sabato 30 settembre 2023

UNA GROSSA CISTI OVARICA

Quando avevo visitato Lilian la settimana scorsa, avevo notato una
massa palpabile addominale che ricordava una gravidanza al settimo
mese.
Lei pero' era sicura di non essere incinta ed il test sull'urina era
in effetti negativo.
Ho fatto un'ecografia e mi sono spaventato.
Si trattava di una massa multiconcamerata, e, considerando l'eta' (39
anni), avrebbe potuto essere un enorme ovaio policistico. Pero' gli
ultrasuoni non erano in grado di chiarirmi se invece non si trattasse
di un carcinoma dell'ovaio.
A complicare la diagnosi c'era una TAC che parlava di massa,
possibilmente maligna, di origine ovarica oppure colica.
Nell'ospedale precedente era stato proposto un approccio chirurgico
moltidisciplinare a Nairobi, con presenza di oncologo, ginecologo e
chirurgo generale.
La donna però non ha potuto seguire questa indicazione per mancanza di soldi.
E' quindi venuta a Matiri.
Data la confusione del caso, prima di decidere sul tipo di terapia da
proporre, ho quindi optato per un citologico ecoguidato: ho estratto
20 ml di liquido giallo citrino da una delle formazioni cistiche piu'
grandi, dopo essermi assicurato che non ci fossero anse intestinali
interposte.
Il referto e' stato in effetti negativo. Il responso del patologo
parlava di ovaio policistico.
Si trattava quindi di armarsi di coraggio e provare l'intervento:
infatti la terapia medica non avrebbe potuto avere successo con una
formazione tanto grande.
La mia paura era che si trattasse di una massa adesa agli organi
circostanti e difficile da enucleare.
Avevo quindi preparato due piani d'azione: nel caso piu' fortunato,
avremmo tolto la cisti (l'eco infatti sembrava indicare un ovaio
policistico solo a destra, mentre la gonade di sinistra pareva
indenne); se invece avessimo trovato una marea di aderenze
all'intestino e ci fossimo trovati nell'impossibilita' di escindere,
avremmo optato per la apertura e marsupializzazione delle cisti
stesse.
Ma il Signore ci ha aiutati moltissimo... come sempre!
Era un'enorme cisti ben capsulata e non aderente.
L'abbiamo quindi rapidamente esteriorizzata; abbiamo clampato il
peduncolo ed i vasi, ed abbiamo richiuso la parete addominale... il
tutto senza la minima complicazione.
Lilian ha perso un ovaio, ma avra' una vita normale e potra' avere
figli grazie al controlaterale, in effetti assolutamente normale.
Ringrazio lo staff. Eravamo molto contenti alla fine dell'ontercento.
E soprattutto ringrazio Dio che ha vegliato sul nostro lavoro.
Ora Lilian e' sveglia ed il decorso sembra normale. Per sicurezza
manderò questa enorme massa ovarica per esame istologico.

venerdì 29 settembre 2023

FIBROMI UTERINI

Sono certamente molto piu' frequenti nella donna "di colore" che in
quella "bianca".
Ci sono dati secondo cui il 90% delle donne africane avra' almeno un
fibroma all'eta' di 29 anni.
I problemi legati ai fibromi sono vari: i piu' comuni sono le
emorragie mestruali eccessive, i dolori addominali, e, nella giovane,
l'infertilita' o gli aborti a varie eta' gestazionali.
Spessissimo ci dobbiamo confrontare con uteri cosi' grandi che
giungono fino al torace. Se si tratta di donne oltre la quarantina,
con un numero adeguato di figli, naturalmente proponiamo loro
l'isterectomia (cioe' l'asportazione dell'utero insieme ai fibromi).
Ma normalmente la giovane non vuole tale intervento, in quanto a tutti
i costi desidera avere almeno un figlio.
Noi spieghiamo loro che la miomectomia non e' un intervento con rischi
inferiori a quelli dell'isterectomia; inoltre cerchiamo di far capire
che non e' assolutamente detto che dopo l'operazione si riesca ad
avere un bambino effettivamente. Siamo molto chiari sul fatto che,
dopo l'intervento, esse devono attendere almeno due anni prima di
programmare un'eventuale gravidanza. Pur con tutti questi dettagli
scoraggianti, molte giovani donne insistono per l'intervento.
Anche il nostro ultimo intervento ginecologico è stato una miomectomia
a cui abbiamo aggiunto la tuboplastica, cioè l'apertura delle tube
bloccate da precedenti infezioni.
I fibromi tolti sono quelli nella foto.
Riusciremo poi veramente a far avere un bambino a questa donna?
Onestamente lo dubito molto, ma abbiamo accondisceso alla sua
disperata speranza di concepire anche se la sua età si aggirava sui
40.
Inoltre, mentre prima aveva un pancione grosso come quello di una
gravida di nove mesi, ora avra' un addome piatto e nessuno le
chiedera' se e' incinta, facendola stare ancora peggio.

lunedì 25 settembre 2023

VORREI AVERE 100 BRACCIA

VORREI AVERE 100 BRACCIA PER SERVIRE TUTTI I POVERI E I MALATI DEL
MONDO (San Camillo de Lellis)

