lunedì 7 ottobre 2024

A BIG OVARIAN CYST


A 70-year-old female patient was admitted in our hospital for severe  abdominal distention. She complained about a progressive increase of abdominal volume since several months before. She was admitted for the first time in July 2023 and was discharged after 22 days with diagnosis of  "ascites and suspect of  multiple liver masses".  During that admission an abdominal tapping was performed draining 2 liters of cloudy fluid with high viscosity. A sample was sent for cytology. The cytology result read:  "interpretation of this specimen is made difficult by the fact that some autolysis has taken place but shows macrophages and chronic inflammatory cells". The laboratory investigations didn't show any significant alteration and the general conditions were quite good. The provisional diagnosed was of liver cirrhosis, and she was discharged on treatment with a high dose of diuretics.

She  came back on 5th September 2024 still complaining of abdominal distention, which was asymptomatic; her blood pressure was 100/60 mmHg, the general conditions quite good. There was no jaundice, nor edema of the lower limbs, nor lung crackles. The heart activity was normal. Visiting the patient we have noticed the presence of huge abdominal distension, which was tender; there was also evidence of collateral veins on the abdominal wall. The percussion of the abdomen was dull as in presence of fluid or masses, while the intra-abdominal organs were not explorable. The laboratory investigations were almost normal: FHG showed a mild microcytic anaemia (Hb 8,8 g/dl), LFTs were in range, kidney function tests were normal, while serologies for hepatitis B, C and HIV were negative. ESR was103 mm/hr.  A first U/S was performed, where the abdominal organs weren't well seen because of the big quantity of corpuscolated fluid, while multiple round masses in the abdomen were appreciated.

At transvaginal U/S the uterus was normal, the ovaries not seen due to the presence of big quantity of intra-abdominal fluid. Considering the previous diagnosis of liver cirrhosis we started a treatment with high doses of frusemide and spironolactone; at the same time, on the day of admission, we tried to perform an abdominal tapping:  to our surprise we managed to drain only 200 ml of a cloudy, very thick and sticky fluid. We repeated the tapping 2 days later, this time draining 600 ml of fluid with the same aspect. We increased the amount of fluids and reduced the dosage of diuretics, but a third tapping showed the same kind of fluid that was impossible to drain because of its thickness.

We decided to repeat the US with the help of a more expert doctor and we were surprised to understand that all this fluid wasn't ascites at all, but rather fluid inside a giant ovarian cyst reaching up to the diaphragm. The US image didn't show the bowel loops "swimming" inside the anecoic fluid as it is normally the case in ascites; on the contrary the bowel loops were pushed back by the big ovarian mass. A surgical operation was performed few days after and a giant ovarian cyst with multiple daughter-cysts was excised. The biopsy showed a benign ovarian cystoadenoma: in the differential diagnosis there was of course a malignancy of the ovary but also a hydatid cyst.

The post-operative follow up was normal and the patient was discharged without any further complication.

The learning point we can draw from this clinical case is the importance of US in the management of patients in a resource constrained setting. The US is a very important instrument to help in diagnosis and treatment of many different conditions; a correct interpretation of US imaging can significantly reduce the indiscriminate use of drugs based only on the clinical appearance of the patient, and it plays a pivotal role in deciding the need of an operation, even when the patient cannot afford the cost of a CT scan.   

sabato 5 ottobre 2024

SEDUTA CHIRURGICA DIVERSIFICATA


 

Oggi in sala non c'e'  solo ortopedia.

Abbiamo infatti anche una isterectomia per fibromi uterini, ed un complesso intervento otorinolaringoiatrico di ricostruzione tracheale dopo trauma alla gola.

Ovviamente le fratture non mancano: abbiamo infatti un paziente con frattura clavicolare ed un altro con politrauma e frattura di tibia, femore e omero.

Non saro' io a fare l'operazione alla trachea: aspettiamo il consulente otorino per questo.

Gli altri interventi sono invece tutti miei, ed anche oggi credo che la giornata sara' piena.

lunedì 30 settembre 2024

UNA STELLA IN PIU' IN CIELO

 

Mi chiamo Doreen. Sono stata a lungo ricoverata per una malattia di cuore.  

Nonostante le terapie e gli sforzi di tutti in ospedale, io non sono mai migliorata veramente.

C'erano si' dei giorni in cui mi sentivo piu' in forma, ma in realta' le forze non sono mai ritornate, ed io sono rimasta sempre gonfia come un pallone.

Camminare era diventato un problema perche' avevo il fiatone dopo due o tre passi.

Da un po' di giorni inoltre avevo notato un'altra cosa strana: se dormivo sul fianco destro, mi si gonfiava la parte destra della faccia, e se mi giravo dall'altra parte, dopo poche ore si spostava anche l'edema.

Da ieri mattina poi non sono piu' riuscita a coricarmi: da sdraiata non respiravo proprio.

A partire dalle due del pomeriggio non ricordo piu' nulla: solo ora, guardando la moviola del tempo qui dal Paradiso, mi rendo conto che ero fuori di testa.

Non capivo quando mi parlavano, mi alzavo e strappavo la flebo, dicevo frasi senza significato alcuno. So che Beppe ha provato a cambiare tutte le medicine, mi ha chiamato forte, ha provato a farmi ritornare allo stato di coscienza... immaginate che non l'ho neanche visto.

Poi e' venuta la Suora che ha voluto battezzarmi... anche se ora, ripensandoci da angioletto, mi viene da ridere, perche' Dio Padre mi avrebbe accolta lo stesso, anche senza quelle poche gocce d'acqua sulla mia fronte madida di sudore freddo. Ma so che quelle preghiere della Sorella mi hanno comunque aiutata nella mia scalata al cielo che è sempre impegnativa.

Alla sera, siccome non potevo sdraiarmi, le volontarie, con una delicatezza veramente speciale, mi hanno voluto portare in cameretta singola e mi hanno messo su un lettino cardiologico (quelli con lo schienale rialzabile): anche cosi' pero' io non ce la facevo a sdraiarmi. Sulla moviola ora posso vedere che sono stata agitata tutta la notte: e' sempre difficile lasciare questa vita terrena, anche per un bambino che dalla sua esistenza non ha avuto che croce e dolore; e' l'istinto di sopravvivenza... proprio non vuoi saperne di morire, anche se lo sai che il Paradiso e' molto meglio per te. Alla fine pero' ero troppo stanca, e quando sorella morte mi ha chiamata verso le 6 di stamane, io non ho opposto resistenza ed ho accettato di camminare insieme a lei verso il sole che non conosce tramonto.

Adesso sono nella Luce.

