mercoledì 17 gennaio 2024

CASA, DOLCE CASA


La casa non è certamente l'unico indice della povertà di una famiglia, ma è forse uno dei più appariscenti ed impressionanti.

Oggi non scrivo molto perchè ho avuto un martedì tremendo e non ho davvero la testa per elaborare discorsi compiuti.

Semplicemente vi offro alcune foto che si riferiscono a due famiglie che ho visitato brevemente ieri pomeriggio in una piccola pausa dal lavoro. 

Si tratta di due famiglie che vivono a poca distanza dall'ospedale: quindici minuti di sterrato con la macchina, e per loro, un'oretta di cammino usando delle scorciatoie.

Si tratta delle famiglie di pazienti che sono in ospedale con esiti di ictus e gravissime piaghe da decubito. 

Ho voluto visitare brevemente le loro abitazioni per rendermi conto se un giorno sarà possibile un reinserimento in famiglia ed una assistenza domiciliare da parte dei familiari.

Naturalmente mi sono reso conto che tale reinserimento non è assolutamente possibile a motivo di quello che ho visto. 

I malati rimarranno in ospedale, ed anche per il pagamento delle spese ospedaliere, ci penserà la Provvidenza.

Ieri ci sono andato brevemente e con l'agitazione in cuore perchè all'ospedale mancava la luce ed io ero preoccupato per il superlavoro dei generatori. Poi, arrivato in quelle famiglie (dove per altro mi hanno accolto benissimo ed hanno insistito a tutti i costi che io

accettassi il loro cibo) ho capito che è un lusso essere preoccupato per la mancanza di energia elettrica perchè tantissima gente dei dintorni non sa neppure che cosa sia.

In quelle famiglie ho visto bambini sporchi e trasandati, i quali giocavano, dopo la scuola, con un ramo ed un pezzo di nylon sdruscito, nell'illusione che quello fosse un aquilone.

Nessuno ha parlato di grandi discorsi filosofici; i familiari erano contenti ed anche un po' imbarazzati dalla presenza del dottore bianco nelle loro abitazioni; ma ieri in quell'ora in capanna ho imparato tantissime cose.

Alla scuola dei poveri mi sono sentito ancora una volta umiliato dalle loro lezioni silenziose, ed ancora una volta ho capito che la povertà vera la vivono altri.

Mi sono quasi imposto di non lamentarmi più, perchè questo è un insulto per i poveri veri, ma lo so che poi ci ricadrò nuovamente e forse già domani avrò un sacco di recriminazioni su questo o quel problema. 

I poveri sono davvero i nostri maestri, se li sappiamo ascoltare con umiltà: loro non si sono lamentati di niente con me.

Certo che è importante qualche volta uscire dall'ospedale per rendersi conto delle reali condizioni di vita della gente!

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