mercoledì 31 luglio 2024

UN CASO DISPERATO


 

Erick ha 9 anni. E' uscito di casa per giocare con altri bimbi. Dopo alcune ore e' rientrato dalla mamma dicendo che un altro bambino lo aveva colpito al torace tirandogli una pietra.

La madre ha per la prima volta notato una escrescenza dura al lato sinistro della gabbia toracica, ed ha pensato ad un ematoma secondario a quanto era stato fatto al figlio.

Pochi giorni dopo, improvvisamente, Erick ha sviluppato una paralisi flaccida degli arti inferiori, con anestesia sensitiva dal torace in giu'.

Inoltre e' diventato totalmente incontinente per feci ed urina.

E' stato portato nel nostro ospedale circa 3 settimane più tardi per approfondimenti diagnostici.

La lastra del torace ha dimostrato un versamento pleurico sinistro "sotto pressione", con totale collasso del polmone e spostamento mediastinico controlaterale. Inoltre il radiologo segnalava una costa semidistrutta, a livello di quello che la mamma pensava sede del trauma.

L'ecocardio ha dimostrato un modesto versamento pericardico, ma una frazione di eiezione buona.

Abbiamo eseguito una ecografia dei tessuti superficiali sul supposto ematoma traumatico, ma quello che e' apparso all'eco e' stata una massa solida che avvolgeva la costa fratturata o mielitica..

A livello addominale invece l'eco risultava sostanzialmente normale. Anche gli enzimi epatici e gli esami di funzionalita' renale risultavano nei limiti di norma. L'emocromo dimostrava una leucocitosi neutrofila (con granulociti al 69%), una modesta anemia (con emoglobina a 9.7 g/dl), ed una importante piastrinosi (piastrine elevate a 669.000).

Anche la VES era molto aumentata (97 mm/1ora).

Abbiamo pensato per un attimo ad una tubercolosi che avesse causato un crollo vertebrale, ma l'ipotesi non ci convinceva fino in fondo.

Abbiamo dunque deciso di spendere per questo bambino tutti i soldi che fosse stato necessario. La mamma e' chiaramente disperata e sempre guarda con occhi imploranti.

Abbiamo dunque trasportato Erick per una TAC toracica e per una TAC della colonna lombo-sacrale.

La TAC toracica ha dimostrato la presenza di un tumore pleurico posteriore a sinistra con metastasi all'ottava, nona e decima costa; ha confermato la presenza di una effusione pleurica molto densa. Inoltre ha documentato la distruzione della decima vertebra toracica con compressione sul midollo spinale.

La TAC lombosacrale invece non ha evidenziato altri collassi vertebrali, a parte segni di spondilosi lombare.

Purtroppo ora le cose sono fin troppo chiare, ma, come spesso accade, i nostri esami diagnostici sono altro che una sentenza inappellabile.

La pietra tirata al bambino sicuramente non costituisce altro che una coincidenza. Il "bubbone" visto dalla madre, e confermato dalll'ecografia, non e' un ematoma, ma una metastasi costale.

La paralisi e l'anestesia al di sotto del torace sono dovuti ad un'altra metastasi che ha fatto crollare una vertebra ed ha schiacciato il midollo spinale di Erick.

Il tumore primitivo e' pleurico, ed il versamento sotto pessione e' di origine neoplastica.

E' stranissimo trovare un tumore pleurico ad un'eta' cosi' tenera!

I mesoteliomi pleurici sono piuttosto rari e per lo piu' colpiscono persone nella sesta decade di vita.

Lo abbiamo mandato dall'oncologo, anche se penso che anche per lui siamo giunti al capolinea, in quanto mi pare che la situazione sia ormai "al di la' del bene e del male".

domenica 28 luglio 2024

LA MIA MESSA DI OGG


Le emergenze sono iniziate alle 21,30 ieri sera, dopo che la lista operatoria era finita alle 18.45.