Se conosceste quanto e' bello il posto in cui mi trovo, non sareste tristi... "se mi ami non piangere" dice una poesia che a me e' piaciuta tanto, quando Beppe me l'ha letta. D'ora in avanti, quando guardate le stelle in cielo, pensate che una di loro si chiama Doreen: vi guarda, prega per voi, vi ringrazia e non si dimentichera' mai di quello che per lei avete fatto durante la sua breve esperienza terrena.

 

Un angioletto

mercoledì 28 agosto 2024

PENSIERI


Per me è importante cercare di sorridere alla gente, anche quando non ne ho voglia, anche quando dentro sento ribellione o tristezza.

Credo che il sorriso sia parte del mio servizio e della mia testimonianza: vorrei che il mio sorriso gentile ed affettuoso trasmettesse serenità e pace a chi sta male ed a Matiri ci viene perchè disperato, povero ed ammalato.

Non sempre ci riesco: a volte la gente mi chiama "burbero" e mi dice che ho un caratteraccio scontroso; lo so di essere a volte incoerente, ma ciò non toglie che nel sorriso io ci creda e che per esso mi impegni molto ogni giorno, pur con le mie debolezze. Chiara Lubich la chiamava l'ascesi del sorriso, un'ascesi difficile ma importante da perseguire.

Questo sorriso in cui credo, la serenità di fondo che permane anche nelle burrasche che spesso si agitano dentro e fuori di me, affondano le loro radici profonde in quella poca fede che spero di aver conservato ancora, nonostante tutte le batoste che la vita mi ha dato: una fede che non passa attraverso ragionamenti teologici di cui non sono neppur capace, ma che si alimenta di un quotidiano in cui cerco di dedicarmi a quegli ultimi in cui mi sforzo di riconoscere il volto di Cristo.

Il mio sorriso certamente nasce dall'empatia che cerco con l'umanità sofferente, ma anche dalla bellezza della vita, soprattutto quando viene donata gratuitamente con amore.

I sofferenti sono la quotidiana verifica della mia piccola fede ed insieme la fonte della mia gioia.

La gioia di fondo che sopravvive anche nei momenti più bui e pieni di disorientamento, quotidianamente si rigenera nel rapporto con gli ammalati: spendendomi con tutte le mie forze per gli ammalati ho ritrovato una forza autorigenerante ed una gioia che sboccia direttamente dalla sofferenza altrui ed anche mia. Sono contento e sereno solo quando metto il malato al primo posto, solo quando mi alzo al mattino con la determinazione di dare il massimo e di fare dei sofferenti il centro della mia giornata e dei miei sforzi.

Gli ammalati mi insegnano ogni giorno che la vera felicità è quella sensazione di pace e di serenità interiore che provi quando t'immergi nell'esistenza di chi ti sta accanto e la vivi pienamente, come se fosse la tua.

Ma non è sempre facile ed a volte la gioia se ne va, e con essa il sorriso dalle tue labbra: può essere un insuccesso in ospedale, un malato che muore nonostante i tuoi sforzi, un'incomprensione, un giudizio negativo che non ti aspettavi, il senso di colpa per non aver dedicato tutto il tempo necessario alla preghiera. Ci sono momenti bui, quando le certezze di sempre, i riferimenti di una vita sembrano barcollare, sopraffatti da una stanchezza insostenibile, dagli insuccessi, dalle incomprensioni, dalla sensazione che lo stesso Dio sia assente.

Quando vivo queste "notti oscure" che a volte si prolungano per settimane, cerco di buttarmi ancor più nella dedizione totale, perchè lo so che "la mia scelta preferenziale per i poveri che hanno diritto di chiedermi un servizio fino al sacrificio della salute e della vita, è la mia strada maestra per andare a Dio e per ritrovare la gioia".

martedì 27 agosto 2024

MADRI TENERISSIME

Makena è ricoverata con un bambino piccolissimo che ha febbre molto alta. La febbre rende il piccolo molto irrequieto.

Diamo alla mamma un misurino con del paracetamolo e le diciamo di far bere la medicina al figlio.

Il bambino è però molto agitato e non ne vuole saperne di assumere il farmaco.

La donna si dispera, e ad un certo punto beve il paracetamolo lei stessa: la cosa mi incuriosisce e le chiedo gentilmente: "perchè hai bevuto la medicina di tuo figlio".

La risposta è stata tenera: " mio figlio non vuole la medicina; allora ho pensato di prenderla io e poi di continuare con l'allattamento. Lui prenderà il farmaco con il mio latte"

Mi commuovo alla semplicità di Makena; non rido e non la biasimo.

Dico invece all'infermiera di inserire al piccolo una supposta di paracetamolo.

Pian piano la medicina inizia a funzionare e la febbre in breve tempo diminuisce.

Verso sera passo in pediatria a rivedere il bimbo. E' sfebbrato. La madre è rilassata ma mi fa una domanda che di nuovo mi lascia senza parole: "ma adesso, quando la toglierete quella cosa che gli avete inserito nel sederino?"

Nuovamente mi commuovo e le rispondo con calma: "quella cosa non deve essere tolta; non è un pezzo di plastica. E' una medicina che pian piano è già stata assorbita ed ha fatto il suo effetto"

Makena si tranquillizza e mi ringrazia.

"Che tenera questa mamma!", penso mentre vado a letto.

lunedì 19 agosto 2024

SCAPPATO


NN era stato ricoverato per frattura agli arti inferiori.

Lo abbiamo operato subito e gli abbiamo inserito un chiodo endomidollare.

Con questo tipo di intervento chiediamo al paziente di iniziare a camminare, seppur con stampelle, l'indomani stesso, ed a lui diciamo che, appena il dolore migliora, può anche lasciare le stampelle.

NN era in quarta giornata, che mediamente è anche il nostro giorno di dimissione. Invece di attendere la lettera, lui è scappato.

Le ragioni per questo fatto, non così infrequente nella mia esperienza in Kenya, sono quasi sempre economiche: i pazienti non vogliono pagare l'ospedale.

A volte si tratta di persone  con problemi psichiatrici.

Non so quele delle due sia la ragione che ha spinto NN ad andarsene.

Ovviamente avrà avuto dei complici che gli hanno portato dei vestiti civili.

Comunque il chiodo endomidollare è stato un intervento riuscito, visto che che per fuggire bisogna camminare, e per mimetizzarsi tra la gente non si deve zoppicare tanto

mercoledì 14 agosto 2024

GRAVIDANZA EXTRAUTERINA


 

E' una delle emergenze chirurgiche piu' frequenti, dopo il cesareo, la sindome compartimentale e le fratture esposte.

Quasi sempre si tratta di una gravidanza tubarica, e nel 100% dei casi le pazienti vengono all'ospedale quando gia' la gravidanza extra e' "rotta", cioe' quando l'impianto del trofoblasto e la crescita del sacco aminiotico ha fatto "scoppiare" la tuba.

