Ho appena preso sonno, dopo l'inevitabile sudata causata dal clima torrido di questo periodo; è circa mezzanotte, quando il telefono suona.
Sono sorpreso perchè non sono io di guardia, ma mi alzo ugualmente.
E' infatti il numero dell'altro medico, che stanotte è di turno.
Mi chiede senza preamboli se sono in grado di gestire un parto podalico.
Io sono assonnato, ma la domanda mi risveglia in fretta, e chiedo subito le poche informazioni chiave: vengo quindi a sapere che la donna non è una primipara, che la dilatazione della cervice è completa e che la parte presentata è bassa.
Comprendo subito perchè il giovane collega mi abbia chiamato: non c'è infatti tempo di organizzare il cesareo che avrebbe potuto fare senza di me.
Mi vesto in fretta e furia e mi precipito in sala parto.
La donna urla di dolore; c'è tanto meconio come spesso capita nelle presentazioni podaliche. Per fortuna però il battito cardiaco fetale è buono.
Visito la paziente, ma sento che il podice del bimbo è ancora alto. La cosa mi scoraggia e quasi penso che comunque si debba andare in sala per il cesareo.
Poi però la mamma ha una forte spinta e il sederino del bimbo scende quasi al piano perineale.
A questo punto parto con le manovre del parto podalico: era un po' che non lo facevo, ma certe cose non si dimenticano...è come andare in bicicletta; dopo un attimo, riprendi tutta la tua competenza e sicurezza.
Afferro l'inguine del nascituro, e questo mi permette di far uscire prima il podice e poi le gambine.
Poi continuo a trazionare mentre la mamma spinge: libero prima la spalla superiore e poi quella inferiore.
A questo punto bisogna girare il bambino, metterlo a schiena in su e con la faccia rivolta verso l'osso sacro della mamma.
Poi l'ultima manovra congiunta: la mano sinistra che tiene i piedini in alto, l'indice dalla mano destra nella bocca del bambino, per aiutarlo dolcemente, con un movimento rotatorio a venire alla luce.
Tutto questo avviene in pochissimi secondi.
Dapprima il bimbo è cianotico, ma noi lo stimoliamo, aspiriamo le secrezioni, lo sculacciamo...ed in pochi secondi lui si mette a piangere in modo vigoroso.
La mamma è esausta e non sa neppure sorridere, ma so che è molto contenta.
In meno di 45 minuti posso tornare in camera.
Sono davvero contento di questo parto!
Fr. Beppe Gaido
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