1) Capita spesso che i pazienti vengano molto in ritardo, con la conseguenza che l’operazione risulta piu’ complessa del normale.
Pensiamo a fibromi uterini tanto grandi da arrivare alle coste, ad ernie strozzate da due o tre giorni, a cisti ovariche grandi come gravidanze a termine, a tagli cesarei con la testa del feto incarcerata nel canale del parto da un lunghissimo caput succedaneum, ad aborti incompleti settici, ecc. Tale ritardo e’ spesso dovuto alle grandi distanze che separano i villaggi da cui la popolazione proviene ed il nostro ospedale. C’e’ poi anche una certa tendenza fatalistica in molta gente, che tende ad attendere la naturale guarigione dei problemi di salute, sperando eccessivamente nella cosiddetta “vis sanatrix naturae”.
2) La condizione chirurgica e’ poi sovente aggravata da altre condizioni morbose di cui il paziente non era neppure al corrente: e’ frequente il primo riscontro di ipertensione arteriosa in concomitanza di un intervento di idrocele o di ernia; oppure la diagnosi di un diabete mellito, misconosciuto per il passato, il giorno in cui si decide per una isterectomia. Spesso poi ci sono altre condizioni sottostanti, come una infezione HIV che crea un quadro simile ad una malnutrizione avanzata, una malaria od una tubercolosi non ancora diagnosticate, una anemia cronica da splenomegalia, ecc.
3) Abbiamo spesso problemi ad avere una quantita’ sufficiente di sangue, soprattutto per interventi su pazienti gia’ anemici o con possibilita’ di emorragia durante e dopo l’operazione (isterectomie per fibromi, prostatectomie, fratture multiple).
4) Le condizioni anestesiologiche sono a volte precarie, soprattutto per gli interventi piu’ lunghi.
5) C’e’ anche da considerare che la chirurgia minore (ferite ed ascessi, toelette chirurgiche di ulcere tropicali, piomiositi, fratture esposte ed osteomieliti, traumi da panga con coinvolgimento dei tendini, aborti incompleti con necessita’ di raschiamento, toelette chirurgiche di ustioni) sono estremamente frequenti.
A tutto questo aggiungo che lo strumentario e’ quello che e’, e quindi il chirurgo europeo che, speriamo, verrà ad aiutarci nuovamente dopo il COVID, incontrera’ non poche difficolta’ ad assolvere le proprie incombenze nel nostro ospedale rurale.
Dovra’ assumersi responsabilita’ importanti senza la possibilita’ di conferire e di confrontarsi con un primario o con qualcuno piu’ anziano di lui, usando solo lo strumentario che abbiamo.
Fr Beppe
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