mercoledì 10 marzo 2021

Una emozione grandissima

Oggi pomeriggio l'ho vista lasciare l'ospedale. Era in abiti civili; aveva pantaloni attillati, come oggi portano le giovani. Era bellissima e con un sorriso raggiante.
Quando l'ho vista mi sono commosso e le ho chiesto per scherzo se per caso qualche volta nella vita avesse avuto una frattura.
Lei, rispondendo alla mia battuta, mi ha detto: "una volta sì, ma ora è un ricordo lontano".
Camminava benino, sostenuta appena da un bastone.
Me la ricordo quando arrivò a Matiri circa due mese fa. Sono stato chiamato all'una di notte.
Si trattava di una, o meglio due, fratture dell'arto destro (femore e tibia).
Ma la cosa davvero impressionante era che si trattava di fratture esposte, con osso fuori, e soprattutto con uno "scalpo" della cute che dalla coscia si estendeva fin quasi alla caviglia.
La poveretta, dopo l'impatto, era stata trascinata sull'asfalto ed era stata praticamente "aperta" dalla coscia in giù, fino alla caviglia.


Di notte avevo fatto quello che potevo: avevo pulito la ferita dalla sporcizia della strada (erba, terra e ghiaia); avevo provato a suturare la cute, tirandola su dove avrebbe dovuto essere prima dello "scalpo".
Poi avevo messo docce gessate e iniziato antibiotici.
Dopo alcuni giorni, non appena l'infezione sembrava sotto controllo, ho fissato con chiodi endomidollari di Sign le fratture di tibia e femore.
Ma poi le parti molli sono andate in necrosi...è stato un momento tremendo, sia per la paziente che per il sottoscritto.
E' stato anche un dramma continuato per due mesi. Alternavamo, giorno dopo giorno, fiducia a depressione, a seconda che vedessimo le ferite pulite o purulente.
Alla fine comunque abbiamo dominato l'infezione e sono riuscito a fare un ampio innesto cutaneo nella zona rimasta scoperta, innesto che che ha tenuto alla perfezione ed è guarito completamente.
La giovane e bellissima paziente pian piano è quindi guarita, ed oggi mi è scappata una lacrimuccia, quando l'ho vista andare via con le sue gambe, quasi senza zoppicare.
Certo mi mancherà il suo sorriso; sicuramente mi ricorderò le sue lacrime quando la medicavo o la suturavo; non dimenticherò i momenti bui in cui ho temuto di dover amputare.
Senza ombra di dubbio, penso che le abbiamo ridato una nuova opportunità di vita, dopo quel tremendo incidente in cui il suo mototaxi è stato investito da un camionista che poi ha preferito
scappare.
Questi sono i momenti esilaranti della nostra professione, quelli in cui, nonostante tutte le croci che ti piombano addosso, ti senti che vale la pena impegnarsi e lavorare per il prossimo.

Fr Beppe




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