Aveva 30 anni, e da tempo era nostra paziente, dapprima per dei fibromi uterini enormi che le hanno impedito di avere dei bambini e le hanno creato non pochi problemi con il marito e con la famiglia, e poi per delle anemie ricorrenti che per il passato abbiamo interpretato come legate alla patologia fibromatosa uterina.
Due settimane fa ce l’avevano portata nuovamente a motivo di una malaria che apparentemente aveva causato un aggravamento della sua anemia. L’abbiamo ricevuta con una emoglobina di 2.9 grammi.
Ricordo il giorno del suo arrivo. Era sabato, e quindi eravamo gravemente sotto staff. Eunice era collassata.
Gli infermieri in turno erano tutti molto giovani e nessuno era in grado di trovare una vena. La situazione era terribilmente stressante, in quanto avevamo tre donatori, ma non riuscivamo a reperire un accesso venoso.
Alla fine ho avuto fortuna e sono riuscito ad incannulare la giugulare interna.
L’avevamo quindi trasfusa con tre sacche di sangue e le avevamo praticato del chinino in vena. Avevamo quindi trasfuso ancora... un numero di sacche che a me pareva spropositato, ma la sua emoglobina non era mai salita al di sopra del 6.5 grammi.
La cosa mi sembrava molto strana, anche perche’ non aveva il ciclo in quei giorni, e la sua milza non era ingrossata all’ecografia.
Dopo qualche giorno la sua situazione clinica era poi cambiata rapidamente, in quanto la paziente aveva sviluppato un “addome acuto” con importante leucocitosi (25.000 Globuli Bianchi, di cui l’80% era costituito da Granulociti).
L’addome era peritonitico alla palpazione ed abbiamo posto una diagnosi presuntiva di appendicite acuta complicata.
Siamo dunque entrati in sala, ed abbiamo deciso per una laparatomia esplorativa con largo accesso ombelico-pubico, in quanto non eravamo per nulla sicuri di quel che abremmo trovato.
Con sorpresa di tutti, la diagnosi non e’ stata quella di patologia appendicolare, ma di pelvi-peritonite con salpingite destra.
Abbiamo dunque lavato abbondantemente la cavita’ addominale, eseguendo poi la salpingectomia destra.
L’intervento in se’ non e’ stato particolarmente complesso, ma il post-operatorio e’ stato cosparso da innumerevoli problematiche.
Eunice ha infatti sviluppato distensione addominale ed ileo paralitico gia’ ventiquattro ore dopo l’operazione.
La sua pancia e’ rimasta “imballata” per una settimana intera, in cui abbiamo tenuto Eunice completamente digiuna, con sondino nasogastrico e sonda rettale.
Poi la situazione e’ rapidamente migliorata. Abbiamo iniziato ad avvertire brontolii intestinali con il fonendoscopio. Quindi Eunice si e’ finalmente canalizzata.
Ma il problema principale e’ stato una febbre persistente, sui 39-40 gradi centigradi; una febbre che non riuscivamo ad abbassare in alcun modo. Eppure la malata era stata sotto copertura antibiotica dal giorno dell’intervento. Avevamo scelto Penicillina G e Gentamicina… una associazione particolarmente efficace nella nostra situazione epidemiologica. Non riuscendo ad abbattere le temperature ci eravamo quindi affidati al Rocefin ad alte dosi. Ma la febbre continuava ad aggirarsi testardamente sui 40.
Ciononostante la ferita chirurgica era completamente chiusa, ed all’eco di controllo non c’erano segni di ascessi pelvici o versamenti peritoneali.
Ma la cosa strana e’ stata un improvviso declino dei globuli bianchi, dei globuli rossi e delle piatrine.
Era come se il suo midollo osseo si stesse esaurendo.
Siamo arrivati rapidamente a 900 Globuli Bianchi per ml, 1.580.000 Globuli Rossi, e 39.000 Piastrine.
Presi dalla disperazione abbiamo nuovamente trasfuso, ma nella nostra mente iniziava a farsi strada l’ipotesi diagnostica che avrebbe potuto spiegare sia l’anemia grave che forse anche l’addome acuto: si doveva trattare di un disordine mieloproliferativo (della famiglia delle leucemie) che alla fine aveva portato il midollo osseo a completo esaurimento.
Eunice aveva un’anemia aplastica e l’unica speranza era un trasferimento urgente per possibile chemioterapia.
Ma era troppo tardi.
Eunice e’ morta ieri.
Di lei ricordero’ l’estrema bonta’, la dolcezza e la pazienza. Non l’ho mai sentita lamentarsi, e per ogni cosa diceva un sincero grazie, coronato da uno splendido sorriso che non e’ scomparso dalle sue labbra neppure nei momenti piu’ duri.
Anche lei e’ una “perla nera”, ora caduta e sepolta nella rossa terra d’Africa; anche il suo sorriso e’ un dono che non scordero’ facilmente... Pure lei e’ uno stupendo fenicottero che ora ha spiccato il suo ultimo volo verso il Paradiso.
Fr Beppe Gaido
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