Praticamente c'è stato appena il tempo di fare una doccia e mangiare cena con i volontari!

Si è trattato di due incidenti stradali davvero seri: un paziente è arrivato morto in ospedale. Gli altri cinque erano tutti gravissimi.

Abbiamo dovuto portare due pazienti per TAC cerebrale, in quanto avevano un trauma cranico.

Altri avevano fratture esposte che abbiamo immobilizzato e suturato in attesa di fissatore esterno.

Un bambino, oltre a frattura bilaterale di femore, aveva anche una rottura di milza con emorragia interna.

Con lui non abbiamo potuto aspettare: abbiamo cercato il sangue e siamo entrati in sala per la laparatomia e la splenectomia.

Notte tremenda e seduta operatoria che è finita dopo le 11 del mattino, con il mio livello di ansia alle stelle.

Oggi è domenica: a Matiri ci sono due Messe: una in ospedale alle 7.30, ed una in parrocchia alle 9.30.

Ovviamente le ho perse entrambe, ma ho pensato al detto di San Giuseppe Cottolengo: "un servizio di carità urgente passa davanti anche alla Messa domenicale".

Credo quindi che oggi io sia comunque andato a Messa, una Messa diversa fatta di emergenze, servizio e donazione.

La mia gioia è che, a parte lo sventurato giunto morto in ospedale, tutti gli altri sono vivi e relativamente stabili.

venerdì 26 luglio 2024

QUANDO IL DR KINYUA E' A MATIRI...


...è sempre una giornata speciale, una specie di maratona chirurgica, da una parte molto pesante e dall'altra anche entusiasmante.

Ieri è stato lo stesso: otto interventi, di cui sei ortopedici. Due di questi al di sopra delle mie capacità: in pratica li abbiamo fatti solo perchè il Dr Kinyua era con noi.

Anche l'ambulatorio è complesso quando viene il Dr Kinyua, perchè, oltre al flusso normale dei pazienti, ci sono gli appuntamenti per lui.

Si lavora tanto, ma si lavora bene...ridendo e scherzando.

Il clima in sala ed in ambulatorio è sereno e rilassato, ed alla fine della giornata, ci si sente esausti ma anche contenti per aver aiutato molte persone e per aver eseguito chirurgie di livello davvero elevato.

Di cuore ringrazio il Dr Kinyua, collega ed amico, per la sua competenza, unita a tanta umanità!

lunedì 22 luglio 2024

MADRI STOICHE


 

Catherine viene da lontano. Ci e' stata inviata per anemia grave e per assenza di battito cardiaco fetale. Lei e' forte, in quanto le hanno detto tutto;  riesce ad essere composta e stoica. Non parla di spiriti maligni e continua a ripetere: "Kazi ya Mungu" (e' la volonta' di Dio).

La sua emoglobina e' 4 grammi, ma, con nostra sorpresa, lei cammina e non lamenta grandi problemi, se non una tachicardia severa con cuore che galoppa ad oltre 140 al minuto.

Le faccio un'eco, soprattutto per decidere il da farsi. Sono infatti combattuto tra una revisione della cavita' uterine ed un parto pilotato con oxitocina.

Ma questa volta il monitor mi presenta un'immagine dolce a vedersi: il battito e' presente e vivace. Il feto e' di circa quattro mesi, ed e' per questo che nel dispensario di partenza non avevano sentito l'attivita' cardiaca, mentre la mamma ancora non era cosciente dello scalciare del piccolo. Le ho dato la notizia, che l'ha fatta saltare sul lettino ed esultare con un forte: "Alleluya, God is great!".

Ma allora perche' e' anemica. E' magra, ma non sembra particolarmente denutrita.

"Hai avuto perdite ematiche negli ultimi mesi?"

"Neanche una volta!"

"Ma allora come mai?"

Sposto la sonda un po' piu' in su, e, dalla parte sinistra dell'addome, scopro la ragione del suo stato: ha una milza enorme che quasi le arriva all'ombelico.

