lunedì 16 dicembre 2024

EMERGENZA

EMERGENZA IN MATERNITA'

E'arrivata al mattino con una cicatrice da pregresso cesareo ed una emorragia antepartum.

Era anche in travaglio avanzato, con una dilatazione di 4 cm.

Siamo entrati in sala con procedura d'urgenza.

L'estrazione del bambino non e' stata difficile, ed il piccolo  ha pianto subito.

La ragione dell'emorragia era una placenta previa.

I problemi sono iniziati all'estrazione della placenta: non era solo previa, ma anche accreta.

Ho provato ad estrarla, ma veniva a pezzi; l'utero non si contraeva e l'emorragia e' stata torrenziale: avevamo tre sacche e le abbiamo trasfuse tutte, ma nell'aspiratore avevamo gia' 3500 ml di sangue.

Ma l'emorragia continuava e la mamma e' andata in shock.

La tensione era alle stelle in sala, con l'anestesista che urlava a destra ed a manca.

Ho cercato di mantenere la calma.

Ho fatto una sutura di B. Lynch, ma anche questa procedura non ha ottenuto l'arresto dell'emorragia. Non c'era tempo: stavamo perdendo la donna sul tavolo operatorio.

Ho quindi deciso per l'isterectomia, a scopo salva-vita: alla paziente lo avrei spiegato dopo, dal momento che era al momento collassata.

Ho lavorato quasi un'ora, ancora sotto l'effetto dell'anestesia spinale.

Ho fatto una isterectomia subtotale, lasciandole ovaie e cervice.

Alla fine dell'intervento non c'era piu' sanguinamento, ma la donna non aveva pressione.

Abbiamo cercato altro sangue in altri ospedali, e siamo stati fortunati a trovare due sacche.

Dopo altre due trasfusioni, e' ricomparsa la pressione, la donna si e' pian piano ripresa, ed ora e' stabile.

Il bimbo sta bene e si allatta senza grossi problemi.

A questo punto ho dovuto darle la notizia dell'isterectomia: avevo molta paura, ma sia la donna che sua madre hanno accettato senza fare problemi.

Dio e' stato con noi durante l'emergenza ed anche nel momento della dura verita'.

E' stata davvero un'esperienza molto dura: sono triste per aver dovuto sacrificare l'utero, ma sono felice che mamma e bambino siano vivi.

sabato 14 dicembre 2024

BUONO O CATTIVO?

John e' arrivato stamattina in ospedale in pessime condizioni generali. Appariva in preda al dolore, soprattutto all'addome. I parenti che lo hanno accompagnato ci hanno riferito che il loro congiunto era stato assalito dai ladri durante la notte ed era stato "pestato" con una serie infinita di calci nella pancia.

Alla visita l'addome era veramente dolente, e la palpazione creava una evidente reazione di difesa, come nei  casi di peritonismo.

Abbiamo fatto una ecografia urgente ed abbiamo documentato una ingente quantita' di fluido corpuscolato in cavita' peritoneale. Abbiamo dunque eseguito una paracentesi esplorativa ecoguidata, ed abbiamo appurato che si trattava di sangue rosso vivo. Siccome il nostro cliente aveva anche una importante splenomegalia, abbiamo formulato l'ipotesi diagnostica di rottura traumatica della milza con emoperitoneo (il fegato appariva infatti normale).

Dopo aver stabilizzato le condizioni generali del paziente con dei liquidi endovena, e dopo aver eseguito i test dell'emergenza, incluse le prove crociate per il sangue da trasfondere, siamo corsi in sala operatoria, pronti al peggio.

Abbiamo aperto quella pancia ed abbiamo aspirato una ingentissima quantita' di sangue endoperitoneale; abbiamo quindi lavato la cavita' con fisiologica sterile, e ci siamo accorti che la situazione era migliore di quanto ci fossimo aspettati (la splenectomia non sarebbe stato un intervento da poco).

Quel che abbiam trovato e' stata una rottura di vescica con emo ed uro-peritoneo: un calcione aveva probabilmente fatto scoppiare la sua vescica piena.

L'operazione e' stata abbastanza breve e senza particolari difficolta'.

Il paziente e' ora stabile, e siamo veramente ottimisti per la sua guarigione, anche se purtroppo gli esami preoperatori hanno dimostrato uno stato di immunosoppressione.

"Ma sara' vera la storia dei ladri?" mi chiedono i volontari.

Io penso che queste siano domande veramente inutili: la verita' infatti non la veniamo quasi mai a sapere; la storia dei ladri poi e' quella piu' comunemente usata per coprire ogni sorta di "situazioni malate".

Potrebbe essere stata veramente una rapina, e John potrebbe essere un onesto cittadino picchiato in casa a scopo di estorsione.

Ma potrebbe anche darsi il caso che il ladro sia lui, e che, sorpreso dai vicini o dai parenti, sia stato linciato a dovere.

