Mi trovo davanti una donna smilza e malamente vestita. Ho la netta sensazione di averla gia’ vista, ma non ricordo dove ne’ quando. E’ malata di malaria: la vedo provata. Ha la fronte che scotta (almeno 40 di febbre, penso tra me e me).
Il test della goccia spessa e’ positivo per alta densita’ di parassiti. Le chiedo di ascoltarle i polmoni, ed e’ in questo momento che mi accorgo della sua poverta’: sotto un vestito ancora decente, indubbiamente messo solo per l’occasione, vedo una canottiera traforata dai buchi come un pezzo di groviera.
Le chiedo se vuole ricoverarsi. La donna piange per il mal di testa ed ha un inutile conato di vomito davanti a me; infatti non esce nulla da quella pancia incavata che probabilmente e’ vuota da giorni a causa del parassita che le impedisce di nutrirsi.
“Vuoi essere ricoverata?”... le ripeto ancora.
“Non ho i soldi!”
Tra me penso che questa e’ veramente una vecchia storia, che tutti tentano di tirar fuori davanti ad un medico bianco... ma la sua maglietta stracciata mi porta a ripensarci.
“Ok, se ti ricovero oggi, chi guardera’ i tuoi bimbi?”
“Qui fuori c’e’ mia madre che mi ha accompagnata e che tornera’ a casa per cucinare e dormire con loro.”
“Non preoccuparti dei soldi... Ishmael, accompagnala all’accettazione e di’ alle infermiere che le mettano subito il chinino in vena”.
Fr Beppe Gaido
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