domenica 3 maggio 2020

Luna piena

Sono le due di mattina ed il cercapersona gracchia ripetutamente.
Avevo messo dei tappi di cera nelle orecchie perche’ dei cani in calore sotto la mia finestra non mi lasciavano prendere sonno. 
Ci e’ quindi voluto un bel momento per rendermi conto che quella specie di sirena non faceva parte del sogno movimentato che stavo facendo.
Mi giro ed afferro pigramente il motorola. 
Guardo fuori dalla finestra e vedo una luce soffusa che mi fa quasi sperare che sia ormai quasi l’alba: “magari ho gia’ dormito a sufficienza, e mi e’ sembrato che mi fossi addormentato da un minuto solo perche’ ho riposato bene”, ho pensato ingenuamente.
L’infermiera, con tono di voce squillante, dice le due parole fatidiche: “abbiamo un cesareo”.
Cerco di scrollarmi di dosso il torpore, ed osservo le lancette della sveglia. 
Senza occhiali mi ci vuole un attimo per mettere a fuoco il piccolo quadrante dell’orologio... poi quasi non voglio credere a quello che i miei occhi stanno vedendo. Sono le 2 di mattina.
“Ancora una volta e’ l’ora X, la peggiore di tutte. 
Non hai dormito a sufficienza e sei sicuro che non riprenderai sonno dopo l’intervento”, ripeto a me stesso quasi per autocommiserarmi.


Mi sveglio completamente con alcune manciate di acqua fredda sul viso.
Mi avvio verso l’ospedale, sentendo sulla mia “pelle d’oca” il freddo pungente di una notte dal cielo limpido. 
Mi guardo attorno e vedo tutto chiarissimamente, come se fosse pieno giorno. Mi osservo una mano e penso: “si potrebbe addirittura leggere un libro al chiarore di questa luna piena”.
Alzo gli occhi e la vedo troneggiare in cielo, pallida, luminosa e stupenda. La sua luce riflessa e’ cosi’ forte che il cielo non e’ piu’ nero, ma di un grigio quasi fosforescente. Inoltre i miliardi di stelle che solitamente trapuntano il nostro cielo equatoriale sono anch’esse scomparse, ricoperte ed annichilite dalla luce prepotente della luna.
La povera mamma ha contrazioni continue e dolorosissime, e non riesce a tenere alcuna postura. 
L’anestesista invece ha bisogno che stia ferma e che si rilassi, al fine di riuscire ad infilare con l’ago spinale il sottile spazio tra le sue vertebre gia’ artrosiche a cause dei duri lavori agricoli portati avanti fin dall’infanzia.
Bisogna fare in fretta perche’ il battito cardiaco fetale non e’ buono, e rischiamo di perdere il bambino; ma Peter non riesce assolutamente a farle la spinale. Spreca tre aghi, che getta via ormai tutti storti, in quanto la mamma si contorce mentre lo strumento e’ gia’ piantato nella sua schiena.
Sta per “buttare la spugna” ed arrendersi ad una anestesia generale, quando, come per miracolo, trova uno spazio appena al di sopra del sacro: vediamo scorrere attraverso l’ago gocce del liquido spinale, e Peter si affretta ad iniettare il farmaco.
Ma i problemi continuano. Le contrazioni cessano quasi subito dopo l’anestesia, ma la donna non riesce a capire la differenza tra una generale ed una “rachi”, per cui pensa di dover dormire, e non risponde alle nostre domande che avrebbero dovuto aiutarci a stabilir 
il corretto livello raggiunto dal farmaco, al fine di evitare arresto respiratorio.
Si tratta di una situazione molto complessa anche dal punto di vista chirurgico. Due cesarei pregressi hanno reso quell’addome un vero e proprio campo di battaglia. Ci sono molte aderenze e tutto sanguina “solo a guardarlo”.
Il bambino pero’ nasce senza problemi. E’ un grosso maschione che fa la pipi’ tra le mie mani mentre lo sculaccio.
Le difficolta’ sono tutte nella chiusura dell’utero e dei vari strati di tessuto ad esso sovrastanti. Ogni punto causa un ematoma, o un rivolo di sangue che non accenna a diminuire; anzi... piu’ cedi alla tentazione di cucire ancora, piu’ il ruscello diviene un fiume.
Sudiamo, ci spaventiamo a volte, diventiamo anche molto tesi... ma alla fine abbiamo ragione delle emorragie.
La spinale ha comunque “preso bene”, nonostante la brutta partenza, e la malata e’ stabile, a parte qualche conato di vomito prontamente controllato dal vecchio plasil.
E così arriviamo alla fine anche di questo tribolato cesareo.
Mi riavvio vero camera mia quando sono ormai le 4.
La luna e’ ancora li’, padrona del cielo.
Oltre ad essa scorgo solo una stella, bellissima nella sua luce intensa.
Sarà Sirio, la “luminosa stella del mattino” di biblica memoria?
Da quando sono in Africa continuo a subire il fascino della luna piena, che mi ipnotizza e mi attira a contemplarla per lungo tempo: fissare lo sguardo su di essa mi dà pace e mi rilassa, un po’ come mi succedeva in passato quando mi sedevo su una scogliera in Liguria a guardare per ore il mare aperto, senza pensare a niente.
La luna africana e’ stregata e solo qui penso di aver capito autori come il Leopardi che “cantano alla luna in ciel”.

Fr Beppe Gaido


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