Carissimi,
ho deciso di scegliere questo titolo, perchè è una frase stupenda, una
in cui mi trovo perfettamente a mio agio e che costituisce per me non
un ideale raggiunto ma una tensione quotidiana. Anche io come san
Camillo vorrei avere 100 mani perchè mi rendo conto che i bisogni sono
così tanti che spesso due non bastano. Vorrei avere un cuore più
grande, perchè a volte mi sento meschino e non so ascoltare con la
dovuta attenzione, non so dimenticare me stesso per fare spazio agli
altri nel bisogno, divento nervoso e irritabile quando il lavoro mi
soverchia. Desidererei essere capace di dormire solo due ore per notte
su una sedia, come faceva il Cottolengo, per essere sempre pronto alla
chiamata dei suoi poveri... ma poi mi rendo conto che non ce la
faccio, che spesso ho un senso di rifiuto verso i pazienti, che vorrei
essere ascoltato piuttosto che ascoltare sempre e solo i problemi
degli altri. Comunque è importante tenere alti gli ideali e
ringraziare che ci siano giganti come San Camillo o come il Cottolengo
che ci stimolano a non essere mai soddisfatti di noi stessi, e ci
ripetono: "...più cuore in quelle mani, fratello!"
Madre Teresa di Calcutta non permetteva alle sue novizie di andare in
servizio senza il sorriso sulle labbra. Si racconta che un giorno
richiamò in convento una suora che si era recata in reparto con una
faccia scura, e le aveva detto che Gesù aveva diritto al suo sorriso.
All'inizio ho trovato questa azione della Fondatrice molto strana, ma
pian piano comincio a capire il significato pedagogico che essa voleva
comunicare: dare il meglio al Signore che contempliamo nei poveri;
fargli sentire che Egli è il nostro tutto e che si merita il massimo
in ogni momento. Quanto è difficile anche questo aspetto della carità!
Quante volte andiamo in reparto con il muso lungo, magari portandoci
dietro gli strascichi di un litigio o di una incomprensione con
qualche membro dello staff. Poi i poveri diventano i nostri "capri
espiatori": su di loro scarichiamo il nostro malumore e spesso anche
il nostro nervosismo. Tante volte certi malati ricevono lavate di capo
o parole rudi, per il solo fatto di aver attraversato la nostra strada
nel momento sbagliato. Anche qui abbiamo una frontiera sempre
difficile nel nostro quotidiano: essere buoni e gentili; essere
sorridenti ed accoglienti è molto di più che lavorare per gli altri 24
ore al giorno. Si può fare lo stesso servizio umiliando chi lo riceve
e facendogli capire "che proprio ci ha rotto"; oppure si può agire con
carità in modo discreto e gentile, in modo che nessuno possa star male
a causa dei servizi da noi ricevuti.
Credo che la carità verso il prossimo possa diventare in se stessa una
spiritualità che guida tutta la nostra vita: essa diventa una sintesi
in cui possiamo davvero far convergere e concentrare gli aspetti più
importanti della vocazione cristiana.
Che grande valore ha il lavoro per i bisognosi, quando in essi si
cerca di contemplare il volto di Gesù: esso diventa per noi il modo
concreto di raggiungere la contemplazione, e di dare concretezza alla
nostra preghiera.
Sappiamo dal Cottolengo che "è una bella cosa sacrificare la salute,
ed anche la vita per aiutare i più bisognosi", e dobbiamo ammettere
che è vero: quando abbiamo dato veramente tutto; quando ci sentiamo
come svuotati e mangiati dagli altri, sperimentiamo una pace profonda
che nessuna forma di svago ci può far provare; facciamo l'esperienza
della carità autorigenerante: infatti, quanto più si dà, tanto più si
scoprono in se stessi energie mai prima sospettate. Si credeva di
essere sull'orlo dell'esaurimento nervoso, ed invece quasi per magia
si sperimenta che si ha di nuovo voglia e soprattutto lucidità per
ricominciare.
Il Cottolengo ci voleva capaci di dedicarci a Gesù presente nel povero
fino al sacrificio della vita: quanto siamo ancora lontani, ma per me
questo è un ideale costante. Tanti altri aspetti della mia
spiritualità si sono un po' persi per strada, ma questo rimane fermo
ed inossidabile: qui è la strada che mi sento di poter continuare a
percorrere, per tentare di diventare un po' come il Cottolengo o come
Madre teresa di Calcutta. In questo ideale vivo la mia preghiera
quotidiana: magari non sono stato capace di fare grandi meditazioni, o
forse ho dormito nei pochi minuti che sono riuscito a ritagliarmi in
cappella, ma almeno ho cercato di non dire di no a nessuno, mi sono
sforzato di esser buono e sorridente, e quando non ci sono riuscito,
il senso di colpa che ne è derivato, mi ha fatto star così male da
diventare automaticamente uno stimolo al miglioramento.
Tutti siamo alla ricerca di una stella polare, di una idea forza che
dia unità e senso alla nostra vita: io l'ho trovata in questa
dimensione di dono di me stesso senza misura e senza limiti, una
dimensione a cui ogni giorno vengo meno a causa del mio egoismo, ma
che si ripresenta viva e chiarissima dopo ogni mia meschinità e
pigrizia.
Spesso penso ai poveri come ad un'ostia consacrata: loro sono Gesù che
soffre ed i letti sono come degli altari. Io quindi ho la grande
fortuna di poter toccare quest'ostia dal mattino alla sera; ho anche
la responsabilità di trattarla bene e di non mancare di rispetto. Ecco
quindi che per me, il reparto può diventare una cattedrale, con tanti
altari quanti sono i letti. Ecco quindi che faccio fatica pensare
alla vecchia dicotomia tra lavoro e preghiera, tra ospedale e
cappella: mi sembrano solo due facce della stessa medaglia.