Oppure potremmo essere di fronte ad una rissa tra ubriaconi finita male.

La verita' non la sapremo forse mai, ma in fondo ad un medico missionario non deve interessare piu' di tanto. Noi siamo qui per aiutare e per salvare quante piu' vite ci sia possibile… e questo e' quanto abbiamo cercato di fare anche con John, di sabato.

Siamo felici di essere al servizio della vita, sette giorni alla settimana.

 

 

martedì 10 dicembre 2024

UNA GROSSA CISTI OVARICA


 

Le dimensioni della cisti erano davvero ragguardevoli, come quelle di una gravidanza al nono mese.

Fortunatamente non e' stato difficile rimuoverla, perche' non era adesa alle strutture circostanti.

Al fine di evitare una lunghissima apertura dell'addome, ho praticato una incisione ombelico-pubica, e poi ho perforato l'enorme massa cistica aspirandone il contenuto, finche' e' stata piccola abbastanza da essere estromessa attraverso la breccia chirurgica.

Clampare ed escindere la massa non e' stato difficile. La paziente non ha sanguinato quasi nulla.

Ho quindi richiuso l'addome per strati.

Abbiamo anche mandato la massa per l'esame istologico, ma spero sinceramente che non sia maligna

La paziente e' stabile, al risveglio dall'anestesia generale.

Credo che andra' presto a casa.

sabato 7 dicembre 2024

EMERGENZA


 

Anche oggi siamo in emergenza a causa di un bruttissimo incidente della strada.

E pure oggi si tratta di un motociclo!

Il paziente ha fratture multiple degli arti superiori ed inferiori.

Ha i piedi schiacciati e maciullati: probabilmente un'auto lo ha travolto quando era sull'asfalto.

Abbiamo fatto una TAC cerebrale che fortunatamente e' negativa.

Il problemia piu' grosso e' che l'incidente e' di 4 giorni fa: il paziente e' andato in un altro ospedale dove non e' stato fatto nulla. Ora le ferite  non suturate gia' puzzano, ed il rischio di amputazione e' reale.

Decidiamo di entrare in sala in emergenza, ma un altro problema e' la sua emoglobina. Abbiamo bisogno di almeno 3 sacche di sangue, ma ne abbiamo solo una.

Iniziamo a cercare sangue "in prestito" da altri ospedali, ma entriamo in sala immediatamente, con il sangue che abbiamo…sperando poi di trovarne altro.

Oggi ci prenderemo cura solo degli arti inferiori: sutureremo i piedi, metteremo fissatori esterni su entrambe le gambe.

Per gli arti superiori metteremo dei gessi, con il piano di operare tra una settimana, quando le condizioni emodinamiche saranno migliorate.

venerdì 6 dicembre 2024

AMINA E ORRO


Entrano insieme nel mio studio. Sono alti e snelli. La loro carnagione e' molto piu' chiara di quella della nostra gente. E' evidente che provengono dal profondo Nord. Guardo il foglio di richiesta esami, e mi rendo conto che sono di etnia Borana e che vengono a Marsabit.

E' Amina la prima che inizia a parlare:

"abbiamo un solo figlio di 15 anni, e non riusciamo ad averne un altro… Mi sento molto stressata, perche' per la nostra cultura uno non e' sufficiente. Vogliamo sottoporci a tutte le indagini possibili,  e siamo disposti ad ogni tipo di terapia, pur di poter avere un altro bambino".

Guardo Orro, che e' seduto in disparte e non ha ancora aperto bocca. Poi dico, senza rivolgermi a nessuno dei due in particolare:

"Il problema potrebbe essere per il 50% femminile e per il 50% maschile. Possiamo fare tutti gli esami del caso?"

So benissimo infatti che gli uomini sono molto restii da queste parti a sottoporsi ad accertamenti nell'area della procreazione: preferiscono l'ottica dello struzzo e danno per lo piu' la colpa alla donna.

Orro sorride, ma non parla. E' ancora Amina a guidare la conversazione:

"faremo tutto, e mio marito non si opporra'".

A questo punto prescrivo i test del caso, dicendo loro che li avrei poi incontrati nuovamente quanto gli esami di laboratorio fossero stati loro consegnati".

Alcune ore dopo, mi sono trovato i loro documenti della cartella dove gli infermieri inseriscono i miei pazienti in lista d' attesa. Prima di richiamarli in studio, mi affretto a leggere i risultati.

Mi viene un colpo al cuore.

La moglie e' del tutto normale, mentre il marito ha una infertilita' quasi sicuramente irreversibile, che noi medici definiamo azoospermia.

Prendo un caffe' e dico una preghiera, chiedendo al Signore di suggerirmi le parole giuste.

Inizio dal compito piu' facile, e mi rivolgo ad Amina dicendole che e' tutto a posto e che, dal mio punto di vista, lei non ha bisogno di altre indagini, ne' di terapie.

