsie sono purtroppo positive per tumore maligno.
A seconda dei casi poi decidiamo se operare prima e poi mandare il
paziente all'oncologo, o se mandarlo all'oncologo direttamente nei
casi in cui la situazione sia già molto avanzata o non abbia
indicazione chirurgica.
Matiri non ha un oncologo: per questo ci affidiamo normalmente a
Chaaria, che ha questo specialista una volta la settimana.
Ora è invece un servizio molto efficiente.
Sin dal 2019 ho ripreso contatti con una rete di anatomo-patologi che
hanno formato un gruppo di lavoro chiamato "Pathology Network". La
loro sede è a Meru.
Essi mi offrono servizi di anatomia patologica, sia per istologico
che per citologico, in tempi eccezionalmente brevi (8 giorni tra la
ricezione del campione e l'esito). Inoltre hanno i prezzi più bassi
tra tutti i laboratori che si trovano a Meru.
Io mi occupo sia di fare la biopsia o il PAP test, che di trasportare
i campioni da Matiri a Meru.
In genere le biopsie sono gratuite, in modo che i pazienti possano
avere i 3000 scellini per l'esame istologico. Anche i PAP test sono
gratuiti, mentre per il citologico ai pazienti vengono richiesti 1000
scellini.
L'esito poi mi arriva sul computer. A questo punto posso contattare la
persona che nel frattempo è già stata dimessa.
Al momento abbiamo una media di 4 biopsie alla settimana.
Molte biopsie sono purtroppo positive per tumore maligno.
A seconda dei casi poi decidiamo se operare prima e poi mandare il
paziente all'oncologo, o se mandarlo all'oncologo direttamente nei
casi in cui la situazione sia già molto avanzata o non abbia
indicazione chirurgica.
Matiri non ha un oncologo: per questo ci affidiamo normalmente a
Chaaria, che ha questo specialista una volta la settimana.
lunedì 10 luglio 2023
MORTO NEL POST-OPERATORIO
Non so cosa sia successo.
Lo abbiamo operato sabato e tutto sembrava andato per il meglio.
Partiva da una emoglobina di 13 e non ha sanguinato molto in sala.
E' vero che era una doppia frattura, ma tutto era andato liscio e
l'intervento non era durato più di 90 minuti.
Il paziente è stato stabile sabato ma con sorpresa ieri abbiamo
trovato che la sua emoglobina era 4.4.
Lo abbiamo trasfuso ed il paziente pareva in buona ripresa. Parlava ed
era tranquillo.
Poi ad un certo punto, improvvisamente, ha iniziato ad avere un
respiro gaspante, ed in meno di un minuto è andato in paradiso davanti
ai nostri occhi, lasciandoci come paralizzati. Non abbiamo neppure
avuto il tempo di iniziare la rianimazione cardiopolmonare.
Mi sento devastato. Una morte improvvisa del genere sembra proprio
un'embolia polmonare, anche se non mi spiego l'anemizzazione così
massiva.
Eppure il paziente era in profilassi con eparina!
E' durissima per me perdere un paziente nel post-operatorio; mi faccio
sempre tantissimi sensi di colpa.
Oggi è così.
Fr Beppe
Lo abbiamo operato sabato e tutto sembrava andato per il meglio.
Partiva da una emoglobina di 13 e non ha sanguinato molto in sala.
E' vero che era una doppia frattura, ma tutto era andato liscio e
l'intervento non era durato più di 90 minuti.
Il paziente è stato stabile sabato ma con sorpresa ieri abbiamo
trovato che la sua emoglobina era 4.4.
Lo abbiamo trasfuso ed il paziente pareva in buona ripresa. Parlava ed
era tranquillo.
Poi ad un certo punto, improvvisamente, ha iniziato ad avere un
respiro gaspante, ed in meno di un minuto è andato in paradiso davanti
ai nostri occhi, lasciandoci come paralizzati. Non abbiamo neppure
avuto il tempo di iniziare la rianimazione cardiopolmonare.
Mi sento devastato. Una morte improvvisa del genere sembra proprio
un'embolia polmonare, anche se non mi spiego l'anemizzazione così
massiva.
Eppure il paziente era in profilassi con eparina!
E' durissima per me perdere un paziente nel post-operatorio; mi faccio
sempre tantissimi sensi di colpa.
Oggi è così.
