lunedì 13 marzo 2023

Era un tumore

Vengo chiamato dal reparto donne. Il clinical officer dice di sospettare una cisti ovarica.
La malata e’ pallidissima, e la cosa non mi piace.
Appena le metto la sonda ecografica sulla pancia mi rendo conto che la situazione e’ complessa... forse drammatica. Ci sono delle masse irregolari nel bacino. Non riesco a capire bene di cosa si tratti.
Pare che siano grossi ematomi consolidati. Non individuo una chiara immagine dell’utero. Il test di gravidanza e’ negativo. Ma all’eco scopro una enorme quantita’ di fluido nell’addome. Non mi sembra acqua perche’ e’ troppo densa: “pare pus o sangue”.
Le pratico una paracentesi esplorativa, cioe’ la buco con ago e siringa ed aspiro: e’ veramente sangue... il peggior scenario che potessi aspettarmi alle 13 di una domenica.
Penso immediatamente ad una gravidanza ectopica, non dando troppo peso al test di gravidanza, che e’ sovente negativo in questa complicazione.
La donna mi dice che non e’ possibile, perche’, dopo tre cesarei in altri ospedali, le era stata fatta la legatura delle tube. Tale dato mi turba ulteriormente, ma dico a me stesso che a volte le salpingi si ricanalizzano, che ci possono essere degli errori tecnici del chirurgo, e che, comunque sia, bisogna ad ogni modo aprire quella pancia, perche’ l’emorragia interna va fermata.
Attiviamo quindi la procedura d’urgenza: prove crociate per due sacche di sangue. Per fortuna la donna e’ di gruppo A positivo e siamo provvisti di sangue compatibile.
La donna è in sala dopo meno di dieci minuti. Appena aperto l’addome veniamo investiti da una doccia di sangue... litri e litri che si riversano sul campo operatorio, in quanto l’aspiratore non ce la fa... e poi sui nostri camici e sui nostri piedi.
Mettendo le mani in quella pancia, mi rendo conto che non si tratta di una gravidanza extra, ma di un orribile tumore (forse un coriocarcinoma dell’utero), che ha eroso varie arterie ed sta causando una emorragia interna massiva.
Le condizioni della paziente peggiorano rapidamente e l’anestesista ha davvero il suo da fare per infondere sangue e tenerla viva. Solo alla fine dell’intervento ci dice che la malata e’ stata a lungo senza polso e senza pressione: “non ve l’ho detto perche’ non volevo agitarvi di piu’ in una situazione gia’ estrema”.
E’ stata una di quelle situazioni in cui vorresti sprofondare, o svenire, per lasciare ad altri la papata bollente. Il sanguinamento arterioso continua minaccioso, e tutte le volte che proviamo a clampare una arteria, i friabili tessuti neoplastici si lacerano, e l’emorragia e’ peggio di prima.
E’ sempre difficile quando parti per un tipo di operazione, e devi cambiare i tuoi piani nel bel mezzo di una emergenza: spesso non sei preparato psicologicamente; non hai gli strumenti adatti; a volte non hai mai fatto prima un intervento del genere e ti devi improvvisare.
Poi e’ una lotta contro il tempo, perche’ le condizioni del malato peggiorano minuto per minuto, fintantoche’ le arterie non vengono chiuse.
Pian piano mi calmo un po’ e decido che non e’ il caso di fermare l’emorragia legando le arterie. Bisogna procedere ad una isterectomia d’urgenza. Lavoriamo con fatica, perche’ l’anatomia e’ tutta alterata dal tumore. Qualunque cosa sfioriamo, sanguina. E’ a questo punto che mi ricordo del consiglio ricevuto dal King, grande maestro di chirurgia tropicale per principianti: “quando non sai piu’ cosa fare, metti un telo sterile sulle parti sanguinanti, chiedi ad un tuo assistente di comprimere in modo da fermare l’emorragia. Tu appoggiati al lettino; respira lungo e calmati!”.
Cosi’ ho fatto. Dopo alcuni minuti di pausa, in cui l’anestesista ha comunque dato segni di insofferenza per la nostra inattivita’, sono riuscito ad assestare il colpo vincente: un punto da materassaio che ha imprigionato l’arteria.
Ci abbiamo messo tre ore per quell’isterectomia. Abbiamo infuso tre sacche di sangue. Ho poi dovuto star vicino alla donna fin verso le ore 20, per monitorare il post-operatorio... ma chiaramente abbiamo avuto la percezione di averle salvato la vita.
Non sappiamo ancora di che cosa si tratti: aspettiamo l’istologico.
Speriamo che non ci siano metastasi. Ma una cosa e’ certa: Purity sarebbe morta durante la notte se non avessimo avuto il coraggio di aprirla.
Certo che il Signore deve essere sempre molto impegnato a Matiri per tenerci costantemente una mano sulla testa.

Fr. Beppe Gaido


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