Fa caldissimo ed il cielo è stellato; non c’è una nuvola in vista, fino al lontano orizzonte. Si avverte invece un'afa incredibile, strana a quest'ora della notte.
Vediamo lampi silenziosi che si rincorrono sulla linea dell’orizzonte, in direzione di Chiakariga. Non si ode il tuono. Dico ai volontari: “facciamo in fretta, prima che cominci a diluviare”.
“Ma il cielo è stellato”, mi dice Michael, ignaro delle piogge tropicali.
Poi il tuono si fa sentire, e si avvicina a grandi passi. I lampi disegnano saette sempre più luminose ed inquietanti, e a tratti illuminano il cielo come il flash di una enorme macchina fotografica.
Poi d’un tratto la bonaccia finisce, ed il vento fa oscillare le cime degli alberi. Conto i secondi che intercorrono tra il fulmine ed il roboare del tuono. Il tempo si fa via via più breve: “Affrettiamoci a
raggiungere le nostre stanze. Tra pochissimo pioverà a dirotto”. Ecco quindi che in lontananza avvertiamo chiaramente lo scroscio d’acqua sulla campagna, mentre noi siamo ancora all'asciutto. E’ come se la pioggia procedesse a scacchi: “forza; corriamo, se non vogliamo essere fradici”.
E quindi il vento del temporale, gelido per le nostre latitudini e per
l’escursione termica che provoca, si abbatte sulle chiome delle piante, e ne fa cigolare i rami. Stiamo ancora correndo quando tonnellate d’acqua si riversano sulla nostra testa. Non gocce di
pioggia ma secchiate. Dal suolo dapprima siamo investiti dalla polvere rossa che riceve la prima acqua dopo mesi e ci riempie le narici; poi veniamo bagnati dall’acqua che rimbalza a terra. E' come se piovesse di sopra e di sotto. Quasi immediatamente manca la luce e parte il generatore, creandomi nuove ansie per la notte. In un attimo siamo sotto i portici, bagnati come dei pulcini e ora infreddoliti e tremanti alla brezza umida dell’equatore.
La stagione delle piogge è iniziata, puntualissima quest’anno.
Speriamo che mantenga le sue promesse e ci porti acqua, erba per il bestiame e raccolti per la gente.
Ci auguriamo che non siano troppo breve, come è successo l’anno scorso, quando, dopo due settimane di nubifragi, le precipitazioni sono scomparse prima ancora che il granoturco fosse alto 50 cm.
Preghiamo anche che non siano esagerate.
Riconosciamo l’importanza delle piogge che mettono fine ad un periodo di fame e di siccità estrema, che ha messo a rischio non solo la vita degli animali, ma anche quella degli esseri umani.
Fr. Beppe Gaido
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