Fr Beppe
domenica 9 luglio 2023
STORIE CUPE
Sono stato chiamato a mezzanotte per un caso di stupro.
La cosa più sconvolgente per me è stata di trovarmi dabanti una
vecchietta di 78 anni, un po' demente e parzialmente sorda.
La poveretta sanguinava profusamente e l'abbiamo portata in sala per
una visita sotto anestesia.
Aveva una brutta lacerazione da sfondamento della vagina, al fornice di destra.
L'abbiamo suturata ed l'emorragia è stata controllata.
Abbiamo fatto il test HIV della sventurata, per il momento negativo.
L'abbiamo comunque messa in terapia profilattica post-esposizione,
perchè non conosciamo il sierostato dell'assalitore, ora latitante.
Mi sconvolge il fatto che ci siano persone capaci di stuprare una
vecchietta, in tali condizioni di salute. Non li chiamo bestie, perchè
so che le bestie sono meglio di loro!
La cosa che mi ha turbato ancora di più è sentire il mio anestesista
raccontare che, tra le fasce più ignoranti e povere della popolazione,
in villaggi sperduti della nostra zona, esiste la credenza che, se un
uomo HIV positivo ha un rapporto sessuale con una vecchia donna HIV
negativa, l'uomo poi si negativizza.
Non ho parole e non posso commentare.
La cosa importante, pur nella tragedia, è che l'anziana paziente sta
bene e stamattina non sanguina più.
Fr Beppe
La cosa più sconvolgente per me è stata di trovarmi dabanti una
vecchietta di 78 anni, un po' demente e parzialmente sorda.
La poveretta sanguinava profusamente e l'abbiamo portata in sala per
una visita sotto anestesia.
Aveva una brutta lacerazione da sfondamento della vagina, al fornice di destra.
L'abbiamo suturata ed l'emorragia è stata controllata.
Abbiamo fatto il test HIV della sventurata, per il momento negativo.
L'abbiamo comunque messa in terapia profilattica post-esposizione,
perchè non conosciamo il sierostato dell'assalitore, ora latitante.
Mi sconvolge il fatto che ci siano persone capaci di stuprare una
vecchietta, in tali condizioni di salute. Non li chiamo bestie, perchè
so che le bestie sono meglio di loro!
La cosa che mi ha turbato ancora di più è sentire il mio anestesista
raccontare che, tra le fasce più ignoranti e povere della popolazione,
in villaggi sperduti della nostra zona, esiste la credenza che, se un
uomo HIV positivo ha un rapporto sessuale con una vecchia donna HIV
negativa, l'uomo poi si negativizza.
Non ho parole e non posso commentare.
La cosa importante, pur nella tragedia, è che l'anziana paziente sta
bene e stamattina non sanguina più.
Fr Beppe
venerdì 7 luglio 2023
DENNIS
The patient fell from a tree and got fracture of the right tibia.
Falling from a tree is a common cause of fracture in our areas because
we have a lot of bee hives, which are located on the trees. Honey is
an important source of income for our farmers.
When collecting the honey, the farmers climb trees at night, when bees
are asleep; they fumigate the bee hive with smoke to make the insects
fly away and then they collect the precious and sweet harvest.
But sometimes they get stung by a bee; they can loose balance and fall
to the ground.
Dennis took some time on plaster before coming to our hospital,
because of lack of money.
But, thanks to the free implants donated by Sign, he finally got operated.
Fortunately the operation was successful and the patient was able to
walk with crutches within four days.
He was also cooperative during the follow up, above all with squatting
exercises, and now he is totally healed with no Sign of infection.
Dennis is back to his farming, although he sends somebody else on the
trees to collect the honey at night.
Another life has been mended through a Sign nail.
Thanks a lot, Sign Family.
Dr Gaido
Falling from a tree is a common cause of fracture in our areas because
we have a lot of bee hives, which are located on the trees. Honey is
an important source of income for our farmers.
When collecting the honey, the farmers climb trees at night, when bees
are asleep; they fumigate the bee hive with smoke to make the insects
fly away and then they collect the precious and sweet harvest.
But sometimes they get stung by a bee; they can loose balance and fall
to the ground.
Dennis took some time on plaster before coming to our hospital,
because of lack of money.
But, thanks to the free implants donated by Sign, he finally got operated.
Fortunately the operation was successful and the patient was able to
walk with crutches within four days.
He was also cooperative during the follow up, above all with squatting
exercises, and now he is totally healed with no Sign of infection.
