La mia Africa è diversa da quella di molti altri. Non penso ai paesaggi sconfinati, ai parchi nazionali pieni di animali selvaggi, e neppure ai bellissimi mari con le spiagge immacolate.
La mia Africa è fatta di tantissimi ammalati che hanno bisogno di essere aiutati.
E' un insieme di sfinimento e scoraggiamento per non riuscire mai ad accontentare tutti: è arrivare alla sera distrutto, pensando sì a quello che hai fatto, ma ancora di più alle persone che non sei riuscito ad aiutare per mancanza di tempo e di forza fisica.
E' anche adrenalina pura, quando senti di aver salvato qualcuno veramente, quando scopri di saper fare delle cose che neppure ti immaginavi di poter fare. E' gioia quando una persona viene dimessa guarita, ma è disperazione quando un'altra ti muore in sala o poco dopo.
La mia Africa è far nascere un bambino, sia con parto naturale che con cesareo.
E' gioire con la mamma per la nuova vita, ma a volte è dolore acuto quando un bimbo non ce la fa.
E' fatica, gioia e dolore nello stesso tempo.
Soprattutto è donazione e dedizione totali.
La mia Africa è andare a letto alla sera quando non riesci più neppure a camminare, quando hai il cervello confuso e non riesci neanche più a pregare, ma nel cuore senti che più di così non potevi davvero fare.
Fr Beppe
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