Oggi è venuta all'ospedale per un attacco di malaria. Non la vedevo da
molto tempo e mi ha fatto molto piacere incontrarla di nuovo.
"Quanto tempo è passato! Come te la passi?"
Nkirote è sorridente come sempre e mi dice che va tutto bene e che non
ha problemi.
"Come va con la tua famiglia? Tutto bene con tuo marito?"
"Purtroppo sono sola da parecchio tempo. Mio marito se ne è andato e
non so neppure dove sia".
"Come te la passi? Come sopravvivi? Vivi ancora in quella capanna dove
ti avevo riaccompagnata dopo il ricovero in ospedale?"
"Sì, la casa è ancora quella, ma ora ho affittato un piccolo
chioschetto, non lontano dall'ospedale: vendo cibo, bibite e poche
altre cose soprattutto ai tuoi pazienti ambulatoriali ed ai loro
parenti. La gente viene abbastanza e non ho davvero nulla di cui
lamentarmi perchè ho cibo a sufficienza."
Nkirote è vestita abbastanza male e pure questo mi dice che non deve
navigare nell'oro. Certamente per lei mettere qualcosa sul tavolo
tutti i giorni non deve essere per niente facile. Ma quello che mi
commuove è che Nkirote sorride sempre e dice di non aver problemi... è
sempre stata così, sin da quando la conobbi la prima volta.
L'avevo seguita molti anni fa per un problema di infertilità.
Aveva provato per molti anni ad aver un bambino e non ci era mai
riuscita. Poi ad un certo punto, quando ormai non ci sperava più,
aveva scoperto di essere incinta. Era entusiasta con me perchè ero
riuscito a darle quel figlio che tanto agognava. La sua gioia era però
durata pochissimo perchè un paio di mesi più tardi sviluppò dolori
addominali gravissimi e ci accorgemmo che si trattava di una
gravidanza extrauterina.
Era stato un altro colpo terribile per lei che cercava di uscire da
quella situazione di ostracismo sociale che qui la sterilità porta con
sè.
Era stato durissimo per me consigliarle l'intervento chirurgico, ma
lei era una donna fortissima e quasi fu lei ad incoraggiare me in quel
difficile colloquio.
L'avevo poi operata, ma da allora non era mai più riuscita ad avere un bambino.
Ricordo che l'avevo accompagnata a casa alla dimissione: era una
poverissima capanna di paglia e fango, di cui però lei era molto
orgogliosa. Per lei era una reggia, a cui mancava solo lo schiamazzare
dei bambini.
Più ancora che la casa, quel giorno mi aveva sconvolto il marito:
sporco, burbero, stracciato... e soprattutto terribilmente ubriaco
alle 2 del pomeriggio.
Quello che avevo visto in quella magione, povera economicamente ma
forse ancor più povera di affetti,mi aveva convinto che dovevo aiutare
Nkirote quanto più mi fosse stato possibile.
Per un certo periodo le avevo quindi offerto un lavoro nella missione.
Nkirote sembrava contenta di lavorare nel nostro campo e di guadagnare
dei soldini, ma poi il marito ha cominciato a dare problemi perchè lui
a casa non aveva nessuno che si prendesse cura del campicello, delle
galline e della capra... e soprattutto non aveva chi per lui cucinasse
il pranzo.
Nkirote aveva ceduto alle sue pressioni, riuscendo ancora a mantenere
il sorriso sulle labbra, e si era accommiatata da me dicendomi che per
lei era più importante salvare il suo matrimonio che avere un lavoro
da divorziata.
Era tornata a casa, e da allora avevo perso i contatti.
Solo oggi sono venuto a sapere che poi quell'uomo, che le aveva fatto
perdere il lavoro, aveva poi anche trovato il coraggio di ripudiarla
per il semplice fatto che lei non poteva dagli un figlio... ma quello
che rende Nkirote una donna davvero speciale è che lei non è caduta
nella disperazione. Non si è arresa. Ha deciso di non disturbarmi
nuovamente ed ha fatto piccoli lavori qua e là per riuscire a
continuare la sua vita, mangiando il pane guadagnato con il sudore
della sua fronte.
Adesso ha un negozietto che lei tiene aperto dal mattino alle 6 alla
sera alle 21, per poter catturare il numero massimo di clienti e
raccimolare qualche scellino in più.
La cosa più impressionante è comunque il suo sorriso, il fatto che
nella sua disgrazia e nella sua povertà, lei è serena e sempre
contenta.
E' per me un esempio di coraggio e di forza, una donna forte che ha
accettato la sua condizione e vuole andare avanti a testa alta, senza
accusare nessuno di quello che le è capitato, senza prendersela con
Dio e senza cadere nella depressione.
Fr Beppe
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