Tale dato ci indica che si tratta quasi immancabilmente di un'emergenza, e che spesso bisogna agire in fretta, su pazienti collassate e gravemente anemiche.

Non sono pero' infrequenti i casi di cosiddeta "ectopica cronica" in cui il sanguinamento e' minimo perche' il grembiule omentale e' riuscito a circoscrivere l'area ed a trasformarla in un grosso ematoma.

Naturalmente l'ectopica cronica e' una emergenza piu' dilazionabile, e le condizioni generali della malata sono piu' stabili, ma, a causa del ritardo con cui vengono all'ospedale le nostre clienti, l'operazione puo' essere piu' difficile, a motivo del fatto che si sono formate aderenze con gli organi circostani, soprattutto con le anse intestinali.

Trattandosi di gravidanze ectopiche "rotte", quasi mai riusciamo ad essere conservativi, e sfortunatamente quasi sempre dobbiamo procedere alla salpigectomia, in quanto la tuba e' gravemente compromessa dalla rottura.

Fortunatamente la gravidanza extra e' quasi sempre monolaterale, e possiamo quindi dare speranza di ulteriori concepimenti alle nostre malate, affidandosi alla tuba controlaterale. In un solo caso di ectopica rotta- un caso veramente sfortunatissimo- ho fatto la salpingectomia destra alla cliente, la quale pero' l'anno seguente e' stata ricoverata con ectopica rotta a sinistra. Non ho avuto alternative ed ho dovuto fare la salpingectomia anche dall'altra parte.

In rari casi pero' avviene che l'emoperitoneo (emorragia interna nella pancia) si realizza quando il sacco amniotico, impiantato all'estremita' fimbriale della tuba, viene parzialmente espulso verso il peritoneo: in queste situazioni sovente possiamo salvare la tuba, "mungendo" il prodotto del concepimento in cavita' addominale e controllando poi l'emorragia tubarica con elettrobisturi e piccoli punti di sutura.

Un caso chirurgicamente molto difficoltoso e' quello della gravidaza extrauterina cornuale rotta: in queste operazioni, dopo la salpingectomia, e' particolarmente difficile fermare l'emorragia, che in parte viene dal miometrio. 

Nella mia storia chirurgia ho avuto 3 soli casi di gravidanza extrauterina addominale, in cui il feto ha potuto svilupparsi fino ad una eta' gestazionale di 6 mesi prima di morire. L'operazione in tutti i casi da noi registrati e' stata molto difficile a motivo di tenaci aderenza della placenta all'omento ed all'intestino.

 

Un chirurgo focolarino di Fontem in Cameroun mi disse un giorno nell'ormai lontano 2003, che l'ectopica e' un intervento piu' facile del cesareo.

Molti anni piu' tardi posso dire che sono d'accordo con lui solo se sei particolarmente fortunato e non incontri aderenze od altre complicazioni: in certi casi infatti l'operazione puo' essere molto complessa, o per le condizioni generali dell'operanda o per la grave situazione interna che puoi trovare.

Come sempre, mi viene da dire che l'operazione per la gravidanza extra e' semplice quando tutto va bene... ma solo Dio sa se tutto andra' per il meglio oppure no.

Per cui, come anche per il cesareo, non bisogna mai prendere quest'intervento sotto gamba, perche' le complicazioni sono sempre in agguato, soprattutto quando ti senti troppo sicuro di te stesso e consideri l'operazione come una routine.

mercoledì 31 luglio 2024

UN CASO DISPERATO


 

Erick ha 9 anni. E' uscito di casa per giocare con altri bimbi. Dopo alcune ore e' rientrato dalla mamma dicendo che un altro bambino lo aveva colpito al torace tirandogli una pietra.

La madre ha per la prima volta notato una escrescenza dura al lato sinistro della gabbia toracica, ed ha pensato ad un ematoma secondario a quanto era stato fatto al figlio.

Pochi giorni dopo, improvvisamente, Erick ha sviluppato una paralisi flaccida degli arti inferiori, con anestesia sensitiva dal torace in giu'.

Inoltre e' diventato totalmente incontinente per feci ed urina.

E' stato portato nel nostro ospedale circa 3 settimane più tardi per approfondimenti diagnostici.

La lastra del torace ha dimostrato un versamento pleurico sinistro "sotto pressione", con totale collasso del polmone e spostamento mediastinico controlaterale. Inoltre il radiologo segnalava una costa semidistrutta, a livello di quello che la mamma pensava sede del trauma.

L'ecocardio ha dimostrato un modesto versamento pericardico, ma una frazione di eiezione buona.

Abbiamo eseguito una ecografia dei tessuti superficiali sul supposto ematoma traumatico, ma quello che e' apparso all'eco e' stata una massa solida che avvolgeva la costa fratturata o mielitica..

A livello addominale invece l'eco risultava sostanzialmente normale. Anche gli enzimi epatici e gli esami di funzionalita' renale risultavano nei limiti di norma. L'emocromo dimostrava una leucocitosi neutrofila (con granulociti al 69%), una modesta anemia (con emoglobina a 9.7 g/dl), ed una importante piastrinosi (piastrine elevate a 669.000).

Anche la VES era molto aumentata (97 mm/1ora).

Abbiamo pensato per un attimo ad una tubercolosi che avesse causato un crollo vertebrale, ma l'ipotesi non ci convinceva fino in fondo.

Abbiamo dunque deciso di spendere per questo bambino tutti i soldi che fosse stato necessario. La mamma e' chiaramente disperata e sempre guarda con occhi imploranti.

Abbiamo dunque trasportato Erick per una TAC toracica e per una TAC della colonna lombo-sacrale.

La TAC toracica ha dimostrato la presenza di un tumore pleurico posteriore a sinistra con metastasi all'ottava, nona e decima costa; ha confermato la presenza di una effusione pleurica molto densa. Inoltre ha documentato la distruzione della decima vertebra toracica con compressione sul midollo spinale.

La TAC lombosacrale invece non ha evidenziato altri collassi vertebrali, a parte segni di spondilosi lombare.

Purtroppo ora le cose sono fin troppo chiare, ma, come spesso accade, i nostri esami diagnostici sono altro che una sentenza inappellabile.

La pietra tirata al bambino sicuramente non costituisce altro che una coincidenza. Il "bubbone" visto dalla madre, e confermato dalll'ecografia, non e' un ematoma, ma una metastasi costale.

La paralisi e l'anestesia al di sotto del torace sono dovuti ad un'altra metastasi che ha fatto crollare una vertebra ed ha schiacciato il midollo spinale di Erick.

Il tumore primitivo e' pleurico, ed il versamento sotto pessione e' di origine neoplastica.

E' stranissimo trovare un tumore pleurico ad un'eta' cosi' tenera!

