venerdì 30 dicembre 2022

Kiende, una mamma come tante

Sta correndo disperata con il suo pesante fardello avvolto in un una copertina. Corre ed ansima, come se un esercito di facinorosi la stesse inseguendo. Si muove a piedi nudi; talvolta scivola e quasi cade; entra senza timore nelle grandi pozzanghere causate dalle abbondanti precipitazioni degli ultimi giorni. Silenziosamente le lacrime le scendono copiose sulle giovani gote.
Appena giunta all’ospedale si mette a gridare disperata e ci affida il suo dolore. Accorriamo in molti per vedere cosa stia succedendo. Lei apre il fagotto ed appare una bambina di circa un anno. E’ in preda a convulsioni continue, che la scuotono soprattutto nella parte sinistra del corpo. Le metto una mano sul pancino: e’ rovente! Tiro giu’ un po’ le palpebre inferiori e mi rendo conto che la piccola e’ terribilmente anemica.
“Facciamo del valium per retto, per fermare gli attacchi comiziali.
Diamole della tachipirina per abbassare la febbre. Poniamo delle spugne bagnate sul suo corpicino, per accelerare la defervescenza.
Testiamo la malaria e l’emoglobina. Cerchiamo la vena”.
“Kiende, non abbiamo sangue in emoteca e la tua figlioletta ne ha un bisogno estremo. Nessuno di noi puo’ donare perche’ lo abbiamo fatto la settimana scorsa. C’e’ qualche parente per strada? Qualcuno potra’ dare sangue nelle prossime ore?”.
“Non c’e’ nessuno a casa, ma posso donare io stessa”.
“Il bimbo ha alta densita’ di malaria. Ci sono trofozoiti e gametociti di plasmodium falciparum”.
“Peter, come va con la vena?”
“Penso di esserci con la giugulare… gli altri vasi erano gia’ tutti collassati!”.
“Bene, mettiamo su l’antimalarico e poi, appena troviamo un po’ di sangue in qualche ospedale, trasfonderemo in seconda via”.
Ma le cose precipitano rapidamente.
Ancora convulsioni. Il respiro si fa sempre piu’ difficile. Una schiuma inquietante appare alla bocca ed alle narici della bimba. Poi, ecco improvviso un conato di vomito che porta alla luce del materiale color caffe’.
Peter scatta come un felino: “aspiratore ed ambu… massaggiamo… c’e’ attivita’ cardiaca?... aspiriamo ancora… adrenalina… cortisone… omeprazolo… ossigeno… Per favore, fate in fretta”.
La mamma sta in silenzio.
In un attimo la stanza in cui operiamo si trasforma in un grande caos, in cui tutti corrono; danno o ricevono ordini; si agitano fino allo spasimo.
Ma il destino della bambina e’ segnato… e Kiende, col suo sesto senso di madre, lo ha gia’ compreso. Si copre la testa e piange silenziosamente. Mi volto di tanto in tanto ed osservo i suoi singhiozzi che muovono il suo addome in modo ritmico.
“Petr, basta con la rianimazione. Non c’e’ attivita’ cardiaca: stai pompando aria in un morto”.
“No, continuiamo! Inietta adrenalina intracardiaca”.
“Okay, Peter, ecco fatto… ma le pupille sono gia’ dilatate e fisse!”.
Ci vogliono altri 10 minuti prima che il nostro anestesista si arrenda. Come al solito, a questo punto non sa piu’ cosa dire, e se ne va in un’altra camera a lavare il suo ambu, boffonchiando qualcosa e scuotendo la testa.
C’e’ quindi l’usuale momento di gelo, in cui tutti si guardano e non hanno il coraggio di andare dalla madre.
Ci vado io, come sempre. Le metto una mano sulle spalle senza dire una parola.
“Se n’e’ andata?”.
“Si’, purtroppo… se puoi, fatti coraggio!”.
Kiende non risponde, ma nemmeno rifiuta la mia carezza sulla spalla: vorrei prendere su di me un po’ del peso terribile che le e’ piombato addosso all’improvviso. Lei piange per vari minuti ed il suo lamento mi ricorda una nenia del Medio Oriente.
“Vuoi vedere la tua bambina prima che la portiamo in obitorio?”.
“No! Desidero andare a casa subito.”

PS: la foto è di questa sera.
Abbiamo finito la giornata con una Messa ed abbiamo ringraziato il Signore per il 2022 che si chiude (come la storia di oggi ci ha ricordato, non tutti hanno avuto la fortuna di vedere la fine dell'anno). Molti membri dello staff non ci saranno domani, e questa è la ragione della Messa e della torta stasera ma la sala operatoria continuerà anche domani con ritmo normale.

Fr. Beppe Gaido


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