Quante volte questa poesia di Quasimodo mi torna alla mente quando,come oggi, mi ritrovo alle 11 di sera, stremato e con il cervello appiattito, dopo una giornata che oserei chiamare massacrante.
Ed è subito sera...non hai neppure il tempo di accorgertene. Ti alzi da letto prestissimo, corri come un pazzo tutto il santo giorno, ed a letto desideri tornare perchè le forze ti abbandonano: la giornata è volata via e pare un attimo da quando ti sei alzato al mattino.
Oggi è stato come un film che girava con il tasto di "avanti veloce": tutto è stato una corsa a perdifiato. I malati erano tantissimi, la sala operatoria pesantissima; avevo sulle spalle anche la radiologia e l’ecografia perchè il tecnico è di riposo.
Neppure la pausa pranzo, ma pian piano siamo arrivati a sera ancora vivi: ed è sempre subito sera.
E così passano le nostre giornate, sempre uguali e monotone perchè sempre piene di malati e di sala operatoria, ed allo stesso tempo sempre diverse perchè i casi che ci si presentano sono sovente strani, interessanti e difficili da risolvere...molti vanno bene, ma qualcuno va storto e ti rodi di sensi di colpa.
Sono giornate pesanti, ansiogene, non prive di malintesi e di sofferenze.
Ma soprattutto le nostre giornate passano in fretta.
Questo pian piano sta diventando Matiri (come per me in passato lo è stato Chaaria): ventiquattr'ore in servizio, senza soluzione di continuità.
Anche ora guardo le tre donne che passeggiano fuori dalla sala parto in preda alle doglie, e non posso fare altro che sperare che il travaglio proceda bene...se no, anche stanotte potrebbe essere disturbata.
Questo è comunque anche il fascino irresistibile della via missionaria da cui molti vengono totalmente conquistati.
Anche oggi è passata in un baleno e mi accorgo che è subito sera, ciondolo ed è meglio che vada a letto prima che mi chiamino di nuovo.
Fr Beppe
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