Dennis is back to his farming, although he sends somebody else on the
trees to collect the honey at night.
Another life has been mended through a Sign nail.
Thanks a lot, Sign Family.
Dr Gaido
giovedì 6 luglio 2023
CESAREO O PARTO NATURALE?
Negli anni è sempre stato molto difficile per me gestire da solo
questa decisione, quando mi trovo davanti a donne che hanno avuto un
taglio cesareo pregresso.
Normalmente esse sempre desiderano provare a partorire per via
naturale e non vogliono un secondo cesareo.
Le mie ripetute esperienze di brutte complicazioni, come la rottura
d'utero, a volte anche fatale, mi hanno spesso reso molto restio nel
concedere un "trial of scar", cioè un tentativo di travaglio a mamma
con pregressa cicatrice.
Insistevo per il cesareo, ponendo come razionale il fatto che le
complicazioni possibili sono generalmente molto gravi, che la mamma
aveva atteso nove mesi per aver un bambino vivo e non certo uno morto.
Spiegavo alle partorienti che il nostro personale non è così numeroso
come in Europa e che soprattutto di notte si possono sottostimare
segni di pericolo ed intervenire quando è già troppo tardi per la
mamma e per il bimbo.
Con gli anno però mi sono via via ammorbidito ed ho acquisito una
maggiore elasticità: prima di tutto ho compreso che spesso per le
nostre donne il cesareo è una vera sconfitta e che esse si sentono più
mamme se partoriscono per via vaginale. Questo aspetto a volte causava
delle tensioni tra me e loro, quando io insistevo troppo per il
cesareo e loro non lo volevano: qualcuna è addirittura andata via
dall'ospedale per farsi ricoverare altrove, dove i medici le avrebbero
consentito di provare a partorire, sebbene avesse la cicatrice.
Oggi normalmente lascio la decisione alla mamma stessa, se non ci sono
controindicazioni assolute al parto naturale ( come per esempio nel
caso di una disproporzione cefalo-pelvica).
Se il cesareo precedente era stato prescritto in risposta a
complicazioni temporanee della pregressa gravidanza (placenta previa,
abruptio placentae, malpresentazione), normalmente discutiamo dei pro
e dei contro e poi la donna prenda lei la decisione finale, se al
presente non si sono ripetute le condizioni che avevano portato
precedentemente al cesareo.
Naturalmente, quando abbiamo un travaglio in corso per una mamma con
pregresso cesareo, viviamo ore di tensione, in cui tutti siamo più
attenti nel follow up, per cogliere segni di complicazione il più
presto possibile.
C'è da tener conto che noi non abbiamo il cardiotocografo e che
l'attività cardiaca fetale viene normalmente monitorata con un vecchio
fetoscopio a trombetta.
Anche oggi una donna ha scelto il "trial of scar" e l'abbiamo lasciata
libera di farlo: il travaglio è andato bene e lei ha partorito
normalmente: il pregresso cesareo era stato dovuto a presentazione
podalica in primipara.
Un'altra invece questa sera ha voluto assolutamente il cesareo ed ha
detto che non avrebbe potuto sopportare i dolori che provava: io l'ho
accontentata anche perchè il liquido amniotico era quasi del tutto
finito. Lei aveva una cicatrice da pregresso cesareo, fatto in
emergenza a motivo di una abruptio placentae.
Fr Beppe Gaido
questa decisione, quando mi trovo davanti a donne che hanno avuto un
taglio cesareo pregresso.
Normalmente esse sempre desiderano provare a partorire per via
naturale e non vogliono un secondo cesareo.
Le mie ripetute esperienze di brutte complicazioni, come la rottura
d'utero, a volte anche fatale, mi hanno spesso reso molto restio nel
concedere un "trial of scar", cioè un tentativo di travaglio a mamma
con pregressa cicatrice.
Insistevo per il cesareo, ponendo come razionale il fatto che le
complicazioni possibili sono generalmente molto gravi, che la mamma
aveva atteso nove mesi per aver un bambino vivo e non certo uno morto.
Spiegavo alle partorienti che il nostro personale non è così numeroso
come in Europa e che soprattutto di notte si possono sottostimare
segni di pericolo ed intervenire quando è già troppo tardi per la
mamma e per il bimbo.