domenica 24 settembre 2023

sogni

Lavoriamo sempre tanto, ed anche se l'ortopedia rimane la spina
dorsale del nostro servizio, noi non smettiamo di sognare, di
pianificare e di buttarci in campi nuovi.
Avevamo iniziato con il progetto cataratta che al momento è fermo
perchè l'infermiera oculistica responsabile a Matiri è andata in
pensione e non è stata ancora sostituita.
Ma io non demordo. Sono in contatto con un gruppo di pazienti in
attesa di intervento e la mia speranza è che prima della fine
dell'anno potremo iniziare un nuovo servizio oculistico che farà non
solo gli interventi, ma anche visite e preparazione di occhiali da
vista.
Da alcune settimane siamo partiti anche con il servizio
otorinolaringoiatrico, con visite ai pazienti ogni venerdì e chirurgo
che viene a operare al bisogno.

venerdì 22 settembre 2023

SETTEMBRE...IL MESE DELLA CICOGNA

Tradizionalmente settembre e' il tempo del baby boom qui in Kenya.
Le ragioni le sappiamo e sono ovvie: anche da noi succedeva questo,
quando i nostri nonni emigravano dal Sud verso Torino per lavorare
alla FIAT; o quando addirittura partivano per la Germania.
Di soldi ce n'erano pochi e l'unico mezzo di trasporto alla portata
della classe operaia era il treno (i voli low cost dovevano ancora
essere pensati). Viaggi lunghi e costosi per le magre finanze del
tempo.
Per questo spesso i nostri nonni migravano da soli lasciando a casa le
famiglie, e tornavano raramente, quando c'era un po' di vacanza. E le
vacanze natalizie sono sempre state presenti nella nostra Europa
cristiana. I nonni rientravano dalle mogli, e dal loro amore venivano
concepite molte nuove vite che poi vedevano la luce nove mesi piu'
tardi, verso settembre appunto.
Anche qui e' cosi'.
Solo che quest'anno, forse a motivo della 'luna', pare che il baby
boom sia iniziato gia' da almeno due settimane.
Naturalmente, insieme ai parti naturali, sono in aumento anche i
cesarei, e questo rende settembre un mese molto duro.
Inoltre, per un dato statistico che non riesco a spiegare, durante i
fine settimana il numero di tagli cesarei e' decisamente elevato.
L'altra cosa che le ostetriche probabilmente conoscono bene e' che le
donne partoriscono piu' di notte che di giorno.
Una volta una volontaria mi ha dato una spiegazione 'filogenetica' di
questo fatto. Tale spiegazione mi e' sembrata assai suggestiva anche
se non ne ho verificato la scientificita'.
Lei mi diceva che le donne hanno piu' frequentemente di notte quei
cambiamenti ormonali che scatenano il dolori del travaglio, perche'
nottetempo c'e' piu' privacy, piu' calma, e quindi il parto piu'
naturalmente puo' essere un evento delicato e protetto dal silenzio,
dal buio e dall'assenza di persone importune. Secondo lei questi cicli
ormonali risalgono ai tempi in cui anche gli esseri umani vivevano in
caverne o su palafitte, e spesso dovevano partorire all'aperto.
La spiegazione e' suggestiva ed emozionante, ma, qualunque ne sia la
ragione, e' un dato di fatto che la maggior parte dei parti avvengono
di notte... e quindi purtroppo anche la grande maggioranza delle
complicazioni che richiedono un intervento chirurgico urgente.
L'ora piu' classica e per me piu' micidiale e' quella che va dalle 2
alle 3 di notte. Moltissime sono le chiamate a quell'ora, che e' la
peggiore per uno che lavora anche di giorno.
Anche se il cesareo termina in un'ora, le scariche di adrenalina
provocate dall'emergenza e da tutte le difficolta' che un'operazione
notturna puo' comportare (da una eventuale emorragia, ad un possibile
arresto respiratorio da spinale), fanno si' che, ritornando a letto,
non si riesca in alcun modo a riprendere sonno fino al mattino quando
ormai e' ora di alzarsi e di andare a pregare.
Pero' capisco anche le infermiere della notte: se una donna arriva
verso le 5, lo so che lo staff tentera' di fare qualcosa per lei fin
verso le 5.45 almeno, in quanto sanno che quello e' comunque il tempo
della levata per me.
Ma se una mamma giunge alle 2, il rischio dell'attesa e' troppo
elevato, e quindi esse fanno benissimo a chiamare, anche se umanamente
mi lamento perche' sono molto stanco.
Ritardare a chiamarmi poi sarebbe quasi criminale per il fatto che
molte partorienti vengono da lontanissimo, ed hanno gia' tentato
inultilmente di partorire a domicilio.
E' il caso della notte scorsa quando abbiamo fatto un cesareo alle
4.30, ed abbiamo salvato il bambino per il rotto della cuffia, in
quanto la donna era stata in travaglio a casa sua per quasi due
giorni, e poi si era messa in viaggio da Mukothima varie ore prima.
Per cui le cicogne che portano tanta gioia in molti focolari
domestici, ci arrecano anche un surplus di lavoro che ci sta
affaticando un po'... ma devo essere onesto nel dire che lavorare per
dare alla luce un bambino sano e' comunque uno degli aspetti piu'
gratificanti del nostro servizio.

