venerdì 29 marzo 2024

I HAVE A DREAM


 Sono sempre stato un sognatore.

Tanti sono stati i modelli che mi hanno aiutato a continuare a sognare: tra tutti cito Martin Luther King e Nelson Mandela.

Cerco di vivere il mio quotidiano come un sogno da realizzare giorno per giorno; come medico e come missionario continuo ad anelare ad un servizio veramente disinteressato e completamente donato, un servizio il cui scopo quotidiano sia di far sì che tutte le persone sofferenti possano essere accolte con competenza, dedizione, gentilezza e amore sincero.

Lo so che questo anelito si scontra ogni giorno con i miei limiti, il mio peccato e le mie contraddizioni: ma continuo a provarci, continuo a sognare; voglio tenere alti gli ideali e voglio continuare ad inseguire il mio sogno.

Vorrei essere capaci a fare di più per i malati che si affidano a me, che mi cercano ed a volte fanno lunghi viaggi per venire fino al mio ospedale.

So che i miei pazienti spesso soffrono moltissimo per malattie terribili o per gravi incidenti … il mio sogno è anche di continuare a studiare per servire sempre meglio, di raccogliere fondi per migliorare le nostre capacità diagnostiche e terapeutiche, di chiedere aiuto a colleghi più bravi di me che possano fare quello che io non sono in grado di fare .

Sarebbe bello che tutti i malati potessero essere accolti e curati, e che a nessuno si dovesse dire: "Vai altrove, perché non possiamo risolvere il tuo problema".

Non ci sono ancora arrivato, ma l'anelito a servire sempre di più e sempre meglio è costante nel mio cuore.

Ostinatamente credo che l'amore per il prossimo, soprattutto sofferente, sia la mia vocazione, la mia stella polare, la ragione ultima per cui mi alzo tutti i giorni.

Credo anche che la donazione ed il servizio incondizionato siano la mia gioia, la mia forza rigenerante, che mi gratifica e mi permette di ricominciare tutti i giorni.

Avere un sogno non significa che ci sia arrivato; ogni giorno faccio i conti con i miei fallimenti e con le mie cadute...ma il sogno mi indica la via; mi aiuta a rialzarmi dopo ogni caduta.

 

Dr Beppe Gaido

giovedì 28 marzo 2024

RIFLESSIONI DI UNA VOLONTARIA


 Parecchi giorni sono ormai passati dal mio rientro in Italia, dopo aver trascorso 3 indimenticabili settimane in quel piccolo angolo di mondo immerso nella natura.. così lontano dal nostro immaginabile. L'esperienza vissuta a Matiri è stata così grande ed intensa, che non è facile sintetizzarla in poche righe. Le emozioni provate sono state tante.... cercherò di esprimere quelle più significative.

 

Sebbene, a fatica, sia ritornata alla mia solita vita, mi è praticamente impossibile ignorare il ricordo dell'Africa lontana. Ogni luogo scoperto, ogni persona incontrata è riuscita ad entrare così profondamente nel mio cuore da lasciarmi dentro un incancellabile segno, una forza che mi permette di vedere la realtà presente sotto una nuova luce. La luce dell'Amore e del Volersi Bene. Fuori dal tempo e dallo spazio, nel posto più vicino all'anima dell'uomo, tra lacrime e sorrisi, sconfitte e conquiste, ogni giorno è stato unico.

 

Laggiù, più che mai, ho avuto modo di mettermi alla pari del povero, sperimentando l'importanza del donarsi, per la sola e semplice volontà di farlo!... e solo chi ha "sperimentato" e vissuto esperienze simili, può affermare quanto questo sia arricchente!

 

Rivestendo il ruolo di infermiera mi sono inserita, pian piano, nello "sconvolgente" mondo ospedaliero di Matiri. E sì, devo proprio ammettere che anche questo è stato un impatto alquanto "traumatizzante"... sentire, ovunque, le grida dei bambini, portati in spalla dalle loro madri, dopo in lungo cammino. La maggior parte di essi deve lottare contro la malaria o la polmonite: è straordinario vedere come una trasfusione e qualche antibiotico rappresentino l'arma vincente!

 

A volte è stato davvero difficile accettare e condividere le modalità operative del personale locale: per noi può essere incomprensibile l'ipotesi di utilizzare lo stesso deflussore per tre giorni per esempio! Oppure utilizzare gli stessi contenitori per residui alimentari, farmaci, sangue, senza grossa separazione.. ma grazie ad un buon spirito di adattamento (che  ritengo fondamentale!) ed alla capacità di andare oltre i nostri preconcetti, alla fine si riescono a superare pire queste difficoltà!