Che stupido! Come ho fatto a non pensarci prima! La donna proviene da una zona di altissima trasmissione malarica, durante tutto l'anno; e la popolazione sovente sviluppa splenomegalie veramente incredibili.

Quest' organo, normalmente deputato ad eliminare i globuli rossi invecchiati, inizia a lavorare eccessivamente, e a mangiare pure le emazie appena prodotte, con il risultato che la persona diventa anemica. La gravidanza poi aggrava tale stato di cose perche', in quel periodo della vita, l'organismo e' sotto stress, e deve fornire sangue anche alla nuova vita.

Catherine sara' trasfusa al piu' presto, per dare ossigeno sufficiente sia a lei che al nascituro.

Stavolta è una storia a lieto fine.

mercoledì 17 luglio 2024

AMPUTAZIONI

Sono interventi devastanti per il paziente, ed altrettanto deprimenti per il chirurgo.

Non è comunque un intervento raro qui a Matiri: quasi sempre abbiamo almeno un paziente amputato in reparto.

Sovente si tratta di arti superiori parzialmente amputati durante liti o attacchi da parte di malfattori, ed in questo caso dobbiamo perfezionare l'amputazione.

Il più delle volte però sono amputazioni degli arti inferiori, sopra o sotto il ginocchio, e sono dovute o a fratture esposte con gangrena, oppure a piedi diabetici irrecuperabili.

L'intervento in sè non è difficile, ma il post-operatorio non è mai semplice.

A volte la ferita complica con infezione; altre volte i punti non tengono; spesso di forma pus.

Poi c'è il grosso aspetto della depressione che si instaura dopo ogni amputazione, e soprattutto nei giovani.

Recentemente, a causa di un attacco con panga, abbiamo dovuto amputare entrambe le mani di un giovane uomo: si è ripreso bene, ma cosa sarà la sua vita? Non riesce nè a lavarsi e neppure a mangiare da solo.

Oggi abbiamo amputato un vecchietto che aveva una gangrena secondaria ad incidente della strada con frattura esposta di tibia e fibula: speriamo che ce la faccia.

Abbiamo anche fatto una amputazione dell'avampiede in una donna con arteriopatia: le avevo proposto una operazione più radicale, considerando l'esito dell'angiografia. Lei però ha assolutamente rifiutato

Un paio di settimane fa, un giovane con diabete di tipo 1 ha assolutamente rifiutato l'amputazione, pur avendo un piede in gangrena. Ha chiesto la dimissione per andare in un altro ospedale a sentire l'opinione di un secondo chirurgo. Ovviamente ho acconsentito. Il dramma è però successo mentre lasciava l'ospedale: è crollato ed è morto nel parcheggio dell'ospedale, prima ancora di salire sul motociclo che era venuto a prenderlo.

Sono sempre drammi, per il paziente e per la famiglia...e per l'ospedale sono ricoveri lunghi e complessi.

domenica 14 luglio 2024

MIELE AVVELENATO


Quello che mi è successo ieri notte mentre ero di guardia mi ha davvero sconvolto.

Alle 21 ho ricevuto in ambulatorio un uomo in buone condizioni generali che riferiva di aver mangiato miele selvatico in giornata insieme a due amici.

Il paziente era ansioso perchè, dopo l'ingestione del miele, i suoi due amici sono morti, ancor prima di giungere in ospedale.

Non avevo mai sentito parlare di avvelenamento da miele selvatico, ed ho fatto una rapida ricerca su google.

Ho scoperto che il miele selvatico del Tharaka causa a volte casi di avvelenamento anche gravi e persino mortali.

Ho trovato dei dati  dell'anno scorso in cui ho scoperto che 12 persone sono morte in Tharaka a causa del miele selvatico.

Ho ricoverato il paziente per osservazione, con la speranza che non sarebbe successo niente: era infatti in buone condizioni; non aveva bradicardia o aritmia; i polmoni erano liberi e le pupille reagenti alla luce. Lo stato di coscienza era normale.

