domenica 15 gennaio 2023

Ai chirurghi che desiderano aiutarci

Carissimi amici,
inizio questa lettera sottolineando il grande bisogno che abbiamo del vostro preziosissimo aiuto.
La vostra opera sara’ tanto piu’ importante quanto piu’ sara’ coordinata ed organizzata in precedenza.
Vivendo e lavorando qui, sapremo indicarvi i campi in cui e’ bene investire le vostre potenzialita’ di servizio.
Vi faccio un esempio concreto: una mia amica lavora in Chad e mi dice che per loro l’intervento piu’ frequente e’ quello di calcolosi vescicale, sia negli adulti che nei bambini.
A Matiri invece penso di aver visto questo problema una volta soltanto in tre anni di attivita’ ecografica. Altro esempio puo’ essere quello della calcolosi colecistica, assolutamente rara da noi. Invece altre patologie sono all’ordine del giorno, e certo dobbiamo imparare e migliorare le nostre potenzialita’ in quel campo specifico: un settore di cui ho gia’ parlato recentemente e’ quello della ipertrofia prostatica benigna e del tumore della prostata.
Altra cosa importantissima, dal mio punto di vista, e’ il fatto che voi dovreste lavorare con noi, perche’ la vostra azione sara’ tanto piu’ efficace se, alla vostra partenza, noi saremo in grado di continuare con le operazioni che voi ci avete insegnato!
Dovrebbe essere un punto fisso per ogni missione chirurgica: andare via quando noi abbiamo imparato qualcosa di nuovo, che poi possiamo continuare ad offrire alla gente per tutto l’anno. Venire a fare interventi a cuore aperto per 3 settimane, e poi lasciare che queste operazioni non vengano piu’ eseguite per gli altri undici mesi, e’ certamente meno significativo rispetto ad un piano di operazioni forse piu’ semplici, ma rispondenti alle reali necessita’ della nostra gente, e che noi poi possiamo portare avanti da soli dodici mesi all’anno.
Ecco perche’ penso che non sia opportuno organizzare dei grossi team chirurgici: e’ meglio che venga un chirurgo solo, in modo che il secondo operatore possa essere sempre il sottoscritto. Nella stessa ottica penserei poco appropriato venire con le proprie strumentiste: abbiamo i nostri giovani infermieri che sono desiderosissimi di imparare e che certo verrebbero tagliati fuori se l’equipe straniera fosse compatta e numerosa.
Da sottolineare che i nostri strumenti chirurgici sono talvolta molto vecchi e potrebbero causare stress: fobici che non tagliano, porta-aghi che non tengono il filo, ecc.
Una parola a parte la spenderei riguardo all’anestesia: e’ certamente una buona cosa se un anestesista coraggioso e disponibile si associa al chirurgo. Questo per varie ragioni.
Quasi sempre abbiamo un solo anestesista, e la presenza di un volontario ci permetterebbe di lavorare in contemporanea in due sale.
Cio’ ci permetterebbe qualche intervento in piu’, soprattutto al sabato quando abbiamo il Dr Winters, o quando abbiamo un chirurgo volontario che potrebbe operare in autonomia.
Quindi do il benvenuto agli anestesisti, a cui comunque chiedo collaborazione e rispetto per i nostri anestesisti.
A loro dico inoltre che i farmaci a nostra disposizione non sono molti, e quelli che si sono sono talvolta obsoleti in Europa. Molti strumenti non li abbiamo, e gli anestesisti si dovranno adattare: per esempio abbiamo un ventilatore, ma non abbiamo un ecografo di sala per fare i blocchi regionali.
Anche se è mia intenzione scrivere un’altra lettera per i futuri volontari ortopedici , volevo fin da ora rendere noto ai chirurghi generali che al momento Matiri è soprattutto un centro traumatologico ed ortopedico.
Il chirurgo generale che viene a Matiri sarà quindi molto apprezzato anche quando si renderà disponibile ad aiutarmi nelle operazioni ortopediche che costituiscono l’80% della quotidiana attività chirurgica. Inoltre non si dovrà sentire frustrato se in una settimana ci saranno più fratture che ernie o tiroidectomie. Lui sarà utile ugualmente!
Credo che queste informazioni possano tornare utili a chi pensa di venire ad aiutarci.
Da parte nostra vi assicuriamo un ambiente caldo e accogliente, in cui tutti vorranno aiutarvi ed imparare da voi.
Altra cosa che vi promettiamo, senza paura di essere smentiti, e’ che non vi annoierete; anzi, anticipatamente vi chiediamo la disponibilta’ ad essere chiamati anche di notte per le tante possibili emergenze, prima di tutto per i cesarei.

PS: La foto è di oggi: il Dr Winters (ortopedico statunitense) sta facendo una endoprotesi d'anca, aiutato dal Dr Diana (chirurgo generale italiano), da Elisa Beltrami (infermiera di sala italiana) e da Marcella (tecnica di sala operatoria keniana).

Fr. Beppe Gaido


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