E’ vero che tanti piccoli si riprendono e vanno a casa, ma il nostro cuore viene attratto da chi non ce la fa... sempre per la vecchia storia che “fa piu’ rumore un albero che cade di una foresta che cresce”.
In una cullina piccolissima vediamo una bambinetta di quattro giorni, che dalla nascita sta facendo una fatica tremenda a respirare, a causa di un parto distocico e prolungato. Fino a ieri la pensavamo praticamente gia’ morta, ed anche i nostri sforzi di rianimazione facevano parte piu’ di un automatismo meccanico teso a placare i rimorsi della nostra coscienza, che di vera convinzione di potercela fare. Oggi pero’ il respiro sembra un po’ migliore, e la madre e’ riuscita a farle trangugiare un pochino di latte che lei stessa si era tirata dal seno ed aveva posto in una siringa.
Sotto il letto di questa bimba morente ci sono due bimbi di circa 2 anni, i quali, ignari dell’aura di morte che si aggira per la camera, giocano rincorrendo un palloncino che lo staff ha loro preparato con un guanto di lattice: li ricordo all’arrivo questi due bimbi!
Una malaria cerebrale tremenda in entrambi i casi... ma a loro e’ andata bene, ed ora aspettano solo di essere dimessi, e schiamazzano imperterriti tra i letti dell’ospedale.
Vedo in un angolo della pediatria una madre mesta; ha l’occhio perso nel vuoto e sembra lontanissima con il pensiero. Non ha alcun bambino da accudire... Ma adesso ne ricordo la ragione! Suo figlio e’ morto ieri sera. E’ avvenuto tutto in un attimo: una convulsione tremenda ha contratto il corpo del bambino dodicenne, che ha anche smesso di respirare.
La madre e’ corsa a cercarci portandosi in braccio questo umano fardello rannicchiato in una posizione grottesca; abbiamo fatto del valium, ed il piccolo paziente si e’ rilassato... pero’ non ha mai ripreso a respirare. Lo abbiamo rianimato, ma non e’ servito a nulla.
Il bimbo se ne era gia’ andato, e davanti a noi avevamo un cadavere ed una genitrice disperata che batteva la testa sul pavimento in un pianto dirotto.
Ora e’ piu’ calma di ieri, ed aspetta che qualcuno dei familiari venga a prenderla, poiche’ viene da molto lontano.
Fr Beppe
PS: Il Dr Chuck è arrivato a casa appena in tempo per attendere l'uragano Ian. Lo ricordiamo nella preghiera.
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