I mesoteliomi pleurici sono piuttosto rari e per lo piu' colpiscono persone nella sesta decade di vita.

Lo abbiamo mandato dall'oncologo, anche se penso che anche per lui siamo giunti al capolinea, in quanto mi pare che la situazione sia ormai "al di la' del bene e del male".

domenica 28 luglio 2024

LA MIA MESSA DI OGG


Le emergenze sono iniziate alle 21,30 ieri sera, dopo che la lista operatoria era finita alle 18.45.

Praticamente c'è stato appena il tempo di fare una doccia e mangiare cena con i volontari!

Si è trattato di due incidenti stradali davvero seri: un paziente è arrivato morto in ospedale. Gli altri cinque erano tutti gravissimi.

Abbiamo dovuto portare due pazienti per TAC cerebrale, in quanto avevano un trauma cranico.

Altri avevano fratture esposte che abbiamo immobilizzato e suturato in attesa di fissatore esterno.

Un bambino, oltre a frattura bilaterale di femore, aveva anche una rottura di milza con emorragia interna.

Con lui non abbiamo potuto aspettare: abbiamo cercato il sangue e siamo entrati in sala per la laparatomia e la splenectomia.

Notte tremenda e seduta operatoria che è finita dopo le 11 del mattino, con il mio livello di ansia alle stelle.

Oggi è domenica: a Matiri ci sono due Messe: una in ospedale alle 7.30, ed una in parrocchia alle 9.30.

Ovviamente le ho perse entrambe, ma ho pensato al detto di San Giuseppe Cottolengo: "un servizio di carità urgente passa davanti anche alla Messa domenicale".

Credo quindi che oggi io sia comunque andato a Messa, una Messa diversa fatta di emergenze, servizio e donazione.

La mia gioia è che, a parte lo sventurato giunto morto in ospedale, tutti gli altri sono vivi e relativamente stabili.

venerdì 26 luglio 2024

QUANDO IL DR KINYUA E' A MATIRI...


...è sempre una giornata speciale, una specie di maratona chirurgica, da una parte molto pesante e dall'altra anche entusiasmante.

Ieri è stato lo stesso: otto interventi, di cui sei ortopedici. Due di questi al di sopra delle mie capacità: in pratica li abbiamo fatti solo perchè il Dr Kinyua era con noi.

Anche l'ambulatorio è complesso quando viene il Dr Kinyua, perchè, oltre al flusso normale dei pazienti, ci sono gli appuntamenti per lui.

Si lavora tanto, ma si lavora bene...ridendo e scherzando.

Il clima in sala ed in ambulatorio è sereno e rilassato, ed alla fine della giornata, ci si sente esausti ma anche contenti per aver aiutato molte persone e per aver eseguito chirurgie di livello davvero elevato.

Di cuore ringrazio il Dr Kinyua, collega ed amico, per la sua competenza, unita a tanta umanità!

lunedì 22 luglio 2024

MADRI STOICHE


 

Catherine viene da lontano. Ci e' stata inviata per anemia grave e per assenza di battito cardiaco fetale. Lei e' forte, in quanto le hanno detto tutto;  riesce ad essere composta e stoica. Non parla di spiriti maligni e continua a ripetere: "Kazi ya Mungu" (e' la volonta' di Dio).

La sua emoglobina e' 4 grammi, ma, con nostra sorpresa, lei cammina e non lamenta grandi problemi, se non una tachicardia severa con cuore che galoppa ad oltre 140 al minuto.

Le faccio un'eco, soprattutto per decidere il da farsi. Sono infatti combattuto tra una revisione della cavita' uterine ed un parto pilotato con oxitocina.

Ma questa volta il monitor mi presenta un'immagine dolce a vedersi: il battito e' presente e vivace. Il feto e' di circa quattro mesi, ed e' per questo che nel dispensario di partenza non avevano sentito l'attivita' cardiaca, mentre la mamma ancora non era cosciente dello scalciare del piccolo. Le ho dato la notizia, che l'ha fatta saltare sul lettino ed esultare con un forte: "Alleluya, God is great!".

Ma allora perche' e' anemica. E' magra, ma non sembra particolarmente denutrita.

"Hai avuto perdite ematiche negli ultimi mesi?"

"Neanche una volta!"

"Ma allora come mai?"

Sposto la sonda un po' piu' in su, e, dalla parte sinistra dell'addome, scopro la ragione del suo stato: ha una milza enorme che quasi le arriva all'ombelico.

Che stupido! Come ho fatto a non pensarci prima! La donna proviene da una zona di altissima trasmissione malarica, durante tutto l'anno; e la popolazione sovente sviluppa splenomegalie veramente incredibili.

Quest' organo, normalmente deputato ad eliminare i globuli rossi invecchiati, inizia a lavorare eccessivamente, e a mangiare pure le emazie appena prodotte, con il risultato che la persona diventa anemica. La gravidanza poi aggrava tale stato di cose perche', in quel periodo della vita, l'organismo e' sotto stress, e deve fornire sangue anche alla nuova vita.

Catherine sara' trasfusa al piu' presto, per dare ossigeno sufficiente sia a lei che al nascituro.

Stavolta è una storia a lieto fine.

mercoledì 17 luglio 2024

AMPUTAZIONI

Sono interventi devastanti per il paziente, ed altrettanto deprimenti per il chirurgo.

Non è comunque un intervento raro qui a Matiri: quasi sempre abbiamo almeno un paziente amputato in reparto.

Sovente si tratta di arti superiori parzialmente amputati durante liti o attacchi da parte di malfattori, ed in questo caso dobbiamo perfezionare l'amputazione.

Il più delle volte però sono amputazioni degli arti inferiori, sopra o sotto il ginocchio, e sono dovute o a fratture esposte con gangrena, oppure a piedi diabetici irrecuperabili.

L'intervento in sè non è difficile, ma il post-operatorio non è mai semplice.

A volte la ferita complica con infezione; altre volte i punti non tengono; spesso di forma pus.

Poi c'è il grosso aspetto della depressione che si instaura dopo ogni amputazione, e soprattutto nei giovani.

Recentemente, a causa di un attacco con panga, abbiamo dovuto amputare entrambe le mani di un giovane uomo: si è ripreso bene, ma cosa sarà la sua vita? Non riesce nè a lavarsi e neppure a mangiare da solo.

Oggi abbiamo amputato un vecchietto che aveva una gangrena secondaria ad incidente della strada con frattura esposta di tibia e fibula: speriamo che ce la faccia.