Venti giorni non sono molti, ma si sono rivelati sufficienti per farmi comprendere l'importanza del vivere e di toccare con mano la realtà africana. Non basta venirne a contatto unicamente attraverso riviste… attraverso la televisione... per conoscere pienamente l'Africa, penso sia necessario vederla con i propri occhi!

Solo così ci si rende veramente conto dell'immenso disagio che talvolta la caratterizza. E, nello stesso tempo, solo in questo modo possiamo realmente comprendere le fortune che, fin dalla nascita, possediamo in questa agiata vita europea.

 

La fortuna di avere un padre ed una madre… la fortuna di avere una casa accogliente, con acqua, luce, gas... la fortuna di avere una macchina... di possedere dei vestiti integri e puliti... la fortuna di avere un'istruzione, la sola possibilità di studiare. E' sconvolgente pensare a come, prima di partire, sottovalutassi l'importanza di tutto questo.

Mi è bastato un incontro con gli street-boys... le lacrime di una mamma che piangeva il suo bambino ucciso dalla malaria... gli innocenti sguardi di tanti bambini ammalati di varie patologie... la povertà che si manifesta in ogni angolo di strada che si percorre, per capire l'assurdità di tante nostre preoccupazioni, di tanti nostri problemi, il più delle volte nati da un mondo dominato dal Benessere.

E' stato veramente scioccante, per me, passare da una realtà che, senza rendercene conto, ci offre ogni cosa, ad un'altra sovrastata e fortemente condizionata dalla povertà.

 

Ma è stato anche bello scoprire la felicità e la gioia data dalle piccole cose, da un semplice abbraccio, da un sorriso... dal Bene che ci si può scambiare l'un l'altro, senza alcun prezzo!

 

In ospedale è impressionante osservare la rapidità con cui si apre il cerchio della vita e la stessa rapidità con cui si conclude. Ricordo la prima sera in cui ho assistito alla morte di un bimbo... ciò che ho provato in quel momento va al di là di ogni parola... voglio solo aggiungere e qui concludere che è stato bello affidare al Signore quella piccola creatura ormai trasformata in un angioletto...

 

 

Una volontaria

martedì 26 marzo 2024

UNA GRAVE RESPONSABILITA,

In questo momento sto pensando a quel passaggio del Vangelo in cui Gesu' dice in modo severo che "a chi molto e' stato dato, molto di piu' sara' richiesto".

E ci penso con un vago senso di colpa che mi pesa sulla 'bocca dello stomaco'.

Ieri notte infatti ero molto stanco, e, quando sono nuovamente stato svegliato per una emergenza, il mio umore era piuttosto terreo ed irascibile.

Ho chiesto all'infermiera che cosa ci fosse nuovamente, e lei mi ha rapidamente presentato il caso di una giovane donna con due pregressi cesarei.

Mi sono quindi rassegnato al fato, perche' sapevo che non c'erano alternative. Due cicatrici pregresse costituiscono infatti una indicazione assoluta al reintervento. Di li' non si puo' scappare.

Ma fuori della sala parto mi sono trovato di fronte il marito, che senza preamboli, mi ha chiesto di fare una ecografia alla sua donna prima di entrare in sala.

La fatica, la tarda ora notturna, la tensione e la mia natura umana piena di limiti hanno purtroppo agito come una miscela esplosiva, e sulle mie labbra sono sbocciate parole dure, che fluivano veloci come carrozze di un treno in corsa. Io mi rendevo conto che stavo dicendo cattiverie, ma non riuscivo a fermarmi, anche se gia' avvertivo l'amaro sapore del rimorso salirmi dalle viscere verso il cervello. Ho comunicato a quell'uomo in malo modo che il medico ero io e che lui non aveva il diritto di insegnarmi il mio lavoro; ero io quello che poteva decidere se un'eco era necessaria, a meno che potesse provare di avere una laurea equipollente alla mia. Non avrei voluto dire quelle cose, ma era come se mi trovassi su una strada in discesa ripida, e la mia auto avesse rotto i freni.

I poveri sono abituati ad essere umiliati da tutti, e quell'uomo si e' ritirato con la coda tra le gambe.

