Onesimus era venuto all’ospedale già tre volte nell’ultima settimana.
Aveva dolori addominali, che ci orientavano verso un’ ulcera duodenale. Bruciore epigastrico che migliorava con l’assunzione di un po’ di pane o di un bicchiere di latte; dolore in zona periombelicale.
Lamentava anche una sensazione sgradevole, di cupa sofferenza alla pressione sulla cistifellea.
L’ecografia era sostanzialmente negativa: non si vedevano calcoli ne’ alla colecisti, ne’ ai reni. Gli altri organi esplorati erano normali, ed i movimenti intestinali presenti.
Avevamo anche pensato ad una gastroscopia ma il paziente non ha accettato.
Ci siamo quindi orientate verso la diagnosi di malattia peptica ulcerosa e lo abbiamo messo in terapia. Onesimus non e’ mai stato ricoverato perche’ ha sempre opposto un netto rifiuto alla nostra proposta di ulteriori accertamenti.
Dopo alcuni giorni di relativo benessere a casa, ieri e’ stato accompagnato in ospedale dalla moglie in condizioni gravissime. Urlava di dolore addominale, e la palpazione del punto appendicolare era dolentissima.
Un emocromo urgente ha rivelato un incremento dei globuli bianchi che non lasciava molto spazio ai dubbi: 20.000 leucociti, quasi tutti neutrofili.
Non c’erano ormai piu’ dubbi diagnostici: quella che pensavamo essere una ulcera peptica era probabilmente una appendicite fin dal primo momento.
Bisognava correre in sala.
Ho deciso per un accesso un po’ piu’ grosso del normale, pensando che ormai potessero esserci delle complicazioni… e cosi’ e’ stato. Si trattava ora di una peritonite, causata da perforazione dell’appendice stessa. Per fortuna si trattava di una peritonite saccata (cioe’ il
pus si era raccolto in una sacca periappendicolare); come sempre, abbiamo fatto buon viso alla cattiva sorte: abbiamo usato gli strumenti a nostra disposizione, sempre un po’ inadeguati; il paziente era in anestesia spinale, cosa che ha reso l’operazione piu’ indaginosa; con pazienza sono comunque riuscito a rimuovere una appendice lunghissima, friabile, facilmente sanguinante, e soprattutto completamente appiccicata e nascosta dietro al colon… su su fin quasi al fegato.
Una delle solite tremende appendiciti retrocecali della nostra esperienza quotidiana.
Ora Onesimus ha un sondino nasogastrico, un tubo di drenaggio in pancia e le flebo che gli scendono nelle vene… ma e’ stabile, e noi siamo contenti di essere arrivati in tempo per salvargli la vita.
Fr Beppe
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