Abbiamo anche fatto una amputazione dell'avampiede in una donna con arteriopatia: le avevo proposto una operazione più radicale, considerando l'esito dell'angiografia. Lei però ha assolutamente rifiutato

Un paio di settimane fa, un giovane con diabete di tipo 1 ha assolutamente rifiutato l'amputazione, pur avendo un piede in gangrena. Ha chiesto la dimissione per andare in un altro ospedale a sentire l'opinione di un secondo chirurgo. Ovviamente ho acconsentito. Il dramma è però successo mentre lasciava l'ospedale: è crollato ed è morto nel parcheggio dell'ospedale, prima ancora di salire sul motociclo che era venuto a prenderlo.

Sono sempre drammi, per il paziente e per la famiglia...e per l'ospedale sono ricoveri lunghi e complessi.

domenica 14 luglio 2024

MIELE AVVELENATO


Quello che mi è successo ieri notte mentre ero di guardia mi ha davvero sconvolto.

Alle 21 ho ricevuto in ambulatorio un uomo in buone condizioni generali che riferiva di aver mangiato miele selvatico in giornata insieme a due amici.

Il paziente era ansioso perchè, dopo l'ingestione del miele, i suoi due amici sono morti, ancor prima di giungere in ospedale.

Non avevo mai sentito parlare di avvelenamento da miele selvatico, ed ho fatto una rapida ricerca su google.

Ho scoperto che il miele selvatico del Tharaka causa a volte casi di avvelenamento anche gravi e persino mortali.

Ho trovato dei dati  dell'anno scorso in cui ho scoperto che 12 persone sono morte in Tharaka a causa del miele selvatico.

Ho ricoverato il paziente per osservazione, con la speranza che non sarebbe successo niente: era infatti in buone condizioni; non aveva bradicardia o aritmia; i polmoni erano liberi e le pupille reagenti alla luce. Lo stato di coscienza era normale.

L'unico sintomo era la nausea, mentre prima del ricovero aveva vomitato in paio di volte.

Ho calcolato che il tempo dall'ingestione era ormai troppo lungo per una lavanda gastrica, che non ho quindi eseguito.

Ho invece prescritto liquidi per favorire l'escrezione renale del possibile veleno, ed antiemetici.

Dopo il ricovero però il paziente ha ripreso a vomitare molto, nonostante le terapie.

Era cosciente ed ancora in buone condizioni generali.

A mezzanotte è però collassato in bagno dove si era recato per urinare.

Siamo accorsi, ed abbiamo trovato che aveva una bradicardia estrema con respiro gaspante.

Abbiamo applicato i protocolli di rianimazione cardiorespiratoria: ambu e massaggio cardiaco.

Il malato però non ha risposto ed è morto davanti ai nostri occhi, lasciandoci sconvolti.

Oggi quindi sono morte tre persone a causa del miele selvatico.

Non lo sapevo che fosse possibile! Non mi era mai capitato prima.

Ho continuato a leggere su internet, e pare che la ragione del miele a volte velenoso sia da ricercare nei fiori che le api visitano per il polline. Ci sono infatti anche fiori velenosi, che contengono tossine. Se in una determinata stagione la percentuale di fiori velenosi visitati dalle api è molto alta, allora le tossine possono essere in concentrazione sufficiente per causare danno cellulare, bradicardia ed arresto cardiaco

Una di queste tossine si chiama "grayanotoxin", dal fiore del rododendro.

Sono ancora sconvolto da quello che è successo, e mi spiace che le mie terapie non abbiano salvato questa persona.

Ho mangiato anche io qualche volta miele selvatico in Tharaka; ho anche bevuto birre locali preparate con miele selvatico fermentato... ed ora capisco che può essere molto pericoloso.

Meglio affidarsi sempre al miele comprato nel supermercati, dove la presenza di tossine è esclusa prima dell'immissione sul mercato.

Una preghiera per le tre persone che  sono morte.

sabato 13 luglio 2024

COLLABORAZIONE


Anche oggi abbiamo accolto una paziente dall'ospedale di Nkubu: questa volta si è trattato di ernia del disco.

Sotto guida fluoroscopica, il neurochirurgo di quell'ospedale, ha eseguito la dischettomia: lungo intervento di circa 4 ore.

Matiri ha offerto il fluoroscopio, il tecnico di radiologia e le strumentiste.

Io ho aiutato il chirurgo, anche se per me era la prima volta che vedevo un tale intervento.

E' andato tutto bene fortunatamente.

Sono sempre molto contento di queste collaborazioni tra ospedali missionari, che desidererei incrementare sempre di più, ed anche al di fuori dell'ortopedia e della chirurgia spinale

mercoledì 10 luglio 2024

NUOVO OTTIMISMO


Ieri ero decisamente depresso.

Son fatto così: mi deprimo molto facilmete ed in quei momenti mi sembra di vedere tutto nero.

Poi però basta poco a tirarmi su: è sufficiente una notte di sonno senza chiamate nelle ore più difficili. Basta un intervento andato bene.

Oggi quindi tutto mi è sembrato più roseo: forse perchè avevo dormito tutta la notte!!!

Oggi per esempio mi ha colpito quella frattura di tibia e femore che aveva reso il ginocchio completamente staccato dalle altre ossa, e mi ha rallegrato il fatto che siamo riusciti a fare un bell'intervento con placche e viti, ridando a quell'uomo la speranza di camminare.

Con una punta di orgoglio ho ripensato anche a quel femore ridotto in poltiglia che siamo stati in grado di ricostruire con chiodo endomidollare, placche e viti compressive. Anche quest'uomo tornerà a casa camminando;  magari riprenderà a lavorare ed a guadagnare qualcosa per la sua famiglia.

Riflettevo tra me e me sull'addome acuto di stamattina: un uomo che mi conosceva benissimo e che sosteneva di essere stato operato da me nel 2017 a Chaaria per un altro problema. Oggi si trattava di un volvolo intestinale che sono riuscito a risolvere. Anche lui andrà a casa e si ricorderà di me a lungo, anche se io con tutta probabilità mi dimenticherò di lui nuovamente.

E poi la vecchietta con frattura del collo del femore (ultima operazione della giornata): era stata in altri due ospedali in cui non era stata operata ed anzi aveva rimediato una piaga da decubito. Oggi le abbiamo fatto una endoprotesi di anca, e speriamo di rimetterla in piedi presto, risolvendo così anche il suo problema di decubiti

Se stai bene dentro, poi tiri come una locomotiva e non avverti la stanchezza; mentre, se stai male interiormente, allora ti sembra di muoverti sulle sabbie mobili e che la giornata diventi troppo lunga ed insopportabile.

