mercoledì 16 agosto 2023

GLI ABBIAMO SALVATO LA VITA

Bonface e' arrivato domenica pomeriggio da molto lontano. Ha dolori
lancinanti all'addome, ed in prima battuta sembra che si tratti di
un'ulcera peptica.
Visitandolo mi pare che l'addome sia trattabile e che quindi non ci
troviamo di fronte ad una emergenza chirurgica. Ascolto i suoni
intestinali appoggiando il fonendoscopio sulla sua pancia, e la
peristalsi e' presente... anche questo e' un elemento incoraggiante.
Faccio un'ecografia, che al momento non mi mostra nulla di
particolare.
Instauro una terapia per un'eventuale ulcera, pensando ad una
gastroscopia l'indomani mattina.
Passo a rivedere il paziente piu' volte. Le sue condizioni si
dimostrano stabili, ma il dolore addominale, soprattutto ai quadranti
superiori, rimane lancinante e non accenna assolutamente a diminuire,
nonostante tutte le nostre medicine.
Vado a dormire preoccupatissimo, ed al mattino alle 6 gia' sono nel
reparto uomini, con la vaga paura di non trovarlo piu'. In realta'
Bonface e' presente, ma ora le sue condizioni sono peggiorate: ha la
pancia molto distesa e dura, ed e' assai sofferente.
Rifaccio un'eco urgentemente, ed il quadro e' totalmente cambiato.
C'e' fluido tra le anse intestinali, e subito penso ad un'ulcera
perforata.
Bisogna operare.. Ci mettiamo pochissimo ad iniziare.
Apriamo strato per strato. Dopo aver inciso la fascia, il peritoneo
sporge all'infuori come se fosse sotto pressione. Lo apro con calma.
Incisa la lucente parete peritoneale, eccoci di fronte ad una
sorpresa: non c'e' liquido fecaloide, e non c'e' neppure materiale
gastrico tra le anse. Il versamento c'e', eccome... ma e' ematico.
Sulle anse intestinali sono cosparse delle particlelle biancastre, che
somigliano molto al latte cagliato. Il sangue si e' infiltrato tra le
anse e pare provenire da una zona particolare, che ricordo benissimo
perche' all'esame di patologia chirurgica me l'hanno chiesta per due
volte, bocciandomi in entrambi i casi. Si tratta della retrocavita'
degli epiploon.
Comincio gia' a darmi dello scemo per non aver chiesto una amilasi il
giorno precedente. Si tratta di una pancreatite acuta
necrotico-emorragica. Osservo anche lo stomaco e le anse intestinali:
non ci sono perforazioni.
Alla fine di circa due ore e mezza di lavoro, Bonface e' in camera
sua: ha un sondino nasogastrico, un catetere vescicale, quattro
drenaggi che gli escono dalla pancia e attraverso cui facciamo dei
lavaggi continui con fisiologica.
Che fortuna per Bonface e per la sua famiglia. La rottura del pancreas
e' avvenuta quando gia' era ricoverato... E' proprio vero che la
sopravvivenza a volte dipende da una buona dose di fortuna.

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