martedì 12 settembre 2023

MORSO DI TARANTOLA?

E' STATA LA TARANTOLA?
La giornata di ieri è stata tremenda, con interventi chirurgici
non-stop dalle 8 alle 19.30.
Usciti di sala ci attendeva però una scena veramente angosciante: un
bambino di nove mesi in preda a continue convulsioni senza febbre.
L'infermiere già aveva fatto del valium, ma non c'era alcun segno di
miglioramento. Le condizioni respiratorie erano pessime: il piccolo
aveva un forte broncospasmo ed una inspirazione assolutamente
difficoltosa. Il fonendoscopio sul suo trace raccoglieva suoni
inquietanti, simili al ribollimento di una pentola a pressione.
Ho subito notato il braccio destro estremamente gonfio e praticamente
paralizzato. In corrispondenza dell'avambraccio c'era una piccola
escara nera.
Il bambino era troppo grave per sentire dolore, anche quando
schiacciavo vicino a quella ferita per vedere se ne fuoriusciva del
liquido.
Ho guardato la mamma, ma, prima che potessi formulare la domanda, essa
mi ha detto che ha sentito il figlio piangere forte circa tre ore
prima, quando già erano a letto. Quasi immediatamente il piccolo ha
cominciato ad essere scosso da crisi comiziali incalzanti... ed era la
prima volta in suo figlio, diceva la donna disperata.
Dopo aver acceso la lampada a petrolio per assistere il piccolo, la
donna ha visto sul muro un grosso ragno nero e peloso come un topo.
Non era sicura che il pianto fosse dovuto al morso di quell'aracnide;
lei dormiva ed era buio... ma la bestia era tristemente nei paraggi.
Con l'aiuto del marito è riuscita a uccidere il ragno. Ha quindi
cominciato a guardare con attenzione il corpo del bimbo ed ha notato
quasi immediatamente la tumefazione e la feritina umida
sull'avambraccio.
Da quel momento è stata una catena di eventi a precipizio. Il bambino
si è messo a vomitare, poi ha iniziato a presentare problemi
respiratori sempre più gravi.
Loro sono di Kiamuri, Ai confini tra Tharaka e Meru: sono andati al
dispensario delle suore, che però non si sono sentite di tenerlo ed
hanno consigliato ai genitori di venire da noi.
Trovare i soldi per chiamare un mototaxi ha causato ulteriore ritardo,
ed ecco che qui sono arrivati a quest'ora.
Il bambino era ormai in condizioni disperate. Praticamente "gaspava",
ed il broncospasmo quasi impediva qualunque accesso dell'aria
ispiratoria. Il pulsi-ossimetro documentava una saturazione del 60%
appena: abbiamo quindi dato ossigeno con generosità.
Per le convusioni siamo riusciti alla fine ad avere la meglio con del
barbiturico endovenoso.
Abbiamo dato alte dosi di cortisone e di antibiotico nel tentativo di
contrastare il veleno.
I polmoni però non davano segno di miglioramento, anzi... anche il
coma si faceva sempre più profondo.
L'attività respiratoria del piccolo paziente si è purtroppo arrestata
dopo un'ora appena, di fronte allo sguardo sgomento della mamma che,
la notte prima, aveva messo a letto il bimbo quando ancora stava bene.
La donna era pietrificata dal dolore e non piangeva. Noi eravamo
distrutti e sconvolti dal modo in cui la nostra giornata terribile si
era conclusa.
Un bimbo di nove mesi portato via dal morso della tarantola: non
possiamo esserne sicuri al 100%, ma cos'altro potrebbe essere stato?
Che tristezza e che senso di smarrimento! Quando tali cose si
abbattono sui bambini, diventano ancor più crudeli. Questa morte ha
come cancellato il ricordo di tutte le persone che abbiamo aiutato in
sala.
Siamo andati a letto mesti, pensando che ha ragione la nostra gente a
chiamare la tarantola "sette passi".

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