"Mi accade spesso di vivere periodi durissimi, durante il giorno senza pause e continue chiamate notturne, week and affollati di pazienti e momenti da delirio, sia in sala operatoria che nei reparti. Eppure esco da queste maratone con un vigore che non riesco a spiegarmi.
E sempre me ne stupisco.
Forse la dedizione agli altri contiene in sé una forza rigenerante. Quando tieni fisso lo sguardo sul fine del tuo operare, il servizio incondizionato agli ammalati, le energie non si esauriscono mai.
E quando la forza fisica e mentale stanno per afflosciarsi, entra in funzione il cuore a sostenerle. Ed è proprio perché sei interiormente carico che basta una doccia o poche ore di sonno per essere nuovamente pronto a ricominciare. La totale donazione fa sentire in qualche modo appagati, realizzati e contenti di se stessi.
La mia forza deriva dal fatto che non ho mai un minuto di tempo e che avrei bisogno di giornate di trentasei ore . E’ questo impegno totalizzante che mi fa stare bene! La sera, sono così stanco che trascino i piedi, ma dentro ho tanta pace . Vado a letto e mi addormento rapidamente , anche se poi mi chiamano nel cuore della notte.
Servire gli ammalati è il centro della mia spiritualità. Ogni volta che rispondo bruscamente a un poveretto, che ha la sola colpa di essere capitato nel momento sbagliato, provo un senso di colpa che mi pesa sullo stomaco come un macinio per molte ore .
Vedere l’ospedale sempre stracolmo è per me una gioia. Se la gente ci apprezza e si fida di noi, significa che anche Dio è contento di quello che facciamo". (Beppe Gaido, MariapiaBonanate. POLVERE ROSSA.
Edizioni San Paolo. 2015)
E’ ancora tutto vero e ci credo ancora.
Buon Natale a tutti.
Fr Beppe
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