Con gli anno però mi sono via via ammorbidito ed ho acquisito una
maggiore elasticità: prima di tutto ho compreso che spesso per le
nostre donne il cesareo è una vera sconfitta e che esse si sentono più
mamme se partoriscono per via vaginale. Questo aspetto a volte causava
delle tensioni tra me e loro, quando io insistevo troppo per il
cesareo e loro non lo volevano: qualcuna è addirittura andata via
dall'ospedale per farsi ricoverare altrove, dove i medici le avrebbero
consentito di provare a partorire, sebbene avesse la cicatrice.
Oggi normalmente lascio la decisione alla mamma stessa, se non ci sono
controindicazioni assolute al parto naturale ( come per esempio nel
caso di una disproporzione cefalo-pelvica).
Se il cesareo precedente era stato prescritto in risposta a
complicazioni temporanee della pregressa gravidanza (placenta previa,
abruptio placentae, malpresentazione), normalmente discutiamo dei pro
e dei contro e poi la donna prenda lei la decisione finale, se al
presente non si sono ripetute le condizioni che avevano portato
precedentemente al cesareo.
Naturalmente, quando abbiamo un travaglio in corso per una mamma con
pregresso cesareo, viviamo ore di tensione, in cui tutti siamo più
attenti nel follow up, per cogliere segni di complicazione il più
presto possibile.
C'è da tener conto che noi non abbiamo il cardiotocografo e che
l'attività cardiaca fetale viene normalmente monitorata con un vecchio
fetoscopio a trombetta.
Anche oggi una donna ha scelto il "trial of scar" e l'abbiamo lasciata
libera di farlo: il travaglio è andato bene e lei ha partorito
normalmente: il pregresso cesareo era stato dovuto a presentazione
podalica in primipara.
Un'altra invece questa sera ha voluto assolutamente il cesareo ed ha
detto che non avrebbe potuto sopportare i dolori che provava: io l'ho
accontentata anche perchè il liquido amniotico era quasi del tutto
finito. Lei aveva una cicatrice da pregresso cesareo, fatto in
emergenza a motivo di una abruptio placentae.
Fr Beppe Gaido
mercoledì 5 luglio 2023
IL CONCENTRATORE DI OSSIGENO
Di cuore ringraziamo l'Associazione Aiutando nel Mondo di Torino, per
il prezioso dono del concentratore di ossigeno.
Non ne avevamo neppure uno funzionante in tutto l'ospedale.
Per adesso il concentratore di ossigeno sarà ubicato nella camera di
emergenza dell'ospedale, in modo che possa servire sia i pazienti
ricoverati che quelli ambulatoriali.
In futuro speriamo di averne uno per ogni reparto.
Grazie di cuore ai generosi donatori
il prezioso dono del concentratore di ossigeno.
Non ne avevamo neppure uno funzionante in tutto l'ospedale.
Per adesso il concentratore di ossigeno sarà ubicato nella camera di
emergenza dell'ospedale, in modo che possa servire sia i pazienti
ricoverati che quelli ambulatoriali.
In futuro speriamo di averne uno per ogni reparto.
Grazie di cuore ai generosi donatori
martedì 4 luglio 2023
I VOLONTARI DI PROFESSIONE NON SANITARIA
Spesso ricevo richieste di volontariato da parte di persone la cui
professione non è nel campo sanitario.
Anche per loro sarà possibile organizzare delle forme di aiuto qui in ospedale.
Una possibilità è quella di collaborare nel campo della
sterilizzazione in sala operatoria: piegare garze, sterilizzare i teli
per gli interventi, lavare e sterilizzare gli strumenti.
Per le donne che ne hanno la capacità, abbiamo molto bisogno in
sartoria, per riparare vestiti dei malati, lenzuola, ecc.
Coloro che lo desiderano, possono aiutare in fisioterapia, facendo
ambulare con girello i pazienti operati per fratture.
E' anche possibile che un volontario non sanitario venga affiancato ai
nostri infermieri per l'igiene dei malati e per il rifacimento dei
letti.
Inoltre, per gli uomini, posso organizzare collaborazioni con il
reparto manutenzione: possono fare lavori di verniciatura od altre
cose necessarie per la struttura muraria.
Alla sera i volontari possono sempre visitare gli orfani di Rita e
giocare con loro.
Inoltre sarà sempre gradito se un volontario che sa cucinare ci
prepare qualche buona cena.
Certo, tutto questo sarà molto più semplice se il volontario parla
inglese e può quindi comunicare con lo staff locale dell'ospedale
professione non è nel campo sanitario.