Ringrazio il Signore perchè non ci dà mai prove superiori a quelle che le nostre spalle possono portare, e quando ci vede davvero con il sedere per terra, poi ci dà la forza di rialzarci, di continuare e di vedere ancora il bello della nostra vita e della nostra missione.

martedì 9 luglio 2024

KAWIRA


 

Sono le 21.30. La speranza è quella di andare a letto presto, visto che pare l'ospedale sia tranquillo. Ho già salutato la clinical officer e con la solita battuta umoristica le ho raccomandato di non chiamarmi mai di notte e di non azzardarsi a svegliarmi. Stiamo ancora ridendo quando sentiamo un vociare concitato nella veranda. Ci sono moltissimi uomini e donne e si ode il rumore della nostra barella che sta correndo velocemente. Dico tra me e me: "addio ai sogni d'oro!".

 Ho però ancora speranza: forse è solo una malaria o magari un paziente psichiatrico accompagnato da molti membri della famiglia. Vedo entrare il lettino in corridoio e mi avvicino con circospezione. Vedo un fagotto di vestiti completamente insanguinati e mi rendo conto che si tratta di un caso di violenza. Mi metto i guanti e provo a rimuovere una camicia che era stata avvolta attorno alla testa del paziente come se fosse una sciarpa, forse per arrestare l'emorragia. Scopro due occhioni grandissimi che mi scrutano spaventati: mi rendo conto in una frazione di secondo di essere di fronte ad un bambino. Non si capisce se è maschio o femmina. Ha i capelli cortissimi ricoperti da uno strato di sangue coagulato. Continuo a rimuovere gli stracci che avvolgono quel corpicino e gradualmente comprendo che si tratta di una cosa terribile, di una violenza davvero inaudita, di una crudeltà quasi bestiale: ci sono ferite da "machete" ovunque... quella sul capo ha chiaramente raggiunto l'osso e si scorge la teca cranica screpolata. Poi il torace, le braccia, le mani: ci sono due dita penzolanti e quasi completamente amputate. Ma quello che più impressiona sono due gravissime lesioni sul collo: una a destra ed una a sinistra. Sono così profonde da aver praticamente lasciato i grandi vasi esposti, dando l'impressione che ormai il cranio sia attaccato al corpo solo attraverso la colonna vertebrale completamente "spelata". Immagino la brutalità con cui quel bambino è stato colpito prima da un lato e poi, di ritorno, dall'altro. Ho voglia di urlare e di scappare: mi metto a imprecare contro chi ha potuto commettere un atto del genere e dico che quella persona va arrestata immediatamente perchè un atto così crudele non è degno di un essere umano. In realtà il mio urlo è dettato solo dalla paura e dallo scoraggiamento: non so cosa fare, né tanto meno dove iniziare. Vorrei sparire e fare finta che non fosse successo nulla. Mentre mi aggiro confuso, una donna che era rimasta silenziosa in un angolo del corridoio, mi si avvicina: porta un bimbo sulle spalle, e piangendo mi confessa che era stato suo marito, ma che aveva agito in preda ad un raptus di follia. Era infatti da anni seguito per un disturbo di tipo psichiatrico. Questa scena mi calma e mi commuove fino alle lacrime; ritorno in me stesso: non ho il diritto di giudicare. Il mio compito è solo quello di salvare una vita, se ne sono capace. Laviamo il corpo imbrattato e ci rendiamo conto che si tratta di una bambina. Chiamo immediatamente per il gruppo sanguigno ed iniziamo una trasfusione urgentemente. La bimba infatti è molto anemica e sta diventando confusa. Chiamo tutti ad aiutarmi perchè da solo mi perdo d'animo. Cominciamo dalle suture più semplici, per poi dedicarci alla ricostruzione dei tendini e alla ingessatura delle mani: chissà se quelle povere dita penzolanti potranno riprendersi! Noi ci proviamo e poi speriamo che Dio faccia il resto.

Il vero dramma lo viviamo quando ci avviciniamo alla testa.

Deve essere caduta nel fango perchè nelle ferite non ci sono solo coaguli, ma anche tonnellate di terriccio. Iniziamo a lavare e poi a chiudere la cute del cranio. La frattura non sembra interessare l'osso a tutto spessore, ed abbiamo la speranza che non ci sia una emorragia cerebrale, visto che la paziente è totalmente cosciente e le sue pupille reagiscono normalmente. Infine il lavoro di ricostruzione del collo: i vasi sanguigni sezionati, i muscoli, le fasce, il sottocute, la pelle. Non so neppure cosa ho fatto. E' come se una mano dall'alto guidasse le mie mosse che erano quasi casuali, come di colui che in preda al panico si aggira qua e là e fa dei tentativi senza un piano preordinato. Eppure pian piano quel capo che sembrava essere stato "spelato via" dal resto del corpo ritorna alla sua posizione normale. Ora che la cute è di nuovo al proprio posto, la bimba sembra più bella e più alta. Abbiamo però tanta paura di una frattura della colonna e temiamo che ogni movimento possa essere fatale. Con grande circospezione la medichiamo e la mettiamo a letto con un "collare" di protezione totalmente improvvisato. Andiamo a dormire dopo le due di notte, ma gli occhi non si vogliono chiudere: davanti al mio sguardo continuano a passare immagini raccapriccianti di violenza. Come in un "flash back", mi ritorna in mente la visita al mausoleo di Kigali, in Rwanda. Quanti bambini sono stati massacrati con il "machete", ma non ce l'hanno fatta ed ora sono ridotti ad un cranio sfondato e senza nome nella vetrina di un museo il cui ritornello è: "genocidio: mai più".

Anche questa piccolina è una vittima di una piaga immensa: quella della violenza ingiustificata sui minori.

Il mattino seguente facciamo i raggi: sono sollevato perchè non ci sono segni di frattura alla colonna cervicale, né fratture craniche. Che bello! Ce l'abbiamo fatta! La bimba si riprenderà! Anche se dovesse avere alcune dita non completamente funzionanti, almeno sarà viva.

La bambina continua a chiede4rmi: "ce la farò? Ditemi che non sto morendo!" Ora potevo con tranquillità dirle che certamente potrà diventare grande e riprendere a sognare per un futuro migliore.

 Le chiedo allora: "Come ti chiami?"

 Lei mi dice che si chiama Kawira, che in Kimeru significa "grande lavoratrice".

Poi riprende subito a dirmi: "Non è il caso che facciate arrestare quell'uomo. E' matto e non ne può nulla. Quando guarisco, semplicemente io vado a riprendermi tutta la mia roba e poi torno da mia mamma".

"Ma cosa ci facevi in quella casa?" insisto. "Lavoravo come persona di servizio. Mi prendevo cura del loro figlio piccolo".

 "Ma come mai non vai a scuola alla tua età? Ho letto che hai solo 13 anni".

"La mia famiglia è molto povera ed ho dovuto andare a lavorare per poter procurare il cibo ai miei fratellini".

"Ma se ora torni a casa, andrai a studiare visto che è praticamente gratis?".