Poi, prima di entrare in sala, sua moglie, evidentemente scossa ed impauritra, mi ha domandato se almeno questa volta il feto fosse vivo.

La sua affermazione mi ha lascia tramortito, come un fulmine che incida un tatuaggio indelebile nella mia mente; mi sono quindi rivolto all'infermiera: "qual'e' la storia di questa paziente?"

"E' stata cesarizzata due volte, ma entrambi i bambini sono morti all'eta' di circa un anno a causa di polmoniti severe".

"Vuoi dire che non hanno figli?"

Lei ha annuito in silenzio.

Mi sono sentito un verme. Perche' sono stato tanto presuntuoso da umiliare quell'uomo senza neppure verificare le ragioni della sua apprensione?

"Speriamo che non sia andato via, e che stia aspettando fuori".

Mentre stavamo preparando la malata per l'ecografia precedentemente richiesta dal marito, mi e' stato riferito che la gravidanza non era completamente a termine, ma che la pressione arteriosa della mamma era altissima.

"Questa e' una di quelle situazioni tremende in cui si rischia di sbagliare comunque… ho gia' fatto degli errori imperdonabili con quel papa'… e se adesso non fossi capace di salvare il suo bambino? Meno male che la malata non mi ha sentito altercare con lo sposo!"

Ho eseguito l'ecografia con grande attenzione, ed il risutato e' stato di quelli che non ti tolgono il margine di dubbio… o la possibilita' di errore. Secondo la mamma, mancava ancora un paio di setimane alla 'data estimata' del parto. Secondo gli ultrasuoni, il bambino sembrava grosso abbastanza per poter sopravvivere.

"Cosa decidere? Aspettiamo fino a termine per evitare una eventuale immaturita' polmonare ed una insufficienza respiratoria? Ma se facciamo cosi', siamo sicuri che la pressione altissima non uccida il feto ancor prima di nascere… magari stanotte stessa? Questa coppia ha gia' sofferto tanto! E se la mia decisione portasse ad un nato-morto?"

Dopo qualche indecisione e' prevalsa in me la linea interventistica.

"Dobbiamo agire e tirar fuori quel bambino che ora ha un battito cardiaco perfetto, prima che l'ipertensione arteriosa causi il disastro".

Mi sono precipitato fuori, con la paura che quello sposo si fosse offeso e se ne fosse andato completamente. Ho scandagliato la sala di attesa, ma non l'ho visto. Quando ormai mi stavo disperando a causa della mia presuntuosa stupidita', me lo son visto spuntare da dietro una siepe. Era calmo e gentile… come se non fosse successo nulla.

Gli ho spiegato i mei dubbi, ed anche i rischi che ognuna delle due opzioni comportava. Lui e' stato risoluto nel sostenermi nella decisione verso l'operazione, ed e' stato poi bravissimo quando l'ho fatto parlare con la moglie. E' riuscito a convincerla e a farla entrare in sala senza troppe remore.

Certo Doreen aveva una paura palpabile. Subito dopo la 'spinale', quando l'ho vista tremare come una foglia e le ho messo una pesante coperta di lana sulle spalle e sul torace, lei mi ha confidato con una punta di facezia: "tremo, ma e' solo perche' sono terrorizzata… non ho freddo!"

Poi la mano di Dio e' stata con noi e ci ha guidati. Doreen ha continuato a pregare a bassa voce durante tutta l'operazione che e' fluita liscia come l'olio.

Il maschietto di 2600 grammi ha pianto subito come un forsennato, ed ha fatto la pipi', mentre lo passavo all'assistente.

E' stata una festa in sala operatoria. Evanjeline, la nostra infermiera, si e' messa a danzare in segno di gioia; Doreen ha cantata inni al Signore, e ci ha fatto da impianto di filodiffusione sino all'ultimo punto sulla cute.

La festa si e' quindi estesa anche allo sposo, che si e' messo a saltare e a fare capriole quando gli ho fatto vedere il pupo nella culla termica. Mi ha abbracciato, dimenticando e perdonandomi in quello stesso istante, e mi ha detto: "Doctor, dopo un tempo, ne deve venire un altro. Questa volta sento che Dio non ci togliera' nostro figlio… grazie…grazie!"

Guardando l'ora e vedendo che erano le 2.30 del mattino, mi sono sentito un po' svuotato e distrutto, ma anche molto contento. Quasi non ci credevo io stesso che fosse andato tutto bene, e sono ritornato da solo in sala parto per sincerarmi delle condizioni del pupo.