L'unico sintomo era la nausea, mentre prima del ricovero aveva vomitato in paio di volte.

Ho calcolato che il tempo dall'ingestione era ormai troppo lungo per una lavanda gastrica, che non ho quindi eseguito.

Ho invece prescritto liquidi per favorire l'escrezione renale del possibile veleno, ed antiemetici.

Dopo il ricovero però il paziente ha ripreso a vomitare molto, nonostante le terapie.

Era cosciente ed ancora in buone condizioni generali.

A mezzanotte è però collassato in bagno dove si era recato per urinare.

Siamo accorsi, ed abbiamo trovato che aveva una bradicardia estrema con respiro gaspante.

Abbiamo applicato i protocolli di rianimazione cardiorespiratoria: ambu e massaggio cardiaco.

Il malato però non ha risposto ed è morto davanti ai nostri occhi, lasciandoci sconvolti.

Oggi quindi sono morte tre persone a causa del miele selvatico.

Non lo sapevo che fosse possibile! Non mi era mai capitato prima.

Ho continuato a leggere su internet, e pare che la ragione del miele a volte velenoso sia da ricercare nei fiori che le api visitano per il polline. Ci sono infatti anche fiori velenosi, che contengono tossine. Se in una determinata stagione la percentuale di fiori velenosi visitati dalle api è molto alta, allora le tossine possono essere in concentrazione sufficiente per causare danno cellulare, bradicardia ed arresto cardiaco

Una di queste tossine si chiama "grayanotoxin", dal fiore del rododendro.

Sono ancora sconvolto da quello che è successo, e mi spiace che le mie terapie non abbiano salvato questa persona.

Ho mangiato anche io qualche volta miele selvatico in Tharaka; ho anche bevuto birre locali preparate con miele selvatico fermentato... ed ora capisco che può essere molto pericoloso.

Meglio affidarsi sempre al miele comprato nel supermercati, dove la presenza di tossine è esclusa prima dell'immissione sul mercato.

Una preghiera per le tre persone che  sono morte.

sabato 13 luglio 2024

COLLABORAZIONE


Anche oggi abbiamo accolto una paziente dall'ospedale di Nkubu: questa volta si è trattato di ernia del disco.

Sotto guida fluoroscopica, il neurochirurgo di quell'ospedale, ha eseguito la dischettomia: lungo intervento di circa 4 ore.

Matiri ha offerto il fluoroscopio, il tecnico di radiologia e le strumentiste.

Io ho aiutato il chirurgo, anche se per me era la prima volta che vedevo un tale intervento.

E' andato tutto bene fortunatamente.

Sono sempre molto contento di queste collaborazioni tra ospedali missionari, che desidererei incrementare sempre di più, ed anche al di fuori dell'ortopedia e della chirurgia spinale

mercoledì 10 luglio 2024

NUOVO OTTIMISMO


Ieri ero decisamente depresso.

Son fatto così: mi deprimo molto facilmete ed in quei momenti mi sembra di vedere tutto nero.

Poi però basta poco a tirarmi su: è sufficiente una notte di sonno senza chiamate nelle ore più difficili. Basta un intervento andato bene.

Oggi quindi tutto mi è sembrato più roseo: forse perchè avevo dormito tutta la notte!!!

Oggi per esempio mi ha colpito quella frattura di tibia e femore che aveva reso il ginocchio completamente staccato dalle altre ossa, e mi ha rallegrato il fatto che siamo riusciti a fare un bell'intervento con placche e viti, ridando a quell'uomo la speranza di camminare.

Con una punta di orgoglio ho ripensato anche a quel femore ridotto in poltiglia che siamo stati in grado di ricostruire con chiodo endomidollare, placche e viti compressive. Anche quest'uomo tornerà a casa camminando;  magari riprenderà a lavorare ed a guadagnare qualcosa per la sua famiglia.

Riflettevo tra me e me sull'addome acuto di stamattina: un uomo che mi conosceva benissimo e che sosteneva di essere stato operato da me nel 2017 a Chaaria per un altro problema. Oggi si trattava di un volvolo intestinale che sono riuscito a risolvere. Anche lui andrà a casa e si ricorderà di me a lungo, anche se io con tutta probabilità mi dimenticherò di lui nuovamente.

E poi la vecchietta con frattura del collo del femore (ultima operazione della giornata): era stata in altri due ospedali in cui non era stata operata ed anzi aveva rimediato una piaga da decubito. Oggi le abbiamo fatto una endoprotesi di anca, e speriamo di rimetterla in piedi presto, risolvendo così anche il suo problema di decubiti

Se stai bene dentro, poi tiri come una locomotiva e non avverti la stanchezza; mentre, se stai male interiormente, allora ti sembra di muoverti sulle sabbie mobili e che la giornata diventi troppo lunga ed insopportabile.

Ringrazio il Signore perchè non ci dà mai prove superiori a quelle che le nostre spalle possono portare, e quando ci vede davvero con il sedere per terra, poi ci dà la forza di rialzarci, di continuare e di vedere ancora il bello della nostra vita e della nostra missione.

martedì 9 luglio 2024

KAWIRA


 

Sono le 21.30. La speranza è quella di andare a letto presto, visto che pare l'ospedale sia tranquillo. Ho già salutato la clinical officer e con la solita battuta umoristica le ho raccomandato di non chiamarmi mai di notte e di non azzardarsi a svegliarmi. Stiamo ancora ridendo quando sentiamo un vociare concitato nella veranda. Ci sono moltissimi uomini e donne e si ode il rumore della nostra barella che sta correndo velocemente. Dico tra me e me: "addio ai sogni d'oro!".

 Ho però ancora speranza: forse è solo una malaria o magari un paziente psichiatrico accompagnato da molti membri della famiglia. Vedo entrare il lettino in corridoio e mi avvicino con circospezione. Vedo un fagotto di vestiti completamente insanguinati e mi rendo conto che si tratta di un caso di violenza. Mi metto i guanti e provo a rimuovere una camicia che era stata avvolta attorno alla testa del paziente come se fosse una sciarpa, forse per arrestare l'emorragia. Scopro due occhioni grandissimi che mi scrutano spaventati: mi rendo conto in una frazione di secondo di essere di fronte ad un bambino. Non si capisce se è maschio o femmina. Ha i capelli cortissimi ricoperti da uno strato di sangue coagulato. Continuo a rimuovere gli stracci che avvolgono quel corpicino e gradualmente comprendo che si tratta di una cosa terribile, di una violenza davvero inaudita, di una crudeltà quasi bestiale: ci sono ferite da "machete" ovunque... quella sul capo ha chiaramente raggiunto l'osso e si scorge la teca cranica screpolata. Poi il torace, le braccia, le mani: ci sono due dita penzolanti e quasi completamente amputate. Ma quello che più impressiona sono due gravissime lesioni sul collo: una a destra ed una a sinistra. Sono così profonde da aver praticamente lasciato i grandi vasi esposti, dando l'impressione che ormai il cranio sia attaccato al corpo solo attraverso la colonna vertebrale completamente "spelata". Immagino la brutalità con cui quel bambino è stato colpito prima da un lato e poi, di ritorno, dall'altro. Ho voglia di urlare e di scappare: mi metto a imprecare contro chi ha potuto commettere un atto del genere e dico che quella persona va arrestata immediatamente perchè un atto così crudele non è degno di un essere umano. In realtà il mio urlo è dettato solo dalla paura e dallo scoraggiamento: non so cosa fare, né tanto meno dove iniziare. Vorrei sparire e fare finta che non fosse successo nulla. Mentre mi aggiro confuso, una donna che era rimasta silenziosa in un angolo del corridoio, mi si avvicina: porta un bimbo sulle spalle, e piangendo mi confessa che era stato suo marito, ma che aveva agito in preda ad un raptus di follia. Era infatti da anni seguito per un disturbo di tipo psichiatrico. Questa scena mi calma e mi commuove fino alle lacrime; ritorno in me stesso: non ho il diritto di giudicare. Il mio compito è solo quello di salvare una vita, se ne sono capace. Laviamo il corpo imbrattato e ci rendiamo conto che si tratta di una bambina. Chiamo immediatamente per il gruppo sanguigno ed iniziamo una trasfusione urgentemente. La bimba infatti è molto anemica e sta diventando confusa. Chiamo tutti ad aiutarmi perchè da solo mi perdo d'animo. Cominciamo dalle suture più semplici, per poi dedicarci alla ricostruzione dei tendini e alla ingessatura delle mani: chissà se quelle povere dita penzolanti potranno riprendersi! Noi ci proviamo e poi speriamo che Dio faccia il resto.

Il vero dramma lo viviamo quando ci avviciniamo alla testa.

Deve essere caduta nel fango perchè nelle ferite non ci sono solo coaguli, ma anche tonnellate di terriccio. Iniziamo a lavare e poi a chiudere la cute del cranio. La frattura non sembra interessare l'osso a tutto spessore, ed abbiamo la speranza che non ci sia una emorragia cerebrale, visto che la paziente è totalmente cosciente e le sue pupille reagiscono normalmente. Infine il lavoro di ricostruzione del collo: i vasi sanguigni sezionati, i muscoli, le fasce, il sottocute, la pelle. Non so neppure cosa ho fatto. E' come se una mano dall'alto guidasse le mie mosse che erano quasi casuali, come di colui che in preda al panico si aggira qua e là e fa dei tentativi senza un piano preordinato. Eppure pian piano quel capo che sembrava essere stato "spelato via" dal resto del corpo ritorna alla sua posizione normale. Ora che la cute è di nuovo al proprio posto, la bimba sembra più bella e più alta. Abbiamo però tanta paura di una frattura della colonna e temiamo che ogni movimento possa essere fatale. Con grande circospezione la medichiamo e la mettiamo a letto con un "collare" di protezione totalmente improvvisato. Andiamo a dormire dopo le due di notte, ma gli occhi non si vogliono chiudere: davanti al mio sguardo continuano a passare immagini raccapriccianti di violenza. Come in un "flash back", mi ritorna in mente la visita al mausoleo di Kigali, in Rwanda. Quanti bambini sono stati massacrati con il "machete", ma non ce l'hanno fatta ed ora sono ridotti ad un cranio sfondato e senza nome nella vetrina di un museo il cui ritornello è: "genocidio: mai più".

Anche questa piccolina è una vittima di una piaga immensa: quella della violenza ingiustificata sui minori.

Il mattino seguente facciamo i raggi: sono sollevato perchè non ci sono segni di frattura alla colonna cervicale, né fratture craniche. Che bello! Ce l'abbiamo fatta! La bimba si riprenderà! Anche se dovesse avere alcune dita non completamente funzionanti, almeno sarà viva.

La bambina continua a chiede4rmi: "ce la farò? Ditemi che non sto morendo!" Ora potevo con tranquillità dirle che certamente potrà diventare grande e riprendere a sognare per un futuro migliore.

 Le chiedo allora: "Come ti chiami?"

 Lei mi dice che si chiama Kawira, che in Kimeru significa "grande lavoratrice".

Poi riprende subito a dirmi: "Non è il caso che facciate arrestare quell'uomo. E' matto e non ne può nulla. Quando guarisco, semplicemente io vado a riprendermi tutta la mia roba e poi torno da mia mamma".

"Ma cosa ci facevi in quella casa?" insisto. "Lavoravo come persona di servizio. Mi prendevo cura del loro figlio piccolo".

 "Ma come mai non vai a scuola alla tua età? Ho letto che hai solo 13 anni".

"La mia famiglia è molto povera ed ho dovuto andare a lavorare per poter procurare il cibo ai miei fratellini".

"Ma se ora torni a casa, andrai a studiare visto che è praticamente gratis?".

"Non credo proprio perchè mia mamma e mio papà hanno bisogno dei soldi che procuro facendo la bambinaia a pagamento".

Questa conversazione apre per me un nuovo mondo, a volte sconosciuto quando si passano le giornate chiusi in ospedale: quanta povertà! Solo che i poveri normalmente sono anche umiliati dalla loro condizione e tendono a non farsi vedere. E che maturità in Kawira; sembra una donna adulta e responsabile. Alla sua età ha già capito che non è il caso di infierire legalmente contro un debole mentale, e ha già fatto la scelta di sacrificarsi lei stessa per il bene dei fratellini più piccoli.

La guardo e nuovamente mi colpiscono i suoi occhioni neri che risaltano ancora di più a motivo delle garze bianche delle varie medicazioni.

Ringrazio Dio per avermi fatto incontrare questa piccola-grande creatura, che è portatrice di un germe di speranza che mi ha riempito l'anima.

Kawira è un successo che il Signore ha voluto donarmi, quasi a dirmi: "Non ti scoraggiare mai, anche quando incontrerai burrasche e tempeste, anche quando tutti ti deluderanno e ti sembrerà di essere inghiottito dal vortice delle sconfitte. Riprendi sempre il largo".

 

sabato 6 luglio 2024

I TUMORI


 

Quando ero studente si diceva che in Africa le neoplasie sono molto rare. Lavorando qui per anni ormai, e facendo esperienza anche in zone ancora piu' difficili, come per esempio il Sud Sudan, mi sono reso conto che questa affermazione era viziata in partenza.

a) Il primo problema e' rappresentato dall'abilita' diagnostica in Africa: pensando a certi villaggi sperduti, alla poverta' che vi regna, per esempio in Sud Sudan, ma anche in certe aree vicine a noi, e' evidente come i dispensari locali non abbiano la capacita' di "trovare" un tumore.

Quasi sempre queste strutture si limitano a poche diagnosi, spesso di natura infettiva. Cio' da una parte porta ad una sovraestimazione di certe patologie: ogni forma di febbre per esempio e' considerata malarica ed ogni diarrea viene curata come amebica o secondaria a tifo addominale.

Dall'altra si perdono per strada le diagnosi piu' complesse, sia perche' non ci sono medici nei servizi piu' periferici, sia soprattutto per mancanza di strumenti diagnostici quali ecografia, TAC, colon o gastroscopia, biopsia. E anche quando queste ultime sono disponibili, sono spesso cosi' costose da essere al di fuori delle possibilita' economiche di molte persone.

 

b) Il secondo elemento da tenere in considerazione e' l'eta' media: e' chiaro che molti tumori diventano piu' frequenti con l'invecchiamento. In societa' in cui la mortalita' infantile e' ancora decisamente alta, ed in cui l'eta' media è inferiore a quella europea, e' evidente che molte persone muoiono per altre ragioni, prima di poter sviluppare un tumore.

Ma e' comunque chiaro che anche i giovani sviluppano neoplasie, e ne stiamo diagnosticando sempre di piu'. Pensiamo solo al caso di Lina o a quello di Charity, affette rispettivamente da sarcoma del volto e da tumore del nasofarige nell'eta' adolescenziale. Anche ieri ho diagnosticato un carcinoma della cervice uterina in fase avanzata in una paziente di 35 anni.

Ricordiamo anche Joshua, affetto da linfoma di Burkitt quando aveva 6 anni, o  Jonathan che e' morto di leucemia linfatica acuta.

 

Questo scritto ha le caratteristiche di una comunicazione descrittiva e quindi non riesco a presentarvi dei dati numerici per supportare quanto dico, almeno per il momento. Stiamo però preparando un lavoro sul carcinoma della cervice ed in passato abbiamo pubblicato uno studio sul carcinoma dell'esofago.

 

rcinoma Il tumore dell'esofago è frequente. Normalmente si tratta di un tumore dell'esofago distale, ormai in fase molto avanzata, tanto da aver gia' causato stenosi totale ed impossibilita' alla nutrizione.

Anche il carcinoma dello stomaco sembra in notevole aumento.

Altra neoplasia decisamente frequente e' il tumore maligno del fegato o carcinoma epatocellulare.

Frequenti sono anche i casi di linfoma, e di leucemia.

Forse a motivo della nostra attività ortopedica, vediamo anche un certo numero di osteosarcomi.

Nelle donne sono in aumento sia il carcinoma della mammella (abbiamo fatto una mastectomia totale ad una ragazza di 26 anni con un istologico positivo), sia quello dell'ovaio, sia quello della cervice uterina. Ci sono poi sporadici casi di carcinoma del prodotto del concepimento (coriocarcinoma e mola invasiva), e di tumore maligno dell'endometrio (quest'ultimo soprattutto nella donna anziana).

Anche il gozzo, pur essendo in se' una patologia benigna e molto frequente soprattutto fra le popolazioni del Nord del Kenya, e' spesso associato a delle forme tumorali, stranamente piu' nel giovane che nell'anziano.

Con il prolungamento della vita media, sempre piu' comune sta diventando il riscontro di un tumore della prostata.

 

Come potete vedere, anche se i dati presentati sono solo di carattere descrittivo, ne deriva un quadro che non e' molto diverso da quanto troviamo in Europa… e questo sfata completamente il mito secondo cui non ci siano tumori in Africa.

venerdì 5 luglio 2024

IO CREDO


Prima di tutto credo in Dio, perchè sono un cristiano convinto. A lui dedico la mia vita ed in nome suo cerco di servire i miei fratelli con dedizione e fino al sacrificio della vita.

Credo nel servizio al prossimo: ritengo che donarsi a chi soffre ed ha bisogno sia sempre un atto nobile, e per me anche la via maestra per incontrare Dio. So che, servendo il prossimo, io servo Gesù, e che qualunque cosa faccio al più piccolo dei suoi fratelli, lo faccio a Lui.

Credo nella preghiera, che è incontro con Dio e ricarica costante per avere la forza di portare avanti una vita di dedizione incondizionata.

Credo nel volersi bene, nella gentilezza, nell'accoglienza: se non ci vogliamo bene tra di noi, il nostro servizio ne risente e la qualità cala. Il servizio è amore donato, che noi attingiamo dall'amore che riceviamo nelle nostre comunità di vita e di servizio.

Credo nell'umiltà: il servizio non si fa cadere  dall'alto, non si eroga da padrieterni, altrimenti esso umilia i nostri fratelli che lo ricevono. Il servizio si dona con umiltà, mettendosi sempre alla pari con la persona che riceve quanto le possiamo dare.

martedì 2 luglio 2024

POLITRAUMI


In questi giorni abbiamo ricevuto un discreto numero di persone con più di una frattura.

Si tratta sempre di situazioni complesse in cui a volte non possiamo operare tutte le fratture nello stesso tempo; a volte bisogna stabilizzare il paziente per giorni, prima di poter operare, e poi ci vogliono due o tre sedute operatorie.

Il problema più grande rimane sempre il reperimento del sangue per le trasfusioni: ne siamo in perenne carenza.

Anche in data odierna abbiamo in reparto tre persone in attesa di trasfusione, prima di poter accedere alla sala.

Chiediamo ai parenti di donare, ma poi ci sono tempi tecnici di screening delle sacche; ragion per cui è sempre difficile operare in emergenza.

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PENSIERI

Per me è importante cercare di sorridere alla gente, anche quando non ne ho voglia, anche quando dentro sento ribellione o tristezza. ...