Quando mi laureai molti anni fa, qualcuno mi regalò un cofanetto che ho perso da molti anni.
Quello che non ho dimenticato è quanto scritto sul coperchio di tale soprammobile: GLI ERRORI DEI MEDICI SONO SEPOLTI SOTTO TERRA.
Ho sempre trovato questa cinica frase verissima, e, con il passare degli anni, sempre più azzeccata, purtroppo.
Ci ho ripensato anche oggi a motivo di due esperienze dall'esito diverso, ma entrambe caratterizzate da qualche errore mio o di un altro medico.
Laura è stata ricoverata oggi ed immediatamente l'abbiamo portata in sala: aveva una massa in regione crurale sinistra da circa una settimana. Era andata in un altro ospedale, ma le avevano dato solo antibiotici, con la prescrizione di tornare poi per biopsia linfonodale, in caso la massa non fosse scomparsa.
La donna è venuta a Matiri ancor prima di finire la terapia, lamentando che il dolore non era affatto migliorato e che ora vomitava tutto.
Un'eco urgente mi ha portato immediatamente alla diagnosi: ernia crurale strozzata con addome acuto.
L'intervento è andato bene, ma certamente questa donna ha rischiato di morire a motivo di una diagnosi errata. Avrebbe dovuto essere operata una settimana fa.
Nel secondo caso l'errore l'ho fatto io: ieri ho visitato una donna in preda a fortissimi dolori a tutte le articolazioni. Ho visto che aveva una diagnosi precedente di lupus eritematoso sistemico.
Ho pensato che con un po' di cortisone, unito ai farmaci che già assumeva per il lupus, la donna sarebbe migliorata velocemente.
Invece il dolore non è mai diminuito e non ha risposto a nessuna terapia, neppure alla morfina. Stasera la donna mi ha detto che non ce la faceva più con il dolore e che per lei era certamente meglio morire. Mi ha detto di dire al marito che gli voleva bene.
Con mia sorpresa, all'età di 35 anni, la malata è mancata davvero pochi minuti fa. Lo sentiva che sarebbe morta, ed io sono senza parole: non so cosa mi sia sfuggito di quel tremendo dolore che la paziente sentiva; non ne ho compreso la gravità e neppure la causa. Ho sbagliato qualcosa sia nella diagnosi che nella terapia, ed ancora una volta il mio errore è ora sepolto sotto terra.
PS: nella foto la nuova cappa aspirante per il laboratorio dell'ospedale, strumento necessario nel maneggiare campioni
pericolosi...in primis quelli della tubercolosi.
Fr. Beppe Gaido
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