Poi l'eccitazione e' passata e mi sono avviato verso camera mia. Mi e' ritornato quel sapore salato del rimorso per come avevo inveito contro quel papa' senza sincerarmi prima delle sue condizioni emotive e delle sue reali paure.

Meno male che non se n' e' andato!

E' una grave responsabilita' davanti a Dio quella di umiliare i poveri.

Per loro il medico e' un semidio, e di fronte a lui non osano neppure tentare di spiegare le loro ragioni. Non hanno i mezzi culturali per controbattere, neppure quando il dottore ha torto.

Io in effetti ho ricevuto da Dio assai di piu' di molti di loro. Provengo da una famiglia relativamente agiata, ed e' per questo che ho potuto studiare. La cultura che ho e' un dono del Signore. Se fossi nato in uno slum di Nairobi o di Calcutta, forse non sarei un medico.

Che diritto ho io dunque di zittire una persona che e' stata meno benedetta di me dalla vita e dalla sorte?

Prima di mettermi sotto le lenzuola ho quindi recitato una preghiera in cui ho chiesto a Dio di perdonare la mia leggerezza e la mia superficialita'.

 

lunedì 25 marzo 2024

GRAZIE, LUIGI

Oggi ritorna in Italia il volontario Luigi Arba.
E' stato con noi tre settimane.
Gigi non è di professione sanitaria ma si è adattato benissimo a svolgere il suo servizio dapprima come OSS nel reparto donne, ed in seguito come aiuto fisioterapista.
Lo ringraziamo per la sua sensibilità, per il bene che ha saputo volere ai pazienti e per i rapporti positivi che è riuscito ad instaurare con il nostro personale.
A lui auguriamo ogni bene nel futuro della sua vita, e speriamo di rivederlo ancora a Matiri.

martedì 19 marzo 2024

LA MORTE DEI BAMBINI


 

Poco fa sono stato chiamato urgentemente a rianimare un bambino di 4 anni, appena arrivato in ospedale da molto lontano: era gonfio come un pallone su tutto il corpo, ma profondamente emaciato sul volto. Durante gli interminabili minuti in cui ho tentato la rianimazione del piccolo, la mamma era stata mandata in doccia per lavarsi ed indossare l'uniforme dell'ospedale.

Purtroppo però le mie mani sono state inutili ancora una volta... Il bambino, probabilmente cardiopatico grave o affetto da insufficienza renale, è spirato davanti a me dopo pochi istanti. Io sono rimasto annichilito e senza parole, come mi capita di solito. Non ho emesso grida o pianti isterici. Sono rimasto di pietra.

Quando la mamma è uscita dai servizi, ancora umida dopo il bagno salutare, mi si è avvicinata, ha guardato il bimbo, poi si è appoggiata con il suo braccio contro il mio, e mi ha chiesto: "se n'é già andato via?". Io ho posto la mia mano sulla sua spalla e le ho sussurrato: " Sì, se n'è andato così in fretta e non tornerà più".

Allora la disperazione della mamma è stata grande, ma muta. Ha toccato il corpicino ovunque; ha posto la sua bocca vicino a quella del figlio per sentire se ancora respirava. Le lacrime scendevano copiose, ma lei non diceva neppure una parola. Dopo attimi che mi sono parsi un'eternità mi ha fatto solo una domanda: "E' andato in Paradiso?". Io mi sono sentito un nodo alla gola che mi ha impedito di parlare per un po'. L'ho solo tenuta per un braccio ed ho alla fine balbettato: "certamente!".

Quanta sofferenza innocente, quanti bambini che si potrebbero salvare se solo fossero nati in un'altra parte del mondo!

lunedì 18 marzo 2024

SEMPRE DIFFICILE DECIDERE!


Agnes ha una cicatrice da pregresso cesareo: era stata operata nel 2019, ma il bambino era morto subito dopo essere venuto alla luce.

Ieri e' venuta in ospedale perche' aveva rotto le acque ed aveva sentito contrazioni la notte precedente. Al momento della visita (di domenica pomeriggio!) non aveva piu' le doglie, che si erano bloccate quasi subito dopo aver perso il liquido amniotico.

Secondo la data dell'ultima mestruazione (che lei dice di ricordare perfettamente, ma di cui io mi fido sempre molto poco), Agnes sarebbe di 37 settimane, e quindi tecnicamente potrebbe partorire un feto maturo abbastanza da non avere problemi respiratori.

