sabato 27 maggio 2023

LA VOLPE E L'UVA

Credo che tutti abbiamo letto alle elementari la fiaba di Esopo della
volpe e dell'uva. Qualcuno come il sottoscritto se l'è ritrovata anche
in greco al liceo.
Mi è venuta in mente in questi giorni perchè l'ho trovata riproposta
in Inglese su un quotidiano locale alla pagina dei bambini.
La trovo sempre una favola molto vera ed altrettanto amara.
Onestamente la penso una fiaba per adulti, una fiaba che coglie uno
degli angoli più bui del cuore umano!
Quante volte infatti gli esseri umani fanno come la volpe quando non
riescono a raggiungere un obiettivo che si eravamo prefissi. Tanto per
non ammettere la sconfitta, essi ripetono a se stessi che quella
"cosa" a cui aspiravamo, non aveva poi tutto quel valore. Disprezzando
l'obiettivo fallito, l'uomo in genere cerca di evitare il senso della
sconfitta e la presa di coscienza della propria incapacità e del
proprio limite.
Ma la cosa forse più triste è che la fiaba di Esopo tratteggia
atteggiamenti molto comuni anche nei nostri rapporti con il prossimo.
Troppo spesso i nostri rapporti sono di tipo competitivo con le
persone che ci stanno al fianco. Ho sempre creduto che l'emulazione
tante volte proposta anche dagli insegnanti sin dalle scuole
elementari sia in sè un atteggiamento pericoloso, perchè il confine
tra emulazione e competizione è sovente impercettibile, e facilmente
si può scivolare anche nell'invidia.
Consciamente od inconsciamente, noi vogliamo essere sempre i primi
della classe (perchè ce lo hanno inculcato fin dal primo giorno di
scuola)... e se qualcuno è più bravo di noi, immediatamente cerchiamo
di competere con lui (magari senza ammetterlo neppure a noi stessi).
Ammetto che una giusta emulazione può essere salutare, ma sono anche
convinto che le nostre competizioni spesso non sono di quel tipo; esse
sono vere e proprie gare per primeggiare. Accusiamo gli altri di
essere primedonne, ma in fondo questa accusa verso gli altri è la
proiezione freudiana di un nostro spasmodico desiderio di primeggiare
Per arrivare al primo posto siamo spesso capaci anche di dare gomitate
e colpi sotto la cintura (per usare un termine puglilistico), senza
contare che qualche volta sappiamo fare anche di peggio: quando per
esempio godiamo del fallimento altrui, deridiamo e sminuiamo i suoi
successi, o mettiamo una parola cattiva tanto per rovinargli la festa.
In quei momenti ci comportiamo proprio come la volpe, quando dice che
l'uva era acerba.
Talvolta poi succede di trovare qualcuno effettivamente più bravo di
noi: allora cerchiamo di competere con lui in tutti i modi, sia leali
che sleali (naturalmente senza mai ammetterlo neppure a noi stessi),
ma lui è comunque migliore di noi e veramente non ce la facciamo ad
eguagliarlo od a superarlo. Ecco quindi che smascheriamo l'ultima
arma, quella della volpe che definisce acida l'uva che non riusciva a
raggiungere: parliamo male di quella persona, diciamo che, dopo tutto,
lui non è poi quello che sembra e che ci sono tante cose negative in
lui, ecc, ecc.
Ecco perchè la favola di Esopo è tristemente una storia per adulti,
valida a tutte le latidudini.
Oggi la propongo ai lettori per ridire a me stesso che devo essere
capace di accettare di non essere il primo, e che devo sinceramente
apprezzare i successi di coloro che sono più bravi di me.
C'è una esortazione di San Paolo che suona più o meno così: "gioite
con chi gioisce e piangete con chi piange". Da giovane pensavo che la
cosa più difficile fosse di soffrire con chi soffre, ma ora che ho
superato i 60 anni mi rendo c onto che è molto più duro essere felice
quando gli altri sono felici ed hanno più successo di noi.

Fr Beppe

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