"Non credo proprio perchè mia mamma e mio papà hanno bisogno dei soldi che procuro facendo la bambinaia a pagamento".

Questa conversazione apre per me un nuovo mondo, a volte sconosciuto quando si passano le giornate chiusi in ospedale: quanta povertà! Solo che i poveri normalmente sono anche umiliati dalla loro condizione e tendono a non farsi vedere. E che maturità in Kawira; sembra una donna adulta e responsabile. Alla sua età ha già capito che non è il caso di infierire legalmente contro un debole mentale, e ha già fatto la scelta di sacrificarsi lei stessa per il bene dei fratellini più piccoli.

La guardo e nuovamente mi colpiscono i suoi occhioni neri che risaltano ancora di più a motivo delle garze bianche delle varie medicazioni.

Ringrazio Dio per avermi fatto incontrare questa piccola-grande creatura, che è portatrice di un germe di speranza che mi ha riempito l'anima.

Kawira è un successo che il Signore ha voluto donarmi, quasi a dirmi: "Non ti scoraggiare mai, anche quando incontrerai burrasche e tempeste, anche quando tutti ti deluderanno e ti sembrerà di essere inghiottito dal vortice delle sconfitte. Riprendi sempre il largo".

 

sabato 6 luglio 2024

I TUMORI


 

Quando ero studente si diceva che in Africa le neoplasie sono molto rare. Lavorando qui per anni ormai, e facendo esperienza anche in zone ancora piu' difficili, come per esempio il Sud Sudan, mi sono reso conto che questa affermazione era viziata in partenza.

a) Il primo problema e' rappresentato dall'abilita' diagnostica in Africa: pensando a certi villaggi sperduti, alla poverta' che vi regna, per esempio in Sud Sudan, ma anche in certe aree vicine a noi, e' evidente come i dispensari locali non abbiano la capacita' di "trovare" un tumore.

Quasi sempre queste strutture si limitano a poche diagnosi, spesso di natura infettiva. Cio' da una parte porta ad una sovraestimazione di certe patologie: ogni forma di febbre per esempio e' considerata malarica ed ogni diarrea viene curata come amebica o secondaria a tifo addominale.

Dall'altra si perdono per strada le diagnosi piu' complesse, sia perche' non ci sono medici nei servizi piu' periferici, sia soprattutto per mancanza di strumenti diagnostici quali ecografia, TAC, colon o gastroscopia, biopsia. E anche quando queste ultime sono disponibili, sono spesso cosi' costose da essere al di fuori delle possibilita' economiche di molte persone.

 

b) Il secondo elemento da tenere in considerazione e' l'eta' media: e' chiaro che molti tumori diventano piu' frequenti con l'invecchiamento. In societa' in cui la mortalita' infantile e' ancora decisamente alta, ed in cui l'eta' media è inferiore a quella europea, e' evidente che molte persone muoiono per altre ragioni, prima di poter sviluppare un tumore.

Ma e' comunque chiaro che anche i giovani sviluppano neoplasie, e ne stiamo diagnosticando sempre di piu'. Pensiamo solo al caso di Lina o a quello di Charity, affette rispettivamente da sarcoma del volto e da tumore del nasofarige nell'eta' adolescenziale. Anche ieri ho diagnosticato un carcinoma della cervice uterina in fase avanzata in una paziente di 35 anni.

Ricordiamo anche Joshua, affetto da linfoma di Burkitt quando aveva 6 anni, o  Jonathan che e' morto di leucemia linfatica acuta.

 

Questo scritto ha le caratteristiche di una comunicazione descrittiva e quindi non riesco a presentarvi dei dati numerici per supportare quanto dico, almeno per il momento. Stiamo però preparando un lavoro sul carcinoma della cervice ed in passato abbiamo pubblicato uno studio sul carcinoma dell'esofago.

 

rcinoma Il tumore dell'esofago è frequente. Normalmente si tratta di un tumore dell'esofago distale, ormai in fase molto avanzata, tanto da aver gia' causato stenosi totale ed impossibilita' alla nutrizione.

Anche il carcinoma dello stomaco sembra in notevole aumento.

Altra neoplasia decisamente frequente e' il tumore maligno del fegato o carcinoma epatocellulare.

Frequenti sono anche i casi di linfoma, e di leucemia.

Forse a motivo della nostra attività ortopedica, vediamo anche un certo numero di osteosarcomi.

Nelle donne sono in aumento sia il carcinoma della mammella (abbiamo fatto una mastectomia totale ad una ragazza di 26 anni con un istologico positivo), sia quello dell'ovaio, sia quello della cervice uterina. Ci sono poi sporadici casi di carcinoma del prodotto del concepimento (coriocarcinoma e mola invasiva), e di tumore maligno dell'endometrio (quest'ultimo soprattutto nella donna anziana).

Anche il gozzo, pur essendo in se' una patologia benigna e molto frequente soprattutto fra le popolazioni del Nord del Kenya, e' spesso associato a delle forme tumorali, stranamente piu' nel giovane che nell'anziano.

Con il prolungamento della vita media, sempre piu' comune sta diventando il riscontro di un tumore della prostata.

 

Come potete vedere, anche se i dati presentati sono solo di carattere descrittivo, ne deriva un quadro che non e' molto diverso da quanto troviamo in Europa… e questo sfata completamente il mito secondo cui non ci siano tumori in Africa.

venerdì 5 luglio 2024

IO CREDO


Prima di tutto credo in Dio, perchè sono un cristiano convinto. A lui dedico la mia vita ed in nome suo cerco di servire i miei fratelli con dedizione e fino al sacrificio della vita.

Credo nel servizio al prossimo: ritengo che donarsi a chi soffre ed ha bisogno sia sempre un atto nobile, e per me anche la via maestra per incontrare Dio. So che, servendo il prossimo, io servo Gesù, e che qualunque cosa faccio al più piccolo dei suoi fratelli, lo faccio a Lui.

Credo nella preghiera, che è incontro con Dio e ricarica costante per avere la forza di portare avanti una vita di dedizione incondizionata.

Credo nel volersi bene, nella gentilezza, nell'accoglienza: se non ci vogliamo bene tra di noi, il nostro servizio ne risente e la qualità cala. Il servizio è amore donato, che noi attingiamo dall'amore che riceviamo nelle nostre comunità di vita e di servizio.

Credo nell'umiltà: il servizio non si fa cadere  dall'alto, non si eroga da padrieterni, altrimenti esso umilia i nostri fratelli che lo ricevono. Il servizio si dona con umiltà, mettendosi sempre alla pari con la persona che riceve quanto le possiamo dare.

martedì 2 luglio 2024

POLITRAUMI


In questi giorni abbiamo ricevuto un discreto numero di persone con più di una frattura.