mercoledì 20 settembre 2023

GRAVIDANZA EXTRA UTERINA

E' una delle emergenze chirurgiche piu' frequenti.
Statisticamente viene al terzo posto, dopo il raschiamento uterino per
aborto incompleto ed il cesareo per travaglio complicato.
Quasi sempre si tratta di una gravidanza tubarica, e nel 100% dei casi
le pazienti vengono all'ospedale quando gia' la gravidanza extra e'
"rotta", cioe' quando l'impianto del trofoblasto e la crescita del
sacco aminiotico ha fatto "scoppiare" la tuba.
Tale dato ci indica che si tratta quasi immancabilmente di
un'emergenza, e che spesso bisogna agire in fretta, su pazienti
collassate e gravemente anemiche.
Non sono pero' infrequenti i casi di cosiddeta "ectopica cronica" in
cui il sanguinamento e' minimo perche' il grembiule omentale e'
riuscito a circoscrivere l'area ed a trasformarla in un grosso
ematoma.
Naturalmente l'ectopica cronica e' una emergenza piu' dilazionabile, e
le condizioni generali della malata sono piu' stabili, ma, a causa del
ritardo con cui vengono all'ospedale le nostre clienti, l'operazione
puo' essere piu' difficile, a motivo del fatto che si sono formate
aderenze con gli organi circostani, soprattutto con le anse
intestinali.
Trattandosi di gravidanze ectopiche "rotte", quasi mai riusciamo ad
essere conservativi, e sfortunatamente quasi sempre dobbiamo procedere
alla salpigectomia, in quanto la tuba e' gravemente compromessa dalla
rottura.
Fortunatamente la gravidanza extra e' quasi sempre monolaterale, e
possiamo quindi dare speranza di ulteriori concepimenti alle nostre
malate, affidandosi alla tuba controlaterale. In un solo caso di
ectopica rotta- un caso veramente sfortunatissimo- ho fatto la
salpingectomia destra alla cliente, la quale pero' l'anno seguente e'
stata ricoverata con ectopica rotta a sinistra. Non ho avuto
alternative ed ho dovuto fare la salpingectomia anche dall'altra
parte.
In rari casi pero' avviene che l'emoperitoneo (emorragia interna nella
pancia) si realizza quando il sacco amniotico, impiantato
all'estremita' fimbriale della tuba, viene parzialmente espulso verso
il peritoneo: in queste situazioni sovente possiamo salvare la tuba,
"mungendo" il prodotto del concepimento in cavita' addominale e
controllando poi l'emorragia tubarica con elettrobisturi e piccoli
punti di sutura.
Un caso chirurgicamente molto difficoltoso e' quello della gravidaza
extrauterina cornuale rotta: in queste operazioni, dopo la
salpingectomia, e' particolarmente difficile fermare l'emorragia, che
in parte viene dal miometrio.
Nella mia storia chirurgia ho avuto 3 soli casi di gravidanza
extrauterina addominale, in cui il feto ha potuto svilupparsi fino ad
una eta' gestazionale di 6 mesi prima di morire. L'operazione in tutti
i casi da noi registrati e' stata molto difficile a motivo di tenaci
aderenza della placenta all'omento ed all'intestino.

Un chirurgo focolarino di Fontem in Cameroun mi disse un giorno
nell'ormai lontano 2003, che l'ectopica e' un intervento piu' facile
del cesareo.
Vent'anni piu' tardi posso dire che sono d'accordo con lui solo se sei
particolarmente fortunato e non incontri aderenze od altre
complicazioni: in certi casi infatti l'operazione puo' essere molto
complessa, o per le condizioni generali dell'operanda o per la grave
situazione interna che puoi trovare.
Come sempre, mi viene da dire che l'operazione per la gravidanza extra
e' semplice quando tutto va bene... ma solo Dio sa se tutto andra' per
il meglio oppure no.
Per cui, come anche per il cesareo, non bisogna mai prendere
quest'intervento sotto gamba, perche' le complicazioni sono sempre in
agguato, soprattutto quando ti senti troppo sicuro di te stesso e
consideri l'operazione come una routine.