Ho fatto l'ecografia ed ho visto che il feto era in presentazione trasversa, cioe' in una posizione che controindica in modo assoluto il parto naturale.

Ma la biometria fetale mi ha portato a indicare una eta' gestazionale di 32 settimane. Di liquido amniotico ce ne era ancora un pochino, anche se chiaramente Agnes aveva un oligoidramnios.

Da questo momento sono iniziate le mie crisi mentali:

-          Agnes ha gia' perso un figlio. Che faccio? La cesarizzo immediatamente visto che la presentazione trasversa e' una controindicazione al parto spontaneo? Pero' il feto e' piccolo; la maturazione polmonare non e' assicurata. Chi mi dice che non sara' un cesareo con esito in un secondo nato-morto?

-          Ma lei non contrae al momento, e quindi si potrebbe aspettare! Di liquido amniotico c'e' ancora qualcosa , ed attendendo posso anche farle del bentelan per incrementare la produzione di sulfactante negli alveoli. Ma se aspetto e domani mattina l'eco mi dimostra un feto morto in utero a causa dell'oligoidramnios, la mamma non mi accusera' per la perdita del bambino?

 

Ma alla fine mi decido per la posizione attendista, pur tormentato da tantissimi dubbi.

La natura poi fa il suo corso e viene a tagliar corto sulle mie agonie intellettuali.

Sono infatti le due di notte quando suona il cicalino e mi dicono che  Agnes ha complicato con un prolasso di cordone ombelicale.

Questa e' una situazione tremenda in cui bisogna agire al piu' presto, ed in cui il 90% dei feti non sopravvive a causa della ipossia, derivante dalla compressione sul cordone ombelicale.

Invece il Signore ci da' una mano, e la femminuccia che abbiamo tirato fuori per i piedi e con qualche difficolta' a motivo della presentazione trasversa, si mette a piangere sonoramente dopo appena cinque minuti di rianimazione.

Questa volta e' andata davvero bene, a parte l'ora del tutto sconveniente del cesareo... ma la responsabilita' della decisione finale sulla vita degli altri sempre pesa sul mio cuore come un macigno.

 

domenica 17 marzo 2024

SCIOPERO

E' in corso uno sciopero nazionale dei medici negli ospedali pubblici.

L'assenza dei medici ha portato al blocco dei ricoveri, anche se tecnicamente solo i medici sono in sciopero.

Per gli ospedali missionari, ciò ha portato ad un forte incremento del lavoro in tutti i settori, e principalmente in maternità ed in nei vari settori chirurgici.

A Matiri abbiamo visto un forte incremento dei ricoveri soprattutto per fratture, anche molto complicate.

Lavoriamo quindi tantissimo, di giorno e di notte

lunedì 11 marzo 2024

LA VITA APPESA AD UNA VENA


Normalmente te lo portano quando e' gia' stato bucato da tutte le parti.

Tu sei l'ultima spiaggia, e lo sai.

Questo non aiuta, perche' aumenta la tensione emotiva e la percentuale di errore.

Il bimbo e' quasi sempre gravissimo, o per una malaria estrema, o per una anemia paurosa.

Sei ben conscio del fatto che i farmaci o la trasfusione sono gia' tutti pronti, ma non potranno essere utili al piccolo, se tu fallisci.

Sistemi il bimbo sulla barella, con la sua testa verso di te. Ti siedi e ti concentri, come un pugile al proprio angolo del ring prima che inizi l'incontro.

Le condizioni sono di norma gravissime ed il respiro quasi sempre e' pauroso.

Pieghi la testa del tuo paziente su un lato, e gli fai estendere un po' il collo.

A questo punto te la vedi davanti: danza sotto i tuoi occhi beffarda, al ritmo del battito cardiaco impazzito del povero piccolo morente. La scorgi chiaramente solo quando il malato espira o tenta di piangere; mentre sparisce minacciosamente quando c'e' l'inspirazione.

Sei pronto con il tuo ago cannula tra le dita, e spii il momento giusto per affondarlo, come un cecchino appostato e pronto a sparare.

Devi riuscire a bucarla, in quelle frazioni di secondo in cui e' visibile. E' un fatto di concentrazione e di riflessi… ed e' spesso anche una lotta contro il tempo. Quando hai infilato la cannula, e vedi un po' di sangue risalire in essa estraendo il mandrino, allora hai la percezione che forse salverai la vita del malcapitato. Ti affretti a mettere cerotti per non perdere il traguardo raggiunto.

