martedì 19 marzo 2024

LA MORTE DEI BAMBINI


 

Poco fa sono stato chiamato urgentemente a rianimare un bambino di 4 anni, appena arrivato in ospedale da molto lontano: era gonfio come un pallone su tutto il corpo, ma profondamente emaciato sul volto. Durante gli interminabili minuti in cui ho tentato la rianimazione del piccolo, la mamma era stata mandata in doccia per lavarsi ed indossare l'uniforme dell'ospedale.

Purtroppo però le mie mani sono state inutili ancora una volta... Il bambino, probabilmente cardiopatico grave o affetto da insufficienza renale, è spirato davanti a me dopo pochi istanti. Io sono rimasto annichilito e senza parole, come mi capita di solito. Non ho emesso grida o pianti isterici. Sono rimasto di pietra.

Quando la mamma è uscita dai servizi, ancora umida dopo il bagno salutare, mi si è avvicinata, ha guardato il bimbo, poi si è appoggiata con il suo braccio contro il mio, e mi ha chiesto: "se n'é già andato via?". Io ho posto la mia mano sulla sua spalla e le ho sussurrato: " Sì, se n'è andato così in fretta e non tornerà più".

Allora la disperazione della mamma è stata grande, ma muta. Ha toccato il corpicino ovunque; ha posto la sua bocca vicino a quella del figlio per sentire se ancora respirava. Le lacrime scendevano copiose, ma lei non diceva neppure una parola. Dopo attimi che mi sono parsi un'eternità mi ha fatto solo una domanda: "E' andato in Paradiso?". Io mi sono sentito un nodo alla gola che mi ha impedito di parlare per un po'. L'ho solo tenuta per un braccio ed ho alla fine balbettato: "certamente!".

Quanta sofferenza innocente, quanti bambini che si potrebbero salvare se solo fossero nati in un'altra parte del mondo!

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