sabato 16 settembre 2023

SETTIMANE PESANTI

Nelle ultime settimane i pazienti sono davvero tanti. Stiamo operando
tanto, dal lunedì al sabato, talvolta con orari prolungati fin verso
le 21.
Eppure siamo sempre in ritardo nel tenere il passo con i nuovi
ricoveri: la lista di attesa non si esaurisce mai; anzi, si allunga!
Quello che la gente ama dell'ospedale di Matiri è il fatto che si
viene ricoverati oggi, e, dopo gli esami ematologici del caso, si
viene operati l'indomani. Con un post-operatorio senza complicazioni,
la persona quindi sa che tornerà a casa entro 5 o 6 gioni dal
ricovero.
Mantenere questo ritmo è comunque per noi molto esigente.
Basta mancare per un giorno, per esempio per una conferenza, e la
lista dei pazienti in attesa si allunga.
Questo comporta ovviamente il fatto che alcuni pazienti saranno
posticipati, ed automaticamente cominceranno a lamentarsi: " sono qui
da due giorni e non sono ancora stato operato!"
Un'altra cosa strana è che tutti hanno il mio numero di telefono, e
quindi mi chiamano alle ore più strane per sciorinare le loro
lamentazioni.
Qualche volta vado a dormire presto, verso le 22, in quanto magari la
notte precedente ho avuto emergenze...ma a mezzanotte suona il
telefono!
Ovviamente non posso ignorare una telefonata notturna, perchè potrebbe
essere una chiamata in ospedale, ed invece si tratta di un parente che
si lamenta perchè il suo paziente non è stato ancora operato.
Poi, per riaddormentarmi ci vogliono ore in cui mi rigiro nel letto.
E' dura, ma ovviamente sono anche molto contento, perchè un ospedale
pieno, una lista operatoria sempre troppo lunga sono certamente anche
un segno che il Signore non è scontento di noi.
Ogni giorno cerco di iniziare la giornata con la Messa, ed alla sera
mi impegno a dedicare tempo alla preghiera prima di andare a letto,
sempre ricordandomi delle parole di Gesù: "qualunque cosa avete fatto
al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me".

giovedì 14 settembre 2023

VIOLENZA

Abbiamo assistito una ragazza "machetata" dal fratello per una
questione di eredita': la panga e' scesa violentemente sul suo braccio
sinistro, ha tranciato arteria e nervo ulnare, muscoli e tendini, per
poi fratturare l'ulna. E' stato un lavoro lungo: dapprima abbiamo
fermato l'emorragia arteriosa, e poi, con pazienza certosina abbiamo
cercato i tendini che nel frattempo si erano retratti parecchio in
alto. Anche la frattuta era piuttosto scomposta e con pazienza abbiamo
tirato e ridotto, apponendo infine i due capi ossei l'uno sull'altro.
Abbbiamo quindi usato fili di Kirshner la fissazione . Abbiamo quindi
ingessato la malcapitata, che comunque ora riesce a muovere tutte le
dita.

martedì 12 settembre 2023

MORSO DI TARANTOLA?

E' STATA LA TARANTOLA?
La giornata di ieri è stata tremenda, con interventi chirurgici
non-stop dalle 8 alle 19.30.
Usciti di sala ci attendeva però una scena veramente angosciante: un
bambino di nove mesi in preda a continue convulsioni senza febbre.
L'infermiere già aveva fatto del valium, ma non c'era alcun segno di
miglioramento. Le condizioni respiratorie erano pessime: il piccolo
aveva un forte broncospasmo ed una inspirazione assolutamente
difficoltosa. Il fonendoscopio sul suo trace raccoglieva suoni
inquietanti, simili al ribollimento di una pentola a pressione.
Ho subito notato il braccio destro estremamente gonfio e praticamente
paralizzato. In corrispondenza dell'avambraccio c'era una piccola
escara nera.
Il bambino era troppo grave per sentire dolore, anche quando
schiacciavo vicino a quella ferita per vedere se ne fuoriusciva del
liquido.
Ho guardato la mamma, ma, prima che potessi formulare la domanda, essa
mi ha detto che ha sentito il figlio piangere forte circa tre ore
prima, quando già erano a letto. Quasi immediatamente il piccolo ha
cominciato ad essere scosso da crisi comiziali incalzanti... ed era la
prima volta in suo figlio, diceva la donna disperata.
Dopo aver acceso la lampada a petrolio per assistere il piccolo, la
donna ha visto sul muro un grosso ragno nero e peloso come un topo.
Non era sicura che il pianto fosse dovuto al morso di quell'aracnide;
lei dormiva ed era buio... ma la bestia era tristemente nei paraggi.
Con l'aiuto del marito è riuscita a uccidere il ragno. Ha quindi
cominciato a guardare con attenzione il corpo del bimbo ed ha notato
quasi immediatamente la tumefazione e la feritina umida
sull'avambraccio.
Da quel momento è stata una catena di eventi a precipizio. Il bambino
si è messo a vomitare, poi ha iniziato a presentare problemi
respiratori sempre più gravi.
Loro sono di Kiamuri, Ai confini tra Tharaka e Meru: sono andati al
dispensario delle suore, che però non si sono sentite di tenerlo ed
hanno consigliato ai genitori di venire da noi.
Trovare i soldi per chiamare un mototaxi ha causato ulteriore ritardo,
ed ecco che qui sono arrivati a quest'ora.
Il bambino era ormai in condizioni disperate. Praticamente "gaspava",
ed il broncospasmo quasi impediva qualunque accesso dell'aria
ispiratoria. Il pulsi-ossimetro documentava una saturazione del 60%
appena: abbiamo quindi dato ossigeno con generosità.
Per le convusioni siamo riusciti alla fine ad avere la meglio con del
barbiturico endovenoso.
Abbiamo dato alte dosi di cortisone e di antibiotico nel tentativo di
contrastare il veleno.
I polmoni però non davano segno di miglioramento, anzi... anche il
coma si faceva sempre più profondo.
L'attività respiratoria del piccolo paziente si è purtroppo arrestata
dopo un'ora appena, di fronte allo sguardo sgomento della mamma che,
la notte prima, aveva messo a letto il bimbo quando ancora stava bene.
La donna era pietrificata dal dolore e non piangeva. Noi eravamo
distrutti e sconvolti dal modo in cui la nostra giornata terribile si
era conclusa.
Un bimbo di nove mesi portato via dal morso della tarantola: non
possiamo esserne sicuri al 100%, ma cos'altro potrebbe essere stato?
Che tristezza e che senso di smarrimento! Quando tali cose si
abbattono sui bambini, diventano ancor più crudeli. Questa morte ha
come cancellato il ricordo di tutte le persone che abbiamo aiutato in
sala.
Siamo andati a letto mesti, pensando che ha ragione la nostra gente a
chiamare la tarantola "sette passi".