Anche per loro sarà possibile organizzare delle forme di aiuto qui in ospedale.
Una possibilità è quella di collaborare nel campo della
sterilizzazione in sala operatoria: piegare garze, sterilizzare i teli
per gli interventi, lavare e sterilizzare gli strumenti.
Per le donne che ne hanno la capacità, abbiamo molto bisogno in
sartoria, per riparare vestiti dei malati, lenzuola, ecc.
Coloro che lo desiderano, possono aiutare in fisioterapia, facendo
ambulare con girello i pazienti operati per fratture.
E' anche possibile che un volontario non sanitario venga affiancato ai
nostri infermieri per l'igiene dei malati e per il rifacimento dei
letti.
Inoltre, per gli uomini, posso organizzare collaborazioni con il
reparto manutenzione: possono fare lavori di verniciatura od altre
cose necessarie per la struttura muraria.
Alla sera i volontari possono sempre visitare gli orfani di Rita e
giocare con loro.
Inoltre sarà sempre gradito se un volontario che sa cucinare ci
prepare qualche buona cena.
Certo, tutto questo sarà molto più semplice se il volontario parla
inglese e può quindi comunicare con lo staff locale dell'ospedale
sabato 1 luglio 2023
TUTTI PARTITI
Dopo vari mesi di presenza costante dei volontari, oggi Matiri è vuota
per la prima volta da gennaio.
Sono partiti tutti e sono solo, anche se aspetto una nuova volontaria
il 6 di luglio.
Ringrazio di cuore ognuno di loro.
Inizio con la dottoressa Agnese (alla mia destra nella foto). Agnese è
stata a Matiri per tre mesi, lavorando soprattutto nel reparto di
Medicina ed in Pediatria. E' stata un valente aiuto per i nostri
medici, una collaboratrice preziosa in ecografia ed una grande amica
dei bambini della comunità di Rita.
Grazie di cuore poi al gruppo di amici americani, che sono stati
davvero eccezionali: collaborativi, simpatici, impegnati ed affabili
con tutti.
La prima a sinistra nella foto è Erine, infermiera di pronto soccorso.
Alla mia destra vedete Martin, chirurgo ortopedico; quindi Mathu,
medico e specialista in medicina interna, ed a destra Justin Duke,
anche lui chirurgo ortopedico.
E' stato bello lavorare con loro.
Molto frizzanti anche i momenti serali in cui abbiamo condiviso la
cena ed abbiamo parlato molto.
I volontari americani sono inoltre venuti con un carico indescrivibile
di donazioni, sia per l'ospedale che anche per i bambini di Rita:
questi ultimi hanno ricevuto vestiti, giocattoli e molti dolci. Hanno
anche regalato una cinquantina di palloni da calcio ai ragazzi delle
scuole di Matiri.
Grazie a tutti per il servizio svolto e per le generose donazioni
per la prima volta da gennaio.
Sono partiti tutti e sono solo, anche se aspetto una nuova volontaria
il 6 di luglio.
Ringrazio di cuore ognuno di loro.
Inizio con la dottoressa Agnese (alla mia destra nella foto). Agnese è
stata a Matiri per tre mesi, lavorando soprattutto nel reparto di
Medicina ed in Pediatria. E' stata un valente aiuto per i nostri
medici, una collaboratrice preziosa in ecografia ed una grande amica
dei bambini della comunità di Rita.
Grazie di cuore poi al gruppo di amici americani, che sono stati
davvero eccezionali: collaborativi, simpatici, impegnati ed affabili
con tutti.
La prima a sinistra nella foto è Erine, infermiera di pronto soccorso.
Alla mia destra vedete Martin, chirurgo ortopedico; quindi Mathu,
medico e specialista in medicina interna, ed a destra Justin Duke,
anche lui chirurgo ortopedico.
E' stato bello lavorare con loro.
Molto frizzanti anche i momenti serali in cui abbiamo condiviso la
cena ed abbiamo parlato molto.
I volontari americani sono inoltre venuti con un carico indescrivibile
di donazioni, sia per l'ospedale che anche per i bambini di Rita:
questi ultimi hanno ricevuto vestiti, giocattoli e molti dolci. Hanno
anche regalato una cinquantina di palloni da calcio ai ragazzi delle
scuole di Matiri.
Grazie a tutti per il servizio svolto e per le generose donazioni
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