Ho appena riletto la stupenda parabola del mangione ricco ed egoista che non si prende cura di Lazzaro, povero e malato (Lc 16,19-31).
E’ un brano che ha colpito il mio cuore e la mia fantasia fin dalla mia piu’ tenera eta’.
Il suo insegnamento e’ chiaro e diretto, e, se lo mettessimo in pratica, gia’ avremmo un biglietto in prima classe, sullo shuttle che ci porterebbe in Paradiso.
Emotivamente abbiamo sempre provato ribrezzo per il riccone che non si accorge del poveraccio che sta ai piedi del suo tavolo.
Forse ci siamo quasi rallegrati del fatto che gli sia venuto un coccolone (magari dovuto all’ipercolesterolemia), e ci siamo chiesti come sia possibile che un ricco possa diventare cosi’ insensibile... piu’ del suo cane che almeno non abbaiava o morsicava Lazzaro, ma gli leccava le ferite.
Non ci siamo abitualmente identificati neppure con Lazzaro perche’ fortunatamente non siamo poi cosi’ poveri, anche quando continuiamo a lamentarci di tutto.