sabato 9 settembre 2023

POVERO NON E' SINONIMO DI SANTO

Tabitha mi dice che vuole cambiare la terapia perche' tutte le
medicine che le ho dato non le hanno assolutamente arrecato alcun
giovamento. Dice che l'ameba e' sempre positiva e che ormai le devo
prescrivere qualche nuovo farmaco, magari uno di quelli costosi...
perche', come tutti, anche lei pensa che una medicina piu' e' "cara" e
piu' funziona.
Io le dico che vorrei rivedere un esame parassitologico, e le chiedo
se e' in grado di produrmi un campione entro la fine della giornata,
in modo che lo possa analizzare io stesso al microscopio.
Tabitha tentenna, e poi dice che e' gia' andata di corpo e quindi non
sara' in grado di darmi nulla fino all'indomani mattina. Per questo mi
chiede di poter andare a casa con il contenitore e di tornare il
giorno seguente con le feci raccolte a domicilio. Abita vicino e
quindi penso che possa andare bene , perche', se viene immediatamente
in ospedale, il campione non sara' ancora seccato.
Tabitha e' una delle "cosiddette povere"; cioe' fa parte di un gruppo
che storicamente riceve aiuti alimentari ed a cui pago le medicine. E'
poliomielitica, vedova, sola e senza lavoro. I suoi figli, a quanto
pare, non possono aiutarla perche' sono piu' miseri di lei, e per di
piu' entrambi epilettici.
La rivedo il giorno dopo, e chiedo al laboratorista di preparare il
campione per me. Il tecnico, che abita vicino a Tabitha, non ce la fa
piu' a stare zitto, e mi sussurra in un orecchio: "Lo sai che voi
Bianchi siete normalmente solo delle mucche da mungere?"
Rimango attonito per un attimo, perche' da lui non me lo aspettavo:
"cosa intendi dire? Chi e' che mi ha fregato questa volta?"
E lui continua parlando sottovoce: "Tu le dai le medicine gratis, non
e' vero? Non ti sei mai chiesto perche' non produce mai i campioni di
feci qui in ospedale? Sei troppo ingenuo: per altre cose non puo'
ingannarci... per esempio l'esame per la malaria lo facciamo
prelevando il sangue direttamente dal dito. Per le feci e' diverso:
lei porta a casa i contenitori e comincia a cercare pazienti. Si fa
pagare il test 10 scellini di meno di quanto non costi qui; le feci
quindi non sono sue ma quelle del suo cliente. Lei poi viene
l'indomani, ed l'esame e' chiaramente positivo per l'ameba o per
altro. Si fa prescrivere la medicina piu' costosa possibile, in modo
da poterci guadagnare bene, quando la rivendera' a prezzo ridotto all'
acquirente di quel giorno. E' un mercato che va avanti da moltissimo
tempo".
Mi sento paralizzato da quanto ho sentito. Che delusione provo nel
cuore! Venire ingannato proprio da quelle persone che ho aiutato di
piu', a cui ho dato tutto... e per un sacco di anni. Il cuore umano e'
veramente un mistero. Non avrei mai pensato che Tabitha potesse farmi
questo. Ci avrei messo la mano sul fuoco che lei era mia amica... e
invece! Bisogna proprio attaccarsi al Signore, e comprendere che, alla
fin della fiera, siamo tutti soli. Poi mi convinco sempre di piu' che
il distribuire gratuitamente non serve a nulla, perche'
deresponsabilizza e offre il fianco ad abusi del genere.
Non ho voglia di parlare con Tabitha. Incarico quindi uno degli
infermieri di comunicarle che da oggi non usufruira' piu' di alcun
servizio gratuito da parte mia, ed aggiungo: "comunque diglielo che ho
scoperto tutto il suo business poco pulito, e ne sono molto
amareggiato".

