Questa mattina ho operato un femore di un paziente inviatoci da Sololo, che è praticamente quasi al confine con l'Etiopia. Ho in reparto un caso di neoplasia che viene da Garissa, sulla via che conduce in Somalia.
Sono in attesa di un'ambulanza che mi porterà due fratture nel cuore della notte. Sono appena partiti da Marsabit...anche in questo caso, una città molto lontana, nel profondo Nord, sulla strada per l'Etiopia.
Martedì scorso ho operato un giovane pastore Rendille che veniva da Laisamis ed era stato attaccato da un bufalo. Sono frequenti i pazienti che vengono (soprattutto per fratture) da queste terre lontane, isolate e molto povere nel Nord del Kenya.
Andando verso Nord, ci si rende conto con chiarezza di come l’ambiente diventi sempre più arido e secco man mano che si procede. Di pari passo con la diminuzione delle precipitazioni e con l’inospitalità del terreno, va anche il livello di povertà della popolazione: più si procede verso nord e più la gente è povera. Questo fatto è legato prima di tutto al fatto che l’agricoltura diventa sempre meno produttiva fino a diventare impossibile nelle regioni più settentrionali dove non c’è acqua.
Altro elemento di grande importanza nella genesi della povertà al nord è il fatto che i gruppi tribali che lo abitano sono per lo più nomadi e dediti alla pastorizia: essi dipendono completamente dall’andamento delle precipitazioni e stanno in una località finchè ci sono pascoli, dopo di chè migrano con le loro mandrie di mucche o cammelli alla ricerca di erba, di pozzi o di piccoli corsi d’acqua.
Questa è anche la ragione per cui al nord molta gente ancora abita in “manyatta”, cioè in piccole capanne fatte di pelli di cammello e fango: sono delle specie di basse “tende canadesi” in cui c’è spazio solo per dormire, in quanto la vita sociale avviene tutta al di fuori: si cucina fuori, si mangia fuori, ci si siede attorno al fuoco la sera fuori della capanna. Inoltre la “manyatta” è facile da smantellare e da spostare sul dorso di un cammello.
Più si va a nord e più aumenta il tasso di bambini che non vanno a scuola per le stesse ragioni sociali che ho elencato sopra: i genitori sono poveri e non possono permettersi di pagare le spese scolastiche; loro stessi non sono mai andati a scuola e quindi non comprendono l’importanza della formazione; inoltre, trattandosi di tribù nomadi, è alquanto difficile che i bambini possano seguire un intero anno scolastico in una stessa scuola. I figli sono inoltre una importante forza lavoro per la mandria della famiglia, e molti genitori non se ne vogliono privare.
E’ bello accogliere i pazienti del Nord nei loro vestiti tradizionali, con il loro inseparabile pugnale al fianco e con la miriade di collanine che portano al collo. Spesso abbiamo enormi problemi di comunicazione perchè molti di loro non hanno alcuna conoscenza del Kiswahili, ed il nostro staff non conosce le loro lingue: dobbiamo quindi ricorrere all’espediente di
ricoverarli insieme ad un loro parente che ci possa fare da interprete.
I pazienti del nord sono in genere molto riconoscenti per i nostri servizi ed apprezzano davvero il nostro ospedale. Molti di loro (soprattutto da Isiolo, Marsabit, Moyale, Garissa o Wajir) sono di religione musulmana, ma ho in genere sempre trovato persone moderate e piene di rispetto anche per l’identità cristiana del nostro ospedale. Le popolazioni nomadi per lo più sono di religione animista: essi non hanno mai sentito parlare di cristianesimo o di islam, o semplicemente a loro non interessa, perchè essi seguono le tradizioni dei loro padri e venerano gli spiriti dei propri antenati.
Le popolazioni del nord, pur essendo più povere, hanno uno spiccatissimo senso della famiglia e normalmente i membri del clan sono assai vicini ai loro malati: se li dimettiamo, i parenti vengono subito; lo stesso accade nel caso di un cadavere. Non ho mai dovuto seppellire un defunto del nord perchè abbandonato in ospedale... anzi, i musulmani cercano di venire a prendere il corpo e di seppellirlo prima del tramonto, come prescritto dalla loro religione. A volte onorano il cadavere con abluzioni rituali e con olii profumati, e noi naturalmente non ci opponiamo.
Il nord è certamente una delle aree più povere del Kenya. E’ difficile lavorarci, sia per le condizioni climatiche, sia per il fatto che le popolazioni si spostano continuamente: al nord ci vorrebbero cliniche mobili in grado di seguire i movimenti delle popolazioni, più che ospedali stanziali (così ha fatto a suo tempo Annalena Tonelli con le sue cliniche per la TBC).
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