Ma se la vena gonfia, sei ben cosciente del fatto che hai un'altra "pallottola" soltanto… perche' le giugulari sono solo due, e per noi sono davvero l'ultima spiaggia.

Ripeti l'operazione, normalmente in modo piu' nervoso, dall'altro lato del collo… ed ancora speri di riuscirci velocemente… se no, lo sai che il bambino morira' per causa tua. La mamma poi e' in piedi vicino a te. Si contorce di dolore ogni volta  che buchi la sua creatura, come se la cannula entrasse direttamente nel suo cuore. Spesso puo' anche svenire!

E tutto questo e' sulle tue spalle: la vita del piccolo e' appesa ad una vena, o forse meglio… e' appesa ad un ago… e questo ago in mano ce l'hai tu.

lunedì 4 marzo 2024

C'ERA UNA VOLTA


C'era una volta,

un ospedale rurale in un Paese dell'Africa .

Questo ospedale aveva certamente tanti problemi, tante carenze... ma comunque offriva servizi importanti per la gente della zona.

In esso venivano accolti anche volontari, e, come sempre capita, c'era un miscuglio delle personalità più diverse: c'erano volontari che non parlavano ed altri che invece avevano commenti più o meno benevoli su tutto ciò che il personale locale faceva o non faceva; c'erano coloro che si integravano benissimo con lo staff e coloro che invece si tenevano separati, giudicando i dipendenti dell'ospedale come pigri e svogliati.

Un giorno due volontari dovevano prendere una barella e portare un paziente in sala per l'intervento: il primo di essi si scandalizza e comincia a commentare ad alta voce: "ma guarda che sporca questa barella!!! Polvere, ragnatele...chissà da quanto non la puliscono! Certo il personale qui non ha voglia di lavorare!"

Il secondo volontario sta zitto. Aiuta comunque a prendere la barella ed a coprirla con lenzuola pulito. Quindi insieme i due volontari prendono il paziente e lo accompagnano in sala.

L'indomani mattina, la scena si ripete.

C'è bisogno della barella nuovamente.

Bisogna portare un altro paziente per l'intervento.

Con sorpresa il volontario loquace nota che la barella è stata pulita benissimo, e nuovamente commenta in modo sarcastico: "domani nevica; non mi sarei mai aspettato che la pulissero".

Il secondo volontario tace, ma sa benissimo quello che è successo: invece di parlar male dei dipendenti, ha deciso di pulire lui stesso la barella. Mentre lo faceva, alcuni dello staff sono venuti ad aiutarlo senza essere chiamati.

Morale della favola: è ovvio che un ospedale rurale in Africa non ha gli standard europei, nè di servizio, nè di igiene; è altrettanto ovvio che ci sono tanti limiti nel modo di lavorare...altrimenti non ci sarebbe neppure bisogno dei volontari!

Comunque la critica sterile non serve a nulla; non unisce e non trasforma la struttura; l'esempio silenzioso invece trascina; ed il servizio offerto con umiltà è il modo migliore per far crescere il servizio.

sabato 2 marzo 2024

QUANDO IL DR WINTERS E' A MATIRI...


 

...è sempre una giornata speciale.

Si lavora tantissimo, si operano casi estremamente difficili, ma sempre si respira un clima rilassato e pieno di armonia.

E' una gioia grande accogliere il Dr Winters al sabato: da una parte, ci permette di affrontare situazioni complesse che, senza di lui, dovremmo mandare in altri ospedali; dall'altra riempie la giornata di pace e di serenità.

Il Dr Winters viene a Matiri a titolo completamente volontario: non riceve uno scellino per il servizio che ci offre.

La sua presenza umile, competente e laboriosa lo rende per noi un modello da imitare.

Oggi ha lavorato con il Dr Riccardo Bonfanti: si sono capiti al volo e si sono aiutati vicendevolmente.

Pure oggi siamo stanchi: 5 casi ortopedici complessi e due cesarei, oltre a parecchie visite ambulatoriali.

Siamo però molto contenti e motivati.

Il sabato è diventato la giornata più pesante della settimana, dal punto di vista chirurgico-ortopedico...ma è anche il giorno in cui l'ambiente di lavoro in sala è davvero ottimo.

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