martedì 5 settembre 2023

MORSI DI SERPENTE

Nelle ultime 24 ore ho ricoverato due morsi di serpente.
Ricoverare bambini ed aduti per morso di serpente è un'evenienza non
infrequente. A volte il malato viene in ospedale portando con se'
l'animale morto, e questo in qualche modo ci facilita la diagnosi.
Spesso pero' dice di non aver visto il rettile. La diagnosi e' quindi
di sospetto, soprattutto analizzando il sito del morso con una lente
di ingrandimento. Normalmente la distanza tra i due aculei ed il modo
con cui essi sono entrati nei tessuti possono aiutare nella diagnosi.
Sovente e' anche molto difficile analizzare il sito di inoculazione,
perche' i pazienti hanno gia' applicato la "pietra nera" (black
stone), prima di venire all'ospedale. Tutti qui hanno questo
importante salvavita a casa. E' uno dei rimedi piu' conosciuti dalla
medicina tradizionale, che io comunque cerco di rispettare: infatti se
tutti la usano, non solo in Kenya, ma anche in altri Paesi Africani,
vuol dire che ci deve essere qualche base scientifica al suo
funzionamento. Ho cercato di capire di cosa si tratti, ma e' molto
difficile cogliere la verita', perche' spesso i guaritori tradizionali
sono gelosi dei loro segreti. La pietra nera viene applicata
direttamente alla zona del morso; viene tenuta schiacciata per alcuni
istanti finche' prende adesione autonomamente. La credenza popolare e'
che rimarra' attaccata alla cute finche' tutto il veleno sara'
riassorbito; e poi si stacchera' da sola.
Osservandola attentamente, mi pare che possa trattarsi di un osso
piatto di qualche animale, osso che e' stato poi abbrustolito alla
fiamma. La ragione per cui si attacca alla pelle e' da ricercare nella
porosita' del tessuto osseo, mentre la sua efficacia potrebbe derivare
proprio dal fatto che, assorbendo secrezioni biologiche nella zona di
inoculo, potrebbe contribuire alla eliminazione del veleno prima che
lo stesso possa entrare in circolo.

A Matiri abbiamo sostanzialmente due tipi di serpenti velenosi,
entrambi appartenenti alla famiglia degli elapidi: il mamba nero
(presente comunque è anche il mamba verde, più velenoso) ed i cobra
(spitting cobra, black-necked cobra, puff adder).
I segni piu' comuni di avvelenamento sono da dividere in due gruppi:
1) Effetti locali: dolore, apparizione di flittene, gonfiore,
formazione di pus e necrosi dei tessuti.
2) Effetti sistemici: vomito, cefalea, collasso, prurito generalizzato
e a volte attacco asmatico. Frequenti i danni neurologici. Molto
raramente aritmia cardiache anche gravi.
3) Effetti da saliva del cobra: spesso il cobra non morde, ma sputa a
distanza: questo gli serve per accecare momentaneamente la preda,
disorientarla e poterla raggiungere senza problemi per inghiottirla;
oppure gli serve per far allontanare il pericolo. Ha una mira
infallibile e colpisce sempre negli occhi, causando nell'uomo gravi
congiuntiviti, ma ordinariamente non cecita'.

Nella nostra esperienza gli effetti locali e quelli oculari sono i
piu' frequenti. Sentiamo a volte di pazienti che muoiono prima
dell'arrivo in ospedale, ma normalmente la mortalita' di coloro che
sono giunti fino a noi e' pressoche' nulla, pur non sminuendo
l'importanza degli effetti destruenti locali che possono portare fino
all'amputazione, o delle sequele a distanza.