Poi guardo a terra a lungo, e accenno ad Orro che per lui ci sono dei problemi, ma che non si deve scoraggiare, perche' tenteremo di fare tutto il possibile per aiutarlo.

Inaspettatamente l'uomo mi interrompe, e con un sorriso rilassato mi dice in ottimo Kiswahili:

"Vorrei aiutarti a darmi la notizia. Quando avevo 24 anni, e gia' avevamo il nostro primogenito, io mi sono ammalato di orecchioni. Onestamente entrambi pensavamo che non sarebbe successo nulla, ma in seguito ho iniziato a notare dei cambiamenti sempre piu' significativi nella mia vita matrimoniale.

A quei tempi frequentavo l'Universita' a Nairobi, e sono quindi andato piu' volte su internet a documentarmi circa le possibili complicazioni della parotite epidemica. Ho letto da piu' parti che ai maschi puo' causare una infertilita' permanente.

Tu cosa ne pensi dottore?"

"Il tuo discorso in qualche modo mi facilita un po' un compito che e' sempre duro e sgradevole. Ma, prima di continuare, vorrei fare una domanda ad entrambi: - se dicessi che Orro non potra' mai piu' avere bambini, che cosa succedera' al vostro matrimonio? Purtroppo ho visto tante famiglie disgregarsi dopo una notizia del genere, quasi che i coniugi non si fossero scelti vicendevolmente per amore, ma avessero invece scelto solo i figli che dalla loro unione sarebbero stati generati".

E' stato Orro a prendere la parola per primo:

"Se Dio ha permesso che io fossi affetto da questa complicazione irreversibile, io che cosa ci posso fare!? Ci sono cose contro cui si puo' lottare, ed altre che si devono accettare con rassegnazione. Anche se faccio il matto e mi dispero, non potro' comunque cambiare la realta' dei fatti".

E' stata poi la volta di Amina:

"Non posso negare che questa situazione mi sta causando stress, e me ne provochera' ancora in futuro a causa delle pressioni che riceveremo sia all'interno del nostro clan, sia nel villaggio in cui viviamo.

Ma e' pur vero che io ho sposato lui e non i suoi bambini. Non voglio tradirlo, concependo un figlio di nascosto, magari con un suo parente stretto, in modo da dargli l'illusione di esser diventato padre. Sull'altare ho promesso che gli sarei stata fedele nella buona e nella cattiva sorte… e questa e' davvero una disgrazia per una coppia africana. Ma gli saro' fedele, costi quello che costi… non ho rimpianti, anche se so che piangero'".

Ho provato solo ad aggiungere una parola: "Nella mia pratica clinica incontro spesso coppie senza figli… e con il vostro stesso problema. Provate a ringraziare Dio per il vostro ragazzo quindicenne. Ringraziatelo perche' e' sano e forte".

"Grazie di cuore, dottore. Il Signore ti benedica. Verremo a trovarti: credo che ce la faremo, anche se non sara' facile".

Amina ed Orro mi hanno commosso. Hanno smentito tanti luoghi comuni sulla mentalita' africana in fatto di infertilita', e per me sono stati un bell'esempio di amore coniugale vero.

Ringrazio Dio per averli incontrati.

martedì 3 dicembre 2024

LA STAGIONE DEI MANGO

the mango syndrome.

 

Cosi' chiamiamo l'epidemia di fratture spesso molto brutte, a cui assistiamo tutti gli anni a dicembre e gennaio.

La sindrome per forza di cose colpisce di piu' bambini e adolescenti che si avventurano sugli alberi di mango alla ricerca dei loro frutti prelibati e si scordano che i grossi rami sono in realta' molto fragili. Si tratta quindi quasi sempre di fratture da caduta da un albero.

Le fratture del polso e degli arti superiori sono generalmente di piu', paragonate a quelle degli arti inferiori…ma, cadendo dall'alto, ci possono essere le fratture piu' disparate.

Gli interventi che eseguiamo sono stati molti, e generalmente con esito positivo.

Il lavoro dell'ortopedico e' tanto in quanto non c'e' solo la "mango syndrome", ma pure  un sacco di incidenti della strada ed un certo numero di attacchi da "panga": le pangate sono costate ore ed ore di tenorrafie e di riduzioni ossee (dita e braccia fratturate, rotule spezzate in due, ecc).

Operiamo il prima possibile, per quanto la struttura lavorativa di Matiri ce lo consente.

I tempi di attesa per la sala non sono mai superiori ai due giorni.

Siamo generalmente contenti dei risultati ottenuti, e soprattutto delle molte persone che stiamo aiutando.

Abbiamo la lingua fuori per la stanchezza, ma anche il sorriso sulle labbra ed una grande pace interiore che deriva dalla consapevolezza di donare proprio tutto.

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