Si tratta sempre di situazioni complesse in cui a volte non possiamo operare tutte le fratture nello stesso tempo; a volte bisogna stabilizzare il paziente per giorni, prima di poter operare, e poi ci vogliono due o tre sedute operatorie.

Il problema più grande rimane sempre il reperimento del sangue per le trasfusioni: ne siamo in perenne carenza.

Anche in data odierna abbiamo in reparto tre persone in attesa di trasfusione, prima di poter accedere alla sala.

Chiediamo ai parenti di donare, ma poi ci sono tempi tecnici di screening delle sacche; ragion per cui è sempre difficile operare in emergenza.

domenica 30 giugno 2024

IL VANGELO DI OGGI


 

In questo periodo mi sono soffermato piu' volte a meditare sullo stupendo brano evangelico della Messa odierna: la guarigione dell'emorroissa.

E' un testo plastico e bellissimo, quasi una rappresentazione cinematografica dell'accaduto.

 Mi viene prima di tutto da pensare a questa donna che ha avuto emorragie da molti anni: avendo spesso a che fare con situazioni del genere qui a Matiri, mi rendo conto che probabilmente si trattava di una persona ostracizzata e messa ai margini della societa'. Una emorragia genitale che duri da tempo e' spesso di origine neoplastica: questa mia ipotesi potrebbe anche essere sostenuta dal fatto che la donna aveva sofferto molto sotto le cure di molti medici, e non era mai guarita. Una neoplasia di questo tipo porta con se' una puzza tremenda, che rende la vita sociale praticamente impossibile. Quando poi penso ad una situazione geografica come quella della Palestina di quei tempi, con poca acqua per lavarsi e senza la possibilita' di usare assorbenti igienici, mi rendo conto di quanto coraggio ci sia voluto per questa donna ad infilarsi in mezzo alla folla per cercare di toccare Gesu'. Il suo stesso odore avrebbe detto a tutti chi era e di che cosa soffriva, ma il rispetto umano non ha fermato la sua fede: lei sapeva che, se avesse toccato Gesu', sarebbe guarita. E' stata la fede incrollabile nella potenza taumaturgica di Cristo a farle superare tutte queste barriere sociali, le umiliazioni ed i rimproveri dei soliti benpensanti.

Un altro elemento che rende tale brano a me molto caro e' il fatto che la donna era probabilmente molto debole: perdere sangue per anni in un contesto in cui la trasfusione e' ancora di la' da venire, vuol dire anemia grave, debolezza e difficolta' a muoversi. Probabilmente quei pochi passi le sono costati uno sforzo enorme ed il rischio di svenire cammin facendo. Ma la fede la spinge oltre la debolezza,  e le da' una forza interiore che l'aiuta a superare tutte le sue limitazioni fisiche. E la lezione che traggo per me stesso a questo punto e' che, se veramente ci crediamo, possiamo superare tantissimi nostri limiti.

Inoltre, una donna mestruata in quel perido, secondo la legge ebraica, era "intoccabile" perche' impura: ma lei tocca il mantello di Cristo, ed in cio' si dimostra libera dalle prescrizioni e dalle rubriche... come avrebbe infatti potuto ricevere il contatto guaritore se avesse dovuto attendere l'arresto di una emorragia che continuava da tantissimi anni? Ma "il sabato e' fatto per l'uomo e non viceversa", e la fede e' piu' forte di tutte le prescrizioni della legge.

E la donna guarisce anche grazie allo "sforzo" della sua fede: probabilmente nel suo cuore lei era gia' convinta che Gesu' poteva guarirla, ma e' stato necessario prendere una decisione, superare tante barriere sociali e legislative, vincere il pudore e la vergogna, esporsi in prima persona per poter ottenere la guarigione. E' come se il Vangelo ci dicesse: devi pagare di persona le grazie che chiedi con insistenza al Signore!

Certo quindi il brano evangelico che oggi medito con voi e' una lezione sulla fede: una fede che deve essere cosi' forte da credere oltre la normale razionalita' umana (molti medici gia' avevano fallito, e Gesu' non era neppure un dottore... ma lei crede lo stesso); una fede che deve portarci ad atti concreti e spesso socialmente sconvenienti; una fede che richiede coraggio per affrontare le critiche dei benpensanti e di chi si crede perfetto perche' legalisticamente a posto con la legge.

Gesu' la guarisce "automaticamente", dopo che lei gli tocca il mantello, ma si gira e la vuole identificare. E' molto bella la scena descritta dal Vangelo, ed il senso pratico dei soliti saggi: "Gesu', ma cerca di ragionare! Guardati intorno, non vedi che calca? Tutti ti toccano e ti spintonano da tutte le parti! Che razza di domanda stai facendo?"

Ma il Signore ha bene in mente cosa vuole e gia' conosce la persona che ha toccato il suo mantello: lui desidera che la donna venga allo scoperto, che dica a tutta la moltitudine che e' stata lei. In pratica Gesu' chiede all'emorroissa una dichiarazione pubblica di fede: anche in questo il Vangelo in esame ci ispira e ci stimola.

Dobbiamo essere coraggiosi abbastanza da "rendere ragione della nostra fede".

La guarigione era avvenuta anche prima, immediatamente dopo che l'emorroissa aveva toccato il Salvatore, ma Lui le chiede di essere pubblicamente una sua discepola, di dire a tutti che cio' che ha fatto e' stato un atto di fede nel potere di Dio. Questa e' un'altra lezione per noi oggi, in un'era in cui la nostra fede e' debole e ritirata nel privato, in un periodo in cui il nostro rispetto umano ci porta a nascondere i nostri atti di fede per paura di offendere la sensibilita' altrui. Dobbiamo riscoprire il coraggio della nostra fede!

Come dottore poi, mi sento anche toccato dalla parte in cui si dice che la donna aveva sofferto per mano di molti medici, spendendo tutti i suoi averi: e' questa una esperienza che io ho spesso qui, dove l'assistenza sanitaria e' sempre a pagamento. Questo brano evangelico per me e' quindi pure uno stimolo a vivere la medicina come un servizio di donazione. E quando non si riesce piu' a far niente per una persona, il Vangelo mi incoraggia a dirle la verita', in modo che la smetta con inutili viaggi della speranza da luminari di vario tipo, viaggi che servono unicamente a dilapidare le magre finanze del malato.

In conclusione, penso che il brano dell'emorroissa, letto oggi a Messa, possa essere per noi uno stimolo a rinnovare il nostro coraggio, la nostra fede e la fiducia in Colui che tutto puo'. E' uno stimolo a vincere le pressioni culturali e sociali che ci portano spesso a mortificare la nostra fede, ed allo stesso tempo e' un richiamo al servizio disinteressato  verso il malato, anche quando non possiamo far nulla per guarirlo.

 

Dr Beppe Gaido, medico missionario

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