Il nostro approccio al paziente avvelenato puo' essere sintetizzato
nel modo seguente:
1) proponiamo a tutti il ricovero al fine di essere pronti per
eventuali complicazioni (anafilassi, crisi asmatiche, aritmie
cardiache). Da segnalare che, non avendo viperidi nella nostra zone,
normalmente i nostri pazienti non hanno problemi di carenze
coagulative.
2) SIERO ANTIVELENO: é disponibile solo siero multivalente, che ha una
protezione molto bassa per varie specie di serpente, ed e' gravato da
una percentuale notevole di reazioni allergiche.
3) A tutti i pazienti facciamo un richiamo antitetanico, perche' i
denti dei serpenti possono trasmettere il tetano.
4) Somministriamo antibiotici ad ampio spettro per almeno 7 giorni:
osserviamo l'area per possibile necrosi o formazione di ascesso. In
questo caso procediamo alla toeletta chirurgica con paziente sedato.
Rimaniamo pronti per una fasciotomia d'urgenza in caso di sindrome
compartimentale. Normalmente l'infezione distrugge il muscolo e
richiede un tempo lungo di guarigione. Non si osservano comunque
complicazioni gravi come la osteomielite, e non abbiamo mai amputato
nessuno dopo un morso di serpente.
5) A scopo antiallergico e antiedemigeno (antigonfiore) pratichiamo
del cortisone endovena per vari giorni.
6) Da subito bendiamo l'arto. Cerchiamo anche di immobilizzarlo, in
modo da ridurre la attivita' muscolare che potrebbe favorire
l'ulteriore diffusione del veleno. Non rimuoviamo mai la pietra nera.
7) Dichiariamo il paziente fuori pericolo per reazione allergica dopo
24 ore di ricovero, ma non gli permettiamo di camminare per almeno 7
giorni, per evitare sia la diffusione del veleno che accidenti
tromboembolici. Prima di iniziare a camminare, il paziente fara'
fisioterapia passiva a letto. Non uso normalmente profilassi con
eparina perche' ho sempre paura di turbe coagulative da veleno, anche
se, come ho detto, non abbiamo viperidi.
8) Nel caso di spitting cobra e' importante lavare abbontandemente la
congiuntiva con soluzione fisiologica. Poi somministriamo colliri
cortisonici tre volte al di' per circa 7 giorni. Si fa una medicazione
occlusiva per almeno tre giorni. Poi si consiglia al paziente di
evitare la luce solare diretta per un'altra settimana.

I luoghi piu' a rischio sono le pietraie vicino ai torrenti.
Altra attivita' umana a rischio e' quella agricola: soprattutto
tagliare foraggio per le mucche, perche' spesso la persona, che qui
usa la panga per questo lavoro, e' chinata in avanti, ed e' quindi
nella posizione migliore per ricevere uno sputo di cobra negli occhi.
Sempre molto a rischio e' camminare fuori sentiero senza indossare
scarponi o stivali.

lunedì 4 settembre 2023

SE VOGLIAMO AVERE UN FUTURO

Io credo che, se continuiamo a voler bene ai poveri, a dar loro la
priorità, a sacrificarci per loro giorno dopo giorno, la gente
continuerà a credere in noi e la nostra opera continuerà ad essere
significativa.
I poveri sono il nostro parafulmine e, finchè il nostro cuore
appartiene a loro, la nostra azione ed il nostro servizio saranno
stabili e duraturi, perchè costruiti sulla roccia e benedetti da Dio.
I problemi cominceranno quando le nostre giornate saranno "vuote" di
poveri, quando avremo tanto tempo libero per pensare a noi stessi e
poco tempo da dedicare agli altri, quando non ci sacrificheremo più
per il nostro prossimo.
Vedere l'ospedale pieno è per me sempre una gioia, non tanto perchè
soffro di megalomania, ma piuttosto perchè sinceramente ritengo che,
se la gente ci apprezza e si fida di noi, ciò significa che anche Dio
è contento di quello che facciamo. Un ospedale deserto mi porterebbe a
dubitare che forse il Signore mi stia mandando un messaggio per farmi
capire che c'è qualcosa che non va.
Anche i nostri sostenitori saranno con noi finchè ci vedranno donati
completamente, mangiati letteralmente dal servizio e dalla stanchezza;
se cominceremo ad evitare la fatica, le persone scomode, i lavori
pesanti, i servizi che richiedono impegno continuo per ventiquattr'ore
al giorno, allora anche i benefattori pian piano diminuiranno, e noi
ci troveremo soli.
La stima che la povera gente ha di noi è alta e la nostra fama arriva
ormai lontano.
La dedizione e la donazione sono il segreto per il nostro futuro:
finchè avremo il coraggio di sacrificarci e spenderci totalmente,
finchè non metteremo i nostri diritti personali davanti a quelli dei
poveri che bussano alla nostra porta, finchè i nostri reparti saranno
pieni e noi saremo presenti con i malati ogni giorno della nostra
vita, allora non avremo nulla da temere: l'ospedale continuerà ad
andare avanti, i benefattori ci sosterranno, i malati si fideranno di
noi, e le nostre forze si rinnoveranno ogni giorno.
La nostra motivazione sarà quella che ci manterrà forti ed in salute,
impedendoci di crollare.
Questa è per me un'esperienza vissuta e sperimentata giorno dopo
giorno: se i miei ideali rimangono alti, se la voglia di donarmi
completamente permane forte, allora, anche dopo giornate pesanti ci si
sente gratificati e contenti, soddisfatti e ripagati di tutto.
Basteranno poche ore di sonno per essere nuovamente freschi ed
entusiasti nel ricominciare aservire.
Il futuro è certamente nelle mani di Dio, ma oso dire che è anche un
po' nelle nostre: il disimpegno, la pigrizia, l'egoismo certamente non
portano ad alcun futuro, mentre la fedeltà ai poveri, il servizio
incondizionato fino al sacrificio della vita, la dedizione quotidiana
e persistente, le motivazioni forti e gli ideali sempre alti sono la
nostra certezza morale che possiamo avere una rilevanza nell'oggi ed
una continuità nel futuro.

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