Arrivare alla sera sovente è davvero una lotta, ed a volte, quando si finisce l’ultimo intervento chirurgico, si è così stanchi che la testa è impastata come un’automobile impantanata nel fango, mentre la lingua sembra legata e ti accorgi che anche il semplice fatto di articolare una frase compiuta si trasforma in un’impresa non da poco.
Se poi capita che, proprio a quell’ora, qualcuno ti faccia una domanda clinica un po’ complessa su un caso medico, allora ti accorgi che davvero non connetti più e sei arrivato alla frutta.
Poi, dopo un boccone di cena, un momento di preghiera ed una doccia veloce, ritrovi ancora un po’ di forze, come per un colpo di coda, per il giro serale in reparto: il dramma è quando, dopo una giornata così, ti arriva anche una chiamata per cesareo verso le due di notte.
Speriamo in bene per stanotte!
Spesso, quello che ti affatica di più è il ritmo assillante con cui passi, senza soluzione di continuità, da un intervento chirurgico, ad una fila immane di pazienti ambulatoriali o di ricoverati: ecografie, gastroscopie, dialoghi clinici con i pazienti costituiscono un continuo molto esigente, soprattutto quando essi sono degli incastri tra operazioni molto complesse.
Fr. Beppe Gaido
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