sabato 8 giugno 2024

SABATO

Sono le 13.30 ed ho appena finito di mangiare. Mi avvio immediatamente in ospedale perchè vorrei tentare di finire tutti i pazienti prima che sia tardi. Appena uscito dal refettorio vengo come affascinato da una strana atmosfera pomeridiana. Il sole è torrido; non c'è un filo di vento; attorno a me tutto tace. Non si sente una mosca volare: neppure il normale gracchiare dei corvi o degli ibis. Si percepisce il profumo di fieno, che in questi giorni sta seccando sotto il sole. Quasi impercettibilmente vengo colto da una forte nostalgia: mi ritrovo a sognare di quando, adolescente, ero a casa nel mese di agosto; di quando andavo in campagna, e al pomeriggio ci si fermava sotto un albero a consumare il "pranzo al sacco", prima di riprendere con la raccolta delle pesche o delle patate. Cammino lentamente, un po' assente e assorto nei miei pensieri… ma appena giunto vicino all'ospedale, tutto ritorna di colpo normale: vengo salutato da lontano da una donna psichiatrica che crede che io sia suo marito; un gruppo di parenti sta aspettando informazioni sui loro degenti, prima di andarsene; altri ancora attendono, con chiari segni di impazienza, che io scriva la lettera di dimissione. Il sogno è durato poco: eccomi di nuovo circondato da bambini che piangono, mentre cerchiamo di trovare loro una vena, uomini fratturati che aspettano il fisioterapista, pazienti esterni che si lamentano per la vescica troppo piena e per il mio ritardo nel fare loro l'ecografia…insomma, la nostra normale routine!

Questa è la mia vita, ma onestamente non mi dispiace affatto.

In sala oggi non è molto pieno, ma facciamo interventi importanti che riporteranno molti pazienti alla normalità di vita dopo tremende fratture, interventi che da solo non sarei riuscito a eseguire.

  

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