sabato 6 maggio 2023

I CRONICI ED I TERMINALI

Sono sempre un problema in tutti gli ospedali, perche' sono in reparto
per tantissimo tempo, non migliorano e non si rassegano a tale
situazione; richiedono attenzioni che ti sembra di non poter
completamente esaudire, sia perche' diventano via via piu' esigenti
conoscendo l'ambiente sempre meglio, sia perche' tu stesso
psicologicamente ti senti via via piu' svogliato e trovi la scusa che
gli acuti ed i nuovi arrivi hanno piu' bisogno di loro.
Un cronico, come per esempio un paralizzato con ulcere da decubito,
rischia di essere via via meno guardato e piu' trascurato.
La situazione e' ancor piu' delicata con il malato terminale: molti di
loro si difendono con una feroce negazione freudiana, per cui non
riescono ad accettare il fatto che stanno morendo e che non c'e'
niente da fare al riguardo. Vogliono sempre nuove medicine, e si
lamentano se quelle che hai loro dato non li hanno fatti star meglio.
A nulla vale ripetere loro la verita', perche' essi continueranno a
costruire barriere di negazione sempre piu' elevate.
Inconsciamente pian piano ti trovi ad evitarli; non li vuoi piu'
visitare perche' non sai cosa dire e tantomeno cosa fare per loro. Non
lo vuoi ammettere neppure a te stesso, ma pian piano emargini proprio
quelli che sono i piu' poveri ed abbandonati.
Gia'... l'abbandono!
E' questa un'altra terribile dimensione che accompagna la sorte dei
cronici, degli inguaribili e dei terminali.
Appena riveli ai parenti una diagnosi infausta, senza possibilita' di
cura o di miglioramento, sovente essi spariscono.
Ecco quindi che questi poveracci sono disperati a causa di una
malattia mortale o inguaribile; inconsiamente sono un po' lasciati da
parte da noi membri dello staff, e piu' tragicamente ancora, sono
buttati nella pattumiera proprio dai loro cari.
Ecco quindi la triste realta'.
I terminali normalmente muoiono soli, senza famiglia e senza il
conforto dell'affetto dei propri cari.
Con umilta' devo ammettere anche che piu' lungo e' il ricovero
(qualcuno sta in ospedale per mesi prima che la morte se lo venga a
prendere) e' piu' forte e' la nostra tentazione a tralasciarlo un po',
ed a diminuire le attenzioni verso di lui.
Umanamente e' comprensibile perche' questi sono proprio i malati che
ti mandano in "burn out", ma spiritualmente e' inaccettabile perche'
essi sono i piu' gravi ed i piu' abbandonati... quindi sono i piu'
poveri.
Gli inguaribili sono i piu' poveri tra i poveri: poveri di salute,
poveri di affetto, spesso poveri di soldi, certamente poveri perche'
derelitti e lasciati soli nel tempo piu' tremendo della loro vita.
Dobbiamo quindi rinnovarci, riprendere coraggio e stare loro vicini.
Dobbiamo parlare con loro, ascoltare le loro lamentazioni, tentare
anche qualche placebo, prendersi cura delle loro piaghe e della loro
igiene.
Ammetto che personalmente faccio molta fatica con la medicina
palliativa: trovo piu' facile avere in mano un bisturi, che stare ad
ascoltare un morente per cui non so cosa fare; ma so che mi devo
impegnare di piu' in tale aspetto.

Fr Beppe Gaido

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