In questo periodo mi sono soffermato piu' volte a meditare sullo stupendo brano evangelico della Messa odierna: la guarigione dell'emorroissa.
E' un testo plastico e bellissimo, quasi una rappresentazione cinematografica dell'accaduto.
Mi viene prima di tutto da pensare a questa donna che ha avuto emorragie da molti anni: avendo spesso a che fare con situazioni del genere qui a Matiri, mi rendo conto che probabilmente si trattava di una persona ostracizzata e messa ai margini della societa'. Una emorragia genitale che duri da tempo e' spesso di origine neoplastica: questa mia ipotesi potrebbe anche essere sostenuta dal fatto che la donna aveva sofferto molto sotto le cure di molti medici, e non era mai guarita. Una neoplasia di questo tipo porta con se' una puzza tremenda, che rende la vita sociale praticamente impossibile. Quando poi penso ad una situazione geografica come quella della Palestina di quei tempi, con poca acqua per lavarsi e senza la possibilita' di usare assorbenti igienici, mi rendo conto di quanto coraggio ci sia voluto per questa donna ad infilarsi in mezzo alla folla per cercare di toccare Gesu'. Il suo stesso odore avrebbe detto a tutti chi era e di che cosa soffriva, ma il rispetto umano non ha fermato la sua fede: lei sapeva che, se avesse toccato Gesu', sarebbe guarita. E' stata la fede incrollabile nella potenza taumaturgica di Cristo a farle superare tutte queste barriere sociali, le umiliazioni ed i rimproveri dei soliti benpensanti.
Un altro elemento che rende tale brano a me molto caro e' il fatto che la donna era probabilmente molto debole: perdere sangue per anni in un contesto in cui la trasfusione e' ancora di la' da venire, vuol dire anemia grave, debolezza e difficolta' a muoversi. Probabilmente quei pochi passi le sono costati uno sforzo enorme ed il rischio di svenire cammin facendo. Ma la fede la spinge oltre la debolezza, e le da' una forza interiore che l'aiuta a superare tutte le sue limitazioni fisiche. E la lezione che traggo per me stesso a questo punto e' che, se veramente ci crediamo, possiamo superare tantissimi nostri limiti.
Inoltre, una donna mestruata in quel perido, secondo la legge ebraica, era "intoccabile" perche' impura: ma lei tocca il mantello di Cristo, ed in cio' si dimostra libera dalle prescrizioni e dalle rubriche... come avrebbe infatti potuto ricevere il contatto guaritore se avesse dovuto attendere l'arresto di una emorragia che continuava da tantissimi anni? Ma "il sabato e' fatto per l'uomo e non viceversa", e la fede e' piu' forte di tutte le prescrizioni della legge.
E la donna guarisce anche grazie allo "sforzo" della sua fede: probabilmente nel suo cuore lei era gia' convinta che Gesu' poteva guarirla, ma e' stato necessario prendere una decisione, superare tante barriere sociali e legislative, vincere il pudore e la vergogna, esporsi in prima persona per poter ottenere la guarigione. E' come se il Vangelo ci dicesse: devi pagare di persona le grazie che chiedi con insistenza al Signore!
Certo quindi il brano evangelico che oggi medito con voi e' una lezione sulla fede: una fede che deve essere cosi' forte da credere oltre la normale razionalita' umana (molti medici gia' avevano fallito, e Gesu' non era neppure un dottore... ma lei crede lo stesso); una fede che deve portarci ad atti concreti e spesso socialmente sconvenienti; una fede che richiede coraggio per affrontare le critiche dei benpensanti e di chi si crede perfetto perche' legalisticamente a posto con la legge.
Gesu' la guarisce "automaticamente", dopo che lei gli tocca il mantello, ma si gira e la vuole identificare. E' molto bella la scena descritta dal Vangelo, ed il senso pratico dei soliti saggi: "Gesu', ma cerca di ragionare! Guardati intorno, non vedi che calca? Tutti ti toccano e ti spintonano da tutte le parti! Che razza di domanda stai facendo?"
Ma il Signore ha bene in mente cosa vuole e gia' conosce la persona che ha toccato il suo mantello: lui desidera che la donna venga allo scoperto, che dica a tutta la moltitudine che e' stata lei. In pratica Gesu' chiede all'emorroissa una dichiarazione pubblica di fede: anche in questo il Vangelo in esame ci ispira e ci stimola.
Dobbiamo essere coraggiosi abbastanza da "rendere ragione della nostra fede".
La guarigione era avvenuta anche prima, immediatamente dopo che l'emorroissa aveva toccato il Salvatore, ma Lui le chiede di essere pubblicamente una sua discepola, di dire a tutti che cio' che ha fatto e' stato un atto di fede nel potere di Dio. Questa e' un'altra lezione per noi oggi, in un'era in cui la nostra fede e' debole e ritirata nel privato, in un periodo in cui il nostro rispetto umano ci porta a nascondere i nostri atti di fede per paura di offendere la sensibilita' altrui. Dobbiamo riscoprire il coraggio della nostra fede!
Come dottore poi, mi sento anche toccato dalla parte in cui si dice che la donna aveva sofferto per mano di molti medici, spendendo tutti i suoi averi: e' questa una esperienza che io ho spesso qui, dove l'assistenza sanitaria e' sempre a pagamento. Questo brano evangelico per me e' quindi pure uno stimolo a vivere la medicina come un servizio di donazione. E quando non si riesce piu' a far niente per una persona, il Vangelo mi incoraggia a dirle la verita', in modo che la smetta con inutili viaggi della speranza da luminari di vario tipo, viaggi che servono unicamente a dilapidare le magre finanze del malato.
In conclusione, penso che il brano dell'emorroissa, letto oggi a Messa, possa essere per noi uno stimolo a rinnovare il nostro coraggio, la nostra fede e la fiducia in Colui che tutto puo'. E' uno stimolo a vincere le pressioni culturali e sociali che ci portano spesso a mortificare la nostra fede, ed allo stesso tempo e' un richiamo al servizio disinteressato verso il malato, anche quando non possiamo far nulla per guarirlo.
Dr Beppe Gaido, medico missionario