venerdì 14 maggio 2021

Momenti solenni

La mamma è in piedi alle mie spalle ad una manciata di centimetri da me.Sento sul collo il suo respiro pesante e avverto addirittura il calore che emana dalla sua pelle. 
Mi guarda ansiosa ed implorante: i suoi occhioni neri compiono una continua gimkana tra me ed il suo bimbo che
sto cercando di rianimare sul fasciatoio. 
Qualche volta lascia che la sua spalla sfiori delicatamente la mia, quasi a darmi una spinta per
incoraggiarmi a fare di più.
Ha nel cuore una fiducia illimitata nei miei confronti, perchè io sono il dottore bianco, e quindi, nel suo immaginario, io sono più o meno un semidio che sa e può tutto.
I suoi occhi esprimono terrore alla vista del suo piccolo, speranza quando carpiscono dal mio volto qualche segnale di speranza, e totale abbandono nelle mie mani che si muovono veloci sulla sua creatura: dove potrebbero andare se non da me? 


Chi potrebbe aiutare il suo piccolo se non il medico bianco?
Segue le mie dita mentre pompo ossigeno nei polmoni del suo bimbo; accompagna le mie mani mentre iniettano un farmaco in vena o premono ripetutamente sul piccolo torace per il massaggio cardiaco.
La mamma sta sempre in silenzio: non parla e non chiede, quasi a non rovinare la sacralità delle mie azioni.
Quando ce la faccio a salvare il piccolo, la mia gioia è tutta interiore: vorrei abbracciare quella mamma che si è fidata di me così tanto, ma la cultura locale me lo impedisce. In quei momenti di gioia solenne, mi devo aspettare un grazie fatto di un timido sorriso accompagnato da uno sguardo pieno di affetto. Poche volte dalle sue labbra affiora la parola “grazie”, ma la riconoscenza la avverto in tutte le sua membra, mentre le consegno il piccolo e lo deposito tra le sue braccia